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Cos'è per voi l'arte?

Aperto da Apeiron, 31 Luglio 2017, 00:15:38 AM

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Apeiron

Oggi stavo meditando su cosa sia l'arte, finchè ho avuto un'intuizione. Dopo che io e L. abbiamo fatto "partire" l'inno alla Gioia di Beethoven, l'Halleluyah di Messiah e "Thus Spake Zarathustra" di Strauss mi è balzata in mente quest'idea: l'arte per essere tale non deve avere particolari contenuti o forme. Mesi fa avevo provocatoriamente citato lo Zhuangzi secondo il quale il Tao (l'Assoluto) si trova anche negli... escrementi (capitolo 22). Vedete qual è il problema: forme e contenuti sono in realtà solo il mezzo di cui si serve l'arte. No... l'arte non è di un tipo o di un altro tipo: non possiamo dire che l'arte classica è la vera arte o l'arte indù è la vera arte. NO... l'arte è ciò che crea in noi ispirazione. Ecco cos'è l'arte: ispirazione. E l'opera d'arte è ciò che ispira l'osservatore. Il genio artistico è colui che è propenso all'ispirazione quando vede le opere altrui e colui che sa ispirare con le proprie opere (il critico d'arte per essere tale deve essere solo ispirato). Quindi ecco che con questa definizione l'arte si trova nella pittura, nella scultura, nella musica, nella scrittura, nella filosofia, nella matematica, nella scienza... ma anche nella vita di tutti i giorni, nelle piccole cose quotidiane (lo Zhaung-zi d'altronde ci dice che il Tao lo possiamo trovare anche nella...  ;D ). Anche questa idea la reputo alquanto folle, eppure NESSUNA definizione di arte finora letta mi ha mai soddisfatto e questa devo dire che è la prima che mi soddisfa.

Ma cos'è l'ispirazione? Ne vedo di vari tipi, per esempio: 1) l'ispirazione del senso del bello ( l'io per un istante diventa per un istante un soggetto contemplativo - dimenticandosi del resto - e ammiriamo l'oggetto in questione), 2) l'ispirazione del senso del sublime (confrontiamo noi stessi per contemplare qualcosa molto "più grande/potente" di noi... da notare che a differenza del bello può essere un'esperienza non proprio piacevole), 3) l'ispirazione del senso del "mono no ware" (termine giapponese che indica un senso di ammirazione della bellezza di una cosa transiente, unita ad una forte consapevolezza della transienza di tale bellezza - contiene la nostra sensazione del "nostalgico") 4) l'ispirazione che induce in noi una sorta di ossessione o che ci fa produrre idee (cosa che può essere dovuta alla visione di un'opera d'arte ma può venire dal nulla) 5) l'ispirazione di un senso di estrema paura (tipo il samvega buddista che è stato definito lo "shock estetico" che abbiamo quando con la visione cosmica vediamo e comprendiamo la realtà del dolore, della morte ecc) 6) l'ispirazione di un senso di pace (in questo caso è come se la nostra mente si fermi e raggiunge la pace perdendo ogni preoccupazione individuale - se questo fosse uno stato incondizionato potrebbe somigliare al nirvana) 7) di libertà ecc   

Cos'è per voi l'arte?
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Angelo Cannata

Mi sembra che corri il rischio di spiegare obscura per obscuriora, cioè idee oscure attraverso idee di cui non ti accorgi che sono ancora più oscure di quelle alla cui spiegazione dovrebbero servire. Questo nonostante tu abbia tentato di spiegare cos'è l'ispirazione: la mia sensazione è che hai sommato tante definizioni, che nella loro molteplicità non producono alcuna visione d'insieme. Questo è il difetto tipico delle enciclopedie: contengono molteplicità, ma non contengono visioni d'insieme, ed è anche giusto che un'enciclopedia sia così. Ma noi non siamo enciclopedie.

Per dare senso alle parole bisogna creare attorno ad esse un contesto di idee che abbia una qualche organicità, una qualche unitarietà, altrimenti esse non significano nulla.

Se vogliamo parlare del significato della parola "arte" dobbiamo vedere in quale contesto di idee intendiamo situarla; non servirebbe fare una lista dei vari significati che la parola arte può avere.

Nel mio contesto di idee legate alla ricerca sulla spiritualità, c'è arte quando un lavoro qualsiasi viene curato in maniera estrema con lo scopo di comunicare la propria personalità o qualche aspetto esperienziale di essa. Da qui consegue che, se voglio fruire un'opera come opera d'arte, dovrò ascoltare, assorbire tale opera cercando di riconoscere in essa la comunicazione di una personalità o di esperienze di essa. Un computer può produrre opere belle, ma non saranno opere d'arte, perché il computer non possiede una personalità da comunicare.

