Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino!

Aperto da Eutidemo, 09 Gennaio 2023, 11:39:11 AM

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Eutidemo

PERSONAGGI
Vice Questore Livia Nardi
Commissario Marco Agresti
Ispettore Lucio Rossi
Sovrintendente Carlo Modena
Anatomopatologo Dott.Maurizio Giannini
Addetti alla polizia scientifica Guido Landi e Marco Vasto.
Imputato Dott. Silvio Costa
Sig.ra Maria Costa, moglie defunta di Silvio Costa
Inquilina dell'appartamento superiore a quello del delitto, Tina Grandi
Marito dell'inquilina dell'appartamento superiore a quello del delitto, Tina Grandi, Dott. Alessandro Grandi
Inquilina dell'appartamento inferiore a quello del delitto, Vera Solis
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L'EVENTO
Alle ore 23,00 di una fredda giornata d'inverno, il Commissario Marco Agresti vide entrare nel suo ufficio scarsamente illuminato Silvio Costa, scortato da due agenti in borghese.
- Sostiene di aver ucciso sua moglie, Commissario!- esclamò, con aria scettica, uno dei due.
Agresti non si scosse minimamente dal suo torpore serale, e gli declamò, con voce annoiata, il ben noto "Miranda Warning"; che da parecchio tempo si usa anche in Italia; più o meno nella stessa versione americana.
-Lei ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà potrà essere, e sarà usata, contro di lei in tribunale. Ha diritto a un avvocato durante l'interrogatorio. Se non può permettersi un avvocato, gliene sarà assegnato uno d'ufficio. Ciò premesso è intenzionato lo stesso a rilasciarci adesso qualche dichiarazione?-
- Sì Commissario!- sospirò Costa - Circa tre ore fa, verso le ore 20,00, a seguito di una lite, ho ucciso mia moglie colpendola in fronte con un pesante fermacarte di marmo; non avevo assilutamente intenzione di ucciderla, ma poi, preso dal panico, ho preso la mia auto con l'intenzione di fuggire all'estero, prendendo il treno di mezzanotte per Zurigo-
- Lo prende spesso?-
- A volte, per lavoro!
Ho atteso in macchina, vicino alla stazione, per circa più di due ore, dalle 20,20 alle 22,40, poi ho deciso di costituirmi, e, quindi, sono venuto qui -
- Bene!- fece Agresti alzandosi dalla scrivania - Andiamo a vedere quello che è successo, ed avvisate la polizia scientifica e il medico legale di venire con noi-
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Alle 23,30 erano tutti davanti alla porta dell'appartamento di Costa, e si stavano infilando tute, maschere e guanti asettici bianchi prima di entrare.
Mentre li indossavano, Agresti  chiese a Costa: - La porta di casa sua è mezza aperta; è lei che l'ha lasciata così?-
- Sinceramente non me ne ricordo proprio Commissario; ero troppo sconvolto quando sono scappato via!- scosse la testa Costa.
I due addetti della scientifica si accostarono per dare un'occhiata alla serratura; poi uno dei due disse: - Non sembra che qualcuno l'abbia forzata!-
Poi entrarono.
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Nel salotto trovarono Maria Costa legata ed imbavagliata su una sedia, con la testa reclinata di lato, ed il vestito fradicio di sangue;  il quale si allargava in una grande pozzanghera sul pavimento di cotto.
- Non ce l'ho messa io, lì!- urlò il Marito sconvolto -Io l'ho colpita in fronte con quel fermacarte in terra; però, poi, l'avevo lasciata distesa morta sul pavimento, e senza tutto quel sangue!-
In terra c'era anche un coltello a serramanico; aperto e sporco di sangue.
- E poi quel coltello non è certo mio!- ci tenne a specificare Costa.
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L'anatomopatologo Maurizio Giannini si accostò alla vittima, e, sollevandole delicatamente la testa, la esaminò con attenzione per qualche minuto.
Poi, rivolto a Costa, lo rassicurò dicendogli: - Stia tranquillo, a giudicare dall'ematoma che ha sulla fronte sua moglie era solo svenuta, quando lei l'ha colpita verso le ore 20,00; ma è morta circa 2 ore dopo, verso le 22,00, con un margine di errore massimo di un'ora  in più o un'ora in meno, a causa di questo taglio sul collo che le ha reciso l'arteria carotidea, uccidendola sul colpo-
E indicò il taglio.
-Però potrò confermare l'ora precisa solo dopo l'autopsia (come poi confermò)-
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Agresti, intanto, dopo aver esaminato i polsi e le caviglie della vittima, commentò: -Dalle lesioni da sfregamento provocate dalla corda mentre cercava di liberarsi, sembrerebbe che la donna sia stata uccisa "dopo" essere stata legata ed imbavagliata!-
- Ma che senso ha uccidere qualcuno dopo averlo legato ed imbavagliato?-esclamò l'Ispettore Lucio Rossi.
- Già!- convenne l'anatomopatologo, esaminando i segni delle corde -E sembra che sia stata uccisa anche dopo un bel po' che era stata legata così!-
