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Suicidio o omicidio?

Aperto da Eutidemo, 27 Novembre 2021, 06:03:46 AM

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Eutidemo

Alle ore 19,50 Silvio Donati entrò con la sua chiave magnetica nell'appartamento destinato alla "protezione testimoni" di via Roma 54 C6; dopo aver percorso l'antiquato corridoio, svoltò in fondo a destra accedendo così nel salottino in cui si trovava Luciano Russo, per il previsto "cambio della guardia" delle ore 20,00.
Trovò il collega che stazionava, a gambe larghe e a braccia conserte, davanti alla porta della stanza al cui interno dormiva Gabrio Rondelli: era immobile e minaccioso come il "Colosso di Rodi", e scrutava con aria truce il piccolo salotto davanti a sè.
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***
- Capisco lo zelo, Luciano!- lo sfottè  Donati - Ma tu esageri! Non potresti fargli la guardia lo stesso, standotene sdraiato sul divano, come faccio io?-
E, così dicendo, si sbracò sul vecchio divano sdrucito, che si trovava di fronte alla stanza del "sorvegliato speciale".
Senza dire una parola, Russo scosse il capo e si avviò verso la porta del salotto per andarsene via.
***
Ma ecco che, che, dalla porta alle sue spalle si sentì provenire il rumore di uno sparo!
Si girò di colpo estraendo la pistola dalla fondina, mentre Donati balzava in piedi sfoderando anche lui la sua; poi entrambi si voltarono istintivamente verso il monitor del "controllo cardiaco da remoto" di Gabrio Rondelli, che era di colpo diventato "piatto".
Ed infatti, vista la sua malattia cardiaca, il suo cuore era tenuto costantemente sotto controllo anche quando dormiva.
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Erano le ore 20,00 esatte!
***
- Quello è morto!- commentò con un'alzata di spalle Russo, per niente scosso dall'evento -Io ho fatto il mio dovere! Se quel cretino si è suicidato, è colpa sua e del commissario che ha voluto per forza lasciargli la pistola.-
- Era una delle condizioni che Rondelli aveva posto per accettare di testimoniare- ribattè Donati -Il commisario Gaetani non poteva fare altro che consentirglielo, no?-
- Già!- convenne Russo, scuotendo la testa.
***
- Che facciamo, entriamo?- suggerì Donati.
- Temo che sia un po' difficile. Dopo la nostra partitina a carte, quando sono uscito, l'ho sentito chiudere la porta a chiave, come al solito.-
Donati fece un tentativo di aprire la porta, ma, in effetti, era chiusa; poi si inchinò, e, guardando dal buco della serratura, vide che la chiave era dentro.
- Che facciamo, sfondiamo?- chiese, dubbioso, Russo.
- Direi proprio di no!- rispose Donati - E' meglio chiamare il capo e la scientifica; ci penseranno loro.-
- Ok- assentì l'altro - Vado a telefonare!-.
E così uscendo dal salotto e svoltando a sinistra si avviò nel corridoio verso il telefono fisso; ed infatti, per motivi di sicurezza, nell'appartamento destinato alla "protezione testimoni", è proibito introdurre telefoni cellulari.
***
Dopo meno di un quarto d'ora, il commissario Cesare Gaetani era già lì, perchè la stazione di polizia era a due passi, in via via Roma 68 B7.
Con lui c'erano anche l'anatomopatologo e due tecnici della polizia scientifica;  ed infatti, per fortuna, quando Russo aveva telefonato erano tutti e quattro in riunione per discutere assieme di un altro caso.
***
- Che facciamo, sfondiamo?- chiese ancora una volta Russo.
Il Commissario, senza rispondere, con una torcia elettrica, scrutò nel buco della serratura, illuminando bene l'interno.
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Poi, sorridendo, esclamò:
-Non ce n'è alcun bisogno, per fortuna la chiave è nella posizione giusta per spigerla fuori senza dover faticare troppo!- e tirò fuori di tasca un giornale e dal taschino una penna bic.
Dopodichè, estreando il sottile serbatoio dal fusto della penna, si chinò a terra davanti alla serratura, e passò un foglio del giornale sotto la fessura della porta; quindi con il serbatoio della bic spinse la chiave fuori dal buco, e, dopo averla fatta cadere sul giornale, tirandolo a sè, la recuperò dal suo lato dell'uscio, e potè tranquillamente aprire la porta senza doverla sfondare o forzare le serratura.
