Relazione tra arte e scienza

Aperto da HollyFabius, 15 Maggio 2016, 19:38:31 PM

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HollyFabius

Inauguro questa nuova sezione con la proposta di una riflessione tra le diversità e i punti di unione tra l'Arte e la Scienza.
E' noto che nel rinascimento questa divisione in ambiti separati non esisteva, la figura emblematica di Leonardo rappresenta proprio l'unione di Artista e di Scienziato. 
Già un secolo dopo, al tempo di Galileo, lo scienziato diventava una figura separata e indirizzata ad una visione riduzionista dell'indagine sulla realtà. Sembra proprio che questo processo di separazione sia irreversibile, per la accresciuta complessità del linguaggio scientifico e per una evidente crescita di potenza della tecnologia (figlia diretta dell'approccio scientifico).
Quindi sembra che il primo grosso aspetto di separazione sia un approccio riduzionista della scienza e un approccio olistico dell'artista.
Per contro esiste una comune generica ricerca estetica rivolta forse ad una ricerca di semplicità e di principi nella Scienza e ad una generica bellezza nell'Arte (anche solo su questo ci sarà molto da scrivere, è veramente ancora la bellezza a guidare la ricerca estetica nell'arte contemporanea?).
Si fermano a questo le relazioni tra Arte e Scienza? Esiste anche una comune volontà di sostituzione nell'atto creativo? C'è un desiderio comune di conoscenza? Ma in fondo quella dell'Arte si può veramente chiamare approccio rivolto alla conoscenza?

maral

#1
Forse, più che alla contrapposizione tra olismo e specialismo (perché mai uno scienziato non dovrebbe essere olistico e un artista specialista della sua arte: Morandi fu un grande specialista di nature morte di cui intendeva esprimere un significato metafisico ripetendo pedissequamente le medesime raffigurazioni), direi più che altro che si tratta di una separazione che è venuta sempre più accentuandosi fino alla caricatura tra ricerca estetica e utilità tecnica, per cui l'arte è diventata puro ornamento e la scienza si è finalizzata al puro progetto tecnico funzionale.
Per fortuna non sempre è così: penso ad esempio allo studio dei frattali in campo scientifico, o alle forme disegnate da Escher in campo artistico.

paul11

Citazione di: HollyFabius il 15 Maggio 2016, 19:38:31 PMInauguro questa nuova sezione con la proposta di una riflessione tra le diversità e i punti di unione tra l'Arte e la Scienza. E' noto che nel rinascimento questa divisione in ambiti separati non esisteva, la figura emblematica di Leonardo rappresenta proprio l'unione di Artista e di Scienziato. Già un secolo dopo, al tempo di Galileo, lo scienziato diventava una figura separata e indirizzata ad una visione riduzionista dell'indagine sulla realtà. Sembra proprio che questo processo di separazione sia irreversibile, per la accresciuta complessità del linguaggio scientifico e per una evidente crescita di potenza della tecnologia (figlia diretta dell'approccio scientifico). Quindi sembra che il primo grosso aspetto di separazione sia un approccio riduzionista della scienza e un approccio olistico dell'artista. Per contro esiste una comune generica ricerca estetica rivolta forse ad una ricerca di semplicità e di principi nella Scienza e ad una generica bellezza nell'Arte (anche solo su questo ci sarà molto da scrivere, è veramente ancora la bellezza a guidare la ricerca estetica nell'arte contemporanea?). Si fermano a questo le relazioni tra Arte e Scienza? Esiste anche una comune volontà di sostituzione nell'atto creativo? C'è un desiderio comune di conoscenza? Ma in fondo quella dell'Arte si può veramente chiamare approccio rivolto alla conoscenza?

