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Carità romana

Aperto da doxa, 06 Febbraio 2024, 13:56:14 PM

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Nell'antichità c'era la tendenza mito-poetica di personificare oggetti inanimati  o fenomeni naturali attribuendo loro tratti (anche psicologici e comportamentali) umani, un esempio è la caritas, raffigurata  nell'arte mentre elargisce pane ai poveri, oppure mentre allatta dei bambini. A quest'quest'ultima tipologia ho dedicato recentemente un topic.

Ma è stata pure  rappresentata come una donna che allatta un uomo anziano. Questa iconografia è conosciuta col nome di "Carità romana", sia  per distinguerla dall'altra sia perché è collegata ad un racconto di epoca romana: una giovane donna, di nome Perus o Pero, allatta il vecchio padre, Cimon o Micon, che è in prigione, salvandolo dalla morte per inedia.

La leggenda è narrata dallo storico Valerius Maximus nel "Factorum et dictorum memorabilium libri IX": una raccolta in 9 libri di fatti e detti memorabili,  desunti dalla storia romana e da quella greca.  Gli aneddoti  sono moraleggianti. La finalità dell'autore è quella di descrivere esempi  di comportamenti virtuosi.

Ecco la storia della "Carità romana":  a Roma, in epoca repubblicana,  Perus, ottenne il permesso di poter andare ogni giorno nel carcere dal padre,  condannato a morire di fame.

La donna aveva partorito da poco e allattava il figlio. Durante le sue visite giornaliere al genitore,  in segreto lo nutriva con l'unico alimento a disposizione: il latte del suo seno. Tutto andò bene fino a quando le guardie cominciarono ad avere dei sospetti, infatti Cimon nonostante fosse  molto dimagrito era ancora in vita.

Un giorno un carceriere  scoprì l'azione della donna e lo comunicò ai suoi superiori,  che rimasero sorpresi e commossi, ma anziché punirla graziarono lei e il padre che tornò libero.

Questa vicenda, nei secoli ispirò numerosi artisti fin dall'epoca romana.

A Pompei, nel parco archeologico c'è la domus di Marcus Lucretius Fronto, sepolta durante l'eruzione del Vesuvio del 79 d. C.. Fu costruita nel II sec. a. C.,  successivamente ristrutturata  e ampliata.  Ha  decorazioni pittoriche di notevole qualità.



Pompei,  atrio della domus di epoca romana di Marcus Lucretius Fronto

A fianco del tablinum c'è  un cubicolo, affrescato dopo il terremoto del 62 d. C.. Ha la zoccolatura  di colore rosso scuro, decorata con la raffigurazione di piante. La zona mediana ha le pareti di colore giallo ocra, con al centro due scene contornate da raffigurazioni con ghirlande,  frutta e amorini in volo:  in un riquadro, il mito di Narciso, nel momento in cui ammira la sua immagine riflessa nell'acqua, nell'altro è rappresentata la giovane Pero che allatta in prigione il vecchio padre Micon salvandolo dalla morte a cui era stato condannato.

Completa la decorazione  due medaglioni con ritratti di fanciulli ai lati dell'ingresso. Forse era la camera da letto dei figli del proprietario a cui probabilmente erano rivolti i due esempi: la vanità e l'amore filiale verso i genitori. 

L'ambiente è illuminato  dalla luce esterna che attraversa una finestra.


Narciso si specchia nell'acqua, 50 – 79 d. C., Museo Archeologico, Napoli


Micon e Pero, affresco, 50 – 79 d. C., Museo Archeologico, Napoli

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Nel Medioevo, la vicenda di Pero e Cimon  è tramandata da Giovanni Boccaccio nel 65/esimo capitolo del "De mulieribus claris"  (= le donne famose), testo in lingua latina scritto  tra l'estate del 1361 e quella del 1362. 

L'opera descrive con finalità morali 106 donne dell'antichità e del Medioevo. Tramite le loro azioni, sia buone che malvagie, l'autore intendeva presentare esempi  e spronare alla virtù.

L'ispirazione per questo suo libro dedicato soltanto a donne famose gli era venuta dal "De viris illustribus" di Francesco Petrarca, che descrive biografie di uomini.

Nell'ambito della pittura, nel 1606/1607  a Napoli Caravaggio dipinse  una pala d'altare dedicata alle sette opere di misericordia corporale commissionata dalla  locale "Confraternita del Pio Monte della Misericordia", istituzione che si occupava di aiutare i bisognosi.