L'arte non va confusa con il capolavoro, che è solo un aspetto di essa. Tutti siamo artisti, ma non tutti siamo in grado di creare capolavori. Il capolavoro, per essere tale, deve possedere, per quanto io riesco ad intravedere e definire, quattro caratteristiche:

1) deve contenere una ricchezza, una molteplicità di messaggi: se un'opera contiene un solo messaggio, un solo contenuto, non potrà pretendere di essere apprezzata come capolavoro;

2) questi messaggi devono toccare sensibilità collettive: se un'opera riesce a toccare soltanto la sensibilità di due o tre persone, non può essere considerata capolavoro;

3) questi messaggi devono essere armonizzati tra di loro in maniere apprezzabili dalla sensibilità umana: se i messaggi di un'opera risultano sconnessi, disarmonici, non ben relazionati l'uno all'altro, l'opera non sarà percepita dalla società umana come capolavoro;

4) l'opera deve esprimere la tappa di un cammino impegnato e significativo.

Vorrei sottolineare l'importanza del 4° punto, che aiuta a capire alcune cose altrimenti incomprensibili: un disegno fatto da un bambino possiede le prime tre caratteristiche, ma manca della quarta: esso è bello e ricco di messaggi armonici, ma manca della partecipazione a qualche cammino dell'umanità significativo della sua epoca; in altre parole, un bambino non riesce a fare un disegno capace di far parte consapevolmente di una corrente artistica, come per esempio l'impressionismo, o il romanticismo, oppure di crearne una; il capolavoro di un artista sì. Lo stesso vale per un'opera creata da un computer.

Al contrario, lo scarabocchio di un artista riesce ad essere capolavoro, rispetto agli scarabocchi che faccio io, perché l'artista riesce a situare la sua opera all'interno di un cammino umano di ricerca che può essere individuato come sensibilità di un'epoca, corrente culturale di un periodo storico; lo scarabocchio mio, o di un bambino, o di un computer, no.

Apeiron

Citazione di: Angelo Cannata il 31 Luglio 2017, 01:26:54 AMMi sembra che corri il rischio di spiegare obscura per obscuriora, cioè idee oscure attraverso idee di cui non ti accorgi che sono ancora più oscure di quelle alla cui spiegazione dovrebbero servire. Questo nonostante tu abbia tentato di spiegare cos'è l'ispirazione: la mia sensazione è che hai sommato tante definizioni, che nella loro molteplicità non producono alcuna visione d'insieme. Questo è il difetto tipico delle enciclopedie: contengono molteplicità, ma non contengono visioni d'insieme, ed è anche giusto che un'enciclopedia sia così. Ma noi non siamo enciclopedie. Per dare senso alle parole bisogna creare attorno ad esse un contesto di idee che abbia una qualche organicità, una qualche unitarietà, altrimenti esse non significano nulla. Se vogliamo parlare del significato della parola "arte" dobbiamo vedere in quale contesto di idee intendiamo situarla; non servirebbe fare una lista dei vari significati che la parola arte può avere. Nel mio contesto di idee legate alla ricerca sulla spiritualità, c'è arte quando un lavoro qualsiasi viene curato in maniera estrema con lo scopo di comunicare la propria personalità o qualche aspetto esperienziale di essa. Da qui consegue che, se voglio fruire un'opera come opera d'arte, dovrò ascoltare, assorbire tale opera cercando di riconoscere in essa la comunicazione di una personalità o di esperienze di essa. Un computer può produrre opere belle, ma non saranno opere d'arte, perché il computer non possiede una personalità da comunicare. L'arte non va confusa con il capolavoro, che è solo un aspetto di essa. Tutti siamo artisti, ma non tutti siamo in grado di creare capolavori. Il capolavoro, per essere tale, deve possedere, per quanto io riesco ad intravedere e definire, quattro caratteristiche: 1) deve contenere una ricchezza, una molteplicità di messaggi: se un'opera contiene un solo messaggio, un solo contenuto, non potrà pretendere di essere apprezzata come capolavoro; 2) questi messaggi devono toccare sensibilità collettive: se un'opera riesce a toccare soltanto la sensibilità di due o tre persone, non può essere considerata capolavoro; 3) questi messaggi devono essere armonizzati tra di loro in maniere apprezzabili dalla sensibilità umana: se i messaggi di un'opera risultano sconnessi, disarmonici, non ben relazionati l'uno all'altro, l'opera non sarà percepita dalla società umana come capolavoro; 4) l'opera deve esprimere la tappa di un cammino impegnato e significativo. Vorrei sottolineare l'importanza del 4° punto, che aiuta a capire alcune cose altrimenti incomprensibili: un disegno fatto da un bambino possiede le prime tre caratteristiche, ma manca della quarta: esso è bello e ricco di messaggi armonici, ma manca della partecipazione a qualche cammino dell'umanità significativo della sua epoca; in altre parole, un bambino non riesce a fare un disegno capace di far parte consapevolmente di una corrente artistica, come per esempio l'impressionismo, o il romanticismo, oppure di crearne una; il capolavoro di un artista sì. Lo stesso vale per un'opera creata da un computer. Al contrario, lo scarabocchio di un artista riesce ad essere capolavoro, rispetto agli scarabocchi che faccio io, perché l'artista riesce a situare la sua opera all'interno di un cammino umano di ricerca che può essere individuato come sensibilità di un'epoca, corrente culturale di un periodo storico; lo scarabocchio mio, o di un bambino, o di un computer, no.

