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Un termometro per l'Arte

Aperto da HollyFabius, 01 Giugno 2016, 20:39:40 PM

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HollyFabius

Esistono dei criteri oggettivi che ci consentano di misurare il valore di un Artista?
Il primo criterio di misura che io suggerisco è l'originalità: che grado di originalità ha il lavoro dell'artista? L'originalità può essere nel disegno, o nei temi trattati, nella tecnica a anche nell'approccio concettuale.
L'originalità permette a chi guarda un'opera di riconoscerne l'autore; sottintende una primogenitura su molti aspetti oggetto della stessa opera.
Un autore originale verrà riconosciuto, un autore che riprende temi o disegno verrà rimandato all'autore originale, quasi come un allievo al suo maestro.
Può capitare che Artisti diversi convergano verso una forma unitaria, creando una scuola per la quale verranno considerati i fondatori.
La professionalità della ricerca è un secondo criterio. L'autore non improvvisa un'opera ma la cala all'interno di una serie di opere che esprimono un pensiero complesso, un linguaggio nuovo. Dalla prospettiva dell'osservatore esterno, si deve cercare di capire quanto è importante l'effetto casuale e quanto è voluto dall'Artista. Alcune opere riusciranno meglio di altre, alcune verranno accettate meglio; non è solo la volontà dell'Artista che rappresenta la significatività dell'opera (perché essa dipende anche dalla lettura che ne fa l'osservatore dell'opera) ma certamente un insieme di opere rappresenta l'espressione di questo nuovo linguaggio e come ogni linguaggio il suo valore dipende soprattutto dalle potenzialità espressive.
Tutto sommato questi due aspetti sono parzialmente complementari: la professionalità dell'Artista è in parte misurata dalla potenzialità espressiva e in parte dall'originalità delle sue opere.
La rappresentatività dell'Artista è un altro criterio.
Quanto l'Artista rappresenta il suo tempo? Oppure quanto anticipa i tempi futuri? Un Artista oggi che si ponesse come linguaggio concettuale l'era della velocità e delle macchine (temi cari ai futuristi) probabilmente faticherebbe a trovare soggetti e temi concettuali e sarebbe probabilmente costretto a rifarsi a cose già viste. In alcuni casi l'Artista si oppone al suo tempo, esprime le tematiche di rottura e critica, costringe alla riflessione.
Un aspetto collaterale per giudicare un Artista è la conoscenza della sua storia artistica, un artista può rimanere fermo e costante su una certa tecnica e idea della pittura o evolversi sperimentando nuove idee e concettualità.
Un Artista che ha sperimentato, che ha variato le sue espressioni artistiche mostra un desiderio di ricerca, una volontà di evoluzione.


Esistono sicuramente altri criteri sui quali fondare una valutazione di un Artista ma questi sono quelli che mi sono stati tramandati.

Si può andare oltre, si può arrivare a credere che l'Arte rappresenti la filosofia concettuale dell'Artista e che questa stessa filosofia debba oltrepassare i limiti già esistenti.
Nella modernità il lavoro dell'artista autentico si fonda nella creazione di un linguaggio artistico; nella sua intenzione, rappresenta una realtà sconosciuta agli altri che lui intende disvelare, alcune volte non solo con i dipinti ma anche attraverso gli scritti, che diventano espressione di filosofia.
Oggi un aspetto importante da non sottovalutare è l'ambiente nel quale vive l'artista, le sue capacità relazionali e manageriali, l'incapacità a gestire questi aspetti limitano le possibilità di successo di un artista, ma quanto abbassano l'asticella del termometro queste incapacità in una prospettiva storica di più ampio respiro?

paul11

L'originalità di un artista sta in quel che vì è nella sua espressione e nel come lo esprime.
L'opera rappresenta una visione dell'artista e lo stile lo contraddistingue.

Noi prendiamo dal passato,da una tradizione, viviamo e respiriamo l'aria del presente e proiettiamo una nostra visione nel futuro.
Penso che chi sa leggere profondamente nell'uomo quasi automaticamente attraverso la sua tecnica e stile riesce ad essere originale.
Perchè l'essere umano non è mai cambiato negli ultimi duemila anni, ma mutano i modi di rappresentarsi dentro il mondo,
per cui un' espressione stilistica è tanto più eterna se è rappresentazione umana ed invece è figlia del solo suo tempo se è legata all'evento del suo tempo.Per questo ritengo molta arte contemporanea effimera.

