Menu principale

Arte e capro espiatorio

Aperto da doxa, 18 Marzo 2023, 16:40:02 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

doxa

La "Celebratio passionis Dominis": celebrazione della Passione del Signore  il venerdì che precede la Pasqua cristiana,  i fedeli commemorano la condanna, la tortura e la crocifissione di Gesù Cristo, il  "capro espiatorio".

Caravaggio realizzò questo dipinto riguardante la fase della flagellazione di Gesù.


Michelangelo Merisi, detto "il Caravaggio", "Flagellazione di Cristo", 1608 circa, olio su tela, cm 286 x 213, Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli
 
Il contrasto fra luce e ombra caratterizza numerosi dipinti di Caravaggio. Anche in questo lo sfondo scuro domina la scena, centrata intorno alla colonna dove è poggiato il Nazareno. Il suo corpo è illuminato da un fascio di luce.
 
Gesù, nudo, tranne che per il bianco perizoma che gli cinge i fianchi, ha la corona di spine sul capo chinato in segno di accettazione della volontà di Dio.
 
Intorno a lui ci sono due dei suoi torturatori. Quello di sinistra tira i capelli a Gesù, quello di destra gli lega le mani dietro la schiena facendosi forza con la gamba.
 
Un terzo uomo è in primo piano in posizione chinata mentre prepara il flagello (strumento di tortura), vicino la gamba sinistra del Nazareno.
 

Particolare dell'aguzzino in primo piano
 
Indagini ai raggi X hanno consentito di vedere che la tela è formata da tre distinti pezzi di stoffa, due con le stesse dimensioni sono uniti all'altezza dell'ombelico di Cristo, un altro, largo 17 cm, è aggiunto sul margine destro per completare il piede dell'aguzzino, con la realizzazione del suo tallone, che in origine era tagliato.

doxa

L'argomento "capro espiatorio" coinvolge la storia religiosa, la teologia, ma anche la letteratura.

Ma cosa s'intende per "capro espiatorio" ?

In modo puerile mi rispondo !

Capro: è il maschio della capra domestica.

Espiatorio: questo aggettivo allude alle preghiere o al rito sacrificale per ottenere da una divinità la liberazione dalla propria colpa.

Ergo,  la frase "capro espiatorio" (in inglese "scapegoat")  indica un oggetto, un totem, un animale, ma anche  un individuo. A questi  vengono attribuiti i mali e le colpe di altri.

"Giorno dell'espiazione" (in ebraico Yom kippur).

Il sostantivo  "espiazione" deriva dal latino "expiare", parola composta dalla particella intensiva "ex" (= fuori) e dal verbo "piare" (= rendere pio, puro). 

Espiazione di una colpa commessa e liberazione  da questa mediante l'accettazione e la sopportazione della pena inflitta a tale scopo.

L'espiazione tramite il sacrificio espiatorio:  è il modo con il quale un individuo o una comunità  cerca di ingraziarsi una divinità per  farsi perdonare da questa le colpe.

In tempi remoti oltre gli animali venivano sacrificate persone: (neonati, bambini o adulti)  per avere il favore o il perdono divino.

Col passar del tempo i sacrifici umani  non furono più praticati  e sostituiti da gesti simbolici.

Per la religione ebraica l'espiazione è collegata al peccato commesso.

Dall'infrazione anche involontaria contro le prescrizioni stabilite dal patto che lega Israele a Dio, nasce una colpa oggettiva (1 Samuele 14, 2)  con effetti sanzionatori, punitivi, sul colpevole o su una comunità. 

Il capro espiatorio: con il sacrificio della vittima sacrificale  il peccato dell'offerente passava all'animale sacrificato e il perdono ottenuto passava all'offerente.

Nell'antica tradizione religiosa ebraica nel giorno dedicato allo Yom Kippur (= Giorno dell'espiazione), la comunità di Gerusalemme offriva due capri da sacrificare nel Tempio per l'espiazione dei propri peccati.

Il sommo sacerdote estraeva a sorte tra due "capri" (=arieti):

il primo veniva immolato nei pressi dell'altare dei sacrifici, collocato all'ingresso del Tempio.
Il sangue dell'animale veniva utilizzato in modo simbolico per purificare il tempio e l'altare profanati dai peccati degli Israeliti (vedi Levitico 16, 5 – 10).

Il secondo capro subiva una sorte diversa. Il sommo sacerdote poneva le sue mani sulla testa dell'animale e simbolicamente gli attribuiva i peccati del popolo di Israele. Poi il capro veniva portato in una zona desertica a circa 12 chilometri da Gerusalemme, dove, secondo la tradizione rabbinica, veniva precipitato da una rupe (Levitico 16, 20 – 22). Questo rituale permetteva alla comunità di essere "liberata" dai peccati.

La bestia non veniva offerta a YHWH perché i peccati che le erano stati attribuiti la rendevano impura, come tale inadatta ad essere vittima sacrificale.

Secondo molti esegeti questo rito è un esorcismo derivato da arcaici riti agresti preesistenti l'ebraismo.

Il rito è descritto nel capitolo 16 del Levitico, nella Mishnah (cap. 6) e nel Talmud, fogli 66 e 67).

In senso figurato con "capro espiatorio" s'intende la persona sulla quale si fanno cadere colpe non sue: "essere il capro espiatorio", "fare da capro espiatorio".

doxa

Sappiamo che Dio si è "incarnato" per "salvare" l'umanità dal peccato originale.
 
 Giovanni il battezzatore (considerato dalla religione cristiana l'ultimo profeta dell'Antico Testamento e il primo apostolo di Gesù Nazaret) mentre era a Betania sulla riva del fiume Giordano per somministrare il battesimo, vedendo Gesù venire verso di lui per farsi battezzare, disse: "Ecco l'agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo!" (Gv 1, 29). Questa frase evangelica allude a Cristo vittima sacrificale per redimere l'umanità dal peccato.
 
 Nella simbologia dell'arte cristiana l'agnello che porta una croce rappresenta Cristo, l'Agnus Dei.



Matthias Grünewald, dettaglio dalla Crocifissione di Isenheim (1516). Musée d'Unterlinden, Colmar (Francia)



Il polittico fu realizzato fra 1512 e 1516.



Gesù Cristo affisso sulla croce: il suo corpo è segnato dalle ferite della flagellazione, ha il capo cinto da una corona di spine, le mani attraversate da chiodi, i piedi sono sovrapposti e tenuti insieme da un grosso chiodo;

guardando il dipinto, sul lato sinistro ci sono tre figure:

il discepolo Giovanni (evangelista) in abito rosso, i capelli biondi, è rivolto verso la madre di Gesù: con il braccio destro la sorregge dietro la schiena, invece, la mano sinistra stringe la mano destra di Maria, che indossa una bianca veste ed ha il capo coperto con il velo bianco; ha le mani giunte, imploranti verso il Figlio; la donna in ginocchio è Maria di Magdala indossa un ampio mantello rosaceo, anche lei ha le mani giunte rivolte verso Cristo;

sull'altro lato della croce, sulla destra, c'è Giovanni Battista, che indossa una rozza veste realizzata con peli di cammello, nella mano sinistra tiene il libro aperto delle sacre scritture, con l'indice della mano destra indica Gesù come Agnus Dei, simbolicamente raffigurato dall'agnello mistico vicino la gamba destra del battezzatore; l'animale, che con la zampetta destra sorregge la croce lignea addossata al corpo, ha il petto ferito e versa il sangue in un calice.

Sopra il braccio destro piegato del battista si vede una scritta: "Illum oportet crescere, me autem minui" (= Lui deve crescere; io, invece, diminuire), la frase è tratta dal Vangelo di Giovanni (3, 30).



Ipazia

L'espressionismo di Grünewald è impressionante.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

doxa

Grazie Ipazia !

Adesso ti offro Masaccio  ;)


Masaccio, Crocifissione, tempera su tavola a fondo oro, 1426. Museo Nazionale di Capodimonte, Napoli.

Questa tavola è una parte del "Polittico di Pisa" (Polittico dei Carmelitani) del quale era il comparto centrale superiore.
Fu dipinto da Masaccio (1401 – 1428) per la chiesa del Carmine a Pisa.

Scena della Crocifissione con tre "dolenti": Maria (la madre di Gesù), l'apostolo Giovanni e Maria di Magdala, rappresentata in ginocchio di spalle al centro (riconoscibile dal vestito rosso e dai capelli biondi), mentre è piegata in avanti ed allarga le braccia, disperata.

Sulla parte alta della croce è dipinto l'albero della vita, simbolo della risurrezione.

La testa di Cristo è incassata nel collo, il volto brunito è colto nel momento del trapasso, dopo il dialogo tra lui, sua madre e Giovanni: il Nazareno dice a Maria: "Ecco tuo Figlio", e a Giovanni: "Ecco tua madre". E l'ultima disposizione di Gesù come uomo: è un atto d'amore verso la madre che l'affida al giovane Giovanni perché sia sicura.

Maria, avvolta dall'ampio mantello blu, è davanti la croce, con le mani giunte.

Sull'altro lato c'è Giovanni, con il capo reclinato, il volto afflitto, anche lui con le mani giunte; il movimento delle braccia è evidenziato dal blu di una manica che contrasta con il rosso del manto.

doxa


Renato Guttuso, Crocifissione, olio su tela, (200×200 cm), 1941, Roma, Galleria Nazionale d'Arte Moderna
In questo dipinto l'artista volle rappresentare non solo l'episodio evangelico della crocifissione di Gesù ma anche il dramma della seconda guerra mondiale, l'universalità e l'attualità del dolore.

L'intento di Guttuso non fu quello di raffigurare Cristo che muore per i peccati quotidiani, ma di simboleggiare l'umanità dolente.

Il quadro fu esposto nel 1942 al "Premio Bergamo" suscitando le ire del clero, perché considerato blasfemo e indecente.

Critiche arrivarono anche dal regime fascista , perché la scena allude alla guerra.

Questa provocatoria Crocifissione è significativa nella produzione dell'artista poiché riassume in sé sia la drammaticità del momento storico, sia l'anticipazione della componente ideologica che caratterizzerà la sua pittura, e più in generale il Realismo Sociale, negli anni seguenti.

In merito il pittore siciliano scrisse:

"La nudità dei personaggi non voleva avere intenzione di scandalo. Era così perché non riuscivo a vederli, a fissarli in un tempo: né antichi né moderni, un conflitto di tutta una storia che arrivava fino a noi. Mi pareva banale vestirli come ogni tentativo di recitare Shakespeare in frac, frutto di una visione decadente. Ma, d'altra parte, non volevo soldati vestiti da romani: doveva essere un quadro non un melodramma. Li dipinsi nudi per sottrarli a una collocazione temporale: questa, mi veniva da dire, è una tragedia di oggi, il giusto perseguitato è cosa che soprattutto oggi ci riguarda. Nel fondo del quadro c'è il paesaggio di una città bombardata: il cataclisma che seguì la morte di Cristo era trasposto in città distrutta dalle bombe".

Ed aggiunse: "La crocifissione deve essere il dramma di tutti gli esseri umani e in questo senso una scena comune. Questo è tempo di guerra e di massacri: gas, forche, decapitazioni, voglio dipingere questo supplizio del Cristo come una scena di oggi. Non certo nel senso che Cristo muore ogni giorno sulla croce per i nostri peccati ma come simbolo di tutti coloro che subiscono oltraggio, carcere, supplizio per le loro idee".

La scena è ambientata in un paesaggio collinare, le case sono accennate, squadrate secondo lo stile cubista. L'abitato è vicino ad un fiume.

I vivaci colori danno una forte carica espressiva ai corpi dei personaggi e all'opera stessa.

La tela raffigura più persone.

Le tre croci con Gesù e i due ladroni non sono una di fianco all'altra e frontali come da secolare tradizione, ma disposte in diagonale, una dietro l'altra, simile allo schema seguito da Rembrandt nel disegno "Cristo in croce tra i due ladroni".

Il volto di Gesù non è visibile, perché coperto dalla croce antistante, ma è riconoscibile dal drappo bianco nel girovita e dalla corona di spine sul capo.

Un particolare interessante riguarda la figura di Cristo e di uno dei due ladroni: hanno i pugni chiusi, simbolo dei comunisti (Guttuso era iscritto al partito comunista), fu un espediente per manifestare il suo dissenso politico e culturale al regime fascista.

Ai piedi della croce di Gesù c'è la madre, nuda, con le mani alzate, mentre tenta di asciugare il sangue che esce dalla ferita nel costato del Figlio.

Dietro Maria c'è la Maddalena, nuda nella parte superiore del corpo: è inginocchiata davanti la croce con le braccia spalancate.

Vicino la madre di Gesù, un'altra pia donna con vestito celeste, con le mani si copre il volto piangente.

In primo piano, sulla sinistra, dietro il cavallo bianco con il collo torto e la copertina sottosella di colore rosso sulla schiena, c'è un uomo a petto nudo che con la mano sinistra sorregge l'asta con in cima la spugna bagnata con la polsca (bevanda dal basso costo in uso nell'antica Roma dalla plebe e dai legionari) per raggiungere di Gesù agonizzante in croce, nell'altra mano ha due dadi.

Il cavallo bianco con il collo torto rimanda a quello presente nel "Guernica" che Picasso realizzò nel 1937.


Discussioni simili (5)