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- Ho notato che mia moglie non ha più nè la collana di corallo nè l'orologio d'oro che portava sempre indosso, anche quando l'ho colpita- interloquì Costa - Inoltre, quando sono uscito, la sua borsetta era ancora al suo solito posto, sul tavolino vicino alla porta d'ingresso, mentre adesso, entrando, ho notato che non c'è più!
Quindi, forse, dopo che io ero andato via, sono entrati in casa dei rapinatori.-
- E il suo cellulare lo teneva nella borsetta?- chiese l'Ispettore Rossi.
- No, era un -i-Phone che teneva sempre sul tavolino vicino alla porta, ma fuori dalla borsetta, per poter rispondere più velocemente se la chiamavano quando era in casa; lo metteva nella borsetta solo quando usciva.
Però adesso non c'è più neanche quello, per cui suppongo che i rapinatori se lo  siano portato via!-
Mentre diceva così, uno dei due addetti delle polizia scientifica, Guido Landi, gli si accostò con un "kit" di piccoli attrezzi in mano, e gli chiese:
- Scusi, ma questo è suo?
Lo abbiamo trovato in un cassetto!-
- Ehm...- bofonchiò Costa, un po' imbarazzato -Sì, in effetti è mio!-
Agresti si avvicinò incuriosito per guardare; ma, non riuscendo a capire di che attrezzi si trattava, lo chiese a Landi.
- Circola la "leggenda metropolitana", in base alla quale un iPhone non si può aprire, ma non è così; ed infatti, per aprire un i-Phone si ha bisogno di un apposito kit con determinati strumenti per lo smontaggio.
Come può vedere, il kit comprende due cacciavite, uno per le "particolari" viti "pentalobe" da 3,9 mm, specifiche dell'iPhone, l'altro invece per le viti Philips che si trovano all'interno, due "spudger" (leve), un plettro ed un ventosa.-
- Non lo sapevo!- esclamò Agresti - Ma a cosa le serviva, questo, Costa?-
- Ehm...- brontolò Costa, sempre più imbarazzato - Poichè sospettavo che mia moglie mi tradisse, ho inserito dentro il suo telefono un "geolocalizzatore" autonomo, che prende energia con la stessa ricarica della batteria, ma che resta sempre accesso, anche se il cellulare viene spento-
- Ottimo!- esclamò il commissario, senza dare peso al suo imbarazzo -In questo modo potremo rintracciarlo senza problemi, insieme al resto della refurtiva; e, probabilmente, scopriremo anche chi è l'assassino.
Datevi da fare ragazzi!-
I due addetti della scientifica si fecero dare i codici di accesso da Costa, dopodichè accesero un computer portatile e iniziarono la ricerca.
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- Erano senz'altro Rom!- disse l'Ispettore Lucio Rossi.
- Potrebbe essere!- concordò Agresti - Probabilmente si trattava proprio di "zingari", perchè quello là sul pavimento è un coltello senz'altro tipico dei "rom"; e quindi, se stanno nel campo qui accanto, la ricerca risulterà più agevole!-
- Inoltre vedo che al polso la vittima ha ancora un bracciale d'argento- osservò l'Ispettore Lucio Rossi - E, come è noto, gli "zingari" non rubano mai l'argento!-
- Questo non è detto- replicò il Commissario -Dipende da che età avevano i rapinatori; perchè è una tradizione, o meglio, una superstizione rom, che va ormai scomparendo-
- In ogni caso qui vicino c'è un campo nomadi, per cui dovremo comunque indagare anche lì!- intervenne il Sovrintendente Carlo Modena.
- Non ce n'è bisogno!- si udì una voce sulla porta, facendo voltare tutti in quella direzione, in cui era apparsa una donna bionda sui quarant'anni.
- E lei chi è?- chiese il Commissario.
- Sono l'inquilina dell'appartamento di sopra, mi chiamo Tina Grandi, e ho visto fuggire l'assassino; o meglio, l'assassina-
- Si spieghi meglio!-
- Stavo tornando a casa dopo aver portato l'immondizia nell'androne, e mi trovavo già quasi al mio piano rifacendo le scale, perchè l'ascensore è rotto; quando, verso le 22,30, ho udito un grido di donna provenire da questo appartamento.
Allora mi sono voltata, sono tornata indietro di qualche gradino, ed ho visto fuggire da qui, correndo giù per le scale, l'inquilina dell'appartamento sottostante a quello del delitto: Vera Solis, la quale è notoriamente l'amante di Silvio Costa.
Sul momento, però, non pensavo ad un delitto, ma che avesse soltanto litigato con Maria Costa; e quindi sono rientrata nel mio appartamento.
Ora sono scesa a vedere cosa succedeva, perchè ho sentito le sirene della polizia e poi parecchio trambusto per le scale-
- Va bene, signora- le fece il Sovrintendente Carlo Modena -Domattina venga in Commissariato per verbalizzare le sue dichiarazioni.
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- Abbiamo localizzato il cellulare della vittima!- esclamò l'addetto alla polizia scientifica, Marco Vasto - A giudicare dalla strada che sta facendo, tra poco dovrebbe essere arrivato all'Aeroporto-
- Avvisate la polizia aeroportuale, dandole le coordinate del geolocalizzatore;  e poi mandate subito una squadra a fermare il detentore del cellulare della morta!- ordinò Agresti.