Personalmente ritengo che non sia tanto l'avanguardia o la sperimentazione in sè, che sono originali, a rappresentare l'arte nella storia umana. Il grande innovatore è colui che pur dentro una tradizione riesce appunto a portarvi stilemi innovativi, ma rispettando quella tradizione, perchè la rappresentazione è vissuta sia dall'artista che la crea che dai suoi simili che l'osservano, l'ascoltano, la leggono:quell'opera deve toccare cuore, mente, nervi, ovvero arrivare all'essere umano nei suoi simboli significativi.

Schoenberg non potrà mai vincere un Bach, nonostante l'evidenziare di una scala cromatica nella dodecafonia sia una enorme innovazione e abbia avuto grandi influssi.
Perchè l'arte non può fermarsi al concetto innovativo,deve arrivare al cuore.E noi ricordiamo più una melodia che un caos organizzato, perchè quello cerchiamo.

Baleng

Osservare un quadro è come essere invitati a ballare da una donna (se si è un uomo). Può funzionare più o meno bene, ma resta fatto oggettivo, pur nella diversità delle "tecniche" , la capacità della partner di ballare. Può non piacerci ballare proprio con lei, ma ne riconosciamo le qualità in ogni caso.
Il criterio dell'originalità è stato ipervalutato nell'ultimo secolo perché lo si è confuso con quello di novità. In realtà la corrente globale ed onnicomprensiva del XX secolo potrebbe chiamarsi "il Nuovismo". Finiti gli esercizi di base, divenne un valore tagliare una tela, inscatolare escrementi, mostrare il retro di un telaio e così via, nuovo dopo nuovo, ma senza originalità.
Il temine "originale" mostra un aspetto non estrinseco, ma interiore: cosa che proviene dall'origine, dal profondo della personalità, che è unica. L'aspetto della novità pertanto è una eventuale conseguenza, non può né deve essere un punto di partenza.
Bach non fu mai "nuovo", anzi, però fu sempre personalissimo, quindi originale (anche se l'esempio, riferendosi a periodi ben diversi dello sviluppo umano, non va proprio benissimo).
Poi, i casi possono variare: Seurat creò la corrente del puntinismo e rimane ben superiore al seguace Signac;  però Gauguin ha saputo superare chi gli mostrò la strada precedendolo nel percorso, e cioè Emile Bernard.

D'accordissimo sul discernere quanto non sia dovuto alla volontà dell'artista: un'opera d'arte è tale in quanto necessariamente vi riconosco l'azione di un io, pur se una apprezzabile abilità nel tener sotto controllo certi elementi spuri amplia la presenza dell'io anche in zone non del tutto presidiabili, e tuttavia regolabili all'ingrosso, come accade nella continua serendipity di un Jorn, o nel semi-controllo dell'effetto nei casi di pittura assai grassa e pennellate dense di colore, tipo Soutine.

Quanto al "suo tempo", l'artista non deve affatto "rappresentarlo". per questo ci sono già i giornali ecc. L'artista deve "ricrearlo". Nel far ciò potenzialmente lo modifica.

HollyFabius

Citazione di: paul11 il 04 Giugno 2016, 00:03:45 AM
(...)per cui un' espressione stilistica è tanto più eterna se è rappresentazione umana ed invece è figlia del solo suo tempo se è legata all'evento del suo tempo.Per questo ritengo molta arte contemporanea effimera.

Personalmente ritengo che non sia tanto l'avanguardia o la sperimentazione in sè, che sono originali, a rappresentare l'arte nella storia umana. Il grande innovatore è colui che pur dentro una tradizione riesce appunto a portarvi stilemi innovativi, ma rispettando quella tradizione, perchè la rappresentazione è vissuta sia dall'artista che la crea che dai suoi simili che l'osservano, l'ascoltano, la leggono:quell'opera deve toccare cuore, mente, nervi, ovvero arrivare all'essere umano nei suoi simboli significativi.
(...)

