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Arte e denari

Aperto da doxa, 10 Settembre 2023, 18:44:33 PM

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A Parigi, fino al 24 settembre,  nel palazzo dove ha sede la "zecca", c'è la mostra titolata: "L'argent dans l'art"  che illustra la complessa relazione tra arte e denaro: dal re Creso ai salvadanai di Bruegel il Vecchio, da una litografia di Marcel Duchamp ai dollari di Andy Warhol. 

Il denaro è il centro dell'universo a "La Monnaie de Paris".  Fondata nell'864 d.C., è la più antica zecca al mondo tutt'ora in attività. È oggi anche un museo che ripercorre l'incredibile storia della produzione e coniatura delle monete.

L'esposizione evidenzia il modo in cui gli artisti, nel corso del tempo, hanno affrontato l'aspetto economico distinguendo chi mirava a valorizzare la propria creatività indipendentemente dal valore materiale dell'opera, da chi considerava  l'arte come mezzo per arricchirsi.

Sono esposte circa duecento opere di varie epoche e stili, alcune delle quali provenienti da collezioni private e da istituzioni parigine.

Il percorso espositivo spazia dalla pittura religiosa, con la rappresentazione degli episodi della Bibbia legati all'avarizia e alla carità, alla Riforma protestante fino alla pittura impressionista, periodo in cui emersero nuove modalità economiche nel commercio artistico.

L'ingegnere ed artista belga Henri Van Herwegen, (pseudonimo "Panamarenko, 1940 – 2019)
Chambres d'amis (Camere per gli ospiti), 1986

Panamarenko: "...ho preso una gabbietta per gli uccelli e l'ho riempita di soldi, insieme ad una scatola da scarpe piena di banconote (perché alla gente piaceva dire che i miei soldi li avevo messi nelle scatole da scarpe di casa), e come tocco finale, uno zerbino dove c'era scritto in grande 'Chambres d'Amis'".
 

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A Parigi la prima sala del "Museo della moneta"  è dedicata alla mitologia, in primis a "Danae e la pioggia d'oro".

Mito di Danae

Danae, figlia di Akrísios, re di Argo, capitale dell'Argolide, regione dell'antica Grecia, nel Peloponneso.



Impossibilitato ad avere figli maschi, il re  Akrìsios si rivolse  all'oracolo di Delfi per avere un responso, per sapere se poteva sperare in quell'evento.

Invece l'oracolo lo informò che nel suo futuro c'era la morte, ucciso dal figlio di sua figlia.

Per evitare la profezia il re fece rinchiudere Danae in una torre. Ma Zeus, attratto dalla ragazza,  andò a trovarla nella prigione sotto forma di pioggia dorata e con questa  la concepì. Nacque un bambino. Venne chiamato Perseo.

Il sovrano di Argo, seppur irritato, non volle far uccidere il neonato per timore dell'ira degli dei, però fece chiudere Danae e il figlio in una cassa di legno  che venne abbandonata in mare.

Su richiesta di Zeus il dio Poseidone protesse madre e figlio e li fece giungere incolumi  nell'isola di Serifos, nelle Cicladi.


Veduta del porto nell'isola di Serifos

Vennero accolti da Ditti, fratello del re Polidette che allevò il piccolo Perseo fino ad età adulta.

La profezia si avverò.

Perseo dopo aver ucciso Medusa e salvato Andromeda, andò ad Argo senza essere riconosciuto, per partecipare ai giochi funebri che il re Akrìsios aveva  indetto in onore del fratello defunto.

Durante una gara di lancio del disco o del giavellotto, il giovane Perseo colpì a morte il nonno. 


Danae e la pioggia dorata, cratere della Beozia, V sec. a. C., Museo del Louvre, Parigi

Il mito di Danae fu considerato un tema interessante dai pittori del Rinascimento. Numerosi furono gli artisti che raffigurarono la giovane nell'atto di ricevere la "pioggia d'oro",  simbolica unione con Zeus.



Antonio Allegri, detto il "Correggio", olio su tela, 1531 – 1532 circa, Galleria Borghese, Roma

Correggio raffigurò Danae come un'adolescente emozionata e incuriosita da quanto le sta per accadere.