Eutidemo

LE INDAGINI
Qualche giorno dopo, il Vice Questore Livia Nardi stava leggendo, in sua presenza, il rapporto presentatole dal Commissario Marco Agresti.
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"Cronologia degli eventi.
Alle ore 20,00, per sua stessa ammissione, Silvio Costa  colpiva sulla fronte la moglie Maria, lasciandola svenuta sul pavimento del salotto; la perizia autoptica conferma approssimativamente l'orario della contusione.
Dopodichè, i nostri apparati di "geolocalizzazione telefonica" hanno rilevato i seguenti spostamenti del Costa, che ha sempre tenuto il suo cellulare acceso:
- dalle ore 20,05 alle ore 20,20 si è spostato in auto da casa sua alla stazione (come confermato anche dal "ticket" del parcheggio), dove è rimasto parcheggiato fino alle ore 22,40;
- dalle ore 22,40 alle ore 23,00 si è poi spostato di nuovo in auto dalla stazione al nostro commissariato.
Sempre in base ai nostri apparati di "geolocalizzazione telefonica", risulta che Vera Solis ha cenato in un ristorante tra le 20,30 alle 22,00, e poi è rientrata nel suo palazzo alle ore 22,20; però, visto che il suo appartamento è esattamente sottostante a quello della vittima, non possiamo sapere se sia rientrata nel suo domicilio oppure in quello di Maria Costa.
Tuttavia l'ìnquilina dell'appartamento sovrastante quello del delitto, Tina Grandi, riferisce di averla vista uscire, fuggendo dalla casa di Maria Costa, all'incirca verso le 22,30.
La "geolocalizzazione telefonica", sia del suo cellulare, sia di quello della vittima (che aveva rubato) ci ha poi rivelato che Vera Solis dalle 22,40 alle ore 23,30 si è diretta verso l'aeroporto con la sua macchina; dove l'abbiamo fermata mentre stava facendo il "check-in" per le isole Mauritius all'incirca alle ore 24,00.
Non aveva con sè la refurtiva del presunto furto, ma solo il cellulare della vittima; che sicuramente le ha sottratto mentre fuggiva dal suo appartamento.
Sul cellulare della vittima, peraltro, abbiamo trovato un SMS di Vera Solis  diretto  a Maria Costa alle ore 21,00 (quando era ancora a cena nel ristorante), in cui c'era testualmente scritto: "Verso le dieci e mezza vengo a casa tua; e se non mi assicuri che concederai quanto prima il divorzio a Silvio, giuro che ti ammazzo con le mie mani!"
E' quindi evidente che Vera Solis  ha sottratto il cellullare in questione dall'appartemento del delitto, per evitare che noi lo trovassimo e leggessimo il messaggio in questione.
Inoltre, sul cellulare di Vera Solis, abbiamo trovato un SMS di Silvio Costa, che, alle ore 20,50 le comunicava: -Cara, stasera non ci possiamo vedere, perchè sono appena uscito di casa per un imprevisto cambio di turno in ospedale. Poi ti spiegherò meglio domani-.
Quindi Vera Solis sapeva che, verso le 22,30, avrebbe trovato Maria Costa sola in casa.
Quando le abbiamo contestato il delitto, al momento del fermo, l'indagata ha testualmente dichiarato: - E' vero che ho minacciato di morte Maria Costa con un SMS, ma è stato solo uno scatto di rabbia; se avessi voluto veramente ucciderla, non lo avrei certo messo "nero su bianco".
Volevo recarmi da lei solo per parlarle!
Quando sono giunta al suo piano, ho visto Tina grandi che saliva le scale diretta verso il suo appartamento, ed trovato la porta d'ingresso di Maria Costa aperta, e, quindi, sono entrata senza bussare; una volta arrivata in salotto, l'ho vista legata e imbavagliata su una sedia, con la gola tagliata.
Allora, presa dal panico, sono fuggita; però ammetto di averle rubato il cellulare che conteneva l'SMS compromettente-
- Non le è venuto in mente di chiamare il pronto soccorso?-
- No, sia perchè ero stata presa dal panico, sia perchè mi era sembrata chiaramente morta!-"
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il Vice Questore Livia Nardi posò il rapporto sul tavolo, e commentò: -Be', Marco, direi che abbiamo il colpevole, no?
E' evidente che, dopo qualche tempo che il marito se n'era andato via, alle ore 20,00, nell'appartamento sono entrati dei ladri, i quali, approfittando del fatto che Maria Costa era svenuta, l'hanno legata, imbavagliata e derubata della collana di corallo, del braccialetto d'oro e della borsetta.
Nel fuggire via, però, probabilmente, ad uno dei ladri e caduto di tasca il coltello.
Per cui, quando verso le 22,20/22,30 Vera Solis è arrivata nell'appartamento, trovando la porta aperta la sua rivale legata ad una sedia ed il coltello per terra, ha colto l'occasione al volo per toglierle la vita; ed infatti ha pensato che l'omicidio sarebbe stato attribuito ai ladri, soprattutto se avesse lasciato il coltello zingaro sporco di sangue in terra (ma, ovviamente, ben ripulito delle sue impronte).
Però, prima di andare via, ha preso con sè il cellulare di Maria Costa, per evitare che noi lo trovassimo e leggessimo il messaggio in cui la minacciava di morte; tuttavia avrebbe fatto meglio a distruggere l'apparecchio lungo la strada dell'aeroporto.
Inoltre è stata sfortunata ad essere vista da Tina Grandi mentre fuggiva, proprio in un orario compatibile con quello della morte di Maria Costa.-
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- O, forse, viceversa!- commentò enigmaticamente il Commissario Agresti.
- Che vuoi dire?-
- Voglio dire che Vera Solis non nega affatto di aver visto e di essere stata vista, da Tina Grandi in un orario compatibile con quello della morte di Maria Costa; solo che, secondo la sua versione, lei non stava affatto  fuggendo, ma stava salendo invece le scale diretta verso l'appartamento di Maria Costa, quando ha visto Tina Grandi salire su per le scale verso il suo appartamento.
Cioè, raccontano la stessa storia, ma al contrario!-
- E ovviamente la geolocalizzazione non ci dice niente, perchè le celle telefoniche della Grandi, della Solis e della Costa, si "sovrapponevano" tutte nello stesso punto dell'omicidio, ed alla stessa ora!- osservò sconsolata la Nardi.
Ed infatti la geolocalizzazione ci fornisce soltanto delle coordinate "bidimensionali", ma non "tridimensionali", giusto?-
- Già, ma non finisce qui!
Continua a leggere il mio rapporto.-
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Il vice-questore riprese la lettura del rapporto:
"Proseguendo nel riferire gli esiti della interrogazioni testimoniali delle persone informate dei fatti, risulta che Tina Grandi:
- dichiara di essere scesa per gettare l'immondizia verso le 22,20:
- alle 22,30, mente risaliva l'ultima rampa di scale verso suo appartamento, dichiara di aver visto Vera Solis scappare dall'appartamento di di Maria Costa al piano sottostante;