Hai colto un punto importante che richiede alcuni chiarimenti del mio post precedente.
Il mio intento non era quello di definire e misurare l'Arte bensì l'artista, in una visione certamente occidentale di questo termine.
L'Arte orientale è maggiormente legata alla tradizione e all'uomo nella sua intierezza in misura maggiore dell'Arte occidentale.
Le forme occidentali sono più legate ad un individualismo che non altrove, in occidente la produzione di manufatti e forme estetiche legate alla tradizione vengono posizionate vicino all'artigianato, è si tende a identificare l'arte come quella azione di arricchimento del sociale di linguaggi espressivi da parte delle singole individualità.
Io credo che si possa, in questo senso, capire che la originalità è necessaria per l'Arte ma non è l'Arte necessaria all'originalità.
L'originalità permette accrescimento, non vi può essere accrescimento rimanendo nei confini già esistenti. L'operazione dell'artista quantomeno è quella di rivelare, o svelare, aspetti della realtà a lui noti tramite la sua sensibilità che porta all'attenzione degli altri mediante un linguaggio segnico.
Quando innova, quando opera verso l'introduzione di nuovi codici, accresce il sociale.
L'originalità in sé non implica innovazione, la sperimentazione non legata al filtro della ragione non porta necessariamente a dei codici arricchenti della società.
Per questo ritengo che l'originalità sia necessaria ma non sufficiente.
Le avanguardie non necessariamente portano a sviluppi positivi e significativi per il movimento artistico da una visione storica e quindi condivido che molte siano solo espressione effimera ma attenzione perché i nuovi linguaggi devo passare necessariamente dalla fase di avanguardia.
E' l'avanguardia, nel senso proprio del termine, che identifica il singolo, o il piccolo gruppo di ricercatori dell'estetica che introducono e innovano l'universo segnico globale che è il mondo dell'arte. Dopo seguiranno le truppe.

Io mi sono posto il problema del riconoscimento dell'artista, non del più generale riconoscimento dell'Arte perché ho chiaro che non esista un'unica definizione di Arte. Già identificare alcuni criteri per parlare di artisti occidentali mi pare obiettivamente ambizioso.


Citazione di: Baleng il 04 Giugno 2016, 01:14:12 AM
Osservare un quadro è come essere invitati a ballare da una donna (se si è un uomo). Può funzionare più o meno bene, ma resta fatto oggettivo, pur nella diversità delle "tecniche" , la capacità della partner di ballare. Può non piacerci ballare proprio con lei, ma ne riconosciamo le qualità in ogni caso.
Il criterio dell'originalità è stato ipervalutato nell'ultimo secolo perché lo si è confuso con quello di novità. In realtà la corrente globale ed onnicomprensiva del XX secolo potrebbe chiamarsi "il Nuovismo". Finiti gli esercizi di base, divenne un valore tagliare una tela, inscatolare escrementi, mostrare il retro di un telaio e così via, nuovo dopo nuovo, ma senza originalità.
Il temine "originale" mostra un aspetto non estrinseco, ma interiore: cosa che proviene dall'origine, dal profondo della personalità, che è unica. L'aspetto della novità pertanto è una eventuale conseguenza, non può né deve essere un punto di partenza.
Bach non fu mai "nuovo", anzi, però fu sempre personalissimo, quindi originale (anche se l'esempio, riferendosi a periodi ben diversi dello sviluppo umano, non va proprio benissimo).
Poi, i casi possono variare: Seurat creò la corrente del puntinismo e rimane ben superiore al seguace Signac;  però Gauguin ha saputo superare chi gli mostrò la strada precedendolo nel percorso, e cioè Emile Bernard.

D'accordissimo sul discernere quanto non sia dovuto alla volontà dell'artista: un'opera d'arte è tale in quanto necessariamente vi riconosco l'azione di un io, pur se una apprezzabile abilità nel tener sotto controllo certi elementi spuri amplia la presenza dell'io anche in zone non del tutto presidiabili, e tuttavia regolabili all'ingrosso, come accade nella continua serendipity di un Jorn, o nel semi-controllo dell'effetto nei casi di pittura assai grassa e pennellate dense di colore, tipo Soutine.