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Prima di entrare, però, indossarono tutti la "tuta anticontaminazione", e, soltanto dopo, misero piede nella stanza.
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La stanza, al quinto piano, aveva tutte le imposte chiuse dall'interno e le serrande abbassate.
Gabrio Rondelli era seduto, riverso sulla scrivania, con il cranio sfondato posteriormente dal foro di uscita di un colpo di pistola sparato in bocca; dove ancora si trovava la pistola, impugnata dalla mano destra del morto.
Il proiettile, calibro 45 ACP (Automatic Colt Pistol) dopo aver "perforato" la testa della vittima, era "penetrato" nella parete retrostante, con una traiettoria compatibile con la posizione in cui si trovava il corpo.
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L'anatomopatologo, con un "termoscanner", verificò che la temperatura del cadavere era compatibile col momento dello sparo, e con il "segnatempo" del "controllo cardiaco da remoto" di Gabrio Rondelli; cioè, le ore 20,00 circa.
Verificò, inoltre, che il colpo era stato sparato dall'interno della bocca.
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I tecnici della scientifica, da parte loro, con un "guanto di paraffina" di ultima generazione (STUB 0.3), stabilirono da subito, salvo ulteriori più approfonditi controlli, che nessuno dei due agenti di sorveglianza aveva sparato nelle ultime 24 ore; mentre, invece, la mano del morto, ed anche il suo avambraccio, erano completamente sporchi di polvere da sparo.
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Tutto sommato, quindi, il Commissario Gaetani stava per concludere che si era senz'altro trattato di un suicidio; anche considerando lo stato di "stress" a cui, da un po' di tempo, era sottoposto il Rondelli.
Per cui si pentì amaramente di avergli consentito di conservare la sua COLT 45 MOD.1911.
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Ma ecco che uno degli agenti della scientifica, che stava perquisendo il morto, gli trovò in tasca un biglietto firmato, con sopra scritto a penna: "Se mi trovate  morto 'suicidato', non ci cascate. Qualcuno mi ha sicuramente ucciso!"
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Nel leggere un simile biglietto, rimasero tutti esterrefatti, perchè non riuscivano ad immaginare come fosse possibile una cosa del genere.
Ed infatti Rondelli si trovava, da solo, in una stanza chiusa a chiave dall'interno e con le finestre sprangate;  inoltre, al momento dello sparo (ore 20,00), i due agenti di guardia potevano testimoniare a vicenda la loro estraneità allo sparo.
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Peraltro, dopo un primo sommario -ma non per questo meno accurato-  controllo di tutta la stanza, non risultarono "anomalie" di sorta; cioè, indizi che lasciassero pensare ad un qualche meccanismo "a tempo" o "a distanza", tali da poter azionare la pistola "a tempo" (i cosiddetti sistemi "a cera" o "a ghiaccio") ovvero "da remoto" (cioè tramite fili o telecomando).
Nella stanza non c'era la benchè minima traccia di qualcosa del genere!
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Per cui il Commissario cominciò a pensare che Gabrio Rondelli si fosse suicidato sul serio, ma avesse scritto quel biglietto per un qualche motivo; ad esempio, per far incassare l'assicurazione alla moglie, visto che, in caso di suicidio, le compagnie assicurative non pagano un soldo.
Già, ma allora perchè mai chiudersi a chiave dentro la stanza, rendendo così decisamente poco credibile l'ipotesi di un suicidio?
Non avrebbe avuto alcun senso!
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Poi ripensò ad una cosa che aveva visto, ma alla quale, sul momento, non aveva dato particolare importanza; il che gli diede lo spunto per capire come erano andate effettivamente le cose.
Come poi ebbe modo di verificare.
CONTINUA
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Il capitolo finale e risolutorio del mio brevissimo raccontino l'ho già scritta e la posterò la prossima volta; ma, nel frattempo, chi vuole, può cercare di proporre la sua personale soluzione.
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Eutidemo


SOLUZIONE
Il commissario Gaetani, con la mano protetta dal guanto di nitrile, prese la chiave della porta e, con una lente di ingrandimento, si soffermò a scrutarne la punta.
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- Hmm...- borbottò.
Poi ordinò a due agenti di perquisire accuratamente Russo.
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Una volta che tutti gli oggetti che aveva in tasca furono sul tavolo, Gaetani li esaminò attentamente uno ad uno.