- e alle 22,35 dice di essere rientrata in casa sua e di non essersi più mossa di lì.
Il geolocalizzatore conferma, anche se non è in grado di distinguere il piano superiore da quello inferiore.
Vera Solis ha riferito:
- di aver cenato in un ristorante tra le 20,30 alle 21,30, e poi di essere rientrata in casa sua alle ore 22,00; però però, visto che il suo appartamento è esattamente sottostante a quello della vittima, considerata la sovrapposizione delle celle non abbiamo potuto stabilire quanto tempo sia stata a casa sua e quanto tempo sia stata nel sovrastante appartamento di Maria Costa;
- di essersi recata in casa Costa alle ore 22,25, e, salendo le scale, di aver visto Tina Grandi dirigersi verso il suo appartamento.
- di aver trovato la porta d'ingresso di casa Costa aperta, e, una volta entrata, di aver trovato Maria Costa legata e imbavagliata, e con la gola tagliata;
- di essere quindi fuggita via terrorizzata, temendo di essere accusata dell'omicidio, portandosi via il cellulare della vittima verso le 22,35
- di essere ripassata da casa sua, per preparare rapidamente una valigia, e poi dirigersi in aeroporto per espatriare;
La "geolocalizzazione telefonica" ci ha poi rivelato che effettivamente, dalle 22,40 alle ore 23,30 si è diretta verso l'aeroporto; dove l'abbiamo fermata mentre stava facendo il "check-in" per le isole Mauritius all'incirca alle ore 24,00."
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Il Vice Questore si interruppe un'altra volta esclamando:
- Ok, questo lo avevamo già detto a voce; ma, lasciando da parte le testimonianze, la scientifica cosa dice?-
- Sul fermacarte ci sono le impronte digitali e il DNA di Silvio Costa, mentre sul coltello non ci sono impronte di sorta; risulta che il manico è stato accuratamente ripulito.
In tutto l'appartamento ci sono, ovviamente, le impronte e il DNA di Silvio e di Maria Costa, ma anche di Tina Grandi, di Alessandro Grandi e di Vera Solis, in quanto, come coinquilini/e, per ragioni diverse frequentavano spesso l'abitazione della vittima.
Non ci sono impronte digitali o DNA di altri soggetti, in quanto, se dei ladri sono entrati lì, indossavano certamente dei guanti e delle maschere-
- In ogni caso Tina Grandi non aveva alcun movente per uccidere Maria Costa, mentre Vera Solis sì!- osservò il Vice Questore.-
- Come risulta più avanti nel rapporto, non è affatto cosi!- la contraddisse Agresti - Ed infatti abbiamo scoperto che Maria Costa aveva una relazione con il marito di Tina Grandi, il Dott. Alessandro Grandi; il quale, al momento del delitto, a suo dire, pare che fosse in ospedale.
Però non è riuscito a produrre testimoni della sua presenza lì in un orario compatibile con la commissione del delitto, in quanto dormiva nel suo ufficio, da solo!-
- Ma non ci sono videocamere di sorveglianza, sulla porta d'ingresso e d'uscita dell'ospedale, dalle quali rilevare quando entrato e quanto è uscito?- chiese la Nardi.
- Sì- confermò Agresti -Ma erano rotte da due o tre giorni!
E alla "reception", di notte, non c'è nessuno!
Per giunta il Dott. Alessandro Grandi aveva dimenticato in casa il suo cellulare, per cui neanche la geolocalizzazione può esserci d'aiuto; il suo cellulare avrebbe inviato lo stesso segnale, sia se fosse davvero sempre rimasto a casa sua  (dove lo abbiamo trovato), sia se, al momento del delitto, se lo fosse portato dietro al piano di sotto!
Sul bracciale d'argento di Maria Costa, peraltro,  c'era una impronta digitale di Alessandro Grandi; però quest'ultimo può avercela lasciata anche precedentemente, visto che avevano una relazione intima.
In ogni caso era la moglie ad avere un movente per uccidere Maria Costa, non certo lui; almeno a quanto ci risulta.
Che motivo avrebbe mai avuto il Dott. Alessandro Grandi, per sopprimere la propria amante?-
- Che bell'ambientino condominiale!- ridacchiò la Nardi -Ora sì che la questione si complica!-
- Già, anche perchè, mentre all'inizio, pensando soltanto ad una rapina finita male, ci eravamo astenuti dall'effettuare indagini al di fuori dell'appartamento, una volta che la faccenda si è complicata in conseguenza del fortuito incontro per le scale delle due sospettate, abbiamo esteso le indagini anche lì-
-E?-
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-E, pensa un po', abbiamo trovato delle gocce di sangue di Maria Costa lungo la rampa di scale che, dall'appartamento del delitto, sale verso la porta d'ingresso dell'appartamento di Tina Grandi!-
- Questo dovrebbe tagliare la testa al toro!- esultò Nardi.
- Qui di "cornuti", oltre al toro,  ce ne sono molti; però, a mio parere, tale rilievo non è ancora risolutivo.-
- E perchè?- chiese sconsolata il Vice Questore!
- Perchè le gocce di sangue di Maria Costa sulla rampa delle scale fino a davanti la porta di Tina Grandi potrebbero essere un depistaggio; ed infatti, dalla perquisizione dell'appartamento di quest'ultima, non sono risultate le benchè minime tracce di sangue all'interno, nè sui suoi vestiti (o su quelli del marito), per cui qualcuno potrebbe averlo spruzzato apposta verso il suo appartamento per confonderci le idee ed incastrarla!-
- Già, però dentro l'appartamento lei lo avrebbe potuto pulire senza farsi notare, mentre lungo le scale no; inoltre, la discrepanza in questione potrebbe essere stanta predisposta appositamente dalla Nardi, per farci pensare appunto, che qualcuno la voleva incastrare-
- Come sei contorta, Livia!-
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- Ad ogni modo, l'ipotesi dei rapinatori sembra comunque certa- osservò la Nardi -Loro potrebbero aver commesso il furto, e la Solis o la Grandi l'omicidio-
- Però- eccepì il Commissario - è strano che qualcuno dei ladri, senza averne fatto uso, abbia lasciato cadere in terra il suo coltello; sembra essere stato messo lì apposta-
- Già- convenne Nardi - Comunque, questa sovrapposizione  delle celle sul luogo e nel periodo del delitto, ci fa capire che ad ucciderlo è stata senz'altro una delle due (o, forse, Alessandro Grandi); ma non ci consentirà in alcun modo di capire chi!
- Hmm- bofonchiò Agresti - Mi è venuta un'idea che, forse, potrebbe farci scoprire senza ombra di dubbio chi ha ucciso  Maria Costa; ma prima di rivelarti di che cosa si tratta, devo fare un ulteriore riscontro.-
- Quale?-
- Quello dei tabulati telefonici!-
- Ma quelli ci possono rivelare solo le chiamate fatte o ricevute, mica il loro contenuto!- obiettò il Vice Questore -Comunque, fai come credi, e poi fammi sapere!