Il presupposto pre rinascimentale fu il Naturalismo.Vale a dire raffigurazione della realtà.
Dall'impressionismo in poi muta l'arte, ma perchè muta anche la scienza.
L'arte non è più bellezza estetica e raffigurazione del vero, del reale, o meglio non solo, 
Il tratto non è più bidimensionale per il pittore, i manifesti del futurismo, del surrealismo, del dadaismo e comunque di diverse correnti artistiche sono da una parte collegate con la scienza, basta vedere i circoli culturali, le amicizie trasversali fra scienziati, letterati e pittori. Ma tutto si affievolisce dopo gli anni Venti del secolo scorso.
Oggi l'arte è promozionata da galleristi, come il marketing nei beni consumistici.
Il discorso è più complesso. Perchè il pittore diventa un mestiere di consumo, tutto è prezzato e valutato oggi.

HollyFabius

Citazione di: paul11 il 15 Maggio 2016, 23:43:13 PM
Il presupposto pre rinascimentale fu il Naturalismo.Vale a dire raffigurazione della realtà.
Dall'impressionismo in poi muta l'arte, ma perchè muta anche la scienza.
L'arte non è più bellezza estetica e raffigurazione del vero, del reale, o meglio non solo,
Il tratto non è più bidimensionale per il pittore, i manifesti del futurismo, del surrealismo, del dadaismo e comunque di diverse correnti artistiche sono da una parte collegate con la scienza, basta vedere i circoli culturali, le amicizie trasversali fra scienziati, letterati e pittori. Ma tutto si affievolisce dopo gli anni Venti del secolo scorso.
Oggi l'arte è promozionata da galleristi, come il marketing nei beni consumistici.
Il discorso è più complesso. Perchè il pittore diventa un mestiere di consumo, tutto è prezzato e valutato oggi.

Nella mia rappresentazione mentale della storia dell'Arte credo che il punto di non ritorno, il cambio epocale sia stato generato dall'introduzione della fotografia. Da allora è cambiata la funzione principale dell'arte.
Se per l'Arte, sino ad allora, la ricerca di bellezza significava principalmente riproduzione del vero del reale offerto nella maniera più fedele, o al più rappresentazione teatrale del sentimento, dopo di allora la tecnica ha liberato l'uomo del fardello di questo specchio del reale proposto come bellezza. l'artista ha cominciato ad interrogarsi su varie nature del reale e l'estetica è diventata più concettuale. Lo studio della percezione ha poi prodotto numerose importanti filoni artistici.
Oggi il mercato ha stravolto molti aspetti dell'arte, ma ancora è possibile osservare una separazione tra l'Arte (con la A maiuscola) e le sue forme meno originali.

