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La pistola scomparsa!

Aperto da Eutidemo, 08 Luglio 2023, 11:51:32 AM

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Eutidemo

PERSONAGGI
1) Il colonnello comandante della "Caserma Allievi Carabinieri" Fulvio Sarti;
2) Il maggiore  vice-comandante della Caserma Mario Belli;
3) Il capitano Guido Leggeri;
4) La moglie del capitano Guido Leggeri Rita Licosa;
5) Il tenente Carlo Colli;
6) I tenenti Oreste Lione, Paolo Cresti, Stefano Anselmi e Giovanni Presti.
7) Il medico legale Licio Agresti
8 )Il comandante del RIS capitano Marco Anselmi.
9) Il vicecomandante del RIS tenente Silvio Conti
10) Il Procuratore della Repubblica militare italiana Salvio Giusti.
***
PIANTA GENERALE DELLA CASERMA
AREA NORD DELLA CASERMA, IN CUI SI E' VERIFICATO IL DELITTO.
***
POSIZIONI
1) Posizione del capitano Guido Leggeri (sotto la doccia della sua abitazione);
2) Posizione del cadavere della moglie del capitano Guido Leggeri (prona nel corridio della sua abitazione);
3) Posizione del  tenente Carlo Colli in fuga;
4) Posizione dei tenenti Oreste Lione e Paolo Cresti che inseguirono Carlo Colli in fuga, e dei tenenti Stefano Anselmi e Giovanni Presti, che, contemporaneamente, accorsero presso l'abitazione del capitano Guido Leggeri trovando il  cadavere di sua moglie (prona nel corridio della sua abitazione), mentre il capitano era ancora sotto la doccia.
5) Posizione del maggiore  vice-comandante della Caserma Mario Belli.
***
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Eutidemo

