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Ut pictura poësis

Aperto da doxa, 03 Dicembre 2024, 15:43:06 PM

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doxa

A volte una parola o una frase permettono delle connessioni, diventano ponti verso altri lemmi o immagini  mentali ed abbiamo la possibilità di elaborare un testo.
 
Ieri in un un giornale ho letto la frase "Ut pictura poësis" (=  la poesia è come un dipinto) e la curiosità mi ha motivato a saperne di più, per poi  elaborare questo post. Alla fine della lettura qualcuno di voi dirà: "potevi farne a meno !". Va beh, evita questo, evita quell'altro, alla fine si rinuncia a scrivere.
Invece a me piace condividere con voi. E leggere le vostre opinioni.
 
La locuzione "Ut pictura poësis" è in una lettera scritta nel 13 a. C. dal noto poeta di epoca romana Quinto Orazio Flacco: "Epistola ai Pisoni" (in lingua latina: "Epistula ad Pisones", epistola II, 3, verso 361) detta anche "Ars poetica", indirizzata ai letterati Lucio Pisone e a suoi figli. La lunga lettera è un trattato sulla poesia, nel quale Orazio espone la propria concezione della letteratura e della poesia. Per questo suo testo fu ispirato dalla "Poetica" del filoso greco Aristotele: è un trattato, per uso didattico che scrisse tra il 334 e il 330 a. C..
 
Il paradigma oraziano  fu ripreso in epoca rinascimentale per la teoria delle "arti sorelle":  letteratura, arti visive e musica.
 

Sirani Giovanni Andrea, Allegoria delle tre Arti (pittura, musica, poesia) ovvero Le tre sorelle, olio su tela, 1663 circa, Pinacoteca Nazionale di Bologna.
 
Il linguaggio poetico, o figurativo, oppure musicale, tende  a superare i propri limiti interferendo con altre arti: parola-poesia, suono-musica, colore – pittura, movimento-danza, ma comune è l'oggetto: reale, fantastico, emotivo, affettivo, comune è  l'impulso creativo.
 
I pittori a volte scelgono un testo poetico per dipingere le loro visioni. I poeti descrivono un dipinto per comunicare le loro emozioni.  I musicisti optano un testo di poesia  per comporre canzoni.
 
La teoria rinascimentale delle "arti sorelle" favorì il progressivo riscatto della pittura da "arte meccanica" (per la quale era necessario il talento manuale) ad "arte liberale" (= grammatica, retorica, poesia, musica,  giurisprudenza, astrologia e filosofia).
 
Sovente si ricorreva all'èkphrasis (parola greca, dal verbo  èkphrazo =  descrivere) per raccontare  nelle epistole le   opere d'arte. In epoca romana le ekphrasis erano utilizzate per descrivere le antiche statue, in modo tale da poter offrire al  lettore un'idea visiva.
 
Nella letteratura greca e in quella latina le ekphrasis avevano diverse funzioni narrative. Alle volte esse avevano un ruolo descrittivo altre, invece, servivano per dare veridicità al racconto.
 
In epoca rinascimentale ci fu un revival del fenomeno ecfrastico e venne recuperato  il legame di "sorellanza" tra letteratura e arti visive.
 
Un noto esempio è nelle "Vite" del Vasari: questo autore descrive il cartone preparatorio realizzato nel 1503  circa da Leonardo da Vinci per  la pittura murale che avrebbe dovuto rappresentare  "La  battaglia di Anghiari" nella "Sala del Maggior Consiglio") in Palazzo Vecchio, a Firenze. Ma, forse Leonardo si fermò alla fase preparatoria del muro, non portata a termine per motivi tecnici, senza mai iniziare la pittura.
 

Leonardo da Vinci, La battaglia di Anghiari, cartone preparatorio