La nuvola d'oro appare su di lei e le prime gocce cominciano a cadere. Per accoglierle, la ragazza sposta il lenzuolo (simbolo del velo virginale), aiutata a scoprirsi dall'alato Eros,  che nella mano raccoglie le prime gocce di pioggia. Mano che è intenzionalmente puntata verso la zona genitale della ragazza.

I due amorini nell'angolo in basso sulla destra sono intenti a strofinare punte di freccia sulla pietra di paragone, usata dagli orafi per verificare l'autenticità dell'oro.

Nella scena sono preminenti i colori  chiari.

La luce nella stanza proviene  da sinistra, dalla finestra aperta , dalla quale si vede un edificio e dei monti in lontananza.

Questo dipinto faceva parte di una serie realizzata per il duca di Mantova, Federico II Gonzaga, sul tema degli amori di Zeus.

Un altro dipinto dedicato a Danae da Tiziano Vecellio.


Tiziano, Danae, olio su tela, 1545 circa, Napoli, Museo Nazionale di Capodimonte

Danae è raffigurata sul letto mentre guarda verso l'alto: Zeus si è trasformato nella nuvola dorata che la sovrasta e fa cadere la dorata pioggia fecondante nella zona genitale della ragazza, anche se ha un avvolto lenzuolo poggiato sulle cosce quasi aperte. 

La donna ha il braccio sinistro vicino al corpo, quello destro (ornato con un braccialetto al polso) è piegato, poggiato su un cuscino, mentre con la mano  stringe il lenzuolo.

In questa versione di Danae l'artista ha raffigurato la principessa di Argo mentre si dona a Zeus per amore,  testimoniato dalla presenza dell'alato eros, che regge l'arco con la mano sinistra  ed osserva l'azione.

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Il tocco di Mida

Mida,  mitico re di Pessinunte, città della Frigia, antica denominazione di una  regione  anatolica (Turchia).

Su di lui ci sono diverse versioni del mito.

Ovidio nel libro XI del suo poema epico-mitologico, "Le metamorfosi",  narra che il  vecchio satiro Sileno, precettore del dio Dioniso, si attardò a bere vino, ed ebbro rimase separato dal corteo dionisiaco.

Il vecchio satiro Sileno

Sileno ebbro, scultura del II sec. d.C., Museo del Louvre, Parigi




Ha l'spetto di un anziano calvo e peloso, spesso raffigurato con attributi animaleschi.

Aveva il dono della divinazione. Era lo spirito della danza della pigiatura dell'uva.

Furono due contadini ad aiutare Sileno. Lo condussero dal loro re, Mida,  il quale lo riconobbe e l'ospitò  nella sua reggia per dieci giorni e notti, mentre il satiro intratteneva il sovrano e i suoi amici con racconti e canzoni.

L'undicesimo giorno, Mida riportò Sileno da Dioniso, il quale, felice di aver ritrovato il suo anziano maestro, offrì al re qualsiasi dono desiderasse.  Mida, allora, gli chiese il potere di trasformare in oro tutto ciò che toccava. Fu esaudito.



Mida, però, constatò l'impossibilità di poter mangiare,  in quanto  i cibi che toccava diventavano istantaneamente d'oro.  Capì che la sua cupidigia lo avrebbe portato alla morte, allora implorò Dioniso di togliergli tale potere. La divinità esaudì la richiesta.

Mida, nella tradizione popolare, è simbolo di ricchezza e di avidità. Quindi, Essere un re Mida significa essere capace di arricchirsi facilmente.

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"Ricco come Creso":  è un'espressione ancora in uso. Evoca la leggendaria ricchezza di Creso, che
dal 560 a. C. al 546 a. C. fu il  re  della Lidia: antica denominazione di una  regione  dell'Anatolia (Turchia) con capitale Sardi.


Claude Vignon,  Creso esige il tributo in denaro da un suddito, olio su tela, 1629, Tours, Musée des Beaux-Arts

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Tracey Karima Emin, I've got it all, anno 2000, foto Polaroid ingrandita.  