Sei delle sette opere misericordiose sono narrate nel Vangelo di Matteo. La settima riguarda la sepoltura dei morti.

I personaggi raffigurati sono disposti a raggiera. Tramite loro l'artista raffigura diversi episodi in un unico dipinto.


Michelangelo Merisi, detto Caravaggio, Sette opere di misericordia, olio su tela, 1606 – 1607, Pio Monte della Misericordia, Napoli

In un unico spazio sono uniti il divino e l'umano.

In alto la Madonna col Bambino,  accompagnati da due angeli con grandi ali piumate e in parte avvolti da panneggi,  osservano le vicende umane sulla Terra. 


particolare della Madonna col Bambino



particolare degli angeli

L'opera, con ombre e luci, concentra in una visione d'insieme 14 personaggi che raffigurano le 7 opere di misericordia corporale  in un ipotetico, brulicante scenario cittadino partenopeo.

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Le sette opere di misericordia  corporale: 1  Dar da mangiare agli affamati 2 - Dar da bere agli assetati 3 - Vestire gli ignudi 4 - Alloggiare i pellegrini 5 - Visitare gli infermi 6 - Visitare i carcerati 7 - Seppellire i morti.
 
 
1 Dar da mangiare agli affamati: rappresentato dall'episodio di  Cimone e Pero; notare la goccia di latte sulla barba dell'anziano uomo, che sta bevendo dal seno della figlia.
 

 
 
 
 
2 Dar da bere agli assetati: un uomo, in secondo piano  sulla sinistra,  beve da una mascella d'asino.  Questa raffigurazione è l'unica   che si discosta dalle altre, perché  non c'è  l'intervento di un individuo   che soccorre un altro, ma l'azione divina.
 

 
3 Vestire gli ignudi: in primo piano un giovane cavaliere, san Martino di Tours, dona il suo mantello  a un uomo visto di spalle e seduto in  terra.
 

 
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4 Ospitare i pellegrini: quest'opera di carità è riassunta da due figure: 
 
l'uomo in piedi  sulla sinistra  indica un punto verso l'esterno della composizione,  come se volesse invitare il pellegrino, San Giacomo, raffigurato con il bordone e la conchiglia sul cappello (simboli del pellegrinaggio a Santiago de Compostela).  Dietro la testa del santo si vede l'orecchio di un'altra persona  non visibile.
 

 
 
 
5 Visitare gli infermi: allo stesso san Martino di Tours  è collegata la figura dello storpio in basso nell'angolo buio a sinistra della scena; è  disteso, è visibile un suo piede,   ha le mani congiunte in preghiera e chiede aiuto al cavaliere.
 

 
 

6 Visitare i carcerati:
quest'opera di misericordia viene raffigurata da Caravaggio con gli stessi personaggi  visti nella prima opera di carità:  "Dar da mangiare agli affamati", con Pero che  allatta il padre rinchiuso nel carcere.
 

 
 
 
7 Seppellire i morti: c'è un uomo con la fiaccola che fa luce sul percorso,  un altro che trasporta la salma,  della quale si vedono i piedi sopra un lenzuolo bianco. 
 

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#4
Dopo la pala d'altare di Caravaggio, che ho descritto nel precedente post,  numerosi pittori vollero esprimere il loro talento artistico dedicandolo anche  al tema di Pero e Cimone. La "moda" iniziò nel 1610-12 e durò circa due secoli.  Si diffuse in Italia, Francia, Paesi Bassi, parteciparono pure gli spagnoli Jusepe de Ribera e Bartolomé Esteban Murillo.
 
Oggi offro alla vostra visione la "Carità romana" immaginata da un pittore di origine tedesca ma risiedeva ad Anversa, in Belgio,  mi riferisco a  Pieter Paul Rubens, che dal 1600 al 1608 soggiornò in varie città italiane, in particolare a Venezia, Mantova e Roma. In queste località  affinò la sua arte ammirando le opere di noti  pittori italiani.
 
Il fiammingo Rubens è considerato un precursore dello stile barocco.
 


Pieter Paul Rubens, Carità romana, olio su tela, 1612 circa, Museo dell'Ermitage, San Pietroburgo.
 
Nel 1630 Rubens tornò su questo tema ma titolò la tela "Cimone e Pero"
 

Pieter Paul Rubens, Cimone e Pero, olio su tela, 1630, Rijksmuseum, Amsterdam.
 
