Dramma reale, tragedia virtuale forse reale: lo sguardo della poesia simbolista.

Aperto da PhyroSphera, 02 Dicembre 2024, 02:07:12 AM

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PhyroSphera

[Ricorrerò a un accostamento forse impietoso per questa nuova riflessione (la si giudichi pure un poco stramba, non m'importa), ma i contrasti erano la giusta norma quando la civiltà moriva, durante il Medio Evo, e i messia portavano la salvezza trasgredendo un senso civico fattosi impedimento, peso capace di bloccare il cammino anche senza schiavitù.]


Poco fa inviavo questo mio commento a un articolo sulla presunta (presunta dall'autore dell'articolo, non da me) tragicità della vita, su Dio e l'ateismo filosofico:

| L'articolista si rapporta agli 'atei filosofici' senza avvedersi di cosa si possa trattare. Può essere una strategia per evitare Dio con l'apertura di orizzonti sempre diversi o una tattica per starne meno lontano cercando una via di saggezza e un oltre. Cercare di non farsi smentire da questa ambiguità è come chiedere a un animale anfibio di fare una scelta definitiva tra terra e acqua.
Per questo il discorso dell'articolista è alterato ma ha pure un potere alterante, perché egli non vive la sua situazione nella percezione dell'esistenza di ciò che può ingannarlo e l'illude. Come quando si sta per bere un bicchiere di amaro senza saperlo, temendo l'amarezza di un incontro che non avverrà mai veramente o avverrà diversamente...|

L'articolo è visibile a questo link: 
https://www.settimananews.it/cultura/trinita-incarnazione-lettura-filosofica/#comment-122788

Io decidevo di farla breve e di offrire solo un inizio di riflessione, perché mi risulta che sul sito potrebbero già aver usato censura ai miei danni.
Cos'altro si poteva dire? Una cosa semplicissima, per chi disponibile a capire, è questa: è reale la drammaticità dell'esistere, virtuale un centro tragico dell'esistenza. A differenza di come pensa l'articolista, l'intervento di Dio in Cristo accade proprio nella singolarità. Ciò che del soprannaturale è vissuto nel naturale, non rivela. La tragedia centrale è sempre evitata, ma questo non esclude... tragedie periferiche, da evitare prendendo le proprie responsabilità!
L'articolo presenta quindi - nonostante l'illusione del suo autore - un 'cristianesimo in versione inutile' che lascia senza risposta l'alternativa del dramma. Questa reca la possibilità di un'altra tragedia, non virtuale ma reale. Mi sta in mente la terribile invocazione di Ch. Baudelaire alla fine del suo 'Viaggio': il ricorso alla morte, varcando la soglia di una incertezza non illusoria, per una autentica scelta di destino, ma sotto il segno della maledizione:

Verse-nous ton poison pour qu'il nous réconforte! 
Nous voulons, tant ce feu nous brûle le cerveau, 
Plonger au fond du gouffre, Enfer ou Ciel, qu'importe? 
Au fond de l'Inconnu pour trouver du nouveau!

L'Autore lasciava scegliere ad altri il titolo del libro comprendente questi versi, "Les Fleurs du mal", I fiori del male [1861].
Faccio seguire una mia traduzione - non di getto e, spero anzi ritengo, barbaramente soltanto non anche pedestramente:

'Versaci la pozione, perché ci riconforti!
Noi vogliamo, col fuoco che brucia nel cervello,
Piombare nell'abisso, qui o Lassù non importi!
Dentro l'Ignoto, in cerca d'uno scopo novello!'

Quanto diversa la vicenda del poeta che da vero dio - come disse di lui il 'collega' A. Rimbaud - passava attraverso l'inferno del mondo con l'astuzia della spia al servizio di un nuovo Stato, come un fantasma, prestando solo l'intelletto alle seduzioni demoniache, concedendo solo il suo sguardo gelido e assieme appassionato al vuoto dell'esistenza e col sentimento sempre nella pienezza della vita... quanto diversa dunque tale vicenda dall'altra di chi, impiegato nei mass-media, il proprio intelletto lo devolve a una società oramai con un piede già nella tomba.


NOTA
I versi da me pubblicati oggi sono dei veri e propri "martelliani" (oggetto letterario in realtà misterioso, che io sappia), e come tutti i veri martelliani sono "non ortodossi". Non doppi settenari organizzati con la scrittura in 'stile martelliano'.