In questo ilare selfie si vede lei seduta su un pavimento color rosso ruggine; indossa un abito scollato della stilista inglese Vivienne Westwood;   ha le cosce e le  gambe divaricate mentre le banconote escono (o entrano ?) dalla vagina.

Tracey Karima  Emin, la controversa artista britannica nata nel 1963 è nota  per le sue dissacratorie opere d'arte contemporanea.

Fa parte del movimento Young British Artists, che ha iniziato a esporre  alla fine del 1980.

Nel 2007, Emin ha rappresentato la Gran Bretagna alla 52/esima Biennale di Venezia. 

Esprime la sua arte con mezzi diversi: disegno, pittura, scultura, fotografia, film.


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Oggi propongo un dipinto di Jean-Honoré Nicolas Fragonard: "Geroboamo sacrifica al vitello d'oro".

Ma come presentarlo se non tutti i lettori conoscono  bene la vicenda del " vitello d'oro" e  non sanno chi fu Geroboamo, personaggio biblico vetero-testamentario ?

Sono costretto a cominciare con alcuni passi nel libro dell'Esodo, poi darò alcune informazioni sul re Geroboamo, ed infine allocherò la foto con il dipinto di Fragonard.

 "Quando il Signore ebbe finito di parlare con Mosè sul monte Sinai, gli diede le due tavole della Testimonianza, tavole di pietra, scritte dal dito di Dio" (Esodo 31, 18).

Finalmente ! Mosé era sfinito, per giorni  costretto ad ascoltare il minaccioso dominus con le prescrizioni al popolo di Israele.

Gli Israeliti credendo che non ritornasse più, che Mosé fosse asceso al cielo, o  peggio, si fosse dato alla  fuga, chiesero ad Aronne di fabbricare loro un dio per poterlo adorare.

"Il popolo, vedendo che Mosè tardava a scendere dalla montagna, si affollò intorno ad Aronne e gli disse: 'Facci un dio che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto'. Aronne rispose loro: 'Togliete i pendenti d'oro che hanno agli orecchi le vostre mogli e le vostre figlie e portateli a me'. Tutto il popolo tolse i pendenti che ciascuno aveva agli orecchi e li portò ad Aronne. Egli li ricevette dalle loro mani e li fece fondere in una forma e ne ottenne un vitello di metallo fuso. Allora dissero: 'Ecco il tuo Dio, o Israele, colui che ti ha fatto uscire dal paese d'Egitto!'. Ciò vedendo, Aronne costruì un altare davanti al vitello e proclamò: 'Domani sarà festa in onore del Signore. Il giorno dopo si alzarono presto, offrirono olocausti e presentarono sacrifici di comunione. Il popolo sedette per mangiare e bere, poi si alzò per darsi al divertimento.

Allora il Signore disse a Mosè: 'Va', scendi, perché il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto, si è pervertito. Non hanno tardato ad allontanarsi dalla via che io avevo loro indicata! Si son fatti un vitello di metallo fuso, poi gli si sono prostrati dinanzi, gli hanno offerto sacrifici e hanno detto: 'Ecco il tuo Dio, Israele; colui che ti ha fatto uscire dal paese di Egitto'.

Il Signore disse inoltre a Mosè: 'Ho osservato questo popolo e ho visto che è un popolo dalla dura cervice. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li distrugga. Di te invece farò una grande nazione.

Mosè allora supplicò il Signore, suo Dio, e disse: 'Perché, Signore, divamperà la tua ira contro il tuo popolo, che tu hai fatto uscire dal paese d'Egitto con grande forza e con mano potente? Perché dovranno dire gli Egiziani: Con malizia li ha fatti uscire, per farli perire tra le montagne e farli sparire dalla terra? Desisti dall'ardore della tua ira e abbandona il proposito di fare del male al tuo popolo. Ricordati  di Abramo, di Isacco, di Israele, tuoi servi, ai quali hai giurato per te stesso e hai detto: Renderò la vostra posterità numerosa come le stelle del cielo e tutto questo paese, di cui ho parlato, lo darò ai tuoi discendenti, che lo possederanno per sempre'.