La sua attenzione, però, si concentrò su tre in particolare:
- un paio di "guanti di lattice";
- un "incisore ad incandescenza";
- un filo di nylon "da pesca".
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- Hmm...- borbottò di nuovo.
Poi, rivolto a Russo, gli chiese:
- Perchè mai avevi dei guanti di lattice in tasca? Per non lasciare le tue impronte digitali nè il tuo DNA sulla pistola di Rondelli e sulla chiave della sua stanza?-
- Ma che cosa dice, Commissario!- ribattè sorridendo Russo - Li tenevo per ogni eventuale occorrenza...come questa, appunto. D'altronde faccia pure la prova dello STUB su quei guanti, e vedrà che non li ho di certo usati per sparare!-
- Non ho dubbi in proposito- convenne Gaetani -Tu eri fuori dalla stanza quando è partito il colpo!-
- E allora?-
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- E allora spiegami perchè mai hai in tasca un "incisore ad incandescenza"- cambiò discorso il commissario.
- Mi serviva per incidere una dedica su un bracciale che domani intendo regalare alla mia ragazza- rispose pronto Russo.
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- E il "filo da pesca"?-
- Per la pesca, appunto!-
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- Vedo!- sorrise guardandolo in tralice Gaetani -Ma non mi spiego che cosa ci faccia questo mozzicone di stuzzicadenti legato a uno dei due capi-
- Quello serve per innestarlo nell'amo, Commissario- spiegò Russo.
- Mai sentita una simile sciocchezza, Russo!- ghignò Gaetani -Adesso ti faccio vedere io a che cosa serviva!-
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E, ciò dicendo, prese il filo di nylon e la pistola e li posò sopra la scrivania.
Quindi, dopo aver tolto il caricatore ed espulso il colpo in canna, alzò lentamente il cane della pistola; poi, senza farlo scattare in "position one", lo arrestò a circa nove decimi della "corsa", bloccandolo con il mozzicone di stuzzicadenti legato al filo.
Fatto questo, tenendo accuratamente lento il filo, per evitare che facesse saltare via il "perno di sostegno", lo portò delicatamente  fino alla porta e lo fece passare sotto la fessura.
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- Fatto questo...- spiegò Gaetani all'agente -...hai chiuso la porta alle tue spalle, e ti sei legato il filo, ancora lento, ad una caviglia.
Quando è venuto Donati a darti il cambio, allontanandoti dalla porta, hai tirato via il filo, facendo scattare il cane della pistola e così uccidendo Rondelli; ed infatti, dopo averlo stordito con un colpo alla nuca, gli avevi ficcato la canna della pistola in bocca, trattenuta dalla sua mano.-
- E visto che la sua nuca ormai è sfracellata dal foro di uscita del proiettile, ormai non è più possibile verificare la contusione del colpo che gli  aveva fatto perdere conoscenza- commentò l'anatomopatologo.
- Esatto!-
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- Già!- ringhiò Russo - Ma come diamine avrei mai fatto a chiudermi la porta alle spalle, con la chiave infilata dal lato interno?-
- Con questo!- replicò Gaetani mettendogli l'"incisore ad incandescenza" sotto il naso -L'hai usato come se fosse una "controchiave".
Prima di uscire dalla stanza, hai infilato la chiave nella serratura; poi, una volta uscito e chiusa la porta alle tue spalle, l'hai chiusa a chiave da fuori usando l'"incisore ad incandescenza"-
-  E come diamine avrei fatto?-
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- Acceso l'incisore, una volta che la sua "punta a chiodo" si era ben "arroventata", l'hai "infilzata" nella testa di ferro morbido della chiave; poi hai spento l'incisore, di modo che, raffredati i due pezzi, facessero corpo insieme per permetterti di ruotare la chiave e chiudere la serratura da fuori.
Realizzato questo, hai acceso nuovamente l'incisore, per ammorbidire di nuovo il metallo e poter così estrarre il perno e rimettere l'apparecchietto in tasca; però hai lasciato un piccolo foro sulla punta della chiave, che mi ha insospettito.
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- Infine, quando sei andato a telefonare, in fondo al corridoio, hai sciolto l'invisibile filo di nylon che ti eri trascinato fin lì legato alla caviglia, e te lo sei messo in tasca insieme all'"incisore".
Russo non ebbe di che replicare.
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