N.B.
Ho scritto un'oretta fa' -o forse più- questo messaggio, l'ho potuto inviare solo ora (ho omesso gran parte della informazione sulla metrica, suppongo non sia pertinente in questa sede).


MAURO PASTORE

Visechi

Verse-nous ton poison pour qu'il nous réconforte! 

Versaci la pozione, perché ci riconforti!


Versaci il VELENO...

Poison va reso con veleno. Pozione è potion.


Perché utilizzi pozione in luogo di veleno?
Il resto ad altra occasione...

PhyroSphera

Citazione di: Visechi il 02 Dicembre 2024, 22:10:58 PMVerse-nous ton poison pour qu'il nous réconforte!

Versaci la pozione, perché ci riconforti!


Versaci il VELENO...

Poison va reso con veleno. Pozione è potion.


Perché utilizzi pozione in luogo di veleno?
Il resto ad altra occasione...
Non sai cosa è la traduzione di una poesia. Non si può restare fedeli, inoltre in poesia le parole si usano diversamente. Ancora: in italiano, in specie quello letterario, la parola "pozione" si usa anche per dire "veleno".
"Visechi" dovrebbe usare attenzione diversamente. Ciò che non capisce, dovrebbe lasciarlo perdere. Così si fa in filosofia, nei casi in cui lui si mette.

MAURO PASTORE

Visechi

Citazione di: PhyroSphera il 04 Dicembre 2024, 20:18:35 PMNon sai cosa è la traduzione di una poesia. Non si può restare fedeli, inoltre in poesia le parole si usano diversamente. Ancora: in italiano, in specie quello letterario, la parola "pozione" si usa anche per dire "veleno".
"Visechi" dovrebbe usare attenzione diversamente. Ciò che non capisce, dovrebbe lasciarlo perdere. Così si fa in filosofia, nei casi in cui lui si mette.

MAURO PASTORE
Quanto isterismo, come mai?
Utilizzando l'inappropriato vocabolo 'pozione' in luogo di 'veleno' gli muti arbitrariamente il senso (ci può anche stare). Ad ogni buon conto, ho solo domandato la ragione di questo tuo volontario svarione, nient'altro. 

Visechi

Citazione di: Visechi il 02 Dicembre 2024, 22:10:58 PMVerse-nous ton poison pour qu'il nous réconforte!

Versaci la pozione, perché ci riconforti!
Versaci il tuo miele perché ci riconforti!

anche questa è una traduzione, tutto va bene per messieur.

PhyroSphera

Citazione di: Visechi il 04 Dicembre 2024, 21:53:03 PMVersaci il tuo miele perché ci riconforti!

anche questa è una traduzione, tutto va bene per messieur.


Questa sarebbe una versione, non una traduzione, perché volendo tentare di replicare l'arte dell'Autore si dovrebbe usare sarcasmo. Se ci scrivi "miele" ci devi mettere il sarcasmo o altrimenti non puoi sperare di restare nel messaggio originale.

/ Mi ero alterato nel mio messaggio di risposta a 'Visechi' per dei motivi seri, perché in alcuni ambienti profittano dei discorsi sulla poesia per contrabbandare sciocchezze.
Quindi la dissezione 'psicoanalitica' fatta da Visechi (non solo in questa discussione) è del tutto sbagliata. Non bisogna presumere di sapere i fatti solo per un calcolo psicologico, peraltro soggettivo, su delle associazioni, quindi non bisogna credere di intendere i fatti sulla base di questo calcolo (errore doppio!), infine non bisogna istituire un nefasto gioco di rimandi, un ping pong con la pallina avvelenata per così dire, tra astrazione isolata dall'evento reale e simulazione sbagliata dell'evento stesso.
C'è chi è morto per questa presuntuosa saccenteria, essa alberga nelle Sanità del mondo dove sono impiegate morfina (per analgesico, teoricamente) e veleni (con funzione anticancro, teoricamente) e in mezzo a tanta falsa psicologia e inganni antipsicologici. Lo stesso poeta Charles Baudelaire era stato maltrattato, trattato da morto quando era ancora vivo e non si fu certi che non avessero inventato qualcosa circa la sua dipartita dal mondo. La sua raccolta di poesie è demonologica, cioè va valutata con prudenza nei confronti delle insidie del mondo anche se l'Autore era spregiudicato e ardito. Dispiace che la cultura come pure le sanità sono ipnotizzate dalla dimensione neurologica degli scritti di Freud e ignari che essi non offrono da sé stessi niente di buono alla vera comprensione psicologica. Nella Francia di Ch. Baudelaire impazzavano le teoresi, non vere teorie e neanche scientifiche, degli eredi della fantasia illuministica (non proprio: illuminista) dell'homme-machine e Freud in Austria era soltanto uno di quelli che si era spuntata l'ingiusta arma. Certo era un ricercatore interdisciplinare geniale, un vero uomo di scienza, ma spesso e fino in ultimo ribelle al proprio còmpito, assegnatogli dalla psichiatria. Le sue intellezioni senza un'altra, esterna inquadratura, sono mefistofeliche e per nulla sane. Tale pessimo spirito - certo Goethe non lo aveva accolto, altrimenti non sarebbe stato l'Autore del Faust - non cessa di dimorare e diffondersi nei discorsi sull'arte e in verità un po' dovunque: da Sofocle, passando anche per Baudelaire.