Quanto al "suo tempo", l'artista non deve affatto "rappresentarlo". per questo ci sono già i giornali ecc. L'artista deve "ricrearlo". Nel far ciò potenzialmente lo modifica.

Ne abbiamo parlato molte volte in altri lidi e mi fa piacere parlarne anche qui dove ti ritrovo con piacere.
Condivido l'impressione che l'originalità sia ipervalutata, come ho scritto nella risposta a paul11 credo che vi sia, in genere, confusione tra l'importanza della originalità e la sua necessità.
E' indubbio che l'artista, per lasciare traccia di sé, debba introdurre nuovi codici, facendolo deve necessariamente raggiungere un grado di originalità e novità rispetto al passato ma un linguaggio che si basi solo sulla novità e originalità non significa -da solo- arte.
Potrei per esempio riempire di segni casuali una tela (parlando di arte visiva) o di parole casuali una pagina ma non per questo avrei costruito una poesia o un linguaggio espressivo.
La casualità, che possiamo, in un certo senso, vedere come portatrice massima di originalità non è invece portatrice d'arte.
Ecco perché associo alla originalità la professionalità, intendendo con questo una intenzionalità razionale e ragionata dell'uomo verso il proprio linguaggio espressivo.
Su "nuovismo" ti seguo perché è evidente che il XX secolo ha spostato il focus della ricerca estetica dalla ricerca estetica interiore espressa esteriormente dai codici legati alla realtà ad una ricerca estetica liberata dalla codifica della realtà.
Più volte ho scritto altrove che l'introduzione della fotografia ha liberato l'artista dal fardello della rappresentazione del reale, ha spostato il concetto di 'bello perché reale' ad un concetto di 'bello perché -altro-' e questo -altro- non si è poi ancora definito universalmente.
Il punto su quale non sono convinto è che questo sia un aspetto 'temporale' superabile, io credo che sia stato un punto di non ritorno. Oggi la fotografia c'è e non possiamo tornare ad un'era senza la fotografia. E' come cercare di guardare una scritta sul muro e forzarsi a non codificarne il significato, una volta imparato a codificare il segno non si può disimparare.
L'arte del novecento è ricerca di nuovi principi, ogni grande espressione artistica del secolo scorso ha identificato il proprio principio a cui darsi, un nuovo principio estetico.
In questa ottica ritengo che anche l'arte concettuale, che per molti è l'espressione più lontana di ricerca estetica, in verità non sia altro che un portare all'estremo questa stesso atteggiamento, è proprio perché fortemente legata ad un estetismo di confine che lo ricerca dall'interno, da una direzione opposta. Però si sa che gli estremi si toccano; il negare una cosa implica la sua implicita affermazione.

Con il rappresentare certo io intendo ovviamente anche il riportare alla memoria ma in un senso più alto, se oggi guardando all'arte nei secoli lo facciamo anche per comprendere la realtà che l'ha generata un domani chi guarderà l'arte di oggi vedrà una rappresentazione del nostro tempo. Non vedo in questa ottica una differenza sostanziale tra il "ricreare" il proprio tempo e il "rappresentarlo".
Tra mille anni chi avrà "ricreato" più significativamente il nostro tempo verrà usato come "rappresentazione" dello stesso.
Se ricreandolo lo modifica è proprio perché introduce, con la sua espressione, un nuovo linguaggio, una novità originale, e quindi torniamo all'inizio del mio post, alla necessità della originalità.

In fondo l'artista che assuma la dignità necessaria al ricordo esce dal suo tempo storico ed entra tendenzialmente in un periodo senza tempo perché è lui stesso che segna il passo. Dall'esterno è l'artista il granello di sabbia della clessidra.

paul11

#4
HollyFabius,
capisco che hai inserito elementi per costruire una discussione e l'importante è che ora appaiano
punti di vista.Non mi piace quando nel forum c'è una discussione con 0 risposte.
Cerco di rispondere anche a Baleng, per quel che riesco......

