La Venaria Reale e due arazzi vaticani

Aperto da doxa, 09 Aprile 2023, 16:53:39 PM

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A La Venaria Reale, vicino Torino, c'è  la mostra titolata: "All'ombra di Leonardo. Arazzi e cerimonie alla corte dei papi", aperta fino al 18 giugno prossimo.


Veduta dei giardini e degli edifici della reggia di Venaria Reale

In una delle "Sale delle arti" sono esposti due grandi arazzi, che rispettivamente rappresentano l'Ultima cena (che abbiamo vista dipinta da Leonardo da Vinci nell'ex convento dei Domenicani adiacente la basilica di Santa Maria delle Grazie, a Milano) e sulla destra (vedi la sottostante foto,  il dossale del baldacchino per il  papa Clemente VII (tuo corregionale, appartenente  alla famiglia de' Medici, che pontificò dal 1523 all'anno della sua morte, nel 1534).



Per semplificare la lettura descrivo i due  arazzi in modo distinto, nei successivi due post.

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#1


Questo arazzo con la raffigurazione dell'Ultima Cena venne realizzato tra il 1516 e il 1524, evoca  il dipinto di Leonardo da Vinci nell'ex refettorio del convento domenicano adiacente la basilica di Santa Maria delle Grazie, a Milano,  ma ci sono alcune differenze, la più evidente, sullo sfondo, ci sono  tre archi rinascimentali, oltre i quali s'intravede un paesaggio dominato da antiche rocche.

Il manufatto, sontuosamente realizzato in seta con fili d'oro e d'argento,  è completato con un bordo in velluto cremisi. Su tutta la bordura ci sono dei simboli sabaudi.

Nel 1533  fu donato dal re di Francia, Francesco I, al papa Clemente VII in occasione del matrimonio celebrato il 28 ottobre di quell'anno a Marsiglia tra la nipote del pontefice, Caterina de' Medici, ed Enrico di Valois, secondogenito del re di Francia, ed erede al trono.  Dopo il "Sacco di Roma" nel 1527 da parte dei Lanzichenecchi (soldati mercenari di fanteria)  inviati dall'imperatore Carlo V,  quelle nozze regali del 1533 sugellarono l'accordo tra Francia e papato, in chiave anti-asburgica.

Invece il  papa donò al re Francesco I un corno di cetaceo, fatto indorare dall'orafo Tobia da Camerino. L'oggetto venne presentato come un "corno di liocorno", ritenuto secondo un'antica tradizione un antidoto per proteggersi dal cibo avvelenato.

Nel passato, il Giovedì Santo questo arazzo veniva esposto in occasione del rito della lavanda dei piedi.

Invece durante la processione del Corpus Domini era affisso su una parete  nella "scala "regia",  che dalla Cappella Sistina conduce nella basilica di San Pietro.

Per tutelare questo grande telo il papa, Pio VI, che pontificò dal 1775 al 1799, anno della sua morte, ne  fece fare una copia per essere esposta al pubblico in alcune cerimonie.

Dal 1931 l'arazzo originale è conservato  nell'ottava sala della nuova Pinacoteca Vaticana, insieme ai capolavori raffaelleschi. 

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Questo arazzo esposto alla mostra è il dossale del baldacchino del pontefice Clemente VII.

Il sostantivo dossale deriva da "dorsale", indica il  ricamato telo (o altri materiali) usato nel passato per coprire la parte posteriore dell'altare nelle chiese cattoliche, ed anche la parte posteriore del baldacchino papale.

Questo dossale, e l'altro descritto nel precedente post, per  secoli  sono stati usati nelle più importanti cerimonie religiose  che si svolgevano  in occasione della Pasqua, in particolare la Coena Domini e la Lavanda dei piedi.
 
Pieter van Aelst, Bruxelles,  Musei Vaticani, Città del Vaticano.

L'autore di questo arazzo nel 1502 fu scelto come maestro arazziere alla corte di Filippo il Bello, padre del futuro imperatore Carlo V.

Nel 1515 papa Leone X  gli dette l'incarico di realizzare 11 arazzi per la Cappella Sistina. I disegni  preparatori su cartone furono realizzati da Raffaello Sanzio e dai suoi collaboratori, traendo ispirazione dagli Atti degli Apostoli.
Il pittore Barent van Orley sorvegliava l'esecuzione.

Gli arazzi furono realizzati  tra il 1517 e il 1520.

Nel 1530 circa  altri arazzi con scene della vita di Gesù furono commissionati a Pieter van Aelst dal pontefice Clemente VII. I disegni su cartoni furono elaborati da allievi di Raffaello Sanzio. 

Nella parte alta dell'arazzo sono raffigurati due angeli, uno per lato.
Più in basso, le allegorie di tre virtù: al centro, la virtù cardinale della Giustizia, ai  due lati, due virtù teologali:  la Fede e la Carità.

La Giustizia è raffigurata come una solenne figura femminile: è assisa, ha la  testa coronata, i piedi poggiati sopra il globo terrestre.

Guardando la foto: la donna  con il dito indice della mano sinistra indica un putto alato vicino la sua gamba sinistra: è un angelo,  sorregge un gladio (?). La spada simboleggia la legge.

Con la mano destra  regge la bilancia con i due piatti: la bilancia è strumento e simbolo di valutazione e  di giudizio:  del bene e del male, di ciò che è giusto e di ciò che è ingiusto.

Per sorreggere il peso della bilancia la personificazione della Giustizia viene aiutata dalla mano sinistra della Fede, anche questa in posizione seduta: con la mano destra sorregge lo stendardo con il simbolo delle "chiavi del cielo" dette anche "chiavi di San Pietro", antico segno della Chiesa universale. 

La base dell'asta è tra le zampe anteriori del leone, simbolo della forza ma anche simbolo di Cristo.
Dietro l'animale, sullo sfondo si vede un castello.

Nel paesaggio agreste c'è anche un altro leone sulla destra. Pure questo sorregge l'asta con lo stendardo che raffigura le "chiavi del regno dei cieli": sono incrociate  e simboleggiano la missione di Pietro e della Chiesa.

Sul fianco del drappo è simboleggiata la Carità, la giovane è seduta ed intenta ad allattare il figlio.

Nella religione cristiana la Carità simboleggia l'amore nei confronti di Dio e degli altri.

The end