"Miracolo della falsa Madonna"

Aperto da doxa, 18 Aprile 2020, 00:38:58 AM

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doxa

Buongiorno Jean,

oggi ti dedico un dipinto che riprende il tema del Male nascosto nel Bene, come la testa satanica nascosta nella nuvola nell'affresco giottesco ad Assisi.


Questa volta siamo a Milano.


Il testo lo divido in tre post. Nel primo metto subito il soggetto...; clicca sull'immagine per ingrandirla


"Miracolo della falsa Madonna"

Milano, basilica di Sant'Eustorgio, Cappella Portinari


segue

doxa

#1
A Milano, nei pressi di Porta Ticinese c'è la basilica di Sant'Eustorgio, situata nell'omonima piazza.


In epoca paleocristiana questa basilica era dedicata ai tre Magi, "basilica trium magorum", successivamente venne titolata ad Eustorgio, vescovo di Milano nella metà del IV secolo.

Venne edificata nell'anno 344 circa nel periodo in cui Milano, l'antica Mediolanum, era la capitale dell'Impero romano d'Occidente dal 286 al 402.

L'attuale chiesa è il risultato di numerosi restauri avvenuti nei secoli. La facciata in stile neo-romanico fu edificata tra il maggio 1864 e l'agosto 1865.

In questa chiesa ci sono numerose opere d'arte, anche nella "Cappella Portinari", edificata tra il 1462 e il 1468 su commissione del benefattore fiorentino Pigello Portinari, agente del Banco Mediceo nel capoluogo lombardo. La fece costruire per dare degna sepoltura alle spoglie dell'inquisitore domenicano Pietro da Verona,  ucciso da un eretico nel 1252. Lo stesso Pigello fu qui sepolto nel 1468.

Pietro da Verona è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Nel  1232 fu nominato da papa Gregorio IX inquisitore per l'Italia settentrionale ed inviato a combattere il catarismo in Lombardia, dove tale eresia era largamente diffusa.

Nel 1251 papa Innocenzo IV   lo nominò inquisitore per le città di Milano e Como, ed alloggiò nel monastero di Sant'Eustorgio. Nel 1252  durante il ritorno da Como a Milano venne assassinato da alcuni sicari con una roncola  nel bosco di Seveso.  L'anno seguente  venne canonizzato. E' sepolto nella Basilica di Sant'Eustorgio, a Milano, nella Cappella Portinari.

L'arte lo raffigura in abito domenicano, spesso con un libro in una mano e la palma del martirio nell'altra, trafitto da un roncola o un grosso coltello infilzati nella testa.






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doxa

Il  ciclo di affreschi, con episodi della vita di San Pietro Martire e della Vergine, è un capolavoro  dell'artista rinascimentale Vincenzo Foppa (1427 circa – 1515 circa).  Il ciclo comprende l'Annunciazione (parete frontale), l'Assunzione della Vergine (parete d'ingresso), il Miracolo del Piede risanato e il Martirio di San Pietro Martire (parete sinistra), il Miracolo della nube e il Miracolo della falsa Madonna (parete destra).


     
             
La Madonna con in braccio il Bambino hanno sulla testa due corna demoniache. Il significato di questo affresco è spiegato nel titolo: "San Pietro martire (Pietro da Verona) 
debella con l'ostia il demonio che ha preso sull'altare le sembianze di Maria e del piccolo Gesù, ma nella fretta di mimetizzarsi dimenticò di nascondere ... le corna. Il domenicano le vide, si accorse dell'inganno e sollevò verso l'alto l'ostia consacrata facendo fuggire il demonio.

In questo particolare dipinto in affresco il Foppa volle rappresentare l'ambiguità del male che spesso si cela nel Bene per non essere smascherato, ma la forza della fede lo sconfigge. 

Jean

Buongiorno Altamarea,

nel ringraziarti per la dedica possiamo approfondire il tema del male nascosto nel Bene.

Avrai notato che ho usato la minuscola per il primo e la maiuscola per il secondo, analogamente a quanto consigliato dai credenti (diversi frequentano il forum) quando si contrappone satana a Dio.

Come per il profilo diabolico nell'opera del Giotto o la faccia in quella di Antonello da Messina da me proposta, vi sono diverse interpretazioni di cui le più semplici e diffuse (che ho definito "narrazioni in chiaro") son la cortina... la nube... che nascondono il nucleo da cui originano le opere.