In questa versione   padre e figlia sono  seduti su un baule.  Pero è una bionda donna pletorica, di carnagione chiara.  L'attenzione ai dettagli nel corpo dell'uomo e nei vestiti di entrambi mostra la capacità dell'artista di creare una sensazione di realismo nel suo lavoro.

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Oggi  virtualmente rimango in Belgio. Ieri ad Anversa con Rubens, stamane sono a Gand per mostrarvi un gruppo scultoreo che raffigura la "Carità romana": Pero che allatta il padre.



Questa torre campanaria del XIV secolo, alta 95 metri, è il beffroi: la torre civica.

Adiacente c'è l'edificio rettangolare del XV secolo. Fu  costruito per le transazioni commerciali di tessuti. Successivamente i locali furono adibiti ad altre funzioni.

L'attigua e più bassa palazzina fu costruita nel 1741 come nuovo carcere della città e alloggio del comandante delle guardie carcerarie. Nel nostro tempo ospita gli uffici del difensore civico.



Sul timpano della porta d'ingresso c'è il gruppo scultoreo che raffigura la "Carità romana"; in modo scherzoso e in dialetto gli abitanti l'hanno denominata "Mammelokker  (= succhiaseno), parola composta da "mamme" (= seno) + "locks" (= succhiare).







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Con questo post concludo il thread. 

Furono  numerosi gli  artisti che si dedicarono a realizzare la raffigurazione della "Carità romana". Oggi vi voglio segnalare  un busto scultoreo della "Carità romana" ideato da Gian Lorenzo Bernini.
E' a Roma  nella chiesa dedicata a Sant'Isidoro degli Irlandesi, in via degli Artisti,  nei pressi di via Veneto.


veduta della  facciata della chiesa, la parte superiore del campanile e l'adiacente convento

La sua storia risale al 1622. In quell'anno furono canonizzati 5 santi, fra i quali lo spagnolo  Isidoro Agricola, il "santo contadino" nato a Madrid nel 1080 e morto nella stessa città nel 1130.  Gli furono attribuiti eventi prodigiosi e considerato protettore dei campi e dei raccolti, come una divinità pagana. In suo onore alcuni  frati francescani spagnoli vollero fondare a Roma un ospizio  per i loro connazionali pellegrini di passaggio nella città. 

Nel 1624 il complesso edilizio era  ancora incompiuto. E la sua storia ebbe un'altra trama con l'arrivo a Roma del teologo francescano  Luca Wadding,  di origine irlandese,  scelto dal re di Spagna per la delegazione inviata per incontrare  il pontefice Paolo V.

Wadding ricevette anche l'incarico di occuparsi di quel cantiere. Il frate, con l'aiuto dei benefattori,  fece concludere i lavori. La chiesa fu consacrata nel 1686 ma la facciata fu completata nel 1704.


L'interno della chiesa è a navata unica a croce latina e con volta a botte, e quattro cappelle laterali.  Nel soffitto è affrescata "Gloria di Sant'Isidoro", realizzata da Charles-André Van Loo nel 1729.


Interno della chiesa di Sant'Isidoro degli Irlandesi.

Una delle quattro cappelle laterali  è la  barocca  Cappella de Sylva, realizzata tra il 1661 e il 1663  su progetto di Gian Lorenzo Bernini. Qui è possibile ammirare l'ovale pala d'altare che raffigura l'Immacolata Concezione, dipinta da Carlo Maratta nel 1663; alle pareti  ritratti funebri di appartenenti alla famiglia de Sylva e quattro allegoriche virtù.





sulla parete sinistra le virtù della Carità (in primo piano) e della Verità

I restauri eseguiti nel 2002 hanno  permesso di scoprire un  caso di censura sulle  due sculture  che rappresentano la Verità e la Carità, in questo caso "romana", ma senza la statua che raffigura  Micon mentre sugge il latte dal seno della figlia.

Bernini le aveva ideate con i seni  prosperosi. Nel 1860, i religiosi irlandesi che officiavano in questa chiesa, ritennero  indecenti e provocanti le nudità e le posture delle due sculture, perciò  fecero  coprire quei seni con pudiche camicie  di bronzo, avvitate al marmo e dipinte in nero. Furono tolte nel 2002 durante i restauri. 


Personificazione della Carità: prima e dopo il restauro


Personificazione della Verità prima e dopo il restauro

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