Rileggendo quello che ho scritto mettendomi nei panni di un'altra persona ho avuto la tua stessa impressione dell'oscurità del mio messaggio.  Comunque più o meno apprezzo quello che scrivi sia sulla distinzione capolavoro-arte e sul fatto che tutti siamo artisti (conoscendo il fatto che sono d'accordo con quasi tuttto quello che hai scritto, forse ti sembrerà un attimo più chiaro il mio messaggio). In genere metterei però anche la distinzione tra opera d'arte e capolavoro, specie quello della ricezione altrui (sia chiaro considero che al 99,9%, però è possibile che certi capolavori non vengano apprezzati subito e quindi vengano dimenticati).

Nella mia "testa" c'è una visione d'insieme, purtroppo non saprei comunicarla molto meglio di così. Provo a fare esempio dei sette esempi:
1) bello: guardare una forma molto bella senza imporre i nostri desideri di essa. Ad esempio ammirare la spirale logaritmica...
2) sublime: guardare la potenza dell'eruzione di un vulcano o di un uragano. Oppure contemplare l'infinito.
3)"mono no aware". L'esempio potrebbe essere questo, tra l'altro molto attuale: vedere un bellissimo prato che giorno dopo giorno viene arso dalla siccità.
4) ispirazione che ci induce la produzione: può essere spontanea oppure ad esempio leggi un libro e sei così preso da scrivere un libro tu stesso.
5)a differenza del sublime questo è proprio uno shock che mette in moto una volontà di cambiare la situazione dopo un iniziale "rapimento" (se vogliamo è come la fusione di "2" e "4" ma con una connotazione negativa)
6) a differenza del bello, in questo caso ti perdi, è tipo il senso oceanico, come quando in piscina su un materassino guardi il cielo e pe un po' non sai più chi sei.

Qual è il senso comune? L'ispirazione. Il fatto che tutte queste esperienze sono "segnanti".

P.S. Anche stavolta non sono stato chiarissimo ma mi pare di aver fatto capire che il leit-motiv di tutto questo sia una sorta di "sommovimento dello spirito" :)
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Jean

Citazione di: Apeiron il 31 Luglio 2017, 00:15:38 AM
Oggi stavo meditando su cosa sia l'arte, finchè ho avuto un'intuizione. Dopo che io e L. abbiamo fatto "partire" l'inno alla Gioia di Beethoven, l'Halleluyah di Messiah e "Thus Spake Zarathustra" di Strauss mi è balzata in mente quest'idea: l'arte per essere tale non deve avere particolari contenuti o forme. Mesi fa avevo provocatoriamente citato lo Zhuangzi secondo il quale il Tao (l'Assoluto) si trova anche negli... escrementi (capitolo 22). Vedete qual è il problema: forme e contenuti sono in realtà solo il mezzo di cui si serve l'arte. No... l'arte non è di un tipo o di un altro tipo: non possiamo dire che l'arte classica è la vera arte o l'arte indù è la vera arte. NO... l'arte è ciò che crea in noi ispirazione. Ecco cos'è l'arte: ispirazione. E l'opera d'arte è ciò che ispira l'osservatore. Il genio artistico è colui che è propenso all'ispirazione quando vede le opere altrui e colui che sa ispirare con le proprie opere (il critico d'arte per essere tale deve essere solo ispirato). Quindi ecco che con questa definizione l'arte si trova nella pittura, nella scultura, nella musica, nella scrittura, nella filosofia, nella matematica, nella scienza... ma anche nella vita di tutti i giorni, nelle piccole cose quotidiane (lo Zhaung-zi d'altronde ci dice che il Tao lo possiamo trovare anche nella...  ;D ). Anche questa idea la reputo alquanto folle, eppure NESSUNA definizione di arte finora letta mi ha mai soddisfatto e questa devo dire che è la prima che mi soddisfa.