Che sovente son alla stregua di bottiglie che racchiudono messaggi... naturalmente destinati a qualcuno che disponga dell'apribottiglie (chiave di lettura) idoneo ad aprirle.

Chi s'accontenta (sostenuto dal noto proverbio...) nel prediligere  l'immediato non si cura del celato...   

«Fama di loro il mondo esser non lassa;
misericordia e giustizia li sdegna:
non ragioniam di lor, ma guarda e passa.»

Detto ciò all'orecchio... ritorniamo al mirabile (per l'inusuale prospettiva verticale) affresco proposto... che il diavolo faccia pentole e dimentichi i coperchi talvolta accade, lasciando così un segno della propria presenza.

Ma appunto, per stare al tema: dov'è il male e dov'è il Bene... o meglio, chi è il diavolo?

C'è una diversa storia... quella che vuole il Foppa documentare l'avversione che all'epoca esisteva in quel luogo per il culto della Vergine.

Perché mai? Forse perché la vergine non era la Vergine?

Beh, leggi qui:  https://it.wikipedia.org/wiki/Guglielma_la_Boema
Come (se) hai letto, qualcuno, a quest'altra storia, ci ha creduto davvero (magari vi è anche appartenuto...) al punto di:

Nella tomba in cui erano state sepolte le spoglie della donna, si fece seppellire il banchiere Raffaele Mattioli, presidente della Banca Commerciale Italiana.

Morì a Roma il 27 luglio 1973 e venne riportato a Milano. I funerali si tennero il 30 luglio nella chiesa di San Fedele. Aveva scelto di essere sepolto nel cimitero dei monaci sul retro dell'Abbazia di Chiaravalle, nella campagna periferica a sud di Milano, chiesa al cui restauro aveva contribuito in modo munifico, si ritiene in ricordo di Guglielma la Boema, oggetto nel Medioevo di un culto disapprovato dalla Chiesa cattolica. In previsione di ciò, aveva fatto pressione sul dirigente Comit Bernardo Crippa, divenuto assessore comunale: il piccolo cimitero, sconsacrato e dismesso da oltre un secolo e mezzo, era stato per delibera comunale riaperto a monaci e benefattori, anche se non sarà mai reso visitabile al pubblico.


La verità di codesta storia, se c'è e vi aderisci, obbliga a tentar la risposta ad un interrogativo: perché sceglier quel luogo (e non altri) qual dimora delle proprie spoglie?


Guarda, passa, tira innanzi,
qui concludo e ti saluto
quel che leggi son romanzi
... o magari l'hai vissuto?



Cordialement
Jean

doxa

#4
Ciao Jean, la tua annotazione m'interessa molto, perciò per favore aiutami a saperne di più.

Hai scritto
CitazioneC'è una diversa storia... quella che vuole il Foppa documentare l'avversione che all'epoca esisteva in quel luogo per il culto della Vergine.

Perché l'avversione per la chiesa di Sant'Eustorgio ? Era collegata ai "Guglielmiti" ?

Ho letto la biografia (agiografia ?) di "Guglielma la Boema":  mi sembra di avere a che fare con un antico cannocchiale del tipo allungabile. In essa s'innestano e si mescolano le biografie e le agiografie di altre sante considerate eretiche, un paio furono mandate al rogo.

Per quanto riguarda l'abbazia di Chiaravalle, nel Comune di San Giuliano Milanese, la conosco per averla alcune volte frequentata. Anziché i cistercensi ci sono le monache agostiniane di clausura dedicate al restauro dei libri.

Anche Raffaele Mattioli è un personaggio che conosco bene. Nacque nel luogo dove io sono nato, per  caso, nella casa dei nonni paterni. In quella località sulla costa adriatica ho trascorso le migliori stagioni estive mare durante le vacanze scolastiche.


Palazzo Mattioli

Questo è l'edificio dove nacque Raffaele Mattioli (fu presidente dell'ex Banca Commerciale Italiana). I suoi familiari lo hanno donato al Comune per dedicarlo a un ramo della  biblioteca civica, nella quale c'è un fondo librario a mio nome con circa mille libri.