paul11

#4
Citazione di: HollyFabius il 16 Maggio 2016, 23:39:04 PM
Citazione di: paul11 il 15 Maggio 2016, 23:43:13 PMIl presupposto pre rinascimentale fu il Naturalismo.Vale a dire raffigurazione della realtà. Dall'impressionismo in poi muta l'arte, ma perchè muta anche la scienza. L'arte non è più bellezza estetica e raffigurazione del vero, del reale, o meglio non solo, Il tratto non è più bidimensionale per il pittore, i manifesti del futurismo, del surrealismo, del dadaismo e comunque di diverse correnti artistiche sono da una parte collegate con la scienza, basta vedere i circoli culturali, le amicizie trasversali fra scienziati, letterati e pittori. Ma tutto si affievolisce dopo gli anni Venti del secolo scorso. Oggi l'arte è promozionata da galleristi, come il marketing nei beni consumistici. Il discorso è più complesso. Perchè il pittore diventa un mestiere di consumo, tutto è prezzato e valutato oggi.
Nella mia rappresentazione mentale della storia dell'Arte credo che il punto di non ritorno, il cambio epocale sia stato generato dall'introduzione della fotografia. Da allora è cambiata la funzione principale dell'arte. Se per l'Arte, sino ad allora, la ricerca di bellezza significava principalmente riproduzione del vero del reale offerto nella maniera più fedele, o al più rappresentazione teatrale del sentimento, dopo di allora la tecnica ha liberato l'uomo del fardello di questo specchio del reale proposto come bellezza. l'artista ha cominciato ad interrogarsi su varie nature del reale e l'estetica è diventata più concettuale. Lo studio della percezione ha poi prodotto numerose importanti filoni artistici. Oggi il mercato ha stravolto molti aspetti dell'arte, ma ancora è possibile osservare una separazione tra l'Arte (con la A maiuscola) e le sue forme meno originali.
E' vero, la tecnica del puntinismo che è tipica dell'impressionismo o parte di essa è influita dalla fotografia.
Ricordo ad esempio che Kandinsky che scrisse il manifesto sul surrealismo seguiva le lezioni ,se non ricordo male, di R.Steiner di ascendenze teosofiche. Le scoperte scientifiche ,correnti culturali, influiscono sulla produzione artistica. Non penso che ad un certo punto si ricercasse il bello, perchè diventano provocazione nel dadaismo, tridimensionalità nel cubismo di Picasso.Si cerca altro e l'arte diverrà anche esibizione, rappresentazione surreale della realtà, in cui tempo e spazio si rompono. Sì ,diventa concettuale l'arte.
Temo che il problema dell'originalità oggi si risolva nel creare scalpore con le installazioni anche enormi La contaminazione diventa un altro aspetto caratteristico . Devo dire che alcuni aspetti sono molto efficaci, intendo dire che arrivano intuitivamente o concettualmente a colui che li osserva. Se un tempo ad esempio Piero della Francesca inseriva nei suoi dipinti elementi simbolici, nella modernità spesso l'intero quadro, la raffigurazione è interamente simbolica.Oggi è più complesso.

HollyFabius

Citazione di: paul11 il 17 Maggio 2016, 00:03:50 AM
E' vero, la tecnica del puntinismo che è tipica dell'impressionismo o parte di essa è influita dalla fotografia.
Ricordo ad esempio che Kandinsky che scrisse il manifesto sul surrealismo seguiva le lezioni ,se non ricordo male, di R.Steiner di ascendenze teosofiche. Le scoperte scientifiche ,correnti culturali, influiscono sulla produzione artistica. Non penso che ad un certo punto si ricercasse il bello, perchè diventano provocazione nel dadaismo, tridimensionalità nel cubismo di Picasso.Si cerca altro e l'arte diverrà anche esibizione, rappresentazione surreale della realtà, in cui tempo e spazio si rompono. Sì ,diventa concettuale l'arte.
Temo che il problema dell'originalità oggi si risolva nel creare scalpore con le installazioni anche enormi La contaminazione diventa un altro aspetto caratteristico . Devo dire che alcuni aspetti sono molto efficaci, intendo dire che arrivano intuitivamente o concettualmente a colui che li osserva. Se un tempo ad esempio Piero della Francesca inseriva nei suoi dipinti elementi simbolici, nella modernità spesso l'intero quadro, la raffigurazione è interamente simbolica.Oggi è più complesso.
Hai perfettamente ragione. Quando io parlo di ricerca di bellezza, ovviamente intendo con il termine bellezza nel suo significato etimologicamente più antico, ricerca estetica nel senso più ampio del termine, non necessariamente oggettivo, spesso persino smaccatamente inizialmente soggettivo. Vi è bellezza nella semplicità, nella complessità, nella sintesi, nella analisi. Vi è bellezza nella realtà, bellezza nella fantasia. Bellezza nell'arte concettuale, nell'arte povera, nell'arte gestuale. In altri luoghi ho spiegato la bellezza di un semplice taglio su una tela.
L'artista procede nella sua personale ricerca estetica, nel farlo elabora un linguaggio che per avere una valenza artistica deve essere originale, coerente e rappresentare efficacemente la sua personale idea di bellezza.
Vi è bellezza anche nella provocazione, dove è magari complicato evitare il superamento del limite che porta alla volgarità.
In passato era più semplice il concetto di bello, il bello era la realtà, la ricerca si limitava alla rappresentazione fedele, più era fedele più la ricerca appariva convincente. La riflessione era limitata all'uso della luce nelle varie sfaccettature possibili, ai colori nelle loro implicazioni immediate. La proposta di bello della rappresentazione (per esempio nelle scene religiose) era forte e potente perché imponeva quelle rappresentazioni come realtà. La fotografia ha sconvolto questa percezione del bello, la rappresentazione fedele della realtà non è più parte fondante della funzione artistica, l'artista emendato da questo fardello ha spaziato espandendo la proprio ricerca estetica ad aspetti più astratti. Divisionismo, cubismo, futurismo rappresentano affermazione di nuovi linguaggio di interpretazione della realtà, sono a tutti gli effetti nuove visioni del concetto di bello antico, il bello filosofico che indaga costruendo concetti e modelli basati su quei concetti. La scienza ha poi spalancato la mente umana e posto queste prime espressioni della rappresentazione del materiale percettivo in una dimensione arcaica piuttosto velocemente.
Oggi è vero è tutto più complesso, l'economia e il mercato hanno offerto spazi per l'uso della creatività in molti ambiti (nella moda, nella pubblicità, nell'artigianato, nel design, nella architettura moderna, ecc.) ma in fondo io sono convinto che l'Arte con la A maiuscola sia ancora una ricetta basata su pochi elementi: originalità, espressività, rappresentatività, linguaggio coerente, diffusione e condivisione. Elementi legati dal collante individuale della ricerca estetica, intesa come individuale ricerca del bello positivo, quasi un regalo dell'artista all'umanità. Il resto può e deve inaridire e rimanere solo come segno minore dei tempi.

