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Percezione e Forma

Aperto da NiMo, 21 Dicembre 2019, 13:25:59 PM

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NiMo

Sull'amorfo

Come da una finestra d'osservazione si possono appercepire le oggettivazioni, sfaccettature di un panorama, abbinando l'oggettivazione netta alla struttura della parvenza semantica propria dell'introversione, il corrispondente morfologico-visivo di un certo momento-durata giacente su, o meglio impresso da, ciò che definiremo intuire come amorfo, è intervallato per focalizzazioni (o messe a fuoco), le quali adottano una possibile apparenza morfologica. La forma riconoscibile è infatti una relazione morfologico semantica tra il soggettivo e l'articolazione oggettuale dell'individuazione percettiva.


Il corrispondente morfologico, giacente su una certa posizione concepita, allenta i legami prescindibili del primo istante e si fa duttile sinolo causale dell'espressione casuale e, come la fantasia può operare in quanto sineddoche della coscienza, tale duttilità è espressione semantica impressa nel momento durata proprio della percezione metafisica del soggettivo.
La memoria formale su uno stesso piano spaziale specifica una delle possibilità morfologiche, mentre l'articolazione di differenti piani visivi può maturare un distacco dal sistema statico e sviluppare un'auto-formazione delle morfologie (come nella mutevole relazione dei dettagli o nella de-focalizzazione, ovvero nella posizione del fuoco visivo in prossimità o in lontananza rispetto al piano oggettuale).
La forma ed il significato attribuito sono determinati dalla presenza del significativo soggettivo ed il significante oggettuale, qui distinti come il professato ed il professante. Questi al pari del momento-durata si possono dire intervallati da semantiche simboliche subitanee.

Il linguaggio formale nella forma amorfa è quindi un adeguamento della soggettività impressiva alla possibilità semantica del simbolo, la quale giace o sul rapporto di significato, o sulla possibile pareidolia, o su entrambe le possibilità sovrapposte, o ancora sulla forma svincolata dal significativo - qual ultima possibilità incarnata nell'avvicendamento di forme private della speculazione della coscienza.


Soggetto 1 osservazione prima
Una lastra su cui ogni goccia lasciava impressa un'impronta. Muovendo lievemente lo sguardo si possono notare delle leggere alterazioni o ondulazioni del campo visivo della superficie. Cambiando piano focale, in questo caso allontanandolo, si verifica un lieve schiarirsi della sezione bassa del foglio, con una forma rettangolare nel centro. Concentrandomi nella porzione in basso a sinistra, defocalizzando piuttosto che indagando i dettagli, o viceversa, a seconda della funzione che andavo ricercando, ovvero far perdurare la forma ai fini della descrizione, un esporsi di una sezione percettivamente privilegiata descritta come un cerchio aperto innestato una forma toroidale che sorregge un cono sormontante una sfera. In altro caso a metà pagina un becco di un uccello che continua in una testa di drago, le cui nere sopracciglia si incurvano sopra la testa fino a formare corna, una delle quali si inserisce nella capigliatura di un viandante il cui mantello è formato dalle corrugazioni della fronte della bestia.

https://www.pitturiamo.com/it/quadro-moderno/focalization-1-xcm-189352.html

Come per le nuvole in movimento, le differenti focalizzazioni vengono sospinte all'oggettivazione da punti cardine più o meno evidenti e legati alla caducità della mimesi soggetto-oggetto. Come la mimesi può protrarsi nell'avvicendamento, tali cardini "durano" finché l'attenzione percettiva non è spostata su altri sinoli.


Le morfologie cambiano dunque al mutare del momento-durata del percettivo, il quale si affianca all'immaginario momentaneo del soggetto-oggetto. Come vettore di movimento morfologico può essere la dinamica sensoriale, in questo caso la vista, e più specificatamente la focalizzazione oggettuale di piani spaziali e/o forme congetturate, allo stesso modo a condurre le metamorfosi può proporsi qualunque estrinsecazione particolare dell'attimo presente proprio al soggetto, un richiamo di un'idea più o meno compenetrata, un tratto psicosomatico, una seconda percezione addizionata all'attenzione, come l'ascolto di musica o di un dialogo, un odore caratteristico etc.
Così l'essere amorfo si può rivelare nella suo eclettismo sia nel visivo, che nei generici rapporti analitico-relazionali di un soggetto-oggetto.
Nell'assenza della corrispondenza dei connotati biunivoci espressivi ed impressivi del presentarsi delle relazioni del soggetto oggettivante ed oggettivato il sinolo risulterà privilegiato di etimologie negative rispetto al momento-durata dell'armonia del soggettivo (o microcosmo identificativo).