Ma cos'è l'ispirazione? Ne vedo di vari tipi, per esempio: 1) l'ispirazione del senso del bello ( l'io per un istante diventa per un istante un soggetto contemplativo - dimenticandosi del resto - e ammiriamo l'oggetto in questione), 2) l'ispirazione del senso del sublime (confrontiamo noi stessi per contemplare qualcosa molto "più grande/potente" di noi... da notare che a differenza del bello può essere un'esperienza non proprio piacevole), 3) l'ispirazione del senso del "mono no ware" (termine giapponese che indica un senso di ammirazione della bellezza di una cosa transiente, unita ad una forte consapevolezza della transienza di tale bellezza - contiene la nostra sensazione del "nostalgico") 4) l'ispirazione che induce in noi una sorta di ossessione o che ci fa produrre idee (cosa che può essere dovuta alla visione di un'opera d'arte ma può venire dal nulla) 5) l'ispirazione di un senso di estrema paura (tipo il samvega buddista che è stato definito lo "shock estetico" che abbiamo quando con la visione cosmica vediamo e comprendiamo la realtà del dolore, della morte ecc) 6) l'ispirazione di un senso di pace (in questo caso è come se la nostra mente si fermi e raggiunge la pace perdendo ogni preoccupazione individuale - se questo fosse uno stato incondizionato potrebbe somigliare al nirvana) 7) di libertà ecc    

Cos'è per voi l'arte?


In questo forum (e nel precedente) sovente mi son dichiarato devoto dell'ispirazione, che qui rinnovo di par grado... anche se non v'è gradualità in ciò, o lo si è o, al più, se ne può parlare... ma è un'altra cosa.

E trovar un'altra persona che ne coglie la valenza non mi può che far piacere.

Pur credendo che il movimento sia tutt'uno, la natura temporale e sequenziale della mia struttura interpretativa vede per primo agir il soffio dell'ispirazione (parola che richiama l'aria e per analogia il vento) e quindi prodursi la conseguente realizzazione artistica.

Qualcosa rimane imprigionato nell'opera d'arte, in molti indefinibili modi... così che l'osservatore (spettatore), se ricettivo, ne può coglier in una certa misura la vibrazione, sperimentandola secondo le modalità della sua struttura interpretativa.

Non m'appar per nulla folle pensar, come dici, che il genio artistico sia connaturato ad essa (ispirazione) e personalmente l'ho da molto creduto, sperimentato (secondo le mie limitate possibilità) e financo scritto... non per insidiare la primigenitura d'una definizione ma credo sia patrimonio di tanti da tanto...  

Cosa sia l'ispirazione ritengo sia un mistero al par di quello della vita o dell'origine (o la fine) di ogni cosa... chi ne percepisce il tocco (anche se a volte può manifestarsi con sorprendente forza) non dubita del suo intervento...  uno degli esempi che preferisco riguarda il sommo Raffaello, quando, dopo tanto penar ed attesa, gli si profferì qual visione così potendo completare una delle sue opere migliori, considerata al livello della sola Gioconda, la Madonna Sistina.

http://spazioinwind.libero.it/gburrini/contributi/alda/sistina.html

 
Riguardo le distinzioni che operi sui differenti tipi di ispirazione mi par che vai descrivendo un meraviglioso albero, innestato con molteplici specie di frutti... per dar a tutti la possibilità d'assaggiarli, poiché son a differenti altezze e di tutti i colori... ma quel che importa è che lo zucchero che contengono... nutre...  

Ed estendendo la domanda, qual è lo scopo (se ne ha uno) dell'ispirazione se non rivelare qualcosa, far scorgere una traccia ed invitare a percorrerla?

...per giungere dove..?

... eh, le domande, al par della stessa ispirazione, non finiscono mai... (per il momento).
 


Un cordiale saluto

Jean
 
 

Jacopus

Due approcci diversissimi all'arte. C'è quello di Nietzsche: "abbiamo avuto l'arte per non perire di verità" e quello di Adorno, secondo cui l'arte è un'azione militante di demistificazione dei rapporti di potere e che quindi non ha niente a che fare con lo spirito consolatorio, estetizzante e sovraumano di Nietzsche. A me sembrano due visioni parallelamente riduttive. La vera opera d'arte forse è proprio quella che riesce a contenere entrambe le componenti, critica del reale e dei rapporti di dominio e forma estetica piacevole e consolatoria.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Apeiron

Jacopus preferisco ad entrambi gli approcci da te citati quello di Schopenhauer, descritto nella terza parte del Mondo Come Volontà e Rappresentazione, Vol 1. Per certi versi la posizione di Schop è simile a quella di Nietzsche e completamente diversa da quella di Adorno (che mi pare a quanto dici tu scambiare l'arte per demistificazione). Ma a differenza di Nietzsche per Schop l'arte non è consolatoria bensì è uno di quei metodi che ci aiutano a vincere il "principium individuationis". L'arte in questa concezione è un modo per comprendere meglio la verità più che una consolazione, un vedere meglio le cose come sono più che un rifiuto della realtà (cosa che è impossibile). 

