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Il collezionista

Aperto da doxa, 01 Maggio 2021, 16:51:17 PM

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L'autore di questo dipinto è  il tedesco Johann Zoffany (1733 – 1810):

"Veduta della Tribuna degli Uffizi", 1776, olio su tela, Royal Collection Windsor.

La Royal Collection è la raccolta d'arte della famiglia reale britannica.  L'attuale proprietaria della collezione è la regina Elisabetta II; la collezione conta 7000 dipinti e 40000 acquerelli oltre a ceramiche, oggetti preziosi, tendaggi, arazzi, libri antichi.

La Royal Collection non è contenuta in un'unica sede, ma si trova sparsa in molte delle residenze reali britanniche, come Hampton Court Palace, Buckingham Palace e Windsor Castle. Alcune residenze sono aperte al pubblico con le loro gallerie, altre sono invece riservate alla famiglia reale. I dipinti conservati nella Royal Collection appartengono a diverse epoche, autori, generi e nazionalità.

Il dipinto di Johann Zoffany riproduce le opere esposte in quell'anno nella Tribuna, che è  una piccola galleria d'arte situata nella sezione nordorientale della  Galleria degli Uffizi, a Firenze.

Nella tela sono ritratte alcune note personalità dell'epoca. Per esempio, davanti al quadro della cosiddetta "Venere di Urbino", dipinta da Tiziano,  ci sono il pittore e antiquario Thomas Patch, in piedi, Felton Hervey, seduto, in conversazione con Sir John Taylor e Sir Horace Mann, residente a Firenze. Nel dipinto è ritratto anche  Pietro Bastianelli, curatore della Galleria degli Uffizi, mentre mostra la "Venere di Urbino" al collezionista John Gordon. 


Dopo aver ammirato questo  dipinto realizzato  dal tedesco Zoffany ho pensato alla figura del collezionista privato e la lucida "follia"  che lo attanaglia. Egli è scrupoloso e ingenuo, irrazionale e competitivo, individualista e curioso, dominato dalla frenesia di trovare il pezzo unico, s'impegna nella sua ricerca e quando  lo scova non sa resistere e lo acquista.

Spesso si pente, perché passa dall'irrazionalità all'ingenuità, ma non c'è nulla da fare, il collezionista desidera possedere tutto ciò che non ha. Si considera persona incompresa, ma chi si mostra interessato alla sua collezione si "apre" con fiducia  per descrivere il suo tesoro con affetto intenso.

Il complesso legame che lo unisce alla sua raccolta lo trattiene dal divulgare facilmente il suo hobby, di raccontare la sua soddisfazione nel compilare schede, catalogare, classificare. Chi colleziona ha una naturale predisposizione a salvaguardare e proteggere gli oggetti che possiede.

Le collezioni sono spesso ben organizzate ed esposte in modo attrattivo.

Comunque la pulsione  al possesso  non si manifesta  allo stesso modo nei collezionisti, però hanno caratteristiche riconoscibili e simili. Per essi le cose che conservano sono come figli, vanno protette, nascono e muoiono con loro. Con la fantasia immaginano di trattare con gli eredi o con estranei desiderosi di "adottarli".

Non ha importanza cosa si colleziona, la motivazione è la stessa: la ricerca dell'appagamento di un desiderio, quello di avere per sé un oggetto, o la volontà di acquistare un determinato manufatto per non farlo avere ad un concorrente.

Ipazia

Gli oggetti, pure quelli artistici, occupano spazio. Nelle arti plastiche si è già detto tutto, musica e letteratura del futuro saranno racchiusi in ultradense memorie elettroniche. Il collezionismo si ridurrà ad antiquariato. L'antico si allontanerà sempre più da un presente di oggetti effimeri e immateriali. Collezionabili entro memorie elettroniche riproducibili, perdendone l'esclusività.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

doxa

Buonasera Ipazia, infatti il dipinto fa pensare all'horror vacui.  :D

doxa

Ipazia, a proposito di arte,  in quest'ambito, specie nella pittura, ci sono "vecchie volpi" che non sono coinvolte dalla "follia" del dilettante allo sbaraglio ma dal proprio tornaconto economico.

Spesso usano la propria competenza per acquistare con lungimiranza opere di autori sconosciuti o quasi, perché ipotizzano che in seguito diventeranno famosi o le loro opere saliranno di prezzo.

Di solito non acquistano quadri per desiderio di possederli ma per rivenderli e trarne un guadagno.


Poi, anche loro, giungono al tramonto della loro vita, e quello che non riescono a vendere lo donano a musei e gallerie d'arte.

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Giovanni Paolo Panini (1691 – 1765), "Galleria del cardinale Silvio Valenti Gonzaga", 1749, Wadsworth Atheneum di Hartford, nel Connecticut (U.S.A.).

Questo dipinto  evidenzia la passione collezionistica del  prelato. Pochi anni dopo la morte del cardinale, avvenuta nel 1756, l'imponente quadreria costruita nel corso di tutta la vita venne successivamente  venduta e dispersa in musei e collezioni private.