Conosco la biografia del banchiere umanista Mattioli. So che volle essere sepolto in questa abbazia, che fece munificamente restaurare, perché la sua seconda moglie era originaria di San Giuliano Milanese, però ignoro la motivazione della sua scelta di essere sepolto nel sarcofago che ospitò per breve tempo Guglielma la Boema. I resti della donna furono poi messi al rogo.

Se si considera il Bene Mattioli e il male Guglielma, in tal caso c'è stata un'inversione di tendenza: il Bene si è inserito nel male.

Oppure si può credere il contrario: Mattioli come banchiere fu un simbolo del male, ma si volle redimere e  far rifugiare il suo corpo post mortem in un loculo "santo".

Per quanto ne so Mattioli fece del bene all'imprenditoria italiana, all'IRI e ad altre persone comuni.


Che ne pensi ?

Buona serata Jean.

Jean

Buonasera Altamarea,

son contento del tuo interesse e cercherò d'approfondire la questione... solo che ci vuole un po' di tempo, almeno due post. Questo è il primo, per il seguito a causa di un mio problema dovrai attendere un pò, sorry...


                                                                         Incipit

Tutto rimane imprigionato nel flusso della memoria... chi compì il misfatto, l'accusatore, l'esecutore della pena ed ognuno che vi prese parte o solamente vi assistette.

Non solamente le persone... anche i luoghi e tutto quel che fu, è e sarà collegato a quegli spazi...



................


Come hai riportato, la basilica dedicata ai tre Magi, "basilica trium magorum", successivamente venne titolata ad Eustorgio, vescovo di Milano nella metà del IV secolo.

... Matteo non fornisce il numero esatto dei Magi ma la tradizione più diffusa, basandosi sul fatto che vengono citati tre doni, parla di tre uomini. In realtà, il testo greco non ne indica né il numero né tantomeno i nomi; parla solo di "alcuni Magi dall'Oriente" (μαγοι απο ανατολων, magoi apo anatolōn), quindi l'unica informazione riportata è che erano più di uno.

... I maghi non erano ben visti nella mentalità ebraica a causa della condanna della magia da parte della Bibbia, quindi la tradizione non avrebbe avuto nulla da guadagnare inventando l'episodio. 
https://it.wikipedia.org/wiki/Magi_(Bibbia)


Per risalire ai nomi dei Re Magi bisogna infatti ricorrere al Vangelo dell'Infanzia Armeno, apocrifo e dunque eretico:
"I re magi erano tre fratelli: il primo Melkon, regnava sui persiani, il secondo, Balthasar, regnava sugli indiani, e il terzo, Gaspar, possedeva il paese degli arabi.


Essendosi uniti insieme per ordine di D-o, arrivarono nel momento in cui la vergine diveniva madre".
... I Re Magi  erano sacerdoti, saggi e astrologi. E su questo concorda Papa Ratzinger: "Appartenenti alla casta sacerdotale persiana, forse erano astronomi. Erano sapienti venuti dall'Oriente."


Venivano dunque dalla Persia e si ritiene fossero 'zoroastriani'.


Nel 'Vangelo Arabo dell'Infanzia', sempre apocrifo, quindi eretico, così si legge: "Dei Magi vennero a Gerusalemme, come aveva predetto Zaratustra, portando con se' dei doni".


Fondamento essenziale del dualismo di Zoroastro (630 a.C. – 750 d.C.) era la distinzione fra bene e male che non riguarda solo gli uomini, ma il mondo intero. Zoroastro propugnava la necessità di combattere incessantemente contro il male e di ricercare costantemente la verità.


... E' interessante infine ricordare che Marco Polo nel suo 'Il Milione' afferma di aver visitato le tombe dei Magi nella città di Saba, a sud di Teheran, intorno al 1270:
"In Persia è la città ch'è chiamata Saba, da la quale si partiro li
tre Re ch'andaro adorare D-o quando nacque. In quella città son seppeliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e co' capegli: l'uno ebbe nome Beltasar, l'altro Gaspar, lo terzo Melquior.