CAPITOLO PRIMO
Nella piccola sala riunioni, a fianco dell'aula principale della "compagnia comando" della caserma, c'era un ristretto gruppo di carabinieri in divisa nera; sopra la quale i due ufficiali del RIS indossavano un camice bianco.
L'unico in borghese, era il Il procuratore militare Salvio Giusti; il quale osservava perplesso la piantina della caserma che gli avevano messo sotto gli occhi.
***
Dopo qualche minuto, spezzò il silenzio e disse: - Non ho avuto ancora il tempo di leggere il vostro rapporto di ottanta pagine; cosa che farò con calma più tardi. Ma, per adesso, qualcuno di voi vuole essere così gentile da riassumermi, in breve, cosa diavolo è successo qua dentro; questa non dovrebbe essere la caserma più moderna e sicura d'Italia?-
***
- Veramente è la caserma più moderna e sicura del mondo, signor Procuratore- ribattè piccato il colonnello comandante della "Caserma Allievi Carabinieri" Fulvio Sarti - Ma quello che è successo, almeno per ora, sembra davvero inspiegabile!-
- E cioè?-
***
- Dunque...- cominciò a raccontare il colonnello - ...alle ore nove di sera del 14 aprile, i  tenenti Oreste Lione, Paolo Cresti, Stefano Anselmi e Giovanni Presti stavano uscendo dalla sala g.rischi  operativa (4);  dal lato del piccolo giardino alberato, dove si trovano le abitazioni personali del maggiore  vice-comandante della Caserma Mario Belli (5), e del capitano Guido Leggeri (1,2).
I quattro ufficiali notarono che la porta di quest'ultima abitazione era aperta, e, da essa, filtrava la luce accesa del corridoio.
***
Subito dopo, videro uscire da essa,  tutto trafelato, il tenente Carlo Colli (3), il quale si dirigeva di corsa verso l'auto di un tenente suo amico, che stava facendo rifornimento presso il vicino distributore di carburante.
***
Insospettitisi, due di essi, Oreste Lione e  Paolo Cresti inseguirono il tenente Carlo Colli, mentre gli altri due, Stefano Anselmi e Giovanni Presti corsero verso l'abitazione del capitano Guido Leggeri; dove trovano stesa in terra, con un foro di proiettile nella nuca, la moglie del capitano.
Udirono anche il rumore della doccia del capitano; il quale, poi, si scoprì essere ancora sotto di essa.
***
Avvisati a voce i colleghi di bloccare Carlo Colli, il suo amico e la vettura, Stefano Anselmi mi telefonò, chiedendomi istruzioni.
Ed io, in via cautelativa, per "estrema prudenza", ed avvisando il "nucleo di emergenza" di correre in loro soccorso, ordinai loro:
- di mettere immediatamente sotto fermo, in cella di isolamento, Carlo Colli ed il suo amico, sequestrando la vettura di quest'ultimo ai fini di una accurata perquisizione;
- di mettere immediatamente sotto fermo, in cella di isolamento, anche il capitano Guido Leggeri, che vi fu trascinato ancora in accappatoio, ai fini di una perquisizione accurata della sua abitazione.-
***
Il procuratore lo interruppe chiedendo: - Ma il rumore dello sparo quando si è udito?-
- "Mai", perchè nessuno l'ha sentito!- fu l'imbarazzata risposta del colonnello.
- Ma come è possibile!- esclamò stupito il procuratore! -Forse è stato usato un silenziatore?-
***
- No, signor Procuratore, non è stato usato nessun silenziatore- rispose il vicecomandante del RIS tenente Silvio Conti - Il rumore non si è sentito perchè la signora Rita Licosa è stata sicuramente uccisa con una pistola calibro .22", molto probabilmente con cartucce del tipo CCI QUIET; che ha un 75% di "rumore percepito" in meno rispetto agli standard, pari a soli 68/69 decibel.-
- Abbiamo anche effettuato una accurata ricostruzione dell'accaduto!- aggiunse il comandante del RIS capitano Marco Anselmi - La quale ci ha consentito di appurare che, stando sotto la doccia, è sufficiente il rumore dell'acqua ed una porta chiusa per non sentire minimamente il rumore di quel tipo di sparo in corridoio! Tanto meno si poteva udire tale rumore dalla vicina villetta del maggiore  vice-comandante della Caserma Mario Belli (5), il quale stava lavorando da circa un'ora al suo PC, ascoltando musica nei suoi auricolari. Nè potevano udirlo i quattro tenenti, che stavano chiacchierando a voce alta tra di loro, ad una notevole distanza; e, forse, al momento dello sparo, non erano ancora usciti all'aperto dalla "Sala g. rischi operativa" (4)-
***
- E dall'esame autoptico cosa risulta?- chiese il magistrato.
- Risulta che Rita Licosa è stata uccisa, con un ravvicinato colpo alla nuca, poco prima di essere trovata da Stefano Anselmi e Giovanni Presti- rispose il medico legale Licio Agresti -Quando sono arrivato io il corpo era ancora relativamente caldo; e considerato che un cadavere, in condizioni "standard", perde circa mezzo grado l'ora, secondo me Rita Licosa è morta, sul colpo, poco prima delle nove di sera, se non alle nove esatte.
Ovviamente non posso dire il minuto preciso, visto che nessuno ha sentito lo sparo; ma sicuramente "non prima" di 15/20 minuti prima delle nove, se non alle nove esatte.-
***
- Avete controllato la pallottola omicida e le armi d'ordinanza di Guido Leggeri, di Carlo Colli e di Mario Belli, per vedere quale delle tre poteva aver ucciso la vittima?- chiese allora il procuratore militare.
- Per scrupolo sì, perchè il colonnello ce l'ha ordinato!- rispose, un po' irritato, il comandante del RIS Marco Anselmi - Ma era del tutto inutile, perchè le nostre pistole d'ordinanza sono Berette Parabellum calibro 9 mm; e quindi è "materialmente impossibile" che sparino proiettili calibro .22 pollici! O meglio, per l'esattezza, calibro 0,22 pollici, pari a 5,58 millimetri.
Comunque, visto che ci era stato ordinato, abbiamo verificato, senza ombra di dubbio, dalle "striature" lasciate sulla pallottola dalle "rigature" della canna, che tale pallottola non è stata assolutamente sparata dalle loro armi. Ma è stata solo un'inutile perdita di tempo e di denaro!-
***
- E la prova del "guanto di paraffina"?-
- Adesso si dice STUB- precisò Marco Anselmi - Anche quella l'abbiamo fatta per mero scrupolo, perchè il colonnello ce l'ha ordinato, ma era assolutamente inutile; ed infatti, quel giorno, "tutti" gli ufficiali, i sottufficiali e gli allievi della caserma si erano allenati al poligono, per cui, ovviamente, "tutti", Guido Leggeri e Carlo Colli compresi, sono risultati positivi al "test". Nè poteva essere diversamente! Mario Belli invece è risultato negativo al "test", perchè, avendo il braccio destro ingessato, era esonerato dall'allenamento di tiro-
***
- Be'...- esclamò, cominciando a spazientirsi il procuratore militare - ...a questo punto basta scoprire chi possiede una