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Eterno femminino

Aperto da doxa, 27 Gennaio 2024, 15:12:19 PM

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doxa

Cos'è per voi l'eterno femminino ?

Io lo considero una desueta locuzione ideata da Johann Wolfgang Goethe.

La frase è nel suo dramma letterario titolato "Faust", pubblicato nel 1808. Per questo suo racconto lo scrittore tedesco trasse ispirazione da testi precedenti di altri autori.

Secondo Goethe "L'eterno femminino è un principio che, secondo una logica essenzialista (l'essenzialismo è un ramo della filosofia) concepisce la femminilità come guida immutabile del desiderio maschile verso la trascendenza".

Questa era la sua opinione, poco o per nulla condivisibile nel nostro tempo, neanche dalle "femministe".


Immaginaria dimora del dottor Faust nel Palazzo Mladotovský, Praga
 
Il "Doktor Faustus" (in forma abbreviata Faust), alchimista, scoraggiato dalle sue sperimentazioni deludenti, invoca il diavolo, rappresentato da Mefistofele. Questo gli si presenta offrendogli i suoi servigi per 24 anni per consentirgli la conoscenza. In cambio vuole la sua anima. Faust accetta il "patto scellerato", però chiede al demonio di aiutarlo a far innamorare di lui la giovane Margherita, con finale tragico per la ragazza.

Nel V atto, nel momento conclusivo della redenzione di Faust, il cui spirito viene assunto in cielo, Goethe dice: "Das Ewig-Weibliche zieht uns hinan": "L'eterno femminino ci trae in alto".

Dal chorus mysticus finale:

"Tutto l'effimero è solo un Simbolo.
L'Inattuabile si compie qua.
Qui l'Ineffabile è Realtà.
Ci trae, superno verso l'Empireo
il Femineo eterno".

L'eterno femminino ci attrae verso il cielo empireo (sede dei beati), secondo Goethe.
 

Paul Cézanne, L'eterno femminino, 1877 circa, olio su tela, J. Paul Getty Museum, Los Angeles.

Questo pictor "impressionista" ha ambientato la scena in un interno (accennato sul lato sinistro dalla presenza di un vaso con fiori su un tavolo), nel contempo è anche un ambiente esterno: la donna troneggia su un letto sormontato da un baldacchino. Intorno ci sono persone.

Di fronte a lei, di spalle, c'è un vescovo: sul capo ha la mitria con le stole laterali, indossa il piviale di colore rosso, regge il pastorale.

Sulla destra due uomini suonano la tromba chiarina. Più in alto, vicino al margine del baldacchino, Cezanne si è rappresentato mentre dipinge una tela poggiata su un cavalletto.

segue

doxa

Nel precedente post ho scritto:

CitazioneSecondo Goethe "L'eterno femminino è un principio che, secondo una logica essenzialista (l'essenzialismo è un ramo della filosofia) concepisce la femminilità come guida immutabile del desiderio maschile verso la trascendenza".
Se quanto asserisce Goethe è vero, allora la visione beatifica della Vergine Maria a Dante in conclusione della "Commedia" è un esempio dell'eterno femminino, o sbaglio ?
 
Nel secondo Canto dell'Inferno Maria, pur non nominata, è virtualmente presente quando Beatrice racconta a Virgilio di come una donna gentil in Cielo si sia rivolta a santa Lucia, la quale sollecitò a sua volta Beatrice a soccorrere Dante (versi 70 – 81)
 
I' son Beatrice che ti faccio andare; 
vegno del loco ove tornar disio; 
amor mi mosse, che mi fa parlare.                               

Quando sarò dinanzi al segnor mio, 
di te mi loderò sovente a lui". 
Tacette allora, e poi comincia' io:                                  

"O donna di virtù, sola per cui 
l'umana spezie eccede ogne contento 
di quel ciel c'ha minor li cerchi sui,                               

tanto m'aggrada il tuo comandamento, 
che l'ubidir, se già fosse, m'è tardi;               
più non t'è uo' ch'aprirmi il tuo talento.  
 
Nel Paradiso Maria, più volte invocata, compare nel Canto XXIII  come luce sfolgorante.
E' il Canto nel quale San Bernardo rivolge a Maria la famosa preghiera.
 