Mi vengono in mente tutte le discussioni fatte con due miei nipoti, a cui forse ho trasmesso il piacere
della musica e della pittura, e infatti uno dipinge.
La diversità di opinione è spesso, anche in filosofia, fra artisti avanguardisti o tradizional-innovatori.
Sicuramente l'innovazione e la sperimentazione delle avanguardie è fondamentale, ma come concetto formale, non ancora come paradigma estetico
Quella avanguardia e sperimentazione deve poi entrare innovativamente nel codice di un canone se vuole diventare arte.
Il riconoscimento lo fa il "pubblico", la critica, fino ad un certo punto. Perchè l'arte è intuizione prima di tutto e semmai dopo concetto, e il critico tenta di conciliare attraverso un'argomentazione concettuale un giudizio estetico: improbo.

Faccio un esempio concreto nel pop musica. Io sono per Bob Dylan che reputo un genio, un nipote è per i Radiohead.

Le radici musicali ispirative di Dylan non sono quelle dei Radiohead.I secondi penso abbiano venduto molto di più e quindi commercialmente anche con furbesche operazioni di marketing sono più riconosciuti dal pubblico (nella pittura leggesi galleristi, critici, relazioni con artisti famosi,, promotor,ecc.)

La musica statunitense è innovativa per il blues che ha influito, sul jazz, rock'n'roll, folk.
I gruppi come i Radiohead che sono inglesi, si sono suddivisi o in filo americani ,con il blues (Eric Clapton, John Mayall) e via dicendo oppure filo musica classica europea (gli ultimi Beatles e tutto il progressiv inglese )
Ma il rock nasce dal blues e i Radiohead non hanno nulla a che fare con il blues:sono altro, nemmeno musica "classica".
Intendo dire che ai moltissimi che piacciono i Radiohead consiglierei il minimalismo di Arvo Part, il miglior compositore vivente polacco K.Penderecki, o Messiaen.
Per capire Bob Dylan devo ascoltare E,,Presley, W.Guthrie,R.Jhonson.

L'artista  ha degli influssi e ispirazioni ,ha sempre un codice, un canone a cui fare riferimento anche fosse per stravolgerlo, per continuarlo, per innovarlo. Quello che ci mette di suo e quindi di originale, è la rilettura in un suo stilema.

Quando l'artista comincia a fare arte? Quando trasmette una verità, la sua verità che è all'interno di una verità più grande che è nella storia dell'arte, dove ogni artista ha comunicato all'umanità. Chi vede un dipinto ,ascolta una musica sente una verità, non necessariamente condivisibile, lo fosse anche solo per lui .
Un artista diventa scuola nel momento in cui influisce gli artisti successivi a cui si ispireranno

cvc

#5
Artista è colui che riesce a comunicare valori estetici che sono poco o nulla canonizzabili o esprimibili in forme circostanziate che possano essere oggettivate o replicate. È colui che rende possibile l'impossibile, se pensiamo a quante volte abbiamo intuizioni che sembrano svelarci il senso della vita e dell'essere ma che poi si disperdono senza che possiamo far nulla per trattenerle o ritrovarle. Non credo che l'artista sia colui che abbia l'illuminazione. Penso che le illuminazioni di tanto in tanto capitino a tutti, ma solo lui ha la capacità di trattenerle, di intrappolarle nel suo gesto. Fare una foto ad un'idea o ad una sensazione, questa è la sua abilità. Ma perché sia un genio la sua idea o sensazione deve essere grande, deve quindi avere intuito per la grandezza. Oggi il senso della grandezza si è perso perchè per grandezza si intende quantità in senso stretto, numerico, e non estensione della qualità. E perdendosi il senso della grandezza si perde anche il senso dell'arte. Lessi di un artista riconosciuto che invitò il pubblico ad osservare la sua ultima opera d'arte. Dopo di che, giunti sul luogo gli spettatori, spense e riaccese la luce: ecco l'opera d'arte. Ben altra impressione ebbero gli spettatori rinascimentali che assistettero alla scoperta della prospettiva. Bisognerebbe stabilire se sia possibile una convivenza fra arte e tecnologia o se le scuole di fine '800 e inizio '900 abbiano semplicemente cantato le esequie dell'arte.

