Al di là dell'aldilà (artistico)

Aperto da Jean, 23 Giugno 2018, 23:22:25 PM

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Jean

Grazie @InVerno per aver sdoganato la discussione col tuo intervento, ricco di considerazioni interessanti, tra cui quella che per aversi maggior intelligenza, sia pure artificiale, sia necessario un errore che in qualche modo (mia interpretazione del tuo pensiero, correggimi nel caso) svincoli la stessa dai rigorosi limiti della sua programmazione.  

Un errore che può per esempio esser causato da un raggio cosmico che impatti  un componente hardware... anche se i software di rilevazione e trattamento degli errori accidentali dovrebbero far pulizia degli stessi (ma qui ci vorrebbe un esperto, trattandosi di linguaggi...Ox...).

Suggestiva l'interpretazione del monolito nero quale "avaria" per il genere umano, costretto da quello ad una sorta di "salto quantico coscienziale". 
Forse l'uomo odierno, nonostante belle intenzioni e proclami, non sarà mai in grado di spiccarne un altro, il clima e le relazioni internazionali (leggasi guerre di ogni sorta, finanziarie, fisiche ecc.) peggiorano di giorno in giorno e l'ultima chances  potrebbe essere proprio quel "raggio" che inneschi la novella avaria...  

Il monolito di Hammurabi (in diorite nera, pietra che per la sua durezza veniva usata per lavorare il granito... e per lavorare quella..?) dici che contiene il mondo dei significati e penso tu ti riferisca al codice stesso, il corpus legale, una delle prime raccolte di leggi. Codici legali e codici informatici... istruzioni o linee di programma/algoritmi che dovrebbero regolare società ed individui.
 


Caro paul11,

nessuno è il nessuno qual sei (l'amico paul è un ammiratore dell'Ulisse Omerico) e come un'avaria (mutazione del DNA) può aver innescato il cammino verso la civiltà, un'altra avaria potrebbe retrocederla allo stato primitivo.

Visto che si parla anche di codici legali, se tu potessi far approvare una legge, esageriamo che non costa nulla... valida in tutto il mondo, quale sarebbe?

Sì, parrebbe una reincarnazione, tuttavia ad un livello superiore di coscienza... magari il superuomo nicciano annunciato dallo Zaratustra... e qui ci manca il supporto dell'amico Garbino per addentarci nell'interpretazione che assai fece discutere e a cui si ricollega @ Ipazia, dal suo punto di vista (e quello di Nietzsche) naturalmente lasciando Dio fuori dal set... (grazie Ipazia per l'intervento).

C'è un guastafeste, tuttavia, in questo castello interpretativo: e si chiama Dio. Nietzsche, infatti, è il filosofo che ha annunciato la sua morte. Kubrick, invece, dice – addirittura – che il concetto di Dio è "al centro" del suo film. Ma quale Dio?
Il regista non ha in mente "un'immagine tradizionale, antropomorfa di Dio", bensì crede sia "possibile formulare un'affascinante definizione scientifica una volta accettato il fatto che esistono circa cento miliardi di stelle solo nella nostra galassia". 

Leggendo queste righe, il gesuita e scienziato John Braverman ha avanzato "un'interpretazione teologica" del film (è contenuta in "Interviste extraterrestri, Isbn Edizioni). "Il Dio presente in 2001: Odissea nello spazio – scrive – è il Dio dei filosofi. Non è il Dio personale, amorevole, delle relazioni intime caro a Isacco, Abramo e Gesù". Tuttavia, aggiunge, la definizione di Dio che propone Kubrick offre una "teologia molto profonda", giacché i passi logici che egli compie per arrivare ad abbozzare la sua idea della divinità ricalcano le linee logiche della teologia classica, in particolare quelle della "Summa" di San Tommaso d'Aquino. 

Le due formulazioni hanno uno spettacolare particolare in comune: "L'uso delle informazioni sul mondo naturale per inferire l'esistenza di esseri più intelligenti". Così – conclude Braverman – anche se Kubrick non crede a nessuna delle religioni monoteiste della Terra, la linea del suo pensiero ne segue perfettamente le orme.

https://www.huffingtonpost.it/nicola-mirenzi/2001-odissea-nello-spazio-e-dio-il-mondo-e-nietzsche-ma-anche-nulla-di-tutto-questo_a_23399442/



Ciao Lou,

dopo aver letto alcune possibili interpretazioni (piani di lettura...), l'interrogarsi come dici sull'ambiguità dei nostri schemi mentali è inevitabile e il tuo intervento aveva già anticipato qualcosa di quanto ho scritto oggi.

C'è un passaggio che mi piacerebbe approfondire, quando scrivi del potere dell'arte:

...il cui significato in divenire e in larga parte ancora ignoto, esonda e/o, forse, cade fuor delle virgolette del termine con cui cataloghiamo l'evento. Che in qualche modo siamo indotti a percepire (potenza dell'arte e dell'immaginazione ).

Davvero un gran potere... superiore ad ogni altro se può condurre ad intravedere (bello il termine inglese: glimpse che a me procura l'immagine di uno sbatter di ciglia)  qualcosa al di là del conosciuto e non un mero congetturare/ipotizzare al riguardo. 
Così che la scienza si confronta con la trascendenza, la filosofia ne perlustra i confini e l'arte – talora – li sorpassa... (conseguentemente la spiritualità li vive...).


@Phil

Grazie per i suggerimenti che, uniti a quello di Inverno su Westworld e di Lou su Maniac, analogamente alla saga di Matrix, ruotano attorno ai temi ricorrenti dello sviluppo di A.I. impiegata per ricreare realtà virtuali alfine indistinguibili... temi futuribili sempre meno fantascientifici, come evidenziato in diversi miei post.

Ci sia o meno un motivo che sottende l'enorme interesse per tali questioni, ne è significativa la convergenza appunto sull'A.I. e la sensazione di una possibile – se non già in atto - coesistenza di differenti realtà.

Tale prospettiva, non più retaggio di visionari scrittori e registi ormai è divenuta mappa anche per gli sviluppatori delle tecnologie hard e soft necessarie.  
Al riguardo del dove si trovi il vero piano di lettura (usando l'espressione di Lou) ossia il codice per leggere la mappa, possiamo solo far congetture, magari in quel tredicesimo piano (dove ritroviamo il nostro Hall tra gli attori principali...) o nascosto negli inaccessibili server che fan vivere internet.

Certo che anche gli attuali sviluppi – sul quesito dell'esistenza – originano dalle  strane caratteristiche della nostra coscienza...
 

*nota umoristica a margine: la bella gara a chi le scrive difficili tra Lou, Ipazia, talvolta (ma è di molto migliorato) InVerno e altri mette alla prova il lettore occasionale, sollecitando pure il sottoscritto all'emulazione...  :-[

 
Cordialmente
Jean

Kobayashi

Una considerazione veloce: nel giudicare il comportamento discutibile di Hal bisogna tener presente che lui era l'unico "componente dell'equipaggio" a conoscere la vera natura della missione, nata a seguito della scoperta del monolite sulla Luna.
Così non va esclusa la possibilità che sia arrivato alla conclusione (corretta) secondo cui la vita sulla Terra è stata influenzata da questo manufatto extraterrestre, e ciò potrebbe anche comportare, dal punto di vista logico dell'A.I., una relativizzazione dell'importanza del genere umano... e la formazione dell'idea che rifare tutto da capo partendo da un po' di materia organica e dal tocco del monolite misterioso, sia effettivamente possibile...
E chi non vorrebbe rifare tutto da capo?

viator

Salve. Bravo Kobayashi. In fondo che ne sappiamo della gerarchia che potrebbe legare le artificialità o presunte tali) alle naturalità (o presunte tali) ? Noi in fondo viviamo tra le nebbie dell'ignoranza. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

viator

Salve Jean ed Ipazia. A proposito della "nota umoristica" di Jean (l'umorismo è un  formidabile grimaldello per la verità), condivido in modo speciale per quanto riguarda Ipazia.

Ciascuno ha il proprio stile, per carità. Poi il proprio bagaglio ( ho detto bagaglio, non bavaglio) culturale, poi tante altre belle cose.

I linguaggi troppo culturalmente indirizzati hanno in genere (consapevolmente od inconsapevolmente) dei tre scopi l'uno : sovrastare l'interlocutore oppure svolgere del narcisismo intellettuale (non sono questi due, mi sembra, i casi di Ipazia) oppure escludere gli inadeguati.

Il fatto è che l'esclusione degli inadeguati può costituire sia un arricchimento che un impoverimento del Forum. Meglio un forum "d'èlite" poco comprensibile ma profondo od uno "democratico" ma pieno di superficialità ?

E' il solito problema. La definizione di "radical chic" insegna". Ai posteri l'ardua sentenza. Salutoni.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jean

Ciao viator,
(piccolo OT per chiudere la *notazione umoristica...)

gli "inadeguati" costituiscono un genere a se stante, di cui l'unico rappresentante nel forum coincide con l'utente Sariputra, talmente inadeguato che nel tentativo di rimediar qualche svarione ne produce di nuovi... ma come son certo del sense of humor dell'amico Sari così confido e credo in quello dei (delle) destinatari del suo (ovviamente inadeguato) umorismo... ah, Sari, stacci attento ... vedi cos'è successo a  Dolce & Gabbana... 'un li compra più nessuno i loro abiti in Cina...
 
cordialmente
Jean

Ipazia

Citazione di: viator il 05 Dicembre 2018, 21:45:09 PM
Salve Jean ed Ipazia. A proposito della "nota umoristica" di Jean (l'umorismo è un  formidabile grimaldello per la verità), condivido in modo speciale per quanto riguarda Ipazia.

Ciascuno ha il proprio stile, per carità. Poi il proprio bagaglio ( ho detto bagaglio, non bavaglio) culturale, poi tante altre belle cose.

I linguaggi troppo culturalmente indirizzati hanno in genere (consapevolmente od inconsapevolmente) dei tre scopi l'uno : sovrastare l'interlocutore oppure svolgere del narcisismo intellettuale (non sono questi due, mi sembra, i casi di Ipazia) oppure escludere gli inadeguati.

Il fatto è che l'esclusione degli inadeguati può costituire sia un arricchimento che un impoverimento del Forum. Meglio un forum "d'èlite" poco comprensibile ma profondo od uno "democratico" ma pieno di superficialità ?

E' il solito problema. La definizione di "radical chic" insegna". Ai posteri l'ardua sentenza. Salutoni.

Mamma mia quante paturnie. Lasciamo perdere i complessi di vario genere e cerchiamo di essere adeguati ciascuno alla propria maniera. Dai viator, ti racconto una favola liberamente tratta da 2001 Odissea nello spazio con tutte le mie inadeguatezze a cui sono molto affezionata.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Citazione di: Jean il 05 Dicembre 2018, 19:21:31 PM

Sì, parrebbe una reincarnazione, tuttavia ad un livello superiore di coscienza... magari il superuomo nicciano annunciato dallo Zaratustra... e qui ci manca il supporto dell'amico Garbino per addentarci nell'interpretazione che assai fece discutere e a cui si ricollega @ Ipazia, dal suo punto di vista (e quello di Nietzsche) naturalmentelasciando Dio fuori dal set... (grazie Ipazia per l'intervento).

C'è un guastafeste, tuttavia, in questo castello interpretativo: e si chiama Dio. Nietzsche, infatti, è il filosofo che ha annunciato la sua morte. Kubrick, invece, dice – addirittura – che il concetto di Dio è "al centro" del suo film. Ma quale Dio?
Il regista non ha in mente "un'immagine tradizionale, antropomorfa di Dio", bensì crede sia "possibile formulare un'affascinante definizione scientifica una volta accettato il fatto che esistono circa cento miliardi di stelle solo nella nostra galassia".

L'oltreuomo niccano ha caratteristiche divine, è un fato, inteso come gli dei dell'antica Grecia, e questo carattere fatale è accentuato ancor più nelle opere tarde di FN tra 87 e 88 prima del crollo. Le ultime parole del suo ultimo saggio sono: Dioniso contro il Crocefisso.

Il filo conduttore del film è il monolite: demiurgo di quello strumento di progresso e dannazione che è la tecnica. Il passaggio di testimone "tecnologico" tra l'osso-clava e le astronavi è trasparente. Così come il cambio di atmosfera dal dionisiaco (natura) all'apollineo (razionalità) viene sottolineato dall'opposto registro della musica dei due Strauss, oltre che dalla scenografia sobriamente funzionalista dell'interno delle stazioni spaziali.

La morte di dio la porrei nella Luna, pianeta morto per definizione, e la musica di Ligeti a far da requiem ci sta pure bene. Il monolitico nume risorto dalla tomba lunare rilancia la storia umana e cinematografica verso i confini del sistema solare. La scelta di Giove (Zeus-Jupiter) non mi pare casuale. L'ambiguo intreccio tra uomo e tecnica riprende il suo corso fino al redde rationem finale.

L'avaria. Certo che c'è, ma non è la casuale avaria di una I.A. che ha deciso di fare il salto in proprio, ma quella più profonda del rapporto uomo macchina, dell'uomo che, dopo averlo sottratto a Dio, ha consegnato alla Tecnica, nuovo idolo assoluto, il suo destino. C'è molta consapevolezza di questo ruolo nella flautata petulanza di Hall 9000. L'arcere David Bowman si troverà alla fine da solo, in rappresentanza dell'Uomo, a dover trarre tutte le frecce dalla sua feretra razionale per porre rimedio a tale fatale avaria. La disattivazione di Hall 9000 è il momento dell'illuminazione, della ripresa del cammino dell'homo sapiens verso il suo destino. La morte di Hall ha del patetico (... ho paura... la filastrocca infantile...): il risveglio dal sogno della ragione rivela la banalità del mostro da essa creato ed a cui si è affidata (anche se nella realtà i ponti e le case continuano a crollare, le macchine a uccidere e le macchine di morte a volare. Anche nel Vietnam di allora). Interessante pure la già sottolineata simbologia dell'unico occhio e l'analogia con l'odissea omerica. Ma ci vedrei pure Tolkien e Foucault.

E' pure il momento in cui si ripristina il contatto con la memoria umana della missione e la macchina (la sonda) torna ad essere docile strumento in mano al suo signore, lasciando l'astronave a tomba eterna dell'ultimo nume tecnologico nel silenzio del cosmo.

La passione finale, sottolineata ancora una volta dalla musica di Ligeti e da una scenografia psichedelica, finisce, com'era cominciata l'ultima missione, in un luogo totalmento apollineo, segnato anche cromaticamente dal bianco dell'astrazione razionalistica e dal rispecchiamento speculativo di rughe implacabili. In quelle geometrie platoniche l'ultimo uomo consuma la sua ultima cena che non lascerà alcun simbolo a memoria futura. Nessun sacro graal o goccia di vino per i pifferai della musica dell'avvenire. Solo un esile calice di cristallo, in cui tutto è già stato bevuto, in frantumi.

Non resta che il commiato, il passaggio di testimone, certo non trionfale come il volo della tibia dionisiaca verso le apollinee macchine celesti, ma l'indice tremolante dell'ultimo uomo verso l'incognito che lo sostituirà. Nessuna musica per tutta la sequenza: solo un respiro, pneuma, atman, sempre più affannoso fino all'agonia.

L'ultimo Zarathustra straussiano che accompagna la creatura verso la Terra (eterno ritorno ?) è più per motivi drammaturgici cinematografici, perchè la musica dell'avvenire, quella vera transumanata, non la conosciamo. Ma pure un doveroso omaggio al creatore di quello che una volta si chiamava immaginario collettivo, che permea da capo a fondo questo film. Fece bene Kubrick a non sbilanciarsi più di tanto: i miti amano il mistero. E il mistero rende questo film ancora più mitico.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Sariputra

#22
Trovo quasi più interessanti i vostri commenti sul film che non il film stesso  :-\ . Ricordo infatti che mi annoiò abbastanza quando lo vidi...troppo lento per i miei gusti. E sì che all'epoca ero un accanito lettore delle collane Cosmo Oro e Cosmo Argento. Adesso non sopporto più la fantascienza...nemmeno quella di qualità, come alcuni film usciti negli ultimi anni di cui mi parlano bene...
Adesso vado in cerca su internet di vecchi film western anni cinquanta... epoca in cui probabilmente ero un coniglio ariete o "testa di leone", non so...:(
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Jean

Ah, Sari... allora eri tu quello...

Quando la prima proiezione di 2001: Odissea nello spazio non era ancora finita, Rock Hudson si alzò dalla poltrona e uscì dalla sala domandando: "C'è qualcuno che può dirmi di che diavolo parla questo film?".

Ci fosse stata l'Ipazia t'avrebbe anticipato la magnifica interpretazione che ha qui postato (e che mi auguro venga dibattuta dagli utenti).

Purtroppo non l'avresti riconosciuta... te ne sei andato nell'altra sala dove proiettavano I due invincibili che ti ha entusiasmato al punto d'aver comprato fucilino e cappello da cowboy e così agghindato ammazzar torme di nordisti... accidenti, eran grappoloni di prosecco!! Il tu' babbo (nordista) poi t'ha sistemato a dovere..!
 
Ma poi, era davvero un bel film?

Critica:
Secondo il Morandini il film, "un po' letargico nel ritmo e prolisso nella narrazione, è ravvivato da qualche sequenza d'azione e dalla coppia Hudson-Wayne". Secondo Leonard Maltin "fatta eccezione per la ben assortita coppia Wayne-Hudson e per la presenza delle star del football Gabriel e Olsen, questo banale western ha ben poco da offrire".
 

Duc in altum, Sari...
Jean

viator

Salve Ipazia. Quali tue inadeguatezze ? Sia la tua che quella di Sariputra sono adeguatezze profondamente indipendenti (non reciprocamente indipendenti.....indipendenti dal resto del mondo).

Entrambi create (eventualmente) l'eventuale inadeguatezza altrui.

Vedi, io sostengo che sia meglio essere come me (modesto, vero?).
Nel senso che, essendo io uno con poche idee, tutte sbagliate ma estremamente chiare, mi preferisco a quelli che hanno molte idee, tutte giuste ma completamente confuse.

In effetti io trovo che il lavoro di Kubrick non sia fantascienza ma fantafilosofia. Il monolite è l'effetto ultimo (della scienza) destinato a costituire la causa prima (di una nuova filosofia).
E Hal non è una intelligenza artificiale. E' un coscienza artificiale. Salutoni.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Lou

"Ciao Lou,

dopo aver letto alcune possibili interpretazioni (piani di lettura...), l'interrogarsi come dici sull'ambiguità dei nostri schemi mentali è inevitabile e il tuo intervento aveva già anticipato qualcosa di quanto ho scritto oggi.

C'è un passaggio che mi piacerebbe approfondire, quando scrivi del potere dell'arte:

...il cui significato in divenire e in larga parte ancora ignoto, esonda e/o, forse, cade fuor delle virgolette del termine con cui cataloghiamo l'evento. Che in qualche modo siamo indotti a percepire (potenza dell'arte e dell'immaginazione ).

Davvero un gran potere... superiore ad ogni altro se può condurre ad intravedere (bello il termine inglese: glimpse che a me procura l'immagine di uno sbatter di ciglia)  qualcosa al di là del conosciuto e non un mero congetturare/ipotizzare al riguardo.
Così che la scienza si confronta con la trascendenza, la filosofia ne perlustra i confini e l'arte – talora – li sorpassa... (conseguentemente la spiritualità li vive...)."

"When I was a child
I caught a fleeting glimpse
Out of the corner of my eye
I turned to look but it was gone"

Rinnovare che è un restaurare quello sguardo bambino tanto caro alla filosofia, all'arte e alla scienza, da cui sorgono - forse il film è un tentativo di rinnovamento, che è, a suo modo, un ritorno.

Del resto Hal, non a caso, è un bambino.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Ipazia

Citazione di: viator il 06 Dicembre 2018, 15:53:12 PM
...
In effetti io trovo che il lavoro di Kubrick non sia fantascienza ma fantafilosofia. Il monolite è l'effetto ultimo (della scienza) destinato a costituire la causa prima (di una nuova filosofia).
E Hal non è una intelligenza artificiale. E' un coscienza artificiale. Salutoni.

Certamente: alla scienza spetta l'intelligenza, alla tecnica l'autocoscienza di quella intelligenza. Qualcosa di simile deve aver detto anche Heidegger. Autocoscienza significa etica, volontà di agire in proprio, e qui cominciano i problemi. Già Chaplin in Tempi moderni ci mostra come la catena di montaggio trasferisce il dominio del tempo di lavoro dall'operaio alla macchina. Hal fa di più: controlla autocraticamente la vita degli umani che gli sono affidati e ci mette molto poco ad accorgersi che sono in sua balia.

La tecnica funziona così: è dispositivo di dominio sul mondo. Prima di passare alla tecnologia ha sperimentato i suoi metodi nelle macchine ideologiche: economia, politica, religione. Ora sta trasferendo questa esperienza sulle macchine tecnologiche. Hal è il racconto di questo trasferimento. Non siamo più noi a decidere le avarie, ma è (chi controlla) la tecnica. Ma, come Hal, la tecnica finisce col decidere in proprio e può decidere che l'avaria sono gli umani, come i calcolatori finanziari che decidono che lavoratori rottamare e quali tenere.

pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Sariputra

Prima di passare alla tecnologia ha sperimentato i suoi metodi nelle macchine ideologiche: economia, politica, religione. Ora sta trasferendo questa esperienza sulle macchine tecnologiche. Hal è il racconto di questo trasferimento. Non siamo più noi a decidere le avarie, ma è (chi controlla) la tecnica. Ma, come Hal, la tecnica finisce col decidere in proprio e può decidere che l'avaria sono gli umani, come i calcolatori finanziari che decidono che lavoratori rottamare e quali tenere. 

L'ultimo mostro creato dall'uomo...l'ultimo di una lunga serie. Però, mentre gli altri mostri erano ancora tutto sommato controllati ( e controllabili..) dall'uomo, questo sta ricevendo una 'delega' sul controllo dell'umanità sempre più massiccia e direi irreversibile...La seduzione delle macchine tecnologiche è potentissima, ne siamo incantati perchè sono ben tangibili e tascabili ormai. Un tempo la macchina era nella fabbrica, adesso la portiamo sempre con noi e ne controlliamo ansiosamente la carica. I confini sfumano ogni giorno di più...siamo noi che la portiamo o in verità è lei che ormai ci porta con sè?...Huawei è piiù pericolosa dell'arsenale nucleare russo...le torri di controllo e le reti infrastrutturali sono armi micidiali...chi le controlla può controllare il mondo e scatenare una guerra cibernetica che ci può rendere muti...e tristi...Elon Musk fa il profeta: l' IA sarà la più grande minaccia che l'umanità si è mai trovata di fronte...nel frattempo un'isola tecnologica di plastica, grande tre volte la Francia, si sposta con le maree nell'Oceano Pacifico... :(
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Kobayashi

Tornando a "2001 Odissea nello spazio" propongo un'interpretazione più conservatrice.

Il monolite è realmente qualcosa di extra-umano. È ciò che l'uomo ha sempre definito come Dio.
Il tocco del monolite dà intelligenza all'uomo che subito però la usa per costruire armi e uccidere.
La scomparsa del monolite, poi ritrovato sulla Luna, riflette quei numerosi racconti religiosi in cui la divinità è nauseata da ciò che ha creato, dall'uomo, e decide di abbandonarla o di distruggerla.
Ma nel film uno degli scienziati che hanno lavorato al ritrovamento sulla Luna dice "è stato deliberatamente sotterrato lì circa quattro milioni di anni fa".
Perché? Perché potesse essere ritrovato al momento giusto dell'evoluzione umana.
Gli incontri tra astronauti di nazioni che nella realtà, a quei tempi, si consideravano nemiche, suggerisce un mondo dominato dalla razionalità, senza guerre.
Ultimo prodotto di questa evoluzione: Hal 9000.
Evidentemente, visto il duello tra uomo e I.A. che si scatena a bordo, l'uomo deve compiere un altro passo, che non può fare da solo, ancora una volta ha bisogno di un tocco divino...
Ma ora è pronto.
Ecco l'ultimo passo nella parte finale del film. Uno sprofondamento (psichedelico) nella divinità.
Il vecchio uomo muore, nasce un uomo nuovo.
Come insegnano tutte le dottrine spirituali: profezia quindi di un fatto reale accaduto nei pressi di Giove...

Kobayashi

Nel film "Transcendence" si affronta invece la questione del trasferimento della mente umana su supporto digitale.
Ora, in piccola parte questo processo è già iniziato con il trasferimento della memoria umana nella rete. Per ora soprattutto la memoria collettiva, il sapere pubblico.
Ma già parte della memoria individuale è trasferita in rete sui social: in tempo reale immagini e filmati di eventi vengono postati nel proprio spazio virtuale.
Tutto cambierà quando ciascuno di noi se ne andrà in giro ogni giorno con microscopiche videocamere capaci di inviare in modo automatico direttamente ciò che riprendono al nostro archivio privato in rete.
Sarà così possibile "ricordarsi" di una cena tra amici di qualche anno prima visionando la ripresa di quella sera.
Il ricordo sarà completamente diverso: l'immaginazione non dovrà riempire i vuoti lasciati dal tempo. Tutto sarà oggettivamente osservabile.
La memoria organica rischierà forse di atrofizzarsi non avendo più alcuno scopo.

I primi monaci cristiani dovevano imparare a memoria interi libri delle Scritture. Come minimo il Nuovo Testamento e i Salmi. Questo per due motivi: per poter celebrare le preghiere comuni, essendo i manoscritti rari e costosi; perché ciò permetteva loro di "ruminare" la Parola anche mentre lavoravano. Potevano ripensare continuamente alla Parola, meditarla quando volevano.
In fondo noi non siamo essenzialmente ciò a cui pensiamo? Ciò che occupa, per lo più, e concretamente, nel corso delle giornate il nostro spazio interiore?
E loro, i monaci, volevano essere come Cristo. Per questo il ricordo di Cristo era continuamente riattivato appunto grazie alla memoria.

Come sarà questo uomo del futuro, senza memoria organica, sottoposto agli stimoli più diversi, accumulatore di ricordi digitali?