Eutidemo

NOTA:
Prima di proseguire, cercate di farvi una vostra idea.
Poi andate pure avanti! ;)

Eutidemo

LA CONCLUSIONE DELLE INDAGINI
Il Commissario Agresti, dopo aver bussato, entrò nell'ufficio del Vicequestore, posandogli sulla scrivania dei tabulati telefonici ed esclamando: -Sono stato uno stupido a non pensarci subito; eppure qualche sospetto lo avevo avuto sin dal principio!-
- Cioè?- chiese incuriosita Nardi.
- Ma ti pare che il Dott. Costa, che è un medico, non si è accorto che la moglie era ancora viva dopo che lui l'aveva colpita in fronte?-
- Va bene, ma questo non prova niente! Poteva benissimo non essersene accorto, essendo in preda al panico!-
- Già, ma non era certo in preda al panico, quando, dopo averla legata ed imbavagliata, due ore dopo circa è tornato indietro, a casa, per tagliargli con tanta precisione  l'"arteria carotidea"!-
- Anche un "killer professionista" avrebbe potuto fare la stessa cosa!- obiettò il Vice Questore.
- No, mia cara Livia, un "killer professionista"  ti taglia la gola da orecchio ad orecchio, recidendoti contemporaneamente sia l'"arteria carotidea" che la "vena jugulare"; il che è efficacissimo, ma molto brutale ed alquanto doloroso.
Ed invece, mia cara Livia, un "medico professionista"  sa benissimo che, per far morire qualcuno in modo sicuro, rapido e quasi indolore, è sufficiente incidere in modo quasi chirurgico, con un piccolo taglio, soltanto l'"arteria carotidea"; che è quella che porta il sangue al cervello, recisa la quale si muore in pochi secondi.
Non serve tagliare anche la "vena jugulare", che riconduce il sangue dal cervello al cuore; ed il cui taglio comporta la morte solo dopo qualche minuto-
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- Già, però abbiamo scoperto che Maria Costa aveva anche lei un amante, Alessandro Grandi; il quale era medico pure lui, e che, per giunta, non ha un alibi, mentre suo marito sì!
Inoltre, così come lo sai tu, anche l'assassino/a poteva essere al corrente che far morire qualcuno resecandogli l'"arteria carotidea" poteva far pensare ad un medico; e, quindi, l'ha fatto apposta per depistarci!-
- Certo che lo so, ma dubito che sarei in grado di farlo con tanta precisione!- replicò Agresti.
- Resta il fatto che uno dei due medici in ballo non ha un alibi, ma neppure un movente (Grandi), mentre l'altro il movente ce l'avrebbe pure, però ha un alibi a prova di bomba!-
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- Ed è qui che "casca l'asino"!- eclamò il Commissario - Guarda quei tabulati!-
- Li ho già guardati, ma non mi dicono niente, a parte il fatto che Silvio Costa è sempre rimasto nel parcheggio.-
- Ed invece, mia cara, se guardi bene gli asterischi in fondo alle "telefonate perse", vedrai che, come lui stesso ci ha detto, Silvio Costa era talmente scosso che non voleva parlare, comprensibilmente, quasi con nessuno; per cui ha risposto al telefono solo tre o quattro volte per tutto il tempo che è stato lì.-
- E allora? Come hai detto tu è una cosa assolutamente comprensibile, non dimostra niente!-
- Già, ma, forse, sia tu che lui non sapete che, oggi, dai più recenti tipi di tabulati di controllo, siamo in grado di distinguere:
- le telefonate rimaste senza risposta perchè interrotte manualmente dall'utente;
- le telefonate rimaste senza risposta perchè nessuno rispondeva per il periodo prestabilito dalla compaglia telefonica (cioè suonando a vuoto).
E se guardi i tabulati noterai che:
- dalle 20,20 alle 22,40 il telefono di Costa è rimasto sicuramente posizionato nella vettura parcheggiata vicino alla stazione;
- dalle 20,20 alle 21,40 le telefonate in arrivo, salvo una o due senza importanza a cui ha risposto, sono rimaste senza risposta perchè "interrotte manualmente dall'utente";
- dalle 21,40 alle ore 22,20, però, le telefonate in arrivo sono rimaste "tutte" senza risposta perchè perchè nessuno rispondeva, ed il cellulare  ha quindi continuato a suonare sempre a vuoto, "senza che nessuno interrompesse mai manualmente la chiamata!;
- dalle 22,20 alle 22,40, infine, così come era accaduto per le telefonate dalle 20,20 alle 21,40, le telefonate in arrivo, salvo una o due senza importanza a cui ha risposto, sono rimaste senza risposta perchè interrotte manualmente da Silvio Costa.
Il che vuol dire che, tra le 21,40 e le 22,20 , Silvio Costa ha abbandonato il cellulare acceso nella macchina, per precostituirsi un alibi, e, con un taxi, è tornato a casa sua ed ha ucciso la moglie; che, precedentemente, aveva legato ed imbavagliato ad una sedia, affinchè non potesse gridare aiuto una volta rinvenuta dal colpo che le aveva assestato in fronte.
Poi ha messo in scena la simulazione di una rapina, portandosi via collana, orologio e borsetta, e lasciando in terra il coltello zingaro con il quale aveva tagliato la carotide alla moglie dopo averlo ripulito delle sue impronte; questo al fine di indirizzarci verso il campo Rom lì vicino.
Il cellulare col geolocalizzatore dentro, invece, lo ha lasciato lì!-
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- Diabolico!- commentò la Nardi - Ma perchè non ha cercato di simulare anche lo scasso della serratura, per avvalorare la  sua messa in scena di una effrazione?-
- Perchè è troppo furbo, e, non essendo lui un ladro, ha capito che noi ci saremmo accorti subito che era solo un tentativo di depistaggio da parte di uno che di scassi non se ne intendeva affatto.
Per questo ha detto che, forse, fuggendo, la porta l'aveva lasciata aperta lui; come sicuramente ha fatto-
- Astuto!- sorrise con un smorfia il Vice Questore.
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- Ma ancora più scaltra è stata la sua idea di  spruzzare il sangue dal coltello, lungo le scale che portavano all'appartamento della Grandi: il che costituiva il suo "piano B".
Ed infatti, evidentemente, ha pensato che se noi non avessimo abboccato allo "specchietto per le allodole" dell'omicidio per rapina, avremmo probabilmente esteso le indagini fuori dell'appartamento; e, trovando quel sangue, avremmo sospettato della Grandi, ben sapendo che il marito se la faceva con sua moglie!-
- Però non aveva previsto che, proprio quella sera, la sua amante Versa Solis avrebbe avuto la pessima idea di andare a far visita alla moglie- osservò la Nardi - E che, per giunta, si sarebbe incontrata per le scale proprio con Tina Grandi!-
- Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi; per cui, secondo me, l'assassino è senz'altro Silvio Costa!-
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- Hmm, ma questi sono solo indizi circostanziali!- commentò il Vicequestore - Tra le 21,40 e le 22,20  Costa può essersi addormentato in macchina, e, quindi non aver sentito il telefono che squillava, no?-
- Addormentarsi in automobile in quelle condizioni di stress, e con il rumore del traffico circostante, mi sembra molto improbabile- obiettò Agresti - Senza considerare che la suoneria del suo telefono, che riproduce a tutto volume il "Can Can di Hoffenbach", avrebbe risvegliato un morto.
Inoltre abbiamo identificato il tassista che lo ha portato a casa tra 21,40 e le 21,55; sebbene lui abbia fatto di tutto per non essere riconosciuto sedendosi alle sue spalle, e cercando di nascondersi nel buio della notte.
Ma il tassista lo ha riconosciuto lo stesso:
- dalla voce;
- da un confronto all'americana.-
- Come ben sai i riconoscimenti testimoniali lasciano il tempo che trovano!- commentò, scettica, la Nardi.
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- Va bene, ma chi altro avrebbe mai fatto quel tragitto, in quell'orario, dalla stazione al suo indirizzo di casa, e poi viceversa?- replicò Agresti.
Inoltre, al ritorno verso la stazione, tra le 22,05 e e le 22,20, ha fatto fermare un attimo il taxi per gettare una busta in un cassonetto delle immondizie ben lontano dalla sua abitazione; il tassista ci ha portato lì, e ci abbiamo trovato dentro l'orologio la collana e la borsetta della moglie, con le sue impronte digitali sopra (che non aveva ritenuto necessario cancellare)!-
E nel dire questo depose dei reparti incellophanati sulla scrivania del suo capo.
- Be', il suo avvocato eccepirà sicuramente che è normale che le impronte del marito si trovino sull'orologio la collana e la borsetta della moglie!- osservò la Nardi.
- Forse- ghignò Agresti sollevando uno dei sacchetti con i reperti -Ma non è normale che le sue impronte digitali e il suo DNA si trovino anche sulle monete di mancia che ha lasciato, quella sera, al tassista; ormai, per sua sfortuna, sono rimasti in pochi a conservare quest'abitudine!-
- Già!- convenne il Vice Questore.
- E, invece per nostra fortuna, il tassista si e messo in tasca quella monete in una giacca che non ha più usato fino a che noi non lo abbiamo rintracciato!-
- Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino!- concluse il Vice Questore.