Messer Marco dimandò più volte in quella cittade di quegli III re: niuno gliene seppe dire nulla, se non che erano III re seppelliti anticamente".

https://www.ildolomiti.it/blog/riccardo-petroni/oggi-arrivano-i-re-magi-ma-chi-erano-e-da-dove-venivano



Nella basilica riposano le spoglie dell'inquisitore domenicano Pietro da Verona, ucciso da un eretico nel 1252...

Pietro da Verona è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Nel  1232 fu nominato da papa Gregorio IX inquisitore per l'Italia settentrionale ed inviato a combattere il catarismo in Lombardia, dove tale eresia era largamente diffusa.

Nel 1251 papa Innocenzo IV  lo nominò inquisitore per le città di Milano e Como, ed alloggiò nel monastero di Sant'Eustorgio. Nel 1252  durante il ritorno da Como a Milano venne assassinato da alcuni sicari con una roncola nel bosco di Seveso. L'anno seguente  venne canonizzato.   

Quindi eventi precedenti l'arrivo di Guglielma (che) giunse a Milano nel 1260, accompagnata da un figlio, dove fu un'oblata (cioè una laica che alloggiava in un luogo di chiesa) nell'Abbazia di Chiaravalle; la sua fama di guaritrice crebbe fino a dar vita ad un movimento religioso, chiamato dei Guglielmiti, a cui presero parte molte donne e qualche membro dell'aristocrazia milanese.

Mentre l'affresco del Foppa (Falsa Madonna) è di almeno due secoli successivo. Nel predisporre il progetto dell'intero ciclo sugli avvenimenti riguardanti il santo, venne a conoscenza della storia di Guglielma e (non credo sia solo una mia opinione) dette conto attraverso la riproposizione della tradizione dell'avversione scaturita nei riguardi dell'oblata raffigurandola appunto come... che altro era (a quei tempi) un'eretica se non un indemoniata?

Naturalmente nessuno può credere che l'opera del pittore non fosse stata approvata e financo suggerita per ottenersi gli scopi del committente, tra i quali forse "ripulire" la basilica di quell'odor di carne al fuoco correlata alla triste sorte dei seguaci di Guglielma – giustificandolo - uno dei modi per "ripulire" (o indirizzare diversamente il focus sugli eventi) un luogo.
E già che c'era, anche per cercar di sbarazzarsi dell'antico retaggio d'esser basilica dedicata a maghi zoroastrani... infatti il santo nello scacciar (non del tutto...) il demonio ottiene pure la fuga d'un mago eretico, vien detto... ve ne sono di non-eretici?.

(leggenda vuole che lo spirito immortale della neo-eretica viva prigioniero, spalmato nei colori, della "Madonna con le corna" di Vincenzo Foppa https://viaggiatoricheignorano.blogspot.com/2014/12/il-diavolo-probabilmente.html )

Ma come ho scritto nell'incipit del post, tutto rimane nel flusso della memoria e per un (molto) futuro osservatore di una minuscola porzione di tal pellicola i singoli fotogrammi, distanti dal giudizio del tempo, saranno ugualmente degni di considerazione e... pietas...

Alla prossima


Cordialement
Jean

Jean

Buongiorno Altamarea,

necessariamente occorre parlare di Guglielma, il personaggio principale di tutta la storia.

Fortunatamente una scrittrice, Luisa Muraro, ha svolto un'encomiabile indagine su di lei, sulle persone e gli eventi collegati, riportandola nel libro che suggerisco di leggere per la profondità ed accuratezza dell'analisi storico-religiosa: Guglielma e Maifreda - Storia di un'eresia femminista (si trova in rete) cui faccio riferimento.

Nel 1210 Costanza d'Ungheria, seconda moglie del re di Boemia Premislao I, dopo aver già messo al mondo tre figli maschi, Venceslao, Vladislao e Premislao, diede alla luce una figlia che ricevette i nomi di Blažena Vilemína. A questa seguì, l'anno seguente, una seconda figlia, Agnese... che, volendo farsi monaca, trovò aiuto a Roma. Iintervenne papa Gregorio IX a difendere la sua scelta. Nel 1236, il giorno di Pentecoste, Agnese poté entrare nel monastero di San Salvatore a Praga che lei stessa aveva fondato per accogliervi cinque clarisse mandate da santa Chiara. Ne fu la badessa per molti anni e quando morì il popolo la proclamò santa. Nel calendario cristiano è ricordata come sant'Agnese di Boemia.