Per questo ti domando, Jacopus, cosa ne pensi della conezione dell'arte di Schopenhauer?
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Jacopus

Ciao Apeiron. Se Schopenhauer intende l'arte come un modo per comprendere meglio la verità, occorre domandarsi cos'è la verità. Se si tratta di verità in senso assoluto, credo che potrebbe essere un'arte affine al totalitarismo e mi è quindi estranea. Se con verità intendiamo invece la possibilità di entrare in relazione con gli altri in modo delicato e in modo pluralista allora ci intendiamo. La verità dell'uomo infatti, a mio parere, è sempre una visione da mille diverse sfumature. Non credo dei monoliti inattaccabili e privi di autocritica.
Superare il principium individuationis significherebbe considerare non-arte gran parte del Canone occidentale a partire dall'Odissea. Credo, che per quanto scomodo possa essere, dobbiamo accettare la vita nella sua ambivalenza e a maggior ragione l'arte, che non ha un solo significato ma ne ha diversi. Quindi ben venga il principium individuationis che ci permette di trastullarci invece di lavorare fino alle 20,00 nei campi con un bussolotto di legno al collo, dal quale possono attingere in ogni momento gli esattori del signorotto locale. Ma senza esaltare il principium individuationis, perchè assolutizzarlo significa trovarci nel mondo attuale, per certi versi peggiore di quelli ormai consegnati alla storia.
Sul "vedere meglio le cose" che usi al termine del tuo intervento mi sento più affine. L'arte in fondo è proprio vedere meglio le cose, ma anche qui bisogna intendersi: quali cose?
Nel mio ufficio ho appeso una poesia di Brecht lapidaria e immensa "Prima della morale viene il cibo". E' arte? Credo di sì perchè denuncia una posizione da sepolcri imbiancati, utile a chi ha la pancia piena. Però è su questa logica che si fonda la nostra civiltà materialista e allora dopo aver sfamato tutti occorre anche esprimere artisticamente altre istanze, non necessariamente morali ma che possiamo definire comprensive del nostro mistero di essere vivi e destinati a morire.
Qui mi si apre un'altra finestra: l'arte è tale quando rievoca più significati possibili. Pensa alla divina commedia. Ha una forma poetica, esattissima, all'interno della quale si manifesta un mondo immaginario, il mondo politico di Dante, il mondo storico così come era conosciuto nel '300 e anche il mondo dell'amor cortese, rappresentato da Beatrice. In altri termini un'opera d'arte diventa un capolavoro quando racchiude in sè diverse linee interpretative e può essere criticato e meditato sotto forme diverse, dispiegando una capacità espressiva poliedrica. Pensa al nome della rosa, contemporaneamente, libro giallo, libro filosofico, romanzo storico, sorretto da una cultura enciclopedica.
Un ultima nota: non credo all'arte come ispirazione da genio e sregolatezza. Credo che la genialità abbia la sua importanza, ma il 90 per cento dell'arte è fatica e applicazione costante negli anni, un demone che accompagna alcuni di noi, talvolta elargendo il successo e il riconoscimento e talvolta negandolo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Apeiron

#7
Premessa: per me "arte" comprende sia l'esperienza estetica (ossia "l'ispirazione" o la "contemplazione") sia la realizzazione dell'opera. Ma siccome la realizzazione dell'opera avviene in un secondo momento rispetto all'esperienza, l'arte è prima di tutto - secondo me - un'esperienza. Per questo motivo do più importanza rispetto all'esperienza rispetto al "lavoro" (anche se so benissimo che per fare una buona opera d'arte al 99,...% dei casi ci vuole moltissima fatica) e tendo ad accostare il termine stesso di "arte" all'esperienza estetica (se vogliamo è come per la filosofia: la filosofia è prima di tutto un'attività di pensiero e in un secondo luogo è la produzione di opere :) )   

Jacopus, ti rispondo a partire dall'ultima frase  ;D
L'arte a mio giudizio è "ispirazione" in quanto senza di essa non è possibile né l'apprezzamento vero e proprio di un'opera d'arte né la creazione di opere d'arte (come ho cercato di spiegare nei primi miei post). Tuttavia sono d'accordissimo con te che per fare un'opera d'arte di valore quello che conta è l'impegno, la fatica ecc. Quindi diciamo che per fare un'opera d'arte ben fatta - a parte rarissimi casi - il 5% è ispirazione e il 95% è fatica e duro lavoro (spesso sottopagato  ;D ).

Quello che segue è spiegato molto male, me ne rendo conto. Spero di riuscire a far passare il messaggio...

Schopenhauer dava una spiegazione metafisica (con cui non concordo ma l'ho trovata illuminante - ci torno fra poco...) per spiegare l'esperienza artistica. Come forse sai Schopenhauer aveva messo come principio metafisico la Volontà, la quale nella sua cieca ma continua attività di creazione generava tutte le cose: dalle cose materiali agli animali e infine l'uomo. Ma "prima" di ogni fenomeno, cose materiali comprese, Schopenhauer riteneva che la Volontà avesse creato anche le idee platoniche, ossia quelle forme "a priori" sulle quali i fenomeni sono a loro volta generati. Il principio individuationis è proprio quel principio per il quale la Volontà crea "cose distinte". In ogni caso per S. l'arte ci fa conoscere le idee platoniche "congelando" la Volontà e quindi tra le altre cose ha due effetti: ci fa capire meglio la realtà perchè ci fa osservare le forme su cui essa è modellata e congela la Volontà ego-centrica temporaneamente, dandoci così sollievo dal dolore. Ciò avviene perchè il processo stesso del "principium individuationis" viene bloccato visto che si vede l'universale nel particolare.
Quello che mi colpì non fu questa descrizione metafisica ma una versione dell'estetica che ho "intuito" io togliendo tutta la parte metafisica. Secondo me anche se la Volontà non è il Principio fondamentale del Tutto e anche se non ci sono davvero "forme platoniche", è pur vero che l'arte ci aiuta a comprendere la realtà. Infatti è pur vero che noi siamo mossi solitamente dalla "brama" individuale e per questo motivo generalmente abbiamo una prospettiva sulla realtà estremamente ego-centrica. Quando invece ad esempio vediamo un bel paesaggio a volte ci può capitare di rimare estasiati: ammiriamo il paesaggio e nello stesso tempo "congeliamo" la brama individuale. In questa situazione infatti tutta la nostra mente si "ferma", diventa per così dire un soggetto che riceve l'oggetto, e come "oggetto" ha solo il paesaggio. Lo vediamo così com'è, diamo ad esso più valore e a volte finiamo per "astrarlo" dal resto del mondo e lo contempliamo come se esso fosse una "cosa in sé" (ossia come se esso fosse una idea platonica) - tutte le preoccupazioni individuali sono sparite, comprese le aspettative su di esso. Se poi a differenza mia, questa esperienza la fa un pittore avviene che lui dipinge un paesaggio simile provocando in altri un senso di "bello" simile. Perciò quel paesaggio in quell'istante (ossia determinato spazio-temporaneamente) ora è impresso sulla tela e assume un carattere di universalità (di nuovo torna l'idea platonica): proprio per questo il processo ha invertito il "principium individuationis" che tende a dividere e distinguere le cose, vincolandole a determinati intervalli spaziali e temporali in quanto quel determinato paesaggio è stato impresso prima nella mente dell'artista e poi nel quadro e quindi magari nella mente di chi ammira l'opera. Il paesaggio ora si è "liberato" (parzialmente) dai suoi vincoli spaziali e temporali elevandosi all'universale.

La poesia di Brecht è anch'essa arte: cerca di elevare all'universale un'esperienza di vita o un'opinione dell'autore. Questa sua massima ora non è più "sua" ma è di "tutti". Inoltre come dici tu esprime un giudizio sulla civiltà materialista: in quella frase è infatti espresso ciò che connette molti comportamenti riprorevoli tipici di una società che si basa troppo sul "denaro". Quella semplice frase in sostanza  è un buon ritratto di quello che avviene comunemente.

Se vogliamo anche una legge della fisica nasce dal processo artistico: ossia cercare ciò che unifica i fenomeni. Per esempio il celebre esperimento di Galileo sul piano inclinato non è visto come quel semplice e particolare esperimento ma come il "prototipo" di tutti gli esperimenti sui gravi (e qui ritorna l'idea della forma platonica...).

(Spero che si sia capito con questi esempi, so di essermi spiegato abbastanza male ma per ora non riesco a trovare una spiegazione migliore)

Ovviamente p il mio approccio, ossia come cerco di spiegare io le varie esperienze comunemente dette "estetiche"...
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Amphitrite

Per me, d'altra parte, l'Arte è un dio di nome Apollo: bello, sensibile, adorato da tutti, compreso da pochi.
Arte e Ispirazione sono congruenti, nessuna delle due può vivere senza l'altra. L'ispirazione è la manifestazione dello spirito, mentre l'arte è il risultato finale. Ora non vorrei diventare troppo soggettiva e scomunicare l'arte contemporanea dall'arte delle altre epoche, solo perché a me la prima sembra "sterile" e non trasmette alcun'emozione come un dipinto del Rinascimento, per esempio. La maggior parte delle opere moderne coinvolgono anche una conoscenza storica del periodo in cui il pittore ha dipinto l'opera rispettiva (appunto, per collegarle). L'arte antica non ha, per forza, bisogno di parole o studi; lei c'è. La guardi e il cuore frema.
"Aveva un temperamento insofferente della disciplina e temerario, non aveva rispetto né per gli dei né per gli uomini che dimostravano di non meritarlo (...) Non aveva alcuna considerazione per chi sapeva solo parlare senza essere capace di agire." (Su Dionisio I di Siracusa)

