Villeggiare

Aperto da doxa, 31 Luglio 2022, 16:17:50 PM

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doxa

Villeggiare: questo verbo evoca tempi lontani, abitudini  della nobiltà e  parte della borghesia, che durante l'estate dalla città si trasferivano nella villa rurale: si andava e si stava in villa, o nella residenza padronale di campagna, con radi e scelti incontri: persone che avevano opinioni simili.


Evariste Carpentier, "In villeggiatura", olio su tela, 1902 circa, Musée Fabre, Montpellier.

La villeggiatura richiama alla mente anche le tre  commedie che Carlo Goldoni scrisse nel 1761:
"Le smanie della villeggiatura", "Le avventure della villeggiatura", Il ritorno dalla villeggiatura"; esse costituiscono la cosiddetta «trilogia della villeggiatura», rappresentate per la prima volta al teatro San Luca di Venezia nell'autunno del 1761.

Le tre esilaranti rappresentazioni teatrali puntano gli strali contro la moda del villeggiare da parte di numerose famiglie della borghesia contemporanea al commediografo: volevano un tenore di vita dispendioso, non adeguato ai propri mezzi finanziari.

Tra cicisbei, gelosie, amori passionali, sprechi e dissipazioni,  Goldoni  descrive tre diversi momenti del villeggiare borghese.

I personaggi principali di queste tre commedie  sono "persone che ho voluto prendere precisamente di mira; cioè di un rango civile, non nobile e non ricco; poiché i nobili e ricchi sono autorizzati dal grado e dalla fortuna a fare qualche cosa di più degli altri. L'ambizione de' piccioli vuol figurare coi grandi, e questo è il ridicolo ch'io ho cercato di porre in veduta, per correggerlo, se fia possibile".

Nel nostro tempo anziché villeggiatura usiamo il sostantivo "vacanza", ma questo ha diversa capacità evocativa. C'è l'eco di qualcosa a cui ci sottraiamo e che ci tiene "legati", per esempio il lavoro.

Andare in vacanza significa sciogliersi dai "lacci", ma non denota "verso dove" (in villa) come indica il verbo villeggiare, che fa presumere il possesso di un'ampia abitazione con giardino o parco.

Oggi tutti si scambiano domande sulle ferie, fanno programmi di come trascorrerle, cosa fare.

Andare in ferie non è né villeggiare né andare in vacanza: non evoca esclusività e possesso dell'uno, e non la spigliatezza liberatrice dell'altro. Le ferie alludono al riposo dopo mesi di lavoro, al servizio del quale sono concepite e utilizzate.

La villeggiatura e la vacanza fanno pensare alla decisione soggettiva, invece le ferie appartengono alla razionalità delle aziende: ripartiscono individui, determinano i tempi, prevedono le sostituzioni, fissa le presenze. Ferie irregolari e arbitrarie romperebbero il ciclo produttivo dell'impresa.

Il nostro tempo poco conosce  la "civiltà del villeggiare" o l'estrosità della vacanza, perché chiuso nella "gabbia" rigida e razionale delle ferie, nelle soste organizzate.  Ma pur in esse ci sono varchi di libertà, di spensieratezza, senza vincoli di luogo o di classi sociali.

Villeggiatura, vacanza e ferie: queste tre specie sono comunque raccolte nel cerchio magico dell'otium, e significano tutte la lontananza dall'impegno.

Ipazia

L'otium è  la componente estetica del vivere, in contrapposizione all'ananke, il fato/necessità che si ruba gran parte della vita. 

Se contro la necessità la partita è persa in partenza, esclusi pochi privilegiati che hanno sottomesso gli altri, nell'otium residuale possiamo esprimere il nostro essere estetico: con tutta la bellezza, e bruttezza, di cui siamo umanamente formati.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

doxa

Grazie Ipazia per il tuo interessante contributo riguardo l'otium come componente estetica del vivere. 
Vorrei saperne di più. 

Ma cosa intendi con la frase
CitazioneNel poco otium residuale che ci rimane possiamo esprimere il nostro essere estetico.?

Ipazia

Nel tempo liberato dalla necessità, di cui la villeggiatura è un esempio. Nel tempo comunemente detto "libero", laddove possiamo esprimere quello che siamo e perseguire ciò che vorremmo essere. Finché morte non ci liberi del tutto. E del Tutto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

doxa

#4
Anche a  messer Niccolò Machiavelli piaceva recarsi "in villa". Lo dice in una sua lettera a Francesco Vettori. Cliccare sul link

https://it.m.wikisource.org/wiki/Lettere_(Machiavelli)/Lettera_XI_a_Francesco_Vettori

Piacevole lettura è anche "Marcovaldo, ovvero le stagioni in città", sono venti novelle scritte da Italo Calvino. Questo è il link con il sunto dei 20 racconti

https://it.wikipedia.org/wiki/Marcovaldo_ovvero_Le_stagioni_in_citt%C3%A0

Un altro celebre racconto è "La signora con il cagnolino", dello scrittore e drammaturgo russo Anton Cechov.

"Dmitrij Gurov è un banchiere moscovita è sposato ed ha tre figli. Considera le donne inferiori agli uomini e il suo non è un matrimonio felice. Un giorno, durante una vacanza a  Jalta incontra in un ristorante Anna Sergeevna che sta pranzando in compagnia del suo cagnolino.
Tra Dmitrij ed Anna inizia una relazione che induce i due protagonisti ad un coinvolgimento profondo  e inatteso.
Inatteso da parte di Dmitrij, un maschilista che ha avuto molte relazioni e non è incline al sentimentalismo; inatteso da parte di Anna, che è una donna timida, con un'aria da 'collegiale', la cui educazione e cultura avrebbero dovuto scoraggiarla dal vivere un rapporto extraconiugale.
In entrambi sboccia un amore intenso e tenero, e i due iniziano ad avere l'uno per l'altra sentimenti mai provati prima".


doxa



Gruppo scultoreo di Natal'ja Filatova, raffigura Anna Sergeevna, col cagnolino, e Dmitrij Gurov,  Jalta (Crimea)