daniele22

Citazione di: Eutidemo il 09 Gennaio 2023, 11:41:59 AMLA CONCLUSIONE DELLE INDAGINI
Il Commissario Agresti, dopo aver bussato, entrò nell'ufficio del Vicequestore, posandogli sulla scrivania dei tabulati telefonici ed esclamando: -Sono stato uno stupido a non pensarci subito; eppure qualche sospetto lo avevo avuto sin dal principio!-
- Cioè?- chiese incuriosita Nardi.
- Ma ti pare che il Dott. Costa, che è un medico, non si è accorto che la moglie era ancora viva dopo che lui l'aveva colpita in fronte?-
- Va bene, ma questo non prova niente! Poteva benissimo non essersene accorto, essendo in preda al panico!-
- Già, ma non era certo in preda al panico, quando, dopo averla legata ed imbavagliata, due ore dopo circa è tornato indietro, a casa, per tagliargli con tanta precisione  l'"arteria carotidea"!-
- Anche un "killer professionista" avrebbe potuto fare la stessa cosa!- obiettò il Vice Questore.
- No, mia cara Livia, un "killer professionista"  ti taglia la gola da orecchio ad orecchio, recidendoti contemporaneamente sia l'"arteria carotidea" che la "vena jugulare"; il che è efficacissimo, ma molto brutale ed alquanto doloroso.
Ed invece, mia cara Livia, un "medico professionista"  sa benissimo che, per far morire qualcuno in modo sicuro, rapido e quasi indolore, è sufficiente incidere in modo quasi chirurgico, con un piccolo taglio, soltanto l'"arteria carotidea"; che è quella che porta il sangue al cervello, recisa la quale si muore in pochi secondi.
Non serve tagliare anche la "vena jugulare", che riconduce il sangue dal cervello al cuore; ed il cui taglio comporta la morte solo dopo qualche minuto-
.
- Già, però abbiamo scoperto che Maria Costa aveva anche lei un amante, Alessandro Grandi; il quale era medico pure lui, e che, per giunta, non ha un alibi, mentre suo marito sì!
Inoltre, così come lo sai tu, anche l'assassino/a poteva essere al corrente che far morire qualcuno resecandogli l'"arteria carotidea" poteva far pensare ad un medico; e, quindi, l'ha fatto apposta per depistarci!-
- Certo che lo so, ma dubito che sarei in grado di farlo con tanta precisione!- replicò Agresti.
- Resta il fatto che uno dei due medici in ballo non ha un alibi, ma neppure un movente (Grandi), mentre l'altro il movente ce l'avrebbe pure, però ha un alibi a prova di bomba!-
.
- Ed è qui che "casca l'asino"!- eclamò il Commissario - Guarda quei tabulati!-
- Li ho già guardati, ma non mi dicono niente, a parte il fatto che Silvio Costa è sempre rimasto nel parcheggio.-
- Ed invece, mia cara, se guardi bene gli asterischi in fondo alle "telefonate perse", vedrai che, come lui stesso ci ha detto, Silvio Costa era talmente scosso che non voleva parlare, comprensibilmente, quasi con nessuno; per cui ha risposto al telefono solo tre o quattro volte per tutto il tempo che è stato lì.-
- E allora? Come hai detto tu è una cosa assolutamente comprensibile, non dimostra niente!-
- Già, ma, forse, sia tu che lui non sapete che, oggi, dai più recenti tipi di tabulati di controllo, siamo in grado di distinguere:
- le telefonate rimaste senza risposta perchè interrotte manualmente dall'utente;
- le telefonate rimaste senza risposta perchè nessuno rispondeva per il periodo prestabilito dalla compaglia telefonica (cioè suonando a vuoto).
E se guardi i tabulati noterai che:
- dalle 20,20 alle 22,40 il telefono di Costa è rimasto sicuramente posizionato nella vettura parcheggiata vicino alla stazione;
- dalle 20,20 alle 21,40 le telefonate in arrivo, salvo una o due senza importanza a cui ha risposto, sono rimaste senza risposta perchè "interrotte manualmente dall'utente";
- dalle 21,40 alle ore 22,20, però, le telefonate in arrivo sono rimaste "tutte" senza risposta perchè perchè nessuno rispondeva, ed il cellulare  ha quindi continuato a suonare sempre a vuoto, "senza che nessuno interrompesse mai manualmente la chiamata!;
- dalle 22,20 alle 22,40, infine, così come era accaduto per le telefonate dalle 20,20 alle 21,40, le telefonate in arrivo, salvo una o due senza importanza a cui ha risposto, sono rimaste senza risposta perchè interrotte manualmente da Silvio Costa.
Il che vuol dire che, tra le 21,40 e le 22,20 , Silvio Costa ha abbandonato il cellulare acceso nella macchina, per precostituirsi un alibi, e, con un taxi, è tornato a casa sua ed ha ucciso la moglie; che, precedentemente, aveva legato ed imbavagliato ad una sedia, affinchè non potesse gridare aiuto una volta rinvenuta dal colpo che le aveva assestato in fronte.
Poi ha messo in scena la simulazione di una rapina, portandosi via collana, orologio e borsetta, e lasciando in terra il coltello zingaro con il quale aveva tagliato la carotide alla moglie dopo averlo ripulito delle sue impronte; questo al fine di indirizzarci verso il campo Rom lì vicino.
Il cellulare col geolocalizzatore dentro, invece, lo ha lasciato lì!-
.
- Diabolico!- commentò la Nardi - Ma perchè non ha cercato di simulare anche lo scasso della serratura, per avvalorare la  sua messa in scena di una effrazione?-
- Perchè è troppo furbo, e, non essendo lui un ladro, ha capito che noi ci saremmo accorti subito che era solo un tentativo di depistaggio da parte di uno che di scassi non se ne intendeva affatto.
Per questo ha detto che, forse, fuggendo, la porta l'aveva lasciata aperta lui; come sicuramente ha fatto-
- Astuto!- sorrise con un smorfia il Vice Questore.
.
- Ma ancora più scaltra è stata la sua idea di  spruzzare il sangue dal coltello, lungo le scale che portavano all'appartamento della Grandi: il che costituiva il suo "piano B".
Ed infatti, evidentemente, ha pensato che se noi non avessimo abboccato allo "specchietto per le allodole" dell'omicidio per rapina, avremmo probabilmente esteso le indagini fuori dell'appartamento; e, trovando quel sangue, avremmo sospettato della Grandi, ben sapendo che il marito se la faceva con sua moglie!-
- Però non aveva previsto che, proprio quella sera, la sua amante Versa Solis avrebbe avuto la pessima idea di andare a far visita alla moglie- osservò la Nardi - E che, per giunta, si sarebbe incontrata per le scale proprio con Tina Grandi!-
- Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi; per cui, secondo me, l'assassino è senz'altro Silvio Costa!-
.
- Hmm, ma questi sono solo indizi circostanziali!- commentò il Vicequestore - Tra le 21,40 e le 22,20  Costa può essersi addormentato in macchina, e, quindi non aver sentito il telefono che squillava, no?-
- Addormentarsi in automobile in quelle condizioni di stress, e con il rumore del traffico circostante, mi sembra molto improbabile- obiettò Agresti - Senza considerare che la suoneria del suo telefono, che riproduce a tutto volume il "Can Can di Hoffenbach", avrebbe risvegliato un morto.
Inoltre abbiamo identificato il tassista che lo ha portato a casa tra 21,40 e le 21,55; sebbene lui abbia fatto di tutto per non essere riconosciuto sedendosi alle sue spalle, e cercando di nascondersi nel buio della notte.
Ma il tassista lo ha riconosciuto lo stesso:
- dalla voce;
- da un confronto all'americana.-
- Come ben sai i riconoscimenti testimoniali lasciano il tempo che trovano!- commentò, scettica, la Nardi.
-
- Va bene, ma chi altro avrebbe mai fatto quel tragitto, in quell'orario, dalla stazione al suo indirizzo di casa, e poi viceversa?- replicò Agresti.
Inoltre, al ritorno verso la stazione, tra le 22,05 e e le 22,20, ha fatto fermare un attimo il taxi per gettare una busta in un cassonetto delle immondizie ben lontano dalla sua abitazione; il tassista ci ha portato lì, e ci abbiamo trovato dentro l'orologio la collana e la borsetta della moglie, con le sue impronte digitali sopra (che non aveva ritenuto necessario cancellare)!-
E nel dire questo depose dei reparti incellophanati sulla scrivania del suo capo.
- Be', il suo avvocato eccepirà sicuramente che è normale che le impronte del marito si trovino sull'orologio la collana e la borsetta della moglie!- osservò la Nardi.
- Forse- ghignò Agresti sollevando uno dei sacchetti con i reperti -Ma non è normale che le sue impronte digitali e il suo DNA si trovino anche sulle monete di mancia che ha lasciato, quella sera, al tassista; ormai, per sua sfortuna, sono rimasti in pochi a conservare quest'abitudine!-
- Già!- convenne il Vice Questore.
- E, invece per nostra fortuna, il tassista si e messo in tasca quella monete in una giacca che non ha più usato fino a che noi non lo abbiamo rintracciato!-
- Tanto va la gatta al lardo, che ci lascia lo zampino!- concluse il Vice Questore.