Il Signore abbandonò il proposito di nuocere al suo popolo.

Mosè ritornò e scese dalla montagna con in mano le due tavole della Testimonianza, tavole scritte sui due lati, da una parte e dall'altra. Le tavole erano opera di Dio, la scrittura era scrittura di Dio, scolpita sulle tavole" (Es 32, 1 – 16).

Ed ancora:

"Quando si fu avvicinato all'accampamento, vide il vitello e le danze. Allora si accese l'ira di Mosè: egli scagliò dalle mani le tavole e le spezzò ai piedi della montagna. Poi afferrò il vitello che quelli avevano fatto, lo bruciò nel fuoco, lo frantumò fino a ridurlo in polvere, ne sparse la polvere nell'acqua e la fece trangugiare agli Israeliti.

Mosè disse ad Aronne: 'Che ti ha fatto questo popolo, perché tu l'abbia gravato di un peccato così grande?'. Aronne rispose: 'Non si accenda l'ira del mio signore; tu stesso sai che questo popolo è inclinato al male. Mi dissero: Facci un dio, che cammini alla nostra testa, perché a quel Mosè, l'uomo che ci ha fatti uscire dal paese d'Egitto, non sappiamo che cosa sia capitato. Allora io dissi: Chi ha dell'oro? Essi se lo sono tolto, me lo hanno dato; io l'ho gettato nel fuoco e ne è uscito questo vitello'.

Mosè vide che il popolo non aveva più freno, perché Aronne gli aveva tolto ogni freno, così da farne il ludibrio dei loro avversari. Mosè si pose alla porta dell'accampamento e disse: 'Chi sta con il Signore, venga da me!'. Gli si raccolsero intorno tutti i figli di Levi. Gridò loro: 'Dice il Signore, il Dio d'Israele: Ciascuno di voi tenga la spada al fianco. Passate e ripassate nell'accampamento da una porta all'altra: uccida ognuno il proprio fratello, ognuno il proprio amico, ognuno il proprio parente'.

I figli di Levi agirono secondo il comando di Mosè e in quel giorno perirono circa tremila uomini del popolo. Allora Mosè disse: Ricevete oggi l'investitura dal Signore; ciascuno di voi è stato contro suo figlio e contro suo fratello, perché oggi Egli vi accordasse una benedizione'.

Il giorno dopo Mosè disse al popolo: Voi avete commesso un grande peccato; ora salirò verso il Signore: forse otterrò il perdono della vostra colpa.

Mosè ritornò dal Signore e disse: 'Questo popolo ha commesso un grande peccato: si sono fatti un dio d'oro. Ma ora, se tu perdonassi il loro peccato... E se no, cancellami dal tuo libro che hai scritto!'.

Il Signore disse a Mosè: 'Io cancellerò dal mio libro colui che ha peccato contro di me. Ora va', conduci il popolo là dove io ti ho detto. Ecco il mio angelo ti precederà; ma nel giorno della mia visita li punirò per il loro peccato'.

Il Signore percosse il popolo, perché aveva fatto il vitello fabbricato da Aronne" (Es 32, 19 – 35).

Io cerco di pazientare quando leggo questi racconti surreali, puerili, cerco di evitarli,  però in questo caso "necesse est".
 
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doxa


Statua raffigurante il dio Apis, divinità egizia nella forma di toro, adorata a Menfi,  prima capitale dell'Antico Regno.
 
 

Il toro simbolicamente allude alla forza procreatrice,  e il dio Apis è la potenza generativa.
 
Il  culto del toro era presente  in varie religioni. In  Egitto, da dove secondo la narrazione dell'Esodo provenivano in quel tempo gli  Ebrei,  il  toro Apis  era oggetto di adorazione, che alcuni  studiosi presumono gli ebrei facessero rivivere nel deserto;  altri credono che il  Dio di Israele fosse associato o rappresentato come una divinità vitello/toro a causa di un processo di assimilazione religiosa e  sincretismo. 
 
Nell'antico Vicino Oriente e nell'Egeo, l'uro (toro selvatico) veniva adorato come "toro lunare" e creatura di El. 
 
Il  biblista  statunitense Richard Elliott Friedman, docente di studi ebraici, ha scritto:  "Possiamo almeno dire che l'autore del resoconto sul vitello d'oro in Esodo sembra aver preso le parole tradizionalmente attribuite a Geroboamo facendole dire al popolo".
 
Ma prima di parlare di Geroboamo è necessario un cenno su re Salomone (1011 a. C. circa – 931 a. C.  circa).
 
Secondo l'Antico Testamento  Salomone fu il terzo re d'Israele, successore e figlio di Davide e Betsabea.
 
Salomone regnò dal 970 al 930 a. C. e fu l'ultimo del regno unificato di Giuda e Israele.
 
Dopo la sua morte gli succedette il figlio Roboamo, che regnò dal 930 al 909 a. C..
 
Secondo la Bibbia ebraica, in particolare nel primo e secondo Libro dei Re, Geroboamo fu considerato un esempio negativo perché  fece realizzare due simulacri del vitello d'oro, e  li fece collocare uno a Betel, nel santuario del villaggio, ed un altro a Dan: le estremità Sud e Nord del suo regno.
 
Inoltre,  scelse sacerdoti non appartenenti alla tribù di Levi, come invece comandato da Dio: "non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di ciò che è lassù nel cielo né di ciò che è quaggiù sulla terra, né di ciò che è nelle acque sotto la terra." (Esodo 20, 3-4).
 
Il Vangelo di Matteo narra che Gesù chiama "Mammona" o denaro il vitello d'oro: "Nessuno può servire due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, o preferirà l'uno e disprezzerà l'altro: non potete servire a Dio e a mammona." (6, 24).
 
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doxa

L'icona del vitello d'oro nell'Antico Testamento, in un dipinto realizzato  dal pittore francese Jean-Honoré Nicolas Fragonard (1732 – 1806).


Jean-Honoré Nicolas Fragonard, "Geroboamo sacrifica al vitello d'oro", olio su tela, 1748 – 1752,  Museo del Louvre, Parigi.


Persone inginocchiate sono ai lati del sacerdote, raffigurato con le mani alzate  invocanti l'idolo, collocato in alto su un marmoreo piedistallo, in un santuario in stile classico.


Sulla destra, seduto sul trono, il re Geroboamo, circondato da cortigiani,  assiste al rito del sacrificio  dedicato al simulacro del "vitello d'oro".

doxa


Pieter van der Heyden (da un disegno di Pieter Bruegel il Vecchio), la battaglia tra i salvadànai (dnàai = antica variante di denari) e le casseforti, incisione a bulino, 1570 circa.

L'incisione raffigura  lo scontro tra "due eserciti", quello dei salvadànai e quello delle casseforti. A loro si sono aggiunti, quasi come "truppe ausiliarie", sacchi e barili colmi di monete. Il tutto guarnito con lance e spade sguainate.

bobmax

Citazione di: doxa il 23 Ottobre 2023, 18:23:03 PMIo cerco di pazientare quando leggo questi racconti surreali, puerili, cerco di evitarli,  però in questo caso "necesse est".


Perché spazientirsi?
Davvero sei sicuro che fossero soltanto dei poveri stolti?

Eppure, basterebbe avvicinarsi al racconto, curiosi per cosa vi possa essere dietro.
Per intravedere una possibile spiegazione, sarebbe infatti sufficiente tener fermo che Dio non esiste.
E così interpretare tutta la vicenda come storia dell'uomo.

Non vi è nessun Dio che parla con Mosè. Ma è Mosè stesso che dialoga con se stesso.
Dialoga su che cosa?
Sulla necessità di una nuova motivazione per l'unità del suo popolo. Questa nuova idea la eredita dall'Egitto, dove fatica ad imporsi: il Dio unico.
Una idea potente, che può fare da legante, molto più efficacemente della idolatria.
Questa nuova credenza non può che imporsi con la violenza.

Ma giunti a questo punto della indagine, occorre affrontare Mosè.
Era un ciarlatano? Si era inventato tutto di sana pianta?
Oppure vi è dell'altro?

E se propendiamo per un fondamento di sincerità, vi è qualcosa di "vero" dietro a questa manifesta ricerca di spiritualità?
O si tratta solo di una illusione?

La risposta la puoi solo cercare in te stesso.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

doxa

Bravo Bob ! Mi è piaciuto il tuo commento.   ;)

Oggi ti offro un dipinto del disegnatore e pittore francese Simon Vouet  (1590 – 1649), uno dei maggiori esponenti del caravaggismo.


Simon Vouet, Allegoria  della fede e disprezzo  per la ricchezza, olio su tela, 1630  circa, Museo del Louvre, Parigi.

Questo dipinto  fu  sempre considerato  l'allegoria della ricchezza, ma secondo lo storico dell'arte Nicolas Milovanovic,, capo curatore del Museo del Louvre ed esperto della pittura francese del XVII secolo, l'opera è un'allegoria del disprezzo per la ricchezza.

Il dipinto ha come didascalia  "Allegoria della fede e disprezzo per la ricchezza".

La donna  è la vittoria alata (della fede)  con corona di alloro. E' avvolta da un manto giallo luminoso.

Con le mani regge un putto, che col dito indice della mano destra  segna verso il cielo, allude a Dio, vera ricchezza spirituale.

Ma il volto della donna è rivolto verso destra,  guarda in basso l'altro putto, alato, che con la mano sinistra le porge alcuni gioielli.

Sul pavimento c'è un monile d'oro agganciato ad una medaglia con  inciso un profilo umano, forse allude alla nobiltà e al potere come ingrediente della ricchezza terrena

La grade brocca metallica vicino al putto alato raffigura a sbalzo la scena  con Apollo pervaso da "ardore amoroso" che  insegue la bella naiade Dafne. Per salvarsi la mitica "ragazza" invoca gli dei. Viene esaudita e trasformata in una pianta di alloro.

In questo quadro risalta la bellezza della figura femminile, ma anche  l'armonia dei colori e i toni luminosi dell'ampio drappeggio.

bobmax

Sono lieto che ti sia piaciuto il mio commento, Doxa.

Ma se il significato di quest'ultimo dipinto è: "Allegoria della fede e disprezzo per la ricchezza", sei d'accordo con questa asserzione?

E se sei d'accordo, per quale motivo lo sei?

Se invece invece non lo sei, perché?
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

doxa

Buongiorno Bob, mi poni interessanti domande che esigono dettagliate risposte, che non sono capace di darti, perché quando ho allocato l'immagine ho solo pensato  alla sua estetica e se era coerente con il titolo del topic.

Dovrei studiare l'icona e sapere l'intenzione originaria dell'autore, ma a che pro ?

Un personaggio molto coerente con il topic è il mio "amico d'infanzia", zio Paperone e le sue monete d'oro nel grande forziere, sempre attorniato dalla "banda Bassotti".



 

 

bobmax

Ciao Doxa, perché dovresti sapere l'intenzione dell'autore?
Le sue intenzioni possono essere state qualsiasi, a te che ne cale?

La mia domanda era rivolta a te.
Se cioè la ricchezza debba essere disprezzata rispetto del Bene, oppure no.

Perché svicoli...? ;)
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

doxa

Ciao Bob,

la ricchezza non va mai disprezzata, né ostentata. Esige la discrezione.  ;)

Il proprio patrimonio aiuta a vivere meglio, molto meglio. ;D

Il bene ?

Lo sai che bene e male sono concetti relativi, ideologicamente condizionati, costringono  a scelte morali, che spesso sono sbagliate.

Forse a te piace l'esortazione di Paolo  di Tarso ai Galati: "Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo a suo tempo mieteremo. Poiché dunque ne abbiamo l'occasione (kairós), operiamo il bene verso tutti" (Gal 6, 9-10).

Ma io non sono permeato della bontà cristiana. Il mio bene si limita alla solidarietà verso persone che conosco. :P

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