HollyFabius

E' tempo che vorrei rispondere a questa domanda in modo sintetico e comprensibile, nell'incertezza di riuscire a farlo ho sempre evitato.
Un paio di cose però vorrei comunque dirle:
la prima è che l'Arte vive all'interno della cultura umana, è un frutto dell'uomo e sparirà se l'uomo dovesse estinguersi. Nel vivere all'interno della cultura umana ne è frutto comune, ovvero la sua natura è storica: l'arte senza la storia dell'arte ho poco senso. Questo principio che si può esprimere come ho fatto in una semplice e banale frase è però difficile da comprendere ed esprimere senza un grado di complessità che porterebbe troppo lontano. Il punto credo che sia che l'Arte è si frutto di individualità (umane) ma assume un valore e un senso all'interno di una condivisione comune, ovvero all'interno di una storia. Questo principio è diventato evidente proprio nell'ultimo secolo quando le arti visive hanno smesso di inseguire la sola estetica ed hanno portato la loro riflessione al chiedersi cosa ci fosse di logos all'interno dell'Arte, sino all'estremo di arrivare persino a supporre che l'Arte fosse tutto e solo logos e la sua dimensione finisse proprio lì.
Ecco che la seconda caratteristica dell'arte diventa evidente, l'Arte è riflessione, pensiero sulla natura e proposta di punti di vista estetici e linguistici sulla stessa, intendendo linguistici nel più ampio senso possibile.
La terza caratteristica è essere espressione del proprio tempo e contemporaneamente anticipatrice dei tempi futuri, con un approccio esplorativo delle varie nuove percezioni possibili, spesso frutto delle nuove tecnologie.
L'intimismo, il desiderio che l'arte sia espressione di sé e che possa venire riconosciuta e condivisa come spirito individuale è una idea sorpassata e tutto sommato oggi probabilmente neppure tanto interessante, sia per la sua scarsa originalità sia per la sua già estesa rappresentazione esistente, questo approccio rischia di diventare per l'arte ciò che è l'alchimia rispetto alla chimica, oppure l'astrologia rispetto all'astronomia.

paul11

ciao HollyFabius,
sono d'accordo sulla tua disamina, ma non ti sembra che il cammino dell arte sia simile alla filosofia?
Siamo sicuri che il logos interpretato nella postmodernità anche dall'arte  sia più  scienza e tecnologia, relativizzazione e perdita conseguente di quella"spiritualità" ,di quell'ancestrale archetipo ,di quel mistero che invece contraddistingueva e incorporava ad esempio un paesaggio di sfondo in quadro rinascimentale ,ma che aveva simboli come in Piero della Francesca?

Non è che filosofia e arte hanno perso il mistero scegliendo la scienza per mancanza di idee?
In fondo alcuni concetti,pensieri, interpretazioni, sono stati più abbandonati che superati:che cos'è l'uomo, la natura, il sacro,
la vita? L'uomo postmoderno non ha mai risolto il mistero in cui vive e lui stesso incarna
Nel momento in cui l'arte si fa prosaica e perde la poeticità espressiva ed evocativa, siamo ancora nell'arte scientifica o nella scienza artistica?

HollyFabius

Citazione di: paul11 il 17 Agosto 2017, 22:30:06 PM
ciao HollyFabius,
sono d'accordo sulla tua disamina, ma non ti sembra che il cammino dell arte sia simile alla filosofia?
Siamo sicuri che il logos interpretato nella postmodernità anche dall'arte  sia più  scienza e tecnologia, relativizzazione e perdita conseguente di quella"spiritualità" ,di quell'ancestrale archetipo ,di quel mistero che invece contraddistingueva e incorporava ad esempio un paesaggio di sfondo in quadro rinascimentale ,ma che aveva simboli come in Piero della Francesca?

Non è che filosofia e arte hanno perso il mistero scegliendo la scienza per mancanza di idee?
In fondo alcuni concetti,pensieri, interpretazioni, sono stati più abbandonati che superati:che cos'è l'uomo, la natura, il sacro,
la vita? L'uomo postmoderno non ha mai risolto il mistero in cui vive e lui stesso incarna
Nel momento in cui l'arte si fa prosaica e perde la poeticità espressiva ed evocativa, siamo ancora nell'arte scientifica o nella scienza artistica?
Ogni tanto penso all'uomo di tre quattrocento anni fa. Senza elettricità, senza motori a scoppio, senza l'industria, senza una percezione chiara del nostro mondo terreno. Penso a cosa, in quei tempi, potesse significare la capacità di rappresentare. Il pittore allora si doveva preoccupare della produzione del pigmento, della produzione degli strumenti di lavoro. La natura, il sacro, la vita allora, rappresentati su una superficie, dovevano apparire come un aspetto magico, come una capacità soprannaturale di percepire e rappresentare il reale o il simbolico.
Non si torna però indietro, la fotografia ha spazzato via molte delle necessità di rappresentazione del reale, l'industria molte delle necessità a contorno dell'artigianato e dell'arte. L'uomo ha potuto concentrarsi su aspetti più elevati, teorici, l'artista ha potuto chiedersi se la visione della realtà non potesse passare da visioni parziali e ricostruita poi, nella sua intierezza, dall'intelletto. Non è la mancanza di idee che ha cambiato il nostro modo di intendere l'arte, bensì l'eliminazione delle idee meno potenti, meno espressive, meno pertinenti.
Certo, la questione del mistero è rimasta intatta ma oggi il nichilismo ha eliminato molte sovrastrutture fasulle, rimane forse intatto il mistero e la contraddizione dello stesso. Ma non è l'Arte l'anima di queste riflessioni, bensì la Filosofia, l'Arte rimane solo come traccia, come testimonianza del sociale e come, nei casi più alti, di ambizione di un sociale diverso.
Il confine tra scienza e arte è labile, entrambe ambiscono alla conoscenza della realtà ma diverso è lo scopo, l'Arte tende a rappresentare la volontà di creazione, la Scienza la volontà di controllo.

PatrickEzechieleArt

Bravo Aperion, sono contento tu abbia menzionato l'ispirazione.. le tue sono parole di Dio.

Per me è lasciar fluire le emozioni e abbandonarsi a se stessi.. e il mondo circostante cessa di esistere e in quell'attimo eterno, tu e l'ispirazione siete una cosa sola.. se gli dai lo spazio per entrare, l'ispirazione entra e il processo di creazione fa il suo corso, e talvolta è inarrestabile. Poi si ritorna in se.

Cos'è l'ispirazione? è una magia, semplice.

Tutti possiamo essere maghi, basta prenderne atto.
Il vero valore di un'opera, nonché il valore più difficile da stimare, è come quest'opera ci fa sentire quando la guardiamo.

HollyFabius

Qualche parola sull'ispirazione e sulla volontà dell'Artista.
Ispirazione è una parola la cui etimologia deriva da inspirazione, ovvero dall'atto di assorbire ossigeno con i polmoni per poi espirare, ovvero riemettere anidride carbonica. L'inspirazione è fondamentale nel ciclo vitale degli esseri viventi animali. Una inspirazione lenta e profonda aiuta anche la concentrazione e la comunicazione della nostra mente con l'esterno, immettendo grandi quantità di ossigeno al cervello. L'ispirazione è una derivazione di questo atto, è un atto meno prosaico e più concettuale ma conserva la natura di collegamento della mente con la realtà percepita. In questo senso però non ha una sua natura legata all'Arte bensì è uno strumento dell'uomo animale. L'uomo è ispirato anche nella realizzazione di attività meno eliache, quali gli atti sportivi di elevata difficoltà o la serata miracolosa alla scopa con gli amici.
Aggiungo qualcosa sulla volontà dell'artista, e forse ripetendo qualcosa che già ho scritto altre volte.
L'Arte è volontà di creazione, si dice che l'artista "crea", riferendoci al suo momento realizzativo, detto anche "creativo". Con questo atto si pone, desidera, avvicinarsi al creatore, in un atto spiritualmente megalomane.
Chi crede ad un creatore razionale della realtà e contemporaneamente vuole creare oggetti, lo fa ispirandosi al creatore, in questo senso ispirazione e creazione artistica realizzano razionalmente proprio un atto di fantasia di onnipotenza: l'artista si avvicina al creatore, dal quale è ispirato, creando esso stesso.
Se l'Arte si fermasse a questo, dovrebbe essere agli occhi di un fervente credente monoteista cosa deprecabile.
In realtà dobbiamo dare un significato all'Arte anche da una posizione atea, partendo dall'uomo e dalla sua cultura storica di arricchimento progressivo.


PatrickEzechieleArt

Io invece credo, che non c'è una spiegazione logica per queste cose, le senti, punto. Ma, questo è solo il mio parere.. uno è libero di dare spiegazioni a tutto. Ciao ciao
Il vero valore di un'opera, nonché il valore più difficile da stimare, è come quest'opera ci fa sentire quando la guardiamo.

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