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Biblica manna

Aperto da doxa, 20 Aprile 2023, 21:32:37 PM

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Fino al 19 giugno 2023 a Ferrara, nel Palazzo dei Diamanti, c'è una mostra di dipinti  provenienti da alcuni musei nazionali e internazionali), in particolare quelli realizzati da due pittori rinascimentali  ferraresi: Ercole de' Roberti (1450 – 1496) e Lorenzo Costa (1460 – 1535).

L'esposizione costituisce la prima tappa del progetto dedicato al "Rinascimento a Ferrara 1471-1598 da Borso ad Alfonso II d'Este", periodo compreso tra l'elevazione della città a ducato e il suo passaggio dalla dinastia estense al diretto controllo dello Stato Pontificio.

Borso d'Este (1413 – 1471, figlio illegittimo di Niccolò III d'Este. Questo Niccolò viene ricordato per la sua intensa attività sessual-amorosa. Il vescovo e novelliere Matteo Bandello (1485 – 1561) lo definisce "il gallo di Ferrara": "in Ferrara e nel contado non c'era cantone dove egli non avesse alcun figlio bastardo".

Nella popolazione era diffuso il detto: "Di qua e di là dal Po son tutti figli di Niccolò". Si dice che abbia avuto oltre ottocento amanti, la più nota delle quali fu Stella de' Tolomei, dalla quale ebbe tre figli: Ugo (1405 – 1425), Leonello (1407 – 1450) e Borso (1413 – 1471).



Francesco del Cossa, ritratto in affresco di Borso d'Este, dettaglio, (1469-1470), Ferrara, salone dei mesi, mese di Aprile, Palazzo Schifanoia

L'1 ottobre 1450 Borso venne nominato signore di Ferrara. Il 18 maggio 1452 ricevette il titolo di duca di Modena e Reggio dall'imperatore Federico II d'Asburgo.

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Del pittore Ercole de' Roberti vi faccio vedere questa immagine, dipinta sullo scomparto di una predella di pala d'altare, realizzata per la chiesa di San Domenico, a Ferrara.

La predella è la parte inferiore di un polittico o di una pala d'altare; a volte è divisa in riquadri, dipinti con immagini che hanno relazione con il soggetto o la scena della tavola centrale.



Facciata della chiesa di San Domenico, Ferrara. La costruzione nelle forme attuali  è del 1726.Della precedente chiesa restano il campanile del XIII secolo e la Cappella Canani, del XV secolo, che fu l'antica struttura absidale. In questo complesso con annesso convento dei domenicani c'era la sede il tribunale dell'Inquisizione e si svolgevano i procedimenti giudiziari, si sentenziavano le condanne, spesso seguite dalle esecuzioni.



Ercole de' Roberti, Gli Israeliti raccolgono la manna, 1493-96, tempera su tavola, Londra, National Gallery

Sullo sfondo si vede un villaggio di capanne. Alcune hanno il tendaggio per coprire la porta d'entrata. Lo spazio in primo piano con i protagonisti evidenzia la teatralità della scena.

L'autore del dipinto ha messo in rilievo le connessioni di questa immagine con l'ebraico rituale della Festa delle capanne: la festa di Sukkoth, che in ebraico significa capanne. Esse evocano la permanenza degli ebrei nel deserto dopo la liberazione dalla schiavitù dall'Egitto: quaranta anni in cui abitarono in dimore precarie, tende e capanne.

Nel Levitico (23, 41-43): "E celebrerete questa ricorrenza come festa in onore del Signore per sette giorni all'anno; legge per tutti i tempi, per tutte le vostre generazioni: la festeggerete nel settimo mese. Nelle capanne risiederete per sette giorni; ogni cittadino in Israele risieda nelle capanne, affinché sappiano le vostre generazioni che in capanne ho fatto stare i figli di Israele quando li ho tratti dalla terra d'Egitto".

La festa delle capanne è una delle tre feste di pellegrinaggio prescritte nella Torah, feste durante le quali nel passato gli ebrei dovevano recarsi al Santuario a Gerusalemme, prima che fosse distrutto dall'esercito romano nel 70 d. C..


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La mitica storia degli Israeliti che raccolsero la manna come nutrimento durante il loro quarantennale viaggio verso la "terra promessa", veniva spesso interpretata dai cristiani come precursore del "pane celeste" del corpo di Cristo.

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Nella Bibbia ebraica (Tanakh) la manna è descritta due volte: nel Libro dell'Esodo (16, 1 – 36) e nel Libro dei Numeri (11, 1 – 9).

Il mitologico  racconto della manna  dal cielo  deriva dalle peripezie del popolo d'Israele che uscito dall'Egitto, guidato da Mosè, si trovò nel deserto del Sinai senza cibo e senza la possibilità di procurarselo. Esausti per la fame, invocarono l'aiuto del Signore. E la manna cominciò a scendere dal cielo.

Dal Libro dell'Esodo: "E, evaporato lo strato di rugiada, apparì sulla superficie del deserto qualcosa di minuto, di granuloso, fine come brina gelata in terra. A tal vista i figli d'Israele si chiesero l'un l'altro: «Che cos'è questo?» perché non sapevano che cosa fosse. E Mosé disse loro: «Questo è il pane che il Signore vi ha dato per cibo. Ecco ciò che ha prescritto in proposito il Signore: ne raccolga ognuno secondo le proprie necessità, un omer a testa, altrettanto ciascuno secondo il numero delle persone coabitanti nella tenda stessa così ne prenderete". Così fecero i figli di Israele e ne raccolsero chi più chi meno. Misurarono poi il recipiente del contenuto di un 'òmer; ora colui che ne aveva molto non ne ebbe in superfluo e colui che ne aveva raccolto in quantità minima non ne ebbe in penuria; ciascuno insomma aveva raccolto in proporzione delle proprie necessità" (Esodo 16, 14 – 18).

(la parola ebraica omer allude all'antica unità di misura israelita, corrispondente al peso di 1,3 kilogrammi circa).

La manna scendeva tutti i giorni dal cielo,  eccetto il sabato. Ogni ebreo, la mattina, ne raccoglieva la quantità necessaria per  nutrirsi nel corso della giornata.

Dio  ne donava una doppia razione ogni venerdì affinché bastasse anche per il sabato,  giorno di riposo, lo shabbat.

Gli Israeliti la macinavano e impastavano facendone focacce. 

La manna  deriva  dalla secrezione di alcune piante (arbusti e alberi), come il "Fraxinus ornus" (Frassino di manna), che viene estratta facendo piccoli tagli nella corteccia.


Albero di Fraxinus ornus e la linfa solidificata che viene stratta dalla corteccia dell'albero
 
Nel Sud della penisola del Sinai la resina viene estratta dagli alberi di tamerice (Tamarix gallica). Tale resina è simile alla cera, si fonde al sole, è dolce e aromatica come il miele.

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