E Gabriele D'Annunzio nel romanzo "Il Piacere"  fa dire ad Andrea Sperelli rivolto ad Elena Muti:

"Credete voi che ci sia più nobiltà d'animo e di arte ad immaginare in una sola unica donna tutto l'Eterno feminino, oppure che un uomo di spiriti sottili ed intensi debba percorrere tutte le labbra che passano, come le note d'un clavicembalo, finché trovi l'Ut gaudioso?"
 
Per concludere questo post vi offro la visione di un gruppo scultoreo realizzato dallo spagnolo
 Miguel Blay (1866 – 1936).

 

 
Miguel Blay, The blossoming of love (La fioritura dell'amore), marmo, 1905, Museo del Prado, Madrid.

doxa

L'eterno femminino è considerato un principio filosofico, per la psicologia è un archetipo.
 
 Nell'ambito della filosofia il principio allude all'origine (sostanza primordiale) di tutte le cose. E il ramo filosofico definito "essenzialismo" cerca l'essenza, i princìpi essenziali della conoscenza.
 
 Il filosofo Platone postulò che l'essenza delle cose sensibili è nella loro origine, ogni persona o cosa ha un'essenza che è fissa e la rende ciò che è.
 
 Da quell'opinione platonica deriva in modo indiretto l'essenzialismo di genere, una vetusta teoria basata sulle differenze anatomiche tra i sessi, maschi e femmine, solo due generi distinti da caratteristiche immutabili, non possono essere alterate perché innate. La dicotomia allinea sesso biologico e identità di genere. Gli individui sono tenuti ad acquisire ruoli di genere statici e prestabiliti. Qualsiasi differenziazione non è contemplata.
 
 L' eterno femminino considerato come principio filosofico dell'essenzialismo di genere idealizza un concetto immutabile di donna.
 
 Ma il genere, che cos'è? Secondo la "Società italiana di psicoterapia per lo studio delle identità sessuali" 
il genere è: "l'insieme delle differenze tra uomini e donne, che ogni società costruisce basandosi sulla propria concezione delle differenze tra corpo maschile e femminile. Tali differenze consistono in tutti quei processi – psichici, interpersonali, comportamentali e di presentazione di sé – con i quali le società trasformano i corpi sessuati (maschio/femmina/intersessuale) in identità personali socialmente riconosciute (uomo/donna) e organizzano la divisione dei ruoli e dei compiti tra donne e uomini, differenziandoli dal punto di vista sociale l'uno dall'altra".
 
 Quindi il "genere" è un elemento non definitivo, di tipo socio-culturale, dipendente dalle interpretazioni e dai significati elaborati dal contesto sociale di riferimento. I ruoli di maschio o femmina si apprendono, adeguandoci ai condizionamenti e alle richieste del nostro ambiente culturale e imparando a riconoscere le informazioni e le indicazioni sociali relative a ciò che si intende generalmente per "maschio" e "femmina". L'interzona tra il maschile e il femminile, che comprende altre identità, come l'omosessualità, non viene considerata, con conseguenze nefaste, come l'omofobia, la discriminazione, la violenza verbale e fisica nei confronti delle persone che appaiono "diverse" rispetto alla cosiddetta "norma".


Voi che ne pensate ?

doxa

#3
Nel precedente post ho scritto che nell'ambito della psicologia l'eterno femminino è considerato un archetipo.

 Cos'è l'archetipo ? Questo sostantivo deriva dal latino archetypum, che a sua volta discende dal greco antico archétypon: parola composta da "àrche" (= inizio, principio) + "-typon" (= modello). Significa quindi "primo esemplare, modello originario.
 
 I primi filosofi greci si dedicarono a cercare l'origine e la natura dell'universo: l'arché (= principio, origine): è la forza primigenia che domina il mondo, da cui tutto proviene e a cui tutto tornerà.
 
 L'antico filosofo presocratico Anassimandro (610 a. C. circa – 546 a. C. circa) considerò l'arché un principio astratto, indefinito, l'apeiron: ciò che non ha definizione, che non ha forma o precisa determinazione. In altre parole, l'apeiron è la condizione primordiale, tutti gli elementi non sono ancora distinti e condividono uno stesso stato indefinito e imprecisato.
 
 Nell'ambito della psicoanalisi, per Carl Gustav Jung (1875 – 1961) e altri autori (James Hillman ed Erich Neumann) gli archetipi sono schemi universali, presenti in culture e tempi diversi. Compaiono nei miti, nelle religioni, ma anche nei sogni; formano categorie simboliche che strutturano culture e mentalità, sono innati e orientano gli individui.
 