P.S.
Spero di non aver dato troppo l'impressione di essere un intenditore d'arte, qualora fosse necessaria tale precisazione, non è così.  Ho semplicemente racimolato quel poco che so per dire che, secondo me, nell'epoca attuale c'è ben poco che abbia a che fare col senso della grandezza dell'arte. Quel senso che coglie chiunque,   non solo gli esperti. Quel senso che coglieva i visitatori di una città quando vedevano il palazzo del re. Per quanto esecrabile sia il fatto che ci fossero dei re, è comunque da rimpiangere che si sia perso il senso della grandezza e che insieme ai re siano scomparsi anche i grandi artisti. Abbiano gettato il bambino assieme all'acqua sporca.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

Dora

Agli aspetti summenzionati che concorrono a determinare una figura "particolarmente significativa" di artista aggiungerei l'aspetto della "anticipazione". Le Avanguardie ne sono un'espressione ma sono comunque movimenti di gruppo, che seguono un'intuizione già in parte condivisibile dai membri che ne fanno parte.

Mentre l'originalità è la creazione di qualcosa che non è mai stato realizzato prima, l'anticipazione, secondo me, se ne distingue perché è la capacità di fare qualcosa che gli altri arriveranno a comprendere e forse portare avanti diverso tempo dopo.
In questo l'Artista tende a qualcosa che solo lui vede in lontananza e che trova nella realtà contemporanea un trampolino di lancio verso non una mèta ma un percorso che lo porterà ancora più distante dalla coscienza artistica del suo tempo.
E' forse questo che gli varrà, molti, molti anni dopo, l'appellativo di genio.

HollyFabius

Citazione di: Dora il 07 Agosto 2016, 10:43:23 AM
Agli aspetti summenzionati che concorrono a determinare una figura "particolarmente significativa" di artista aggiungerei l'aspetto della "anticipazione". Le Avanguardie ne sono un'espressione ma sono comunque movimenti di gruppo, che seguono un'intuizione già in parte condivisibile dai membri che ne fanno parte.

Mentre l'originalità è la creazione di qualcosa che non è mai stato realizzato prima, l'anticipazione, secondo me, se ne distingue perché è la capacità di fare qualcosa che gli altri arriveranno a comprendere e forse portare avanti diverso tempo dopo.
In questo l'Artista tende a qualcosa che solo lui vede in lontananza e che trova nella realtà contemporanea un trampolino di lancio verso non una mèta ma un percorso che lo porterà ancora più distante dalla coscienza artistica del suo tempo.
E' forse questo che gli varrà, molti, molti anni dopo, l'appellativo di genio.
Ciao Dora, quello che tu scrivi è verissimo e lo condiviso.
E' chiaro che l'originalità ha svariate sfaccettature, l'essere parte di una avanguardia è una di queste.
Il termine avanguardia è però spesso abusato e non poche volte si incontrano casi di 'denominate' avanguardie che in effetti non dicono nulla. L'avanguardia, quella vera, è proprio il gruppo in avanscoperta che persegue nuove poetiche, anticipando chi verrà dopo. Viene da chiedersi se l'avanguardia può essere anche di una sola persona.



Dora

#8
CitazioneViene da chiedersi se l'avanguardia può essere anche di una sola persona.

Eh sì. E' proprio questo aspetto che mi ha fatto distinguere tra avanguardia e genio:
l'unicità di un estro creativo basato su un moto interiore (più o meno ragionato) in  quell'epoca non condivisibile con altri, perchè non "comprensibile" per i contemporanei, neppure per uno sparuto gruppo di avanguardisti. Ed è proprio questa incomprensibilità a dare la misura di quanto il genio sia in quel momento proiettato avanti.

Aniel

Sono pienamente d'accordo con voi, Dora, Hollyfabius e sono contenta che tante avanguardie artistiche oggi si proiettano in una realta' fuori dai musei, fuori dal mercato dell'arte:
Questo tipo di avanguardie e' un'arte di 'strada' accessibile a tutti e che non ha prezzo, in questa ottica viene persino da pensare che la vita stessa possa essere occasione di espressione artistica: es. un bel giardino di fiori e verdura composti in modo armanioso e sempre in mutamento, oppure i ' murales' in una citta' che apportano nuova energie alla citta' stessa, oppure una persona che rappresenta un 'personaggio' non pmologato alla massa,potrebbe essere anch'essa arte.Nomn a caso anche la parola artigiano deriva da arte.
 Un avanguardia se e' seguita da un gruppo certamente apporta piu' energia all'idea stessa espressa in arte, diciamo che la rafforza.