Blažena è un nome slavo che significa donna felice, donna che rende felici e come detto arrivò a Milano tra il 1260 e 1270, vivendoci per dieci-ventanni, duranti i quali divenne un Maestro Spirituale per moltissime persone, di ogni estrazione sociale.

Dimorò come terziaria nell'Abbazia di Chiaravalle sin quando i monaci Cistercensi le acquistarono una casa in San Pietro all'Orto, dove svolse sino alla fine la sua missione che il libro descrive ed approfondisce. 
A quelli che la conobbero, e di riflesso perfino al tribunale che doveva giudicarla, Guglielma diede l'idea di una grande fede e di una grandezza femminile tra loro unite e rispondenti in una maniera così diretta quale non si era mai vista prima. Tanto che alcuni nella sua persona incontrarono Dio e la considerarono un'incarnazione di Dio.


Guglielma fu una ricercatrice placida di Dio, come può esserlo chi ha già trovato. Per esempio, al pari di ogni persona religiosa, aveva l'abitudine di pregare e perciò le serviva la solitudine. Ma non se l'assicurò con l'isolamento: prese dimora in una città e lasciò aperta la porta di casa. La gente era libera di entrarvi ed entrando non perdeva la libertà di uscirne.
... Qualcosa nella persona, nelle azioni e nelle parole di Guglielma produsse, nei suoi devoti, due associazioni, una con Gesù Cristo e una con lo Spirito santo. Troviamo questi due motivi, cristologico e pneumatologico, sia nel culto della sua santità promosso apertamente dopo che fu morta, sia nella fede segreta nella sua divinità, nata quando lei era ancora in vita. Una donna cristiana ha naturalmente molte somiglianze con Cristo, che è il modello di ogni cristiano e che era un uomo per tanti aspetti profondamente diverso dai suoi simili di sesso maschile. I devoti di Guglielma non solo sentivano fortemente le sue somiglianze con Cristo, ma le sottolineavano e di lei dicevano che faceva miracoli e che aveva le stigmate. Guglielma possedeva una reale potenza miracolosa che si manifestava nella sua capacità di guarire e confortare. Dal processo del 1300 sappiamo che guarì il medico Giacomo da Ferno sofferente agli occhi e un da Novate, di nome Albertone, afflitto da una fistola.  Guglielma non voleva però essere cercata per questo. Una volta, assillata da persone che le chiedevano sollievo dai loro mali, le respinse dicendo: andate, io non sono Dio, (ite ego non sum deus).


Proseguendo la lettura del libro si verrà ricondotti a quei tempi proprio come (hai scritto) un cannocchiale permette la visione di un paesaggio lontano.

Mi sono astenuto dal riportarne man mano degli estratti per non guidar la mano di chi regge il binocolo (il lettore) ed in segno di rispetto per chi l'ha così ben costruito (la scrittrice).

Deciderà ognuno se servirsene o meno per comprendere cosa accadde in quei tempi medievali  (i tempi delle eresie, limitatamente all'ambiente milanese e all'oggetto di questa discussione) che videro così tante persone criticare, rifiutare e combatterne la decadenza ai vari livelli, religioso in particolare.

Molte e significative furono le donne, tra le quali Guglielma che ebbe e visse la visione di una Chiesa che attingesse (per rifondarsi) alle qualità dell'animo femminile (senza sterilizzarle escludendole dal corpo) e la sua discepola suor Maifreda che ne fece missione cui dedicare la propria vita (letteralmente, finendo per questo sul rogo).

Sullo sfondo della vicenda il  "contrasto fra il giudizio dei domenicani (gli interpreti fedeli dell'ortodossia ecclesiastica - ndr) di Sant'Eustorgio e quello dei cistercensi di Chiaravalle... 

... prima di essere giudicata dall'Inquisizione, Guglielma fu giudicata da Chiaravalle, con cui aveva rapporti stretti, e fu trovata santa. Il giudizio di Chiaravalle, dato da religiosi che la conobbero da viva, è superiore al giudizio dato post mortem da inquisitori che aprirono il processo del 1300 avendo già deciso, o quasi, di condannarla."
Nella tristemente famosa Piazza Vetra, a seicento metri da Sant'Eustorgio, nel medesimo rogo assieme a suor Maifreda vennero bruciati i resti esumati di Guglielma (morta vent'anni prima).