 "
Gli archetipi sono come i letti dei fiumi abbandonati dall'acqua, che però possono nuovamente accoglierla dopo un certo tempo. Un archetipo è simile a una gola di montagna in cui la corrente della vita si sia lungamente riversata: quanto più ha scavato questo letto, quanto più ha conservato questa direzione, tanto più è probabile che, presto o tardi, essa vi ritorni" (Carl Gustav Jung, "Aspetti del dramma contemporaneo").
 
 Jung credeva che gli individui avessero sia l'inconscio personale (che Freud enfatizzò nella sua teoria psicoanalitica) sia l'inconscio collettivo, che ha un ruolo formativo nello sviluppo psicologico dell'individuo.
 
 Mentre l'inconscio personale è composto da esperienze represse e dimenticate, uniche per ogni individuo, l'inconscio collettivo è universale e condiviso. Non si sviluppa individualmente ma viene ereditato, contenendo la saggezza e la memoria di tutte le esperienze umane nel corso del tempo.
 
 Per quanto mi riguarda la teoria dell'inconscio collettivo non mi convince. Prima ci dicono che quando nasciamo psicologicamente siamo "tabula rasa" poi ci vogliono convincere che siamo portatori di ancestrali categorie simboliche.


 

 


Ipazia

Anassimandro è il più sottile degli antichi pensatori dell'archè, sia metafisicamente, e in un certo senso pure fisicamente, insuperato: l'origine è in-definita, a-peiron. Ed è meglio sia così per tutti, altrimenti i figli di dei maggiori e minori si sprecherebbero. Già oggi, ma solo come millantato credito, funziona così. Figurarsi se il credito fosse reale. Al massimo possiamo dire, con Anassimandro, che ognuno, in perfetto egualitarismo, deve pagare il filo che gli è dato a credito per tessere la sua vita.

Totò chiama la recisione del filo e della tessitura: "livella".

L'eterno femminino che ci azzecca ? E l'archetipo ?

L'eterno femminino è un sogno romantico che nasce con l'amor cortese e muore col romanticismo. D'Annunzio gli è già oltre, proiettato nella modernità. Gli antichi, da Platone a Paolo a Maometto se ne impippavano ed anzi lo vedevano come un eterno luciferino, comunque di rango inferiore. Oggi il concetto non va oltre l'idea di una vagina grande come una piscina olimpionica in cui affogare, illusoriamente, il disagio della civiltà.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

doxa

Ipazia ha scritto

CitazioneL'eterno femminino che ci azzecca ? E l'archetipo ?

Grazie Ipazia per il tuo contributo, sempre gradito.

Ho letto che l'eterno femminino è considerato un principio filosofico e  per la psicologia è un archetipo. Secondo te è una baggianata ? Io non lo so ! Ho bisogno del vostro sapere  per  la conferma o meno.

Per te cos'è l'eterno femminino ?

Per me è inesistente.  Se Goethe  indirettamente lo intendeva come amplesso (?) può essere raffigurato da questo gruppo scultoreo del famoso Auguste Rodin ?



Auguste Rodin, "Eternal idol" (L'eterno idolo), scultura in marmo, 1889, Museo Rodin, Parigi

L'artista si distacca dall'idealismo greco e dalla bellezza decorativa barocca per interpretare, in questa come nelle altre sue opere, le emozioni dei soggetti attraverso i dettagli, le superfici lavorate, i giochi d'ombra.

La grezza roccia sulla quale sono poggiati i corpi levigati dei due amanti è scalfita dallo scalpello; tale lavorazione evoca Michelangelo Buonarroti e la sua scelta del "non finito".

Eternal Idol presenta una coppia nuda. Lei è un po' sollevata dalla roccia sulla quale è inginocchiata. Ha le gambe divaricate per fare spazio al corpo dell'amante, che ha le braccia congiunte dietro la schiena ed è in ginocchio davanti a lei intento a baciarla sotto il seno.


La donna ha gli occhi chiusi, sembra concentrata sul piacere corporeo; con le dita della mano destra si tocca le dita del piede destro, invece con le dita della mano sinistra tocca l'avanbraccio del partner.

L'ineffabile e mordace giornalista Roberto Gervaso scrisse questo aforisma: "Niente, con il passare degli anni, è più caduco dell'eterno femminino".