TERRA CHE FIORISCI NEL MIO CUORE

Aperto da Vittorio Sechi, 18 Aprile 2019, 19:07:06 PM

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Vittorio Sechi

Per suoi limiti congeniti, quasi mai le parole, siano esse espresse in dizione o in grafia, sono adeguate a tradurre le emozioni in maniera compiuta. Ciò in barba al fatto che esse siano il veicolo principe della comunicazione fra umani.
Quando utilizziamo le parole per trasmettere emozioni, difficilmente ci rendiamo conto che eccitiamo due diverse sfere del nostro essere. Due universi paralleli, che scorrono su livelli diversi. L'uno, attivato dalla parola, è quello del raziocinio, del sistema linguistico/semantico, che, in quanto deputato a svolgere il ruolo di connettore fra umani, staziona ad un livello più esterno; l'altro universo, indefinito ed indefinibile anche per la scienza della psiche, è quello del profondo, delle emozioni e dei sentimenti... In definitiva, la nostra essenza più intima e pura, quella che non indossa maschere.
La parola, declinata in significatività semantica, non è normalmente adatta a rappresentare e rendere conto del magmatico universo dell'anima. Per il semplice motivo che, attivando il medesimo cosmo razionale sia in chi la proferisce che in quanti la ricevono, ben difficilmente riesce a penetrare in quel substrato ribollente ove fermentano le emozioni.
Eppure noi umani siamo in gran parte esseri emozionali. Quindi uno sfogo comunicativo quel magma deve pur trovarlo.
L'arte, che si esprime con un metalinguaggio simbolico, che costitutivamente rinuncia alla coerenza e disdegna il principio fermissimo di non contraddizione, è, in effetti, lo strumento più adatto a trasmettere gli stati d'animo, i flash emotivi e i sentimenti... Non per nulla gli innamorati parlano in poesia.
Fra le arti, forse, quelle figurative, come la pittura, e la musica sono le più immediate. Un quadro esalta, commuove, eccita i sensi. Un brano musicale crea un'atmosfera entro cui si naufraga dolcemente. In quei momenti è lo stato d'animo del pittore o del musicista che comunica con l'anima di chi osserva o ascolta.
Fra le arti letterarie senza dubbio è la poesia a svolgere meglio di qualsiasi altra il compito di connettere emotivamente poeta e lettore. I versi sono, in effetti, il racimolo grafico del sentimento, anche momentaneo, del poeta, e lo trascinano fino all'anima del lettore.
Perché scrivo tutto questo?
Mi son chiesto tante volte perché l'arte attragga in misura così prepotente l'attenzione della gente. Non credo si tratti solo di un fatto estetico... Non solo per la bellezza, dunque.
Credo più che altro che sia per questa sua particolarissima caratteristica: parla direttamente all'anima e mette in comunicazione emotivamente persone distanti nel tempo e nello spazio. Persone sconosciute, tra l'altro.
L'arte è a-spaziale e a-temporale.
In tal senso, nessun altro manufatto umano ha questo incredibile potere. Non è un caso, infatti, che nell'antichità classica la si considerasse direttamente ispirata dalla divinità (e non è detto che non sia così): la divina follia.

Questa poesia, bellissima, che conoscevo già, compie con delicatezza questa magica azione: comunica il sentimento dell'autrice al sentimento del lettore. Immagini stupende, delicatissime che trasudano vita, impregnate di vita. Non c'è, in queste strofe, un solo termine eccessivo.

Terra che fiorisci nel mio cuore (di Anna Cristina Serra)
L'autrice mi perdonerà. Spero di non farne scempio.
Emerge con estremo nitore l'immagine della terra che si rinnova, rifiorendo al tepore della primavera. Il suo ridestarsi accompagna il rifiorire del cuore, facendogli da contorno. Anima e terra si stringono in un abbraccio notturno; in simbiosi rinascono..
Terra che stringo tra le mani
e che fiorisci nel mio cuore
come preludio di primavere,
dormi anche stanotte accanto a me.

L'erompere della vita, il suo intrufolarsi in ogni spazio e il suo manifestarsi nell'ansito della Natura che si rinnova, sono affidati al leggero e delicato battito delle farfalle.
Ti racconterò
la favola delle farfalle
che con un battito d'ali
volgono il tempo al buono.

Questo verso, lo confesso, è problematico, di difficilissima comprensione.
Sono evocati la notte e il sonno. Forse perché solo in uno stato di sonno ed incoscienza è consentito all'anima di vagare in spazi aperti, privi di muri ed ostacoli frapposti fra uomo e uomo per impedirne l'incontro. È uno spazio libero quello di cui si è alla ricerca. Uno spazio libero dove rifulga la luce di Dio (il Padrone della luce, con l'iniziale maiuscola).
Dormi, perché da sveglia non conosco
la strada
per la Terra dei muri caduti,
né è in mio potere conoscere
il Padrone della luce.

Simbolica la forma letteraria, simbolica anche l'area entro cui si spazia. Solo in una dimensione onirica è consentito a noi umani, travolti dalle urgenze dello stato di veglia, realizzare la compiutezza della libertà, che è poi l'essenza della brezza. Qui siamo in Sardegna, ed è proprio il vento ciò che più liberamente percorre le valli, i monti e i mari della nostra magnifica terra.
Solo una poesia può descrivere l'isola, la nostra isola, con tanta dolcezza. Le farfalle siamo noi, isolani e nuovi ospiti. Invitati perché nessuno è padrone del vento e della terra. Abbiamo tutto ricevuto in prestito e tutto dobbiamo consegnare ai prossimi invitati. La Sardegna è la nostra casa. L'abbiamo ricevuta in comodato d'uso gratuito dai nostri padri, invitati anch'essi, e dobbiamo riconsegnarla ai prossimi invitati nelle migliori condizioni possibili.
Dormi, perché nel sonno
una brezza libera ci dirà
quante farfalle invitare
a vivere nella nostra casa.

È questa corsa del vento, che liberamente si dispiega dalle coste verso l'interno, che rinnova la Natura, e trasporta con sé i suoni dei paesi, e con essi anche i canti delle genti e i racconti mitici degli anziani. Sardegna, terra di miti e leggende. Terra sempre bambina, come una brezza che sorvola muri oramai caduti, che non si ergono più a separare uomini da altri uomini. Vento che dall'alto osserva e tien conto delle anime raccolte intorno ai focolari accesi, perché mai si spenga il fuoco vivo della vita che anima questa terra che saprà rinnovare se stessa e mai dovrà divenire un deserto di anime spente.
E anch'io sarò
una favola
un battito
una brezza
di muri caduti,
o una bimba
che conta quante braci
rimangono accese nel camino
perché il fuoco
non si spenga
nella notte.

Non ho idea se l'autrice con i suoi versi volesse dire ciò che ci ho letto io. Ma tant'è, io questo ci ho letto, e questo ho scritto.
Ribadisco, stupendo componimento. Un applauso.

viator

Salve Vittorio. Un mio commento - come sempre - dissacratorio, anche se non intendo urtare la personale sensibilità di nessuno. "Mi son chiesto tante volte perché l'arte attragga in misura così prepotente l'attenzione della gente. Non credo si tratti solo di un fatto estetico... Non solo per la bellezza, dunque".

Secondo me non tanto per la bellezza. Per quella, esiste comunque la realtà delle bellezze naturali le quali - sempre secondo me - sono ampiamente sufficienti a sovrastare l'arte umana.

L'attenzione della gente per l'arte (e l'arte stessa, in perticolare quella figurativa) nascono per il loro potere didascalico. Poter vedere ciò che gli occhi non vedrebbero se non ci fosse l'opera da contemplare, poter leggere od udire ciò che le nostre menti ed anime non riuscirebbero ad esprimere o sperimentare.
Ciò in via fondamentale, pregiudiziale, non convenzionale.

C'è poi la suggestione, cioè la capacità dell'opera, di suggerire, evocare, far trascendere significati non espliciti all'interno di quanto l'artista ha creato. E questa sarebbe l'arte vera, cioè - a spanne - il tre o quattro per mille di ciò che viene spacciato come artistico.

Infine c'è l'influenza culturale la quale ha sempre teso a mitizzare l'arte o presunta tale come espressione del primato umano. Quindi l'arte, da fenomeno intimistico soggettivo che dovrebbe prescindere dalla formazione culturale dei singoli, viene trasformata in manierismo culturale infarcito di tabù e miti, quando non anche di pura ipocrisia mercantilistica. Quest'ultimo aspetto è quello che ai miei occhi genera quella che chiamo "la grande mistificazione autocelebrativa del genere umano".

Contrariamente a te non mi entusiasmo per il componimento che hai proposto. Trovo che (ma da molto tempo la cosa viene considerata lecita, anzi pregevole !) non si tratti di versi (i quali per venir chiamati tali devono possedere uno straccio di metrica o almeno di armonia lessicale) bensì di un testo in prosa a righe spezzzate, di contenuti non spregevoli ma decisamente infantilistici. Se esso esprime - come io credo - la sensibilità di chi li ha scritti.......per carità, tutto il mio rispetto. Ma l'arte vera..............................!!!!! Saluti
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Vittorio Sechi

Sempre complesso, poco agevole, davvero difficile definire cosa sia l'arte.
È techne, esclusivamente "saper fare"?
Oppure no! È sentimento in forma di vapore che si traduce in emozione, "saper dire"?
È oggettiva, oppure relativa?

viator

Salve Vittorio. Io amo definirmi uno che ha poche idee, tutte sbagliate, ma sicuramente molto, molto chiare.
E mi preferisco a chi abbia molte idee, tutte giuste ma terribilmente confuse.

La mia idea (amo condensare le mie idee sotto forma di definizioni possibilmente laconiche) di arte è semplicemente "quella manifestazione al cui interno l'immanenza suggerisce una possibile trascendenza". Ancor più lapidaria : "il tramite tra l'immanenza e la trascendenza".

Per quanto riguarda l'arte umana, essa è sempre relativa e soggettiva, e in ciò diversa dall'arte manifestata dalla natura, la quale invece - oso affermare - è in sè assoluta ed oggettiva.

Provo a definirti l'arte assoluta : "quella manifestazione dell'immanente che riesca a comunicare, nel modo più completo, istantaneo ed universale, il più elevato dei significati trascendenti in chiunque la sperimenti".

Esistono statue, dipinti, melodie, sinfonie, poesie che riescono a manifestare (evocare, suggerire) significati assai trascendenti per molti, ma mai per chiunque.

Un'alba tempestosa dalla cima di un montagna con il sole che d'un tratto si fa largo in un varco tra le nubi, infuocandole e mostrando via via scorci sempre più selvaggi sotto di noi e lontano caotico ammucchiarsi di montagne altrettanto selvagge ma sempre più remote....................c'è forse un solo umano che non sia in grado di capire - davanti ad un simile spettacolo - che il mondo e l'arte naturali sono ciò che trascende noi stessi e le nostre piccolezze ?? Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

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