Streghe, eretici, inquisizioni, torture... tutto rimane imprigionato nel flusso della memoria... il passato non verrà mai del tutto cancellato e attraverso questo o quell'aggancio – nel caso proposto un affresco – lo vedremo riemergere dall'oblio.

Non fosse bastato lo scempio delle vite e delle persone in questione, dopo due secoli fu commissionata l'opera di cui trattiamo, forse (anche) col proposito di ribadire ulteriormente la giustezza delle sentenze d'allora... s'aveva a che far col demonio e se non l'avete viste prima eccone raffigurate le corna, uno dei conclamati attributi. Chi avrebbe potuto interpretarla diversamente?

Ma miracolosamente gli atti dell'inquisizione riguardanti il processo scamparono la distruzione, come riportato nella prefazione:

Conosciamo la storia di Guglielma e dei suoi seguaci, i Guglielmiti, dagli atti di un processo cui essi furono sottoposti nel 1300 dall'Inquisizione a Milano.  Gli atti in nostro possesso non sono completi. Gli interrogatori e gli altri atti del tribunale furono messi a verbale da due notai, Beltramo Salvagno e Maifredo da Cera. Sono arrivati fino a noi i verbali di Beltramo, i quali si trovano custoditi nella Biblioteca Ambrosiana di Milano. La leggenda vuole che il merito primo della loro conservazione sia della fortuna e di un monaco del Cinquecento, il certosino Matteo Valerio. Si narra che costui, entrato nella bottega di un droghiere, scorgesse dei fogli di pergamena ricoperti da una scrittura antica e destinati, presumibilmente, a servire da cartocci per la merce in vendita.  Il certosino comprò i fogli. L'Inquisizione milanese non aveva l'abitudine di dare via i suoi incartamenti ai droghieri. Al contrario, li conservava gelosamente in archivio. Archivio che poi è andato distrutto in un falò illuministico acceso nel 1788 dal governo milanese con lo scopo di distruggere così una vergogna del passato. Strano ragionamento e disgraziata decisione. I nostri verbali, dunque, si sono salvati anche perché erano fuoriusciti dall'archivio dell'Inquisizione. Forse erano stati trafugati. Forse erano andati perduti in un trasloco dell'Archivio.  Fra i personaggi maggiormente coinvolti nel processo del 1300 c'è una parente dei Visconti, suor Maifreda. Il trafugamento, se trafugamento ci fu, poté essere opera loro. La conservazione, opera di una persona affezionata al ricordo di quei fatti. Tra i molti gruppi e movimenti ereticali che animarono la società cristiana sul finire del Medioevo, i Guglielmiti si distinguono perché nel loro progetto di riforma della Chiesa essi non si richiamano agli ideali evangelici delle origini e in generale a niente del passato. La loro idea vuole essere nuova e operare una rottura nei confronti del passato. La loro idea è che il rinnovamento della società cristiana verrà dal sesso femminile ed è iniziato con Guglielma. Si tratta dunque di un'eresia femminista...

Al prossimo (e conclusivo) post


Cordialement
Jean

doxa

Ti ringrazio Jean per la tua collaborazione. Se molto bravo nell'esporre quei fatti del passato. Mi fanno pensare al fervore religioso che ci fu tra l'XI e il XIII secolo  e la fondazione dei vari Ordini religiosi: Domenicani, Francescani, Premonstratensi...., Guglielmiti, ecc..

Oltre al fervore religioso ci fu quello dell'edilizia ecclesiastica: prima con il Romanico e poi il Gotico, stili  architettonici meravigliosamente espressi nelle cattedrali e non, insieme ai  simboli "bestiari".




Jean

L'aspetto più importante dell'Istruzione, ed anche il più esteso, è senza dubbio la parte in cui, alla luce della Rivelazione e della Tradizione (Depositum Fidei), si ricorda il senso cristiano della morte, della dignità del corpo, tempio dello Spirito Santo, e di conseguenza il significato profondamente cristiano di seppellire i morti nei cimiteri o in altri luoghi sacri. Con esso, da sempre, la Chiesa ha inteso affermare: la fede nella risurrezione della carne; la dignità dei corpi dei fedeli; l'importanza per il ricordo e la preghiera per i defunti da parte della comunità cristiana; la dimensione comunitaria del mistero della morte con la quale la vita non è tolta, ma è trasformata (cf Istruzione, nn. 2-3).

https://www.dominicanes.it/predicazione/il-nostro-archivio/791-dottrina-e-disciplina-della-chiesa-cattolica-riguardo-la-sepoltura-e-cremazione-dei-defunti.html



questa riportata è un'attuale pubblicazione domenicana... per dare conto dell'importanza dell'atto conclusivo della vita attraverso il rispetto per i defunti, provvedendo ad essi una sepoltura che rimandi al senso cristiano della morte: l'attesa della resurrezione.

E se queste son le direttive attuali ben possiamo immaginare quanto più fossero stringenti ed importanti ai tempi medievali. 

L'esumazione dopo vent'anni dalla collocazione di una sepoltura (ritenuta dai cistercensi in odor di santità), l'averla sottoposta al processo inquisitivo trovandola eretica ed averne stabilito la macabra ed orrida pena del rogo unitamente alla sua discepola, suor Maifreda (e altri separatamente), è il massimo dell'atrocità concepibile ed il massimo del giudizio che vuol essere fondato sull'ispirazione divina, presunto dogma dell'infallibilità dell'inquisizione (che ricordiamo non provvedeva né prevedeva un difensore all'imputato... poiché i giudici incaricati assolvevano tutti i compiti...).

I dogmi sostengono costruzioni che altrimenti franerebbero alla logica se non al buon senso e sono ben congegnati, esplicitati e giustificati dai teologi, ma sono anch'essi soggetti al mutare dei tempi, all'acquisizione di nuovi elementi di giudizio. Nulla è per sempre, anche nel campo della fede, checché se ne dica.

Ma la debolezza delle "costruzioni dogmatiche" affinché possano assolvere il loro compito d'esser certezza e fondamento è nel loro autoriferimento e chiusura a differenti visioni, ciò che comporta per esse la necessità d'esser sostenute e reiterate, protette dalla possibilità che venga dimostrata la loro fallacia, nel caso di Guglielma, Maifreda (per non dir di Giordano ...) o per una delle innumerevoli streghe torturate ed arse vive.

Così l'estirpazione dell'eresia comportava la cancellazione dei resti mortali dell'eretico, financo le ceneri dell'avvenuto rogo, escludendone ogni possibile collocazione, unitamente alla rimozione degli oggetti, le opere, e l'alienazione d'una cospicua quota delle proprietà. 

E, contemporaneamente, la diffusione di una "narrazione autorizzata" che desse conto della giustezza della condanna, scritta e sovente figurata (come per l'opera proposta) e quando opportuno secretando gli atti del processo...
 
Ma nell'immaginario come nel reale (collettivo e individuale), il sepolcro vuoto di Guglielma ne conserva una forma impalpabile di memoria... una deformazione nello spazio-tempo che ogni cosa o fenomeno producono. Si menziona che la prima sepoltura di Guglielma, prima d'esser traslata a Chiaravalle, in un'umilissima cassa di legno, sia stata oggetto di disputa.

Ogni cosa con cui entriamo in contatto ci collega e ci son persone (non del cicap, naturalmente) in grado di percepire l'impronta (metafisica, al momento) prodotta dall'interazione. Ci son altre persone, considerate sante o spirituali, i cui resti (da cui il culto delle reliquie) ne rimangono intensamente "impregnati", così come i luoghi da essi frequentati in vita (da cui i pellegrinaggi).
In tutto il mondo e in tutti i tempi è diffusa tale conoscenza "primordiale". Al di là del giudizio di quelle successive, ultime quelle scientifiche (al momento).

Così questo, Altamarea, ti da conto dell'enorme privilegio assicuratosi dal Mattioli che certamente ha potuto discernere, nell'affresco della falsa Madonna, dov'era il male e dove il Bene.


Cordialement
Jean

doxa

Bravo Jean ! Il tuo ultimo post in questo topic  è complesso ed articolato.

Comincio dalla "chiusa". Ergo,  Mattioli era un eretico ? Non lo so, può darsi. Però  era cristiano, a modo suo, altrimenti non avrebbe scelto di essere sepolto nel sarcofago di Guglielma la boema. Significa che quel sepolcro lo considerava in "odore di santità", come hai ben colto nel segno.   Mi sembra evidente che tale  preferenza  doveva essere  necessariamente  collegata alla sua avversione per l'Inquisizione.

E qui debbo tornare al post iniziale, al domenicano Pietro da Verona, inquisitore per le città di Milano e Como, ucciso nel 1252 a Seveso.

Come già detto, questo frate è sepolto nel capoluogo lombardo  in una bella arca marmorea nella Cappella Portinari nella chiesa di Sant'Eustorgio.

Appena un anno dopo la sua uccisione,  Pietro da Verona venne canonizzato da papa Innocenzo IV, per dimostrare la sua vicinanza all'Ordine dei Domenicani e agli inquisitori.

Quel frate domenicano veniva commemorato come santo il 6 aprile ed era il patrono degli inquisitori. Poi il suo ricordo divenne scomodo e fu cassato dal pontefice Paolo VI in occasione della sua riforma liturgica promulgata il 3 aprile 1969 ("Novus Ordo Missae").

Jean, condivido quanto hai scritto:

Citazione I dogmi sostengono costruzioni che altrimenti franerebbero alla logica se non al buon senso e sono ben congegnati, esplicitati e giustificati dai teologi, ma sono anch'essi soggetti al mutare dei tempi, all'acquisizione di nuovi elementi di giudizio. Nulla è per sempre, anche nel campo della fede, checché se ne dica.
Ma la debolezza delle "costruzioni dogmatiche" affinché possano assolvere il loro compito d'esser certezza e fondamento è nel loro autoriferimento e chiusura a differenti visioni, ciò che comporta per esse la necessità d'esser sostenute e reiterate, protette dalla possibilità che venga dimostrata la loro fallacia, nel caso di Guglielma, Maifreda (per non dir di Giordano ...) o per una delle innumerevoli streghe torturate ed arse vive.



Per quanto riguarda l'Istruzione "Ad resurgendum cum Christo"  emanata il 15 agosto 2016 dalla Congregazione per la dottrina della fede, riguardante la sepoltura dei defunti e la conservazione delle ceneri in caso di cremazione, la Chiesa prende atto che l'incinerazione dei corpi è un fatto culturale, come tale deve essere evangelizzato....Infatti papa Giovanni Paolo II disse: "Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta".

In base a quanto disposto nel 1992 con la Costituzione apostolica "Fidei depositum" riguardante il Catechismo della Chiesa cattolica, si raccomanda che i corpi dei defunti vengano seppelliti nei cimiteri o in altro luogo sacro. Considera l'inumazione la forma più idonea per manifestare la propria fede e la speranza nella risurrezione corporale 

Nel passato la cremazione era avversata dalla Chiesa,  invece l'attuale dottrina afferma che laddove ragioni di tipo igienico, economico o sociale inducano a scegliere la cremazione, la Chiesa non ha ragioni dottrinali per  contrastare tale prassi, poiché "la cremazione del cadavere non tocca l'anima e non impedisce all'onnipotenza divina  di risuscitare il corpo, quindi non contiene l'oggettiva negazione della dottrina cristiana sull'immortalità dell'anima e la risurrezione dei corpi" (Suprema Sacra Congregazione del Sant'Uffizio, Istruzione"Piam et constantem", 5 luglio 1963).

Ovviamente non si può chiedere alla Chiesa cattolica che i familiari di un non credente pretendano la cerimonia religiosa funebre e la successiva cremazione del corpo del defunto per motivazioni anti-cristiane o di indifferentismo religioso.

La Chiesa dice va bene, fatti cremare, ma se vuoi la cerimonia funebre in parrocchia devi credere nella resurrezione cristiana dei corpi, nel mistero della morte con la quale la vita non è tolta, ma è trasformata.

Da non credente debbo dire che in questo caso la Chiesa ha ragione. Si deve credere nella cerimonia funebre religiosa altrimenti diventa formalismo, perché così vuole la tradizione. In tal caso è una perdita di tempo per il sacerdote che celebra la Messa e per gli ipocriti che vogliono "salvare le cosiddette apparenze".

Buona notte Jean
E grazie per la faticaccia che hai fatto.

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