Soggetto 2 osservazione prima
Riposo lo sguardo sull'intero inquadramento. Dapprima l'attenzione si concentra sulle zone più chiare, le quali incerte nella loro posizione, dominano quando una parte, quando il centro, sotto forma di differenti parvenze. Una volta ripreso il controllo della focalizzazione pare che gran parte di queste metamorfosi siano cessate. Perpetuando il dettaglio da segno a forma posso notare una sagoma centrale, poi altre, disposte a cerchio con una certa profondità prospettica, per poi visualizzare lo stesso simbolo del cerchio "levitare" a mezzo busto rispetto alle sagome più o meno umanoidi. Battendo più volte le palpebre per poi quietare l'occhio, un profilo di una testa che ricopre un terzo della pagina, a bocca aperta, sembra parlare ad un orecchio visto di scorcio, dal cui interno esce un tentacolo. Poco prima di cessare l'osservazione, una candela, bianca di cera e di luce, e nera di fiamma, questa con una sfera bianca al centro, proietta raggi di sfera come ombre, in mezzo allo spazio circoscritto.

https://www.pitturiamo.com/it/quadro-moderno/focalizations-2-xcm-179448.html

Soggetto 3 Osservazione prima
Al centro dell'immagine, sotto la metà orizzontale -un po' a destra- intravedo un volto austero, con occhi determinati ma riflessivi: lo associo a un capo guerriero dell'antica Grecia.
Quasi in fondo alla tavola, sulla destra, si configura una sorta di Totem -simile a quelli dell'Isola di Pasqua- con occhi che guardano in direzioni diverse, coordinati con due nasi e due bocche, una aperta e l'altra chiusa.
Con una diversa focalizzazione sparisce il guerriero e alla sinistra -ove prima era posizionato- vedo una testa di leone.
Con ulteriori diverse messe a fuoco spariscono vecchie visioni e ne emergono di nuove.
Sono tematiche che non ho approfondito, ma -con molta approssimazione- se ne potrebbe dedurre che le letture di queste immagini non solo sono fondamentalmente soggettive, ma che sono in funzione del particolare stato d'animo e delle diverse messe a fuoco di un medesimo soggetto che associa, dissocia, elabora e di nuovo associa, dissocia, rielabora...e "vede" cose diverse...



Per amorfo si deve intendere dunque ciò che è di mutevole oggettivazione.
Come la metamorfosi dell'oggettivazione è durevole o caduca a seconda dell'osservazione di piani morfologicamente incerti, la percezione di un detto "conosciuto" segue l'appartenenza dell'azione contemplativa del detto microcosmo, la quale si adagia o sulla precedente informazione o su un rapporto mutevole dell'oggettivazione animata dell'effettualità dell'esistenza nei suoi differenti piani oggettivanti ed oggettivati.
L'estrazione cosciente, se vogliamo dialogica, del rapporto (s)oggetto-oggetto, viene così rappresentata dalla percettività in relazione direzionale in ambo i versi dell'oggettivante ed dell'oggettivato, sgorganti nel momento-durata della reiterazione ciclica-spirale del microcosmo particolare. Il lato oggettuale dell'immagine può essere dunque tanto interno (come un ricordo o una fantasia immaginativa) quanto esterno.
Presupponendo una possibilità esperitiva del possibile microcosmo tendente all'infinità delle potenzialità dell'effettualità "oggettuali e soggettive", intuibile come un punto senza confini dalle infinite possibili centralità (queste non necessariamente concernenti tale totalità) il dialogo tra un (s)oggetto ed una forma può portare all'infinita presentarsi della particolarità, relazione postulata dalla verità reale nel momentaneo "apparente" della presenza delle generalità nelle loro estrinsecazioni.

viator

Salve NiMo, e benvenuto. Ho scorso (non letto compiutamente) il tuo intervento quanto basta per giudicarlo un MERAVIGLIOSO INTERVENTO LESSICALE.

Purtroppo non sono al'altezza (e tu sai che il non essere all'altezza può implicare sia lo stare al di sotto che lo stare al di sopra) di certe concettualità.