Ma è davvero finita così? Secondo me si sarebbe dovuto indagare un po' di più sull'altra coppia, proprio perché i tabulati telefonici non dicono nulla e la signora Tina un movente ce l'aveva. Chi c'era nel taxi?

Eutidemo

Ciao Daniele.
Considera che:
1)
Chi altro mai, se non Silvio Costa, avrebbe mai fatto quel tragitto, in quell'orario, dalla stazione dove era parcheggiata la sua auto al suo indirizzo di casa, e poi viceversa?
2)
Inoltre, tra le 22,05 e e le 22,20, chi altro mai, se non Silvio Costa, avrebbe mai fatto fermare un attimo il taxi per gettare una busta in un cassonetto delle immondizie ben lontano dalla sua abitazione, dentro il quale c'era l'orologio la collana e la borsetta della moglie, con le sue impronte digitali sopra?
3)
Infine, chi altro mai, se non Silvio Costa, avrebbe mai potuto lasciare le sue impronte digitali e il suo DNA  sulle monete di mancia che ha lasciato, quella sera, al tassista.
4)
Il quale, comunque, lo ha riconosciuto.
***
Un saluto!
***

daniele22

Ti dirò Eutidemo, sotto l'ombra di un ampio faggio, che se tu non avessi spiattellato tutta la storia, con tanto di conclusione, mi sarei insospettito del signor Costa; anche perché c'era quell'appunto a inizio racconto in cui uno dei poliziotti era un po' scettico, ma questo forse non c'entra. Allora ho detto che Eutidemo deve avere senz'altro qualcos'altro per la testa, gli piace giocherellare ... Allora il colpevole non è lui!! Mannaggia Eutidemo ... E allora uno dei colpevoli possibili sarebbe la signora Tina, la quale avrebbe colto l'attimo e di seguito chiamato il marito colta dal panico; a questo punto è possibile che suo marito abbia poi architettato tutta la scena immaginando pure dove poteva trovare l'auto del signor Costa. Quindi nel taxi poteva esserci il marito di Tina

Eutidemo

Ciao Titiro: "...tu patulae recubans sub tegmine fagi" :)
Se nel taxi ci fosse stato il marito della Sig.ra Tina:
1)
Il tragitto, in quell'orario, sarebbe partito dall'ospedale dove era di turno Grandi, e non dalla stazione; dove, invece, si trovava Costa.
2)
Inoltre, in tal caso, a lasciare le sue impronte digitali e il suo DNA  sulle monete di mancia  al tassista, sarebbe stato Grandi e non Costa.
3)
Il tassista, comunque, ha riconosciuto Costa, e non Grandi.
***
Un saluto! :)



daniele22

Eh già, nelle nostre giovani menti Titiro divenne per qualche giorno "Ti dirò", tanto che a me ancor oggi echeggia in quella forma. Comunque, Grandi sarebbe corso subito a casa con la sua autovettura. Dopo sarebbe andato o all'aeroporto o alla stazione dei treni per vedere di rintracciare l'auto di Costa. Trovatala, avrebbe preso il taxi andata e ritorno. A questo punto, a meno che il tassista non fosse stato corrotto, riterrei comunque poco probabile che Grandi potesse avere preso dalla casa gli spiccioli con le impronte di Costa per darle al tassista. Però, in quanto al riconoscimento dello stesso, c'è da mettere in conto che il sig. Costa cercò di travisare la sua immagine. Pertanto, quasi sicuramente l'assassino sarebbe Costa, però io avrei fatto qualche indagine in più prima di chiudere il caso. Un saluto

Eutidemo

Ciao Daniele :)
Non sono d'accordo con la tua ricostruzione per i seguenti motivi:
a)
Per quale motivo, se l'assassino fosse stato proprio lui, Grandi sarebbe andato o all'aeroporto o alla stazione dei treni per vedere di rintracciare l'auto di Costa?
Quest'ultimo, infatti poteva essere andato lì in auto solo per fuggire veramente da un omicidio commesso, ovvero per realizzare la sua messa in scena; ma se, invece, l'assassino fosse stato Grandi, l'auto di Costa sarebbe stata parcheggiata sotto casa o vicino all'ospedale, non certo alla stazione o all'aeroporto.
Perchè mai, quindi, Grandi sarebbe andato a cercarla proprio all'aeroporto o alla stazione dei treni?
b)
Se, per inspiegabili motivi, Grandi fosse andato a cercarla proprio all'aeroporto o alla stazione dei treni (non si capisce perchè), ci avrebbe messo quasi tutta la notte a trovarla; per cui non ci staremmo con i tempi.
c)
Tu stesso, inoltre, ritieni poco probabile che Grandi possa avere preso dalla casa di Costa gli spiccioli con le impronte di Costa per darle al tassista.
d)
Infine, Costa aveva un movente per uccidere la moglie (che lui tradiva e da cui era tradito), mentre Grandi non ne aveva nessuno!
***
Per accusare qualcuno di omicidio, occorrono necessariamente tre elementi:
- il movente;
- il mezzo;
- l'occasione.
***
Però, ovviamente, ciascuno può scegliersi la soluzione che preferisce!
***
Un saluto! :)
***

daniele22

Vedi un po' Eutidemo che la filosofia c'entra in molte vicende della nostra vita. Ti riporto un pezzo del mio dialogo farlocco che figura in: Tematiche filosofiche - "Esistenza e Conoscenza", il quale calza un poco al caso:
"- Sì. Il senso primevo della sua esistenza apparterrebbe a quel serbatoio della tua ignoranza che tu sai che c'è ... e, fondamentale, dal quale vorresti estrarlo. Si tratterebbe della già citata categoria che si afferma all'esistenza per il suo non essere qualcosa. In realtà però non è vero che tu non sapevi proprio cosa fosse. Era evidente che quella cosa era fatta di legno, ovvero una spoglia mentale inferiore in cui poteva trovare già la sua collocazione. E allora? ... cos'è che non sapevi? Non si trattava già di un pezzo di legno? Non t'abbastava? No, tu sapevi che c'era dell'altro, ma perché lo sapevi? Lo sapevi perché vivi nel nostro mondo ..."
Sei stato dunque tu Eutidemo a mettermi sull'avviso dal tuo procedere insolito. Nel senso che è nella tua consuetudine postare dei rebus, anche se non sempre. Per come l'hai messa giù tu ... proprio tu ... c'era qualcosa che stonava .... non m'abbastava appunto questa soluzione, cioè, potevo ben immaginarlo che era un pezzo di legno che nascondeva qualcosa d'altro. Naturalmente posso sbagliarmi. Però, finché tieni aperto il gioco dico la mia .... non penso che siamo ancora arrivati al punto in cui il professor Laurana compie il passo fatale ne "A ciascuno il suo" di Sciascia ... punto che evoca il titolo del Topic.
Allora, la signora Tina aveva il movente (suo marito aveva una tresca con la signora Grandi), il mezzo (il coltello, forse uno del marito in casa o forse quello da zingaro) e l'occasione, la porta aperta. Resta aperto il problema di come da stesa sia giunta legata alla seggiola e abbia pure avuto il tempo per divincolarsi.
Nel momento in cui Grandi torna di corsa a casa chiamato dalla moglie evidentemente prenderebbe istintivamente la parte della moglie sebbene questa abbia fatto fuori la sua amante. A quel punto Grandi cerca di immedesimarsi nel signor Costa immaginando che questi sia fuggito perché riteneva di aver ucciso la moglie. Nella sua testa ci sarebbe cioè l'intenzione di farla pagare a Grandi anziché alla moglie. E lì improvvisa, cerca di fare quel che è possibile fare con i mezzi di cui dispone ... forse è passato per la questura o dai carabinieri e poi è andato in stazione anziché in aeroporto. Trovata l'auto è andato avanti cercando magari di imitare la voce di Costa col tassista. A questo punto la testimonianza della signora Tina Grandi cade per quel che riguarda i tempi e i modi del fatto così come da lei descritti, ma comunque gli spiccioli restano un enigma ... però un'occhiata alla fedina penale del tassista era d'obbligo

Eutidemo

Citazione di: daniele22 il 12 Gennaio 2023, 18:08:20 PM
Vedi un po' Eutidemo che la filosofia c'entra in molte vicende della nostra vita. Ti riporto un pezzo del mio dialogo farlocco che figura in: Tematiche filosofiche - "Esistenza e Conoscenza", il quale calza un poco al caso:
"- Sì. Il senso primevo della sua esistenza apparterrebbe a quel serbatoio della tua ignoranza che tu sai che c'è ... e, fondamentale, dal quale vorresti estrarlo. Si tratterebbe della già citata categoria che si afferma all'esistenza per il suo non essere qualcosa. In realtà però non è vero che tu non sapevi proprio cosa fosse. Era evidente che quella cosa era fatta di legno, ovvero una spoglia mentale inferiore in cui poteva trovare già la sua collocazione. E allora? ... cos'è che non sapevi? Non si trattava già di un pezzo di legno? Non t'abbastava? No, tu sapevi che c'era dell'altro, ma perché lo sapevi? Lo sapevi perché vivi nel nostro mondo ..."
Sei stato dunque tu Eutidemo a mettermi sull'avviso dal tuo procedere insolito. Nel senso che è nella tua consuetudine postare dei rebus, anche se non sempre. Per come l'hai messa giù tu ... proprio tu ... c'era qualcosa che stonava .... non m'abbastava appunto questa soluzione, cioè, potevo ben immaginarlo che era un pezzo di legno che nascondeva qualcosa d'altro. Naturalmente posso sbagliarmi. Però, finché tieni aperto il gioco dico la mia .... non penso che siamo ancora arrivati al punto in cui il professor Laurana compie il passo fatale ne "A ciascuno il suo" di Sciascia ... punto che evoca il titolo del Topic.
Allora, la signora Tina aveva il movente (suo marito aveva una tresca con la signora Grandi), il mezzo (il coltello, forse uno del marito in casa o forse quello da zingaro) e l'occasione, la porta aperta. Resta aperto il problema di come da stesa sia giunta legata alla seggiola e abbia pure avuto il tempo per divincolarsi.
Nel momento in cui Grandi torna di corsa a casa chiamato dalla moglie evidentemente prenderebbe istintivamente la parte della moglie sebbene questa abbia fatto fuori la sua amante. A quel punto Grandi cerca di immedesimarsi nel signor Costa immaginando che questi sia fuggito perché riteneva di aver ucciso la moglie. Nella sua testa ci sarebbe cioè l'intenzione di farla pagare a Grandi anziché alla moglie. E lì improvvisa, cerca di fare quel che è possibile fare con i mezzi di cui dispone ... forse è passato per la questura o dai carabinieri e poi è andato in stazione anziché in aeroporto. Trovata l'auto è andato avanti cercando magari di imitare la voce di Costa col tassista. A questo punto la testimonianza della signora Tina Grandi cade per quel che riguarda i tempi e i modi del fatto così come da lei descritti, ma comunque gli spiccioli restano un enigma ... però un'occhiata alla fedina penale del tassista era d'obbligo

La tua ipotesi mi sembra alquanto "improbabile"; ed infatti, se i "Grandi assassini" volevano depistare la polizia, sarebbe riuscito loro molto più facile indirizzarli contro Versa Solis che non contro Costa.
Ed infatti Tina Grandi ha subito accusato esplicitamente lei dell'omicidio, ricordi?: " - Sono l'inquilina dell'appartamento di sopra, mi chiamo Tina Grandi, e ho visto fuggire l'assassino; o meglio, l'assassina-
Però anche la tua ipotesi è "possibile"! :)

daniele22

Citazione di: Eutidemo il 13 Gennaio 2023, 05:31:36 AM
La tua ipotesi mi sembra alquanto "improbabile"; ed infatti, se i "Grandi assassini" volevano depistare la polizia, sarebbe riuscito loro molto più facile indirizzarli contro Versa Solis che non contro Costa.
Ed infatti Tina Grandi ha subito accusato esplicitamente lei dell'omicidio, ricordi?: " - Sono l'inquilina dell'appartamento di sopra, mi chiamo Tina Grandi, e ho visto fuggire l'assassino; o meglio, l'assassina-
Però anche la tua ipotesi è "possibile"! :)

- Va bene signor commissario, di sicuro ha ragione lei .... piuttosto, che ne facciamo del daniele22 che è lì in sala d'attesa da un paio d'ore?
- Ma cosa vuole, hai capito?
- Mah, è un amico di Costa e dice che rischiamo di lasciare a piede libero una pericolosa assassina.
- Beh, digli che sono occupato e che in ogni caso ci penseranno i giudici a stabilire se il Costa è innocente oppure no

Eutidemo

Be' hai ragione: ciascuno di noi due ha tratto le sue deduzioni, ma poi a decidere dovrà essere il giudice.
Ammesso che il P.M. rinvii qualcuno a giudizio!
;)

daniele22

Citazione di: Eutidemo il 13 Gennaio 2023, 10:09:50 AM
Be' hai ragione: ciascuno di noi due ha tratto le sue deduzioni, ma poi a decidere dovrà essere il giudice.
Ammesso che il P.M. rinvii qualcuno a giudizio!
;)

Eutidemo, mi sa che anche stavolta mi hai tirato un bidone. Cosa significa "Ammesso che il P.M. rinvii qualcuno a giudizio"? Un saluto