MAURO PASTORE

Visechi

Citazione di: PhyroSphera il 05 Febbraio 2025, 13:07:56 PMQuesta sarebbe una versione, non una traduzione, perché volendo tentare di replicare l'arte dell'Autore si dovrebbe usare sarcasmo. Se ci scrivi "miele" ci devi mettere il sarcasmo o altrimenti non puoi sperare di restare nel messaggio originale.

/ Mi ero alterato nel mio messaggio di risposta a 'Visechi' per dei motivi seri, perché in alcuni ambienti profittano dei discorsi sulla poesia per contrabbandare sciocchezze.
Quindi la dissezione 'psicoanalitica' fatta da Visechi (non solo in questa discussione) è del tutto sbagliata. Non bisogna presumere di sapere i fatti solo per un calcolo psicologico, peraltro soggettivo, su delle associazioni, quindi non bisogna credere di intendere i fatti sulla base di questo calcolo (errore doppio!), infine non bisogna istituire un nefasto gioco di rimandi, un ping pong con la pallina avvelenata per così dire, tra astrazione isolata dall'evento reale e simulazione sbagliata dell'evento stesso.
C'è chi è morto per questa presuntuosa saccenteria, essa alberga nelle Sanità del mondo dove sono impiegate morfina (per analgesico, teoricamente) e veleni (con funzione anticancro, teoricamente) e in mezzo a tanta falsa psicologia e inganni antipsicologici. Lo stesso poeta Charles Baudelaire era stato maltrattato, trattato da morto quando era ancora vivo e non si fu certi che non avessero inventato qualcosa circa la sua dipartita dal mondo. La sua raccolta di poesie è demonologica, cioè va valutata con prudenza nei confronti delle insidie del mondo anche se l'Autore era spregiudicato e ardito. Dispiace che la cultura come pure le sanità sono ipnotizzate dalla dimensione neurologica degli scritti di Freud e ignari che essi non offrono da sé stessi niente di buono alla vera comprensione psicologica. Nella Francia di Ch. Baudelaire impazzavano le teoresi, non vere teorie e neanche scientifiche, degli eredi della fantasia illuministica (non proprio: illuminista) dell'homme-machine e Freud in Austria era soltanto uno di quelli che si era spuntata l'ingiusta arma. Certo era un ricercatore interdisciplinare geniale, un vero uomo di scienza, ma spesso e fino in ultimo ribelle al proprio còmpito, assegnatogli dalla psichiatria. Le sue intellezioni senza un'altra, esterna inquadratura, sono mefistofeliche e per nulla sane. Tale pessimo spirito - certo Goethe non lo aveva accolto, altrimenti non sarebbe stato l'Autore del Faust - non cessa di dimorare e diffondersi nei discorsi sull'arte e in verità un po' dovunque: da Sofocle, passando anche per Baudelaire.


MAURO PASTORE
Sei davvero strepitoso, un vero esempio... da rifiutare:
Scrivi idiozie facendole passare per interpretazioni; ti viene mostrato quanto la tua interpretazione annacqui e svilisca il significato attribuito al componimento dal suo autore, e, piuttosto che riconoscere lo stupro perpetrato, invochi Freud, psicoanalisi, cretinate varie. Ma non sarebbe stato più semplice ed onesto riconoscere lo svarione, l'incompetenza e l'idiozia. No! Imperterrito e pervicace permani nello stupro.
Contento tu.

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