Sariputra

Mi sembra che il mercato abbia sempre influenzato la dimensione artistica. Non credo si siano dipinti molti quadri nel rinascimento che non fossero commissionati da qualche nobile, da qualche scuola,  da qualche prelato o vescovo. Paesaggi pochi e come sfondo di ritratti e sostanzialmente produzione di arte sacra o affine hanno caratterizzato l'epoca. L'Impressionismo segna quasi una svolta "laica" nella produzione artistica. L'artista lavora per se stesso e non più per il mecenate di turno. Questa libertà la trovo positiva e negativa nello stesso tempo. Positiva in quanto permette l'espressione propria, negativa perchè a volta il lavorare su commissione impone una salutare "briglia" alla fantasia, che necessita allora di metodo,  di tecnica ( chi parla più della tecnica pittorica oggigiorno?) e di limiti che, parlo per esperienza, se ben interpretati diventano fecondi al sorgere di un'opera vera, compiuta. Un'opera che non è più strettamente personale, ma un concorso di idee che trova piena realizzazione nella tecnica e nell'esperienza dell'artista.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

HollyFabius

Citazione di: Sariputra il 18 Maggio 2016, 11:15:44 AM
Mi sembra che il mercato abbia sempre influenzato la dimensione artistica. Non credo si siano dipinti molti quadri nel rinascimento che non fossero commissionati da qualche nobile, da qualche scuola,  da qualche prelato o vescovo. Paesaggi pochi e come sfondo di ritratti e sostanzialmente produzione di arte sacra o affine hanno caratterizzato l'epoca. L'Impressionismo segna quasi una svolta "laica" nella produzione artistica. L'artista lavora per se stesso e non più per il mecenate di turno. Questa libertà la trovo positiva e negativa nello stesso tempo. Positiva in quanto permette l'espressione propria, negativa perchè a volta il lavorare su commissione impone una salutare "briglia" alla fantasia, che necessita allora di metodo,  di tecnica ( chi parla più della tecnica pittorica oggigiorno?) e di limiti che, parlo per esperienza, se ben interpretati diventano fecondi al sorgere di un'opera vera, compiuta. Un'opera che non è più strettamente personale, ma un concorso di idee che trova piena realizzazione nella tecnica e nell'esperienza dell'artista.

Quello che dici è vero, il mercato ha sempre condizionato l'artista con modalità diverse nei secoli.
Esistono grandi artisti del passato che hanno saputo comunque offrire una personale via alla ricerca estetica, penso per esempio a Caravaggio e i suoi studi sulla luce, Leonardo e i suoi studi sulla anatomia, ecc.
Con l'avvento della borghesia è nato un mercato più largo, dove l'artista ha potuto muoversi pensando prima al proprio linguaggio e poi alla sua vendita. Il periodo di fine '800 inizio '900, coinciso anche con lo sviluppo di tecnologie di riproduzione, ha spostato le esigenze interiori del fare arte. Come ho scritto nei giorni precedenti penso che questo periodo abbia modificato radicalmente l'idea stessa di ricerca estetica.
Il mercato ha comunque sempre condizionato e tutto condiziona le esigenze esteriori. In realtà io credo che lavorare su commissione non sia mai una "briglia" salutare, ma è sicuramente una opportunità da cogliere. L'importante per l'artista è sapere equilibrare le proprie esigenze interiori con quelle esteriori, una artista che lavori solo su commissione senza un serio impegno interiore non è destinato a lasciare tracce nella storia dell'arte.



paul11

visto che il tema della discussione è arte e scienza, oltre la fotografia per l'impressionismo ,mi vengono in mente
un paio di cose.
La prima è la teoria dei colori, quelli fondamentali e quelli complementari.
Kandinsky quando scrive il manifesto del surrealismo interpreta completamente libero da vincoli di disegno, di tratti che definiscono
dove i colori spingono a metere in primo piano un determinato colre e sullo sfondo un'altro.
Il secondo aspetto è la tecnica del tratto del pennello sulla tela. Nella modernità è materica, ci sono parti di un dipinto dove praticamente in alcuni punti è spesso, più di altri. 
I pittori hanno fatto loro il concetto scientifico che noi non vediamo con gli occhi, ma con la mente.
Ho fato suonare un allarme a Urbino per vedere vicinissimo la pennellata di Raffaello per dipingere lo sguardo della "muta"
,fra l'altro vicino ad un Tiziano e la celeberrima fustigazione di Piero della Francesca (le fotografie non rendono come i dipinti dal vivo), ebbene c'è una perfezione dei particolari e dell'insime ,per cui sembrava dovesse uscire dal quadro.
Se voi vedete la natura morta di Caravaggio all'Ambrosiana di Milano, è perfetta.E'stata la prima natura morta e secondo il critico Zeri è un capolavoro assoluto. Se vedete le stesse nature morte, o le pennallate soprattutto nei primi decenni del Novecento, il tratto è spesso ed accennato. La scienza aveva insegnato che basta accennare con i colori un abbozzo di mela ad esempio, che la mente che osserva associa immediatamente questo frutto. I paradossi visivi le scale di Esker, ci insegnano le illusioni, le allusioni, e i giochi di associazioni mentali così cari anche alla psicologia.

HollyFabius

Citazione di: paul11 il 19 Maggio 2016, 01:18:07 AM
visto che il tema della discussione è arte e scienza, oltre la fotografia per l'impressionismo ,mi vengono in mente
un paio di cose.
La prima è la teoria dei colori, quelli fondamentali e quelli complementari.
Kandinsky quando scrive il manifesto del surrealismo interpreta completamente libero da vincoli di disegno, di tratti che definiscono
dove i colori spingono a metere in primo piano un determinato colre e sullo sfondo un'altro.
Il secondo aspetto è la tecnica del tratto del pennello sulla tela. Nella modernità è materica, ci sono parti di un dipinto dove praticamente in alcuni punti è spesso, più di altri.
I pittori hanno fatto loro il concetto scientifico che noi non vediamo con gli occhi, ma con la mente.
Ho fato suonare un allarme a Urbino per vedere vicinissimo la pennellata di Raffaello per dipingere lo sguardo della "muta"
,fra l'altro vicino ad un Tiziano e la celeberrima fustigazione di Piero della Francesca (le fotografie non rendono come i dipinti dal vivo), ebbene c'è una perfezione dei particolari e dell'insime ,per cui sembrava dovesse uscire dal quadro.
Se voi vedete la natura morta di Caravaggio all'Ambrosiana di Milano, è perfetta.E'stata la prima natura morta e secondo il critico Zeri è un capolavoro assoluto. Se vedete le stesse nature morte, o le pennallate soprattutto nei primi decenni del Novecento, il tratto è spesso ed accennato. La scienza aveva insegnato che basta accennare con i colori un abbozzo di mela ad esempio, che la mente che osserva associa immediatamente questo frutto. I paradossi visivi le scale di Esker, ci insegnano le illusioni, le allusioni, e i giochi di associazioni mentali così cari anche alla psicologia.
Bravo paul11, hai toccato due temi a me cari e che sono esemplificativi della relazione tra Arte e Scienza.
Il tema della percezione visiva, centro, per esempio, della Gestalt, è un tipico esempio di teoria scientifica (in questo caso della psicologia) che ha avuto un impatto enorme anche in arte. La op art (per esempio Vasarely) e in Italia gruppo N, gruppo T, gruppo 0, gruppo MID hanno subito influssi e influenze dirette o indirette dagli scritti gestaltici e a volte dal rapporti diretto (in Italia) con Kanizsa. La teoria della Gestalt si è occupata di cosa è la forma, di cosa viene percepito come forma, ha postulato il principio che "L'insieme è più della somma delle sue parti" ovvero ha evidenziato che l'intero percettivo, nella dimensione psicologica umana, va inteso come fenomeno sovraordinato che organizza l'informazione (il materiale percettivo) e aggiunge contenuto (significato).
Un paio di esempi di disegni Geltaltici:

La percezione della forma della Gestalt merita un 3D specifico, per le sue implicazione e per le riflessioni anche filosofiche che comporta.

Il tema della teoria dei colori è a me estremamente caro, posso dichiararmi un esperto del tema e non è improbabile che in futuro concentri le mie riflessioni in qualche pubblicazione.
La teoria dei colori è stata il centro dell'antagonismo tra Scienza ed Arte sul tema della luce e del colore. Questo antagonismo in realtà venne aperto da Goethe quasi un secolo dopo la morte di Newton. Ancora oggi la teoria Newtoniana e la teoria di Goethe vengono viste come antagoniste e rappresentative di due modi di intendere i temi dell'ottica, della riflessione sulla luce e della natura, diametralmente diversi.

Parlando di teoria dei colori nell'Arte il contributo ritenuto oggi fondamentale è quello di Itten e della Bauhaus. In particolare l'elenco di Itten sui sette contrasti di colore è usato nelle accademie come base della pratica di uso del colore. Qui il mio contributo teorico, bastato su esperienze che ho vissuto in prima linea, grazie a ricerche paterne, può farsi originale: ne parlerò estesamente in futuro.
Quello che allo stato attuale della riflessione in questo 3D posso esporre è il fatto che la teoria dei colori attuale ( di derivazione artistica) si basa su due modelli tricromatici, la sintesi additiva e la sintesi sottrattiva ma oggi, questo modello, è solo parzialmente valido. Esiste un ambito percettivo molto preciso, quello legato ai fenomeni luminescenti solla luce ultravioletta che richiedono un adeguamento della teoria. In questo ambito non sono utilizzabili nell'esperienza pratica né la sintesi sottrattiva né quella additiva.

Esistono numerosi e diversi approcci al fare Arte, quello che mi è più vicino e che ho vissuto (da figlio di protagonista), è proprio quello che riavvicina l'intento di fare Arte a quello di fare Scienza. Arte e Scienza sono discipline oggi piuttosto distanti ma esistono delle sovrapposizioni importanti destinate ad ampliarsi.

Penso ad esempio alle forme d'arte che oggi vengono vista come avanguardia nelle accademie, l'arte del lighting, la video arte. La Scienza, attraverso le nuove tecnologie, mette a disposizione nuovi strumenti e l'Arte ne esplora e ne esplorerà in futuro le implicazioni e possibilità espressive.

Phil

Schivando la domanda, duplice, fondante ma abissale, su cosa si intenda per "arte" e "scienza", metterei a fuoco i due ambiti così: la scienza spiega fatti, mentre l'arte dispiega senso (ed entrambe impiegano una loro tecnica); la prima studia e conosce, la seconda rappresenta e comunica; l'una si adopera, l'altra è opera... o, semplificando, la differenza sta nello statuto della "falsificazione": per la scienza, significa una teoria-ipotesi smentita o un paradigma superato, mentre per l'arte si tratta di una riproduzione spuria dell'irriproducibile gesto originale (e qui il discorso arriva al bivio con il tema dell'avvento del digitale-virtuale come sublimazione-distillazione del  senso a discapito del medium che veicola il prodotto artistico; "prodotto", sia in senso poietico che in senso economico...).

Mi ricollego volentieri a questa distinzione:
Citazione di: maral il 15 Maggio 2016, 20:10:31 PM[...] direi più che altro che si tratta di una separazione che è venuta sempre più accentuandosi fino alla caricatura tra ricerca estetica e utilità tecnica, per cui l'arte è diventata puro ornamento e la scienza si è finalizzata al puro progetto tecnico funzionale. Per fortuna non sempre è così [...]

per considerare come anche il comun denominatore della utilità, rispecchi l'essenziale divergenza: l'utile della scienza è fattuale-applicativo (o teoricamente operativo, come per la fisica), l'utile dell'arte è edonistico-economico (arte che, se intesa visivamente, ma è bene ricordare che questa è solo una delle sue declinazioni, è sempre meno raffigurativa e sempre più "Rorschach": la sua essenza è ancora "il bello"? L'idea di "bello" è solo un abbellimento per quella di "arte"? L'arte si può emancipare dal "bello"?). Parimenti, la ricerca-sperimentazione scientifica ha finalità operative-gnoseologiche, mentre quella dell'arte è "ricerca" solo, squisitamente, in senso metaforico (e, eloquentemente, un ricercatore scientifico può essere sostiuito senza dover reimpostare il progetto di ricerca, mentre la ricerca estetica è ineludibilmente individuale e indelegabile).

Meriterebbero approfondimenti anche :
- la "nuova" forma di arte (o, almeno di arte postmoderna) delle performance, solitamente tipiche della musica, ma attualmente anche contaminate dalle arti visive (sottotitolo: "oltre l'installazione"; parodia: i "flash mob"), in cui l'arte si mostra accadendo, rifugiandosi dalla possibilità del falso e del furto nell'immanenza passeggera dell'evento (con le ben note conseguenze filosofico-commerciali)
- la "vecchia" forma di arte orientale di influenza taoista-buddista, in cui l'artista non è sempre il "genio ribelle" o il "visionario innovatore", ma spesso colui che segue una "via", parola su cui non basterebbe una tesi ad indagarne le poliedriche implicazioni (l'arte della calligrafia, l'arte dei giardini zen, etc...).


P.s. La tecnologia, in quanto "tecnica strumentale", credo sia su un altro piano, estremamente pertinente, rispetto ai due poli del dibattito: non la vedo "paggetto" della Scienza più di quanto non lo sia, soprattutto attualmente, delle Arti (il plurale è ormai d'obbligo...).

Lou

Eppure che la scienza spiegi i fatti presuppone una assunzione di senso. Io li vedo cosí effimeri i confini tra arte e scienza, un intreccio forse, dove la modellizzazione e razionalizzazione del reale da parte della scienza é  forma d'arte (un tantino demiurgica a dirla tutta - eresia  :-\ ) e dove la sostanza dell'arte é scienza dell'eccedente.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Phil

Citazione di: Lou il 20 Maggio 2016, 19:45:10 PMEppure che la scienza spiegi i fatti presuppone una assunzione di senso.
Più che un'assunzione direi che viene presupposto un senso, operando in fondo una sua dissimulata creazione (ma non in senso artistico, perché con altri fini, altri metodi e altri impieghi), un'imposizione-impostazione del senso, dopo che è stata progettata una pre-struttura pronta ad accoglierlo (sia essa il linguaggio in generale o un paradigma epistemologico). Di fronte alla forza di gravità, un extra-terrestre (alterità estrema!) formulerebbe un'altra spiegazione, usando la sua matematica (o magari un'altra forma di spiegazione che non usa nemmeno linguaggi numerici), ma di fatto il fenomeno da spiegare sarebbe il medesimo, pur dando adito a "scienze" e, magari, "sensi" differenti. Scherzando, si potrebbe riconoscere che ogni scienza è "universale" solo per la sua comunità, ma non per il resto dell'universo (senza dover per forza scomodare i marziani...).

Citazione di: Lou il 20 Maggio 2016, 19:45:10 PMla modellizzazione e razionalizzazione del reale da parte della scienza é forma d'arte (un tantino demiurgica a dirla tutta - eresia :-\ 
Infatti, la spiegazione è sempre non-necessaria, come l'arte (se non per chi decide di intraprenderla, in entrambi i casi), accessorio ornamentale di ciò che si spiega, quasi un vezzo con cui la ragione arricchisce l'esperienza dei vissuti, eppure incarnazione inevitabile di quella costitutiva capricciosa curiosità che ha dato avvio al pensiero speculativo. Che la scienza sia "l'arte di spiegare il reale" è una definizione artistica di "scienza", ma c'è anche una definizione scientifica di "arte"? Affiora un'asimmetria, ulteriore sintomo della essenziale differenza...

Citazione di: Lou il 20 Maggio 2016, 19:45:10 PMla sostanza dell'arte é scienza dell'eccedente.
Dopo millenni, la scienza e l'arte si definirebbero rispettivamente in modo "escludente" (banalizzando: "ricerca di verità" vs "produzione del bello"), e questa loro auto-identificazione fa ancora eco alla loro intima divergenza, rendendo ogni intersezione delle due uno "scambio culturale", ma senza confusione dei rispettivi orizzonti (anche se una, l'arte, può di diritto usare il vocabolario dell'altra per metafore, come hai fatto simpaticamente tu, mentre l'altra, la scienza, è incentrata sul proprio vocabolario a cui non concede deroghe o virtuosismi).

Lou

#13
Epppure una cornice concettuale servirá pur al marziano (giusto per riscomodare in ballo l'alteritá) per far scienza?
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Phil

Certamente, e sarà proprio la sua cornice concettuale a pre-impostare l'eventuale spiegazione (o, inversamente, ad andare in stallo); per questo cercavo di alludere a come la spiegazione non trovi il senso, ma lo "costruisca"; ovvero, il senso dello spiegato non pre-esiste alla spiegazione, perché la dimensione semantica (nell'accezione più vasta del termine) risiede nell'elaborazione razionale umana, non nella realtà. 
Ad esempio, tutta la problematizzazione del dualismo realtà corpuscolare vs ondulatoria, tutti i paradossi del "matematizzare la realtà" in genere, se non sbaglio, sono dovuti alla difficoltà nello spiegare qualcosa, non tanto all'oggetto da spiegare in sé (banalizzando: la luce non pone molti problemi "reali", almeno finché non decidiamo di riuscire a dare un senso alla sua natura-costituzione...).
Tuttavia, non credo che questa creazione di senso possa essere paragonata a quella dell'arte, proprio perché nella scienza il senso è tendenzialmente spiegazione, mentre in campo artistico è espressione, comunicazione ed esperienza estetica. 

P.s. Mi auguro di aver colto adeguatamente il senso della tua osservazione...

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