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Picasso e la creatività

Aperto da viator, 14 Maggio 2022, 17:29:41 PM

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viator

Salve. Mi sono da poco imbattuto in un commento dell'amico jacopus ed a me destinato, che qui sotto vorrei riportare (per estratto) e quindi commentare :



" Pensi per caso che Picasso non fosse in grado di replicare le Madonne di Leonardo? Per essere creativi, bisogna prima studiare e tanto".


Ovviamente, essendo io ignorante di quasi tutto, figuriamoci quale NON sia la mia formazione "artistica". Ma non me ne cruccio, avendo io dell'arte umana (la vera arte sta nella natura e la sua definizione è "il tramite tra l'immanenza e la trascendenza")...........dell'arte umana, dicevo, ho pessima opinione.


Figuratevi che la mia definizione di arte umana sarebbe "lo specchio autocelebrativo ed autoreferenziale della cultura umana"-


A parte ciò, non ho mai compreso il nesso (riguardante la cosiddetta "artisticità" in genere) tra gli studi da una parte e la creatività (l'originalità, la capacità di produrre il nuovo) dall'altra.


Lo studio è certo indispensabile per poter produrre sia il vecchio che il nuovo a livello pratico, tecnico, scientifico.........ma nell'"arte", la quale dovrebbe essere il regno del talento e della fantasia (certo, un minimo di uso delle mani occorrerà ben studiarlo quindi impararlo) ........


Venendo a Picasso, non dubito che, a livello pittorico tradizionale e manieristico (grazie magari anche a tanto studio – ecco a che serve lo studio nell'arte.........nell'imparare certe regole, quindi nell'imparare ad IMITARE) fosse un ottimo artigiano nonchè "artista" sia nel dipingere dal vero che nel dipingere Madonne. Ho intravisto alcune sue opere del genere (in riproduzione, ovviamente).


Disgraziatamente lui e tutti gli altri "artisti figurativi" che iniziarono ad operare quando la fotografia iniziò a diffondersi.........rimasero rapidamente "orfani" di committenti e mecenati. Che fare?.


Bisognava inventarsi del nuovo di cui la fotografia e la cinematografia non potessero appropiarsi !


Dal nulla, fu così che apparvero l'astrattismo, il cubismo, il furbismo culturale (complice la critica d'arte, la quale anch'essa andava a soffrire di stomaco vuoto).


Picasso, ottimo o magari supremo artigiano dell'immagine...........fu particolarmente furbo e fortunato nel riuscire a far passare il proprio lavoro "finalmente" "maturo" (accozzaglia di sgorbi privi di significato) come glorioso messaggio dei tempi "nuovi e progressistici".


Altro che "studiare sudando sette camicie" per diventare un "creativo" !! (Termine quest'ultimo che è diventato oggi quasi obbligatorio, nemmeno fosse collegato al prefisso dello smartphone !!). Saluti.




Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Tutti i grandi geni hanno avuto apprendistati senza i quali sarebbero rimasti nessuno. Un talento non coltivato vale meno di un non talento coltivato in qualsiasi sfera dell'arte, scienza, sport e cultura in generale. Nessuno nasce imparato. E imparando si impara pure a confrontare le proprie intuizioni con quelli che ci hanno ragionato prima di te, scoprendo sovrente che il tuo oro colato e soltanto ottone, di fronte al pensiero di chi aveva gli strumenti culturali adeguati per elaborare quell'intuizione o per affossarla.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

iano

#2
Credo che per essere creativi bisogna prima di tutto faticare, e dedicare a questa fatica la vita intera, e quindi bisogna essere convinti di volerlo fare.
Ciò che ti spinge a farlo deve superare la fatica, e giustificare la dedizione che occorre.
Non si crea dal nulla, ma ciò non comporta necessariamente di studiare, se non studiare come fare a tirare fuori quel che abbiamo dentro, che però non è un talento, ma ciò che condividiamo con tutti.
Lo scoglio da superare è di impegnarsi a dedicare la vita a qualcosa che per quanto possa attrarci non smette di apparai come futile.
Come diceva Michelangelo l'opera è già dentro il marmo.
Ognuno di noi questo lo può vedere. Ma dedicare la vita a tirarla fuori è un'altra storia.
Ma anche se non vi dedichiamo la vita, provarci, acquisire pratica, sentire la fatica che comporta, aiuta a comprendere le opere d'arte, ad apprezzarle. Diversamente non si potrà che avere un apprezzamento convenzionale per l'arte, di solito banalmente conservatrice.
Chi non pratica l'arte in essa non può che vedere l'arte della copia, ma il cosa si prova a copiare, ad esplicitare, non è alla luce del sole.
Bisogna che ci si sporchi un minimo le mani con l'arte, e chi non riesce a vedere nell'arte altro che futilità non l'ha mai fatto.
Bisogna farlo almeno quel tanto che ti consenta di acquisire una capacità di giudizio per giudicare vergognose le tue opere prime.
Si  tratta di portar fuori la nostra comune percezione che ci consente di vedere draghi nelle nuvole o bisonti nelle pieghe delle rocce.

Una fatica non da poco quindi : ''Si tratta di dar movimento alle montagne e di toglierlo alle nuvole .''
Ma nelle nuvole e nelle montagne si specchia ciò che è dentro di noi, e che può essere elaborato e scolpito una volta che lo abbiamo cavato.
E' un modo di restituire con riconoscenza alla realtà quel che essa ci ha donato.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''