HollyFabius

Citazione di: Aniel il 08 Agosto 2016, 10:56:09 AM
Sono pienamente d'accordo con voi, Dora, Hollyfabius e sono contenta che tante avanguardie artistiche oggi si proiettano in una realta' fuori dai musei, fuori dal mercato dell'arte:
Questo tipo di avanguardie e' un'arte di 'strada' accessibile a tutti e che non ha prezzo, in questa ottica viene persino da pensare che la vita stessa possa essere occasione di espressione artistica: es. un bel giardino di fiori e verdura composti in modo armanioso e sempre in mutamento, oppure i ' murales' in una citta' che apportano nuova energie alla citta' stessa, oppure una persona che rappresenta un 'personaggio' non pmologato alla massa,potrebbe essere anch'essa arte.Nomn a caso anche la parola artigiano deriva da arte.
Un avanguardia se e' seguita da un gruppo certamente apporta piu' energia all'idea stessa espressa in arte, diciamo che la rafforza.

Esiste un confine tra ciò che è Arte e ciò che non è Arte. Uno dei miei criteri è che non è Arte quando nell'opera non si riesca a percepire la mente umana, un altro è che vi debba essere un intento originale.
Questi due banali criteri escludono le forme di artigianato dall'arte e molta produzione contemporanea legata più a fidelizzare verso un logo, un feticcio che non a porsi e a risolvere delle problematiche (estetiche ma anche no).

Aniel

buon giorno, in effetti il giudizio estetico in un'opera d'arte  varia in base all'osservatore, ed e' opinabile. Percio' viene da chiedersi se lo scopo che ha piu' valore nell'arte non sia essenzialmente il tipo di 'energia' e 'sentimento' che riesce a trasmettere, per la musica forse e' piu' una questione di 'armonie' o 'risonanze'. 
Quello che io intendevo dire e' che ci sono tanti tipi di arte: quella antica, eccelsa, che trovi nelle cattedrali, nei musei, che ti fa trasalire per tanta magnificenza e bellezza, legata anche nel passato ad una sapienza manuale, gli artisti andavano nel rinascimento a 'bottega' per imparare artigianalmente a scolpire la pietra o a disegnare o a mischiare i colori aquistati dallo speziale fin da giovanissimi, poi solo dopo aver imparato la tecnica applicavano la loro arte, forse per questo ho pensato all'artigiano.
Pensando all'arte della 'preparazione del te' o dei ' giardini zen ' Giapponesi e certa arte di avanguardia, vedi per esempio quella passerella sull'acqua del famoso ' Cristo', che personalmente non mi e' piaciuta, posso supporre che oggi l'arte possa essere coinvolta con rappresentazioni della vita stessa,ma e' un tipo di ragionamento forse un po' troppo audace e 'surreale'....

Sariputra

Il dramma e il limite dell'arte contemporanea è che tenta continuamente di "stupire". In questo segue l'andazzo dei nostri tempi, nei quali ogni notizia , ogni immagine, ogni informazione deve stupire, catturare l'attenzione di masse sempre più veloci e indaffarate e quindi sempre più difficili da raggiungere. Ora presino le previsioni del tempo sono sparate, urlate, si dà un nome mitologico  ad ogni perturbazione: "IL ciclone Circe sta per abbattersi sull'Italia, grandine e devastazioni, mettete al riparo l'auto..." titolava il meteo qualche giorno fa. Poi...un comune temporale estivo, quattro gocce che non hanno nemmeno bagnato un'erba inaridita, alla sera la Luna splendeva nel cielo...
Tutto deve sconvolgere, essere urlato. Due persone dello stesso sesso vogliono unirsi ? Conviene convocare mezzo mondo e sparare in prima pagina tutte le foto. Una cosa intima deve diventare di dominio pubblico, essere cliccata continuamente, perchè solo così possiamo sentire che esistiamo.
L'arte non sfugge a questo. Basta andare a vedere le ultime Biennali di Venezia...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

HollyFabius

Citazione di: Aniel il 09 Agosto 2016, 08:09:55 AM
buon giorno, in effetti il giudizio estetico in un'opera d'arte  varia in base all'osservatore, ed e' opinabile. Percio' viene da chiedersi se lo scopo che ha piu' valore nell'arte non sia essenzialmente il tipo di 'energia' e 'sentimento' che riesce a trasmettere, per la musica forse e' piu' una questione di 'armonie' o 'risonanze'.
Quello che io intendevo dire e' che ci sono tanti tipi di arte: quella antica, eccelsa, che trovi nelle cattedrali, nei musei, che ti fa trasalire per tanta magnificenza e bellezza, legata anche nel passato ad una sapienza manuale, gli artisti andavano nel rinascimento a 'bottega' per imparare artigianalmente a scolpire la pietra o a disegnare o a mischiare i colori aquistati dallo speziale fin da giovanissimi, poi solo dopo aver imparato la tecnica applicavano la loro arte, forse per questo ho pensato all'artigiano.
Pensando all'arte della 'preparazione del te' o dei ' giardini zen ' Giapponesi e certa arte di avanguardia, vedi per esempio quella passerella sull'acqua del famoso ' Cristo', che personalmente non mi e' piaciuta, posso supporre che oggi l'arte possa essere coinvolta con rappresentazioni della vita stessa,ma e' un tipo di ragionamento forse un po' troppo audace e 'surreale'....
Nell'arte contemporanea è stato superata la barriera del giudizio estetico, se questo è inteso come giudizio attorno al bello. Io ho il sospetto che sia più semplice considerare semplicemente che il concetto di 'bello' si sia trasformato da una semplice ricerca esteriore e visiva ad una ricerca di 'bello' più ampia.
Nella accezione occidentale vi è un confine tra artigianato ed arte che viene spesso messo in discussione ma che è chiaro,  nell'arte si ha un processo creativo umano di opere opere uniche che accrescono aspetti intellettuali della comunità umana, l'artigianato invece è un'attività produttiva di oggetti senza il vincolo di univocità e intellettualità, spesso destinate all'uso comune o alla semplice decorazione.
Nell'artigianato è presenta una caratteristica di serialità che nell'arte non dovrebbe esserci. Oggi questo aspetto viene messo in discussione per ragioni mercantili ma bisognerebbe sempre tenerne conto nel giudizio delle opere.


HollyFabius

Citazione di: Sariputra il 09 Agosto 2016, 09:30:18 AM
Il dramma e il limite dell'arte contemporanea è che tenta continuamente di "stupire". In questo segue l'andazzo dei nostri tempi, nei quali ogni notizia , ogni immagine, ogni informazione deve stupire, catturare l'attenzione di masse sempre più veloci e indaffarate e quindi sempre più difficili da raggiungere. Ora presino le previsioni del tempo sono sparate, urlate, si dà un nome mitologico  ad ogni perturbazione: "IL ciclone Circe sta per abbattersi sull'Italia, grandine e devastazioni, mettete al riparo l'auto..." titolava il meteo qualche giorno fa. Poi...un comune temporale estivo, quattro gocce che non hanno nemmeno bagnato un'erba inaridita, alla sera la Luna splendeva nel cielo...
Tutto deve sconvolgere, essere urlato. Due persone dello stesso sesso vogliono unirsi ? Conviene convocare mezzo mondo e sparare in prima pagina tutte le foto. Una cosa intima deve diventare di dominio pubblico, essere cliccata continuamente, perchè solo così possiamo sentire che esistiamo.
L'arte non sfugge a questo. Basta andare a vedere le ultime Biennali di Venezia...
Tocchi alcuni temi interessanti, sul quale ho già avuto modo di riflettere su altri forum.
L'arte è superamento, nella sua natura creativa deve necessariamente sfondare tabù e posizioni note, in questo atteggiamento ci sono anche equivoche espressioni, legate solo al superare il condizionamento sociale. Vista in una dimensione temporale è arte minore, destinata a lasciare poche tracce.
Sulla velocità, essa è un segno dei nostri tempi, che lascia alcune tracce anche nelle manifestazioni artistiche, ciò che è però importante lascia tracce stabili nel tempo, arricchendo il patrimonio comune, il resto verrà dimenticato o al più ricordato come semplice espressione di questi anni di inizio millennio.

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