Ho visionato anche un paio di tue opere in PitturiAmo, trovandole non spregevoli, benchè la mia opinione complessiva circa la pittura mercantile dei nostri tempi sia veramente pessima. Comunque auguri per il tuo "ranking" e saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Phil

Citazione di: NiMo il 21 Dicembre 2019, 13:25:59 PM
La forma riconoscibile è infatti una relazione morfologico semantica tra il soggettivo e l'articolazione oggettuale dell'individuazione percettiva.
[...]
Il linguaggio formale nella forma amorfa è quindi un adeguamento della soggettività impressiva alla possibilità semantica del simbolo, la quale giace o sul rapporto di significato, o sulla possibile pareidolia, o su entrambe le possibilità sovrapposte, o ancora sulla forma svincolata dal significativo - qual ultima possibilità incarnata nell'avvicendamento di forme private della speculazione della coscienza.
[...]
Per amorfo si deve intendere dunque ciò che è di mutevole oggettivazione.
Come la metamorfosi dell'oggettivazione è durevole o caduca a seconda dell'osservazione di piani morfologicamente incerti, la percezione di un detto "conosciuto" segue l'appartenenza dell'azione contemplativa del detto microcosmo, la quale si adagia o sulla precedente informazione o su un rapporto mutevole dell'oggettivazione animata dell'effettualità dell'esistenza nei suoi differenti piani oggettivanti ed oggettivati.
L'estrazione cosciente, se vogliamo dialogica, del rapporto (s)oggetto-oggetto, viene così rappresentata dalla percettività in relazione direzionale in ambo i versi dell'oggettivante ed dell'oggettivato, sgorganti nel momento-durata della reiterazione ciclica-spirale del microcosmo particolare. Il lato oggettuale dell'immagine può essere dunque tanto interno (come un ricordo o una fantasia immaginativa) quanto esterno.
Presupponendo una possibilità esperitiva del possibile microcosmo tendente all'infinità delle potenzialità dell'effettualità "oggettuali e soggettive", intuibile come un punto senza confini dalle infinite possibili centralità (queste non necessariamente concernenti tale totalità) il dialogo tra un (s)oggetto ed una forma può portare all'infinita presentarsi della particolarità, relazione postulata dalla verità reale nel momentaneo "apparente" della presenza delle generalità nelle loro estrinsecazioni.
L'a-morfo è un concetto limite come altre «etimologie negative»(cit.) che ambiscono a negare le dimensioni imprescindibili per l'umano (in-finito, im-materiale, etc.) e che proprio per questo lo delimitano, quindi lo identificano, quindi lo con-formano a ciò che chiami «sinolo» (adescando Aristotele fuori dall'ontologia per installarlo nella semantica dell'estetica). Essendo l'amorfo un concetto limite, non consente al soggetto una totale esperienza del limite, ma il vissuto possibile si ferma entro la parzialità del lato interno del limite stesso; l'a-morfo è inaccessibile (l'uomo, "strutturalmente", assimila e conosce solo tramite ciò che può identificare come in-formazione), ma ci sono labili sintomi dell'accostarsi al suo limite: la meta-morfosi delle identità che affiorano e si deformano nella grafite, il polimorfismo delle figure che scandisce la polisemia dell'esperienza estetica, indicano l'approssimarsi asintotico (in stile Rorschach) al limite della forma.
Quanto più la forma oscilla, si sfalda, si ri-formula (o meglio, viene fatta oscillare, sfaldare, etc. dal climax dell'intenzionalità appercettiva del soggetto), tanto più la deformazione è sul punto indefinito (e minaccioso, quanto può esserlo un "suicidio indotto") di diventare caleidoscopica assenza. Assenza di segno e di significato che è nondimeno presenza di una forma marginale (abissale cornice di tale assenza): un foglio perfettamente bianco ha comunque una forma, pur essendo privo di segni e di significati (ammenoché, a guardar bene...).

Lou

#3
Il ruolo della facoltà dell'immaginazione, oltre ad essere quello riproduttivo, può esercitare ed esercita nel complesso processo relazionale e appercettivo - a parte (s)oggetto, un ruolo spiccatamente produttivo. Ma, forse, giá a livello percettivo, si insinua una componente attiva e non meramente ricettiva. In questi sensi l'amorfo non è che il substrato grezzo e materiale che apre e libera e, al medesimo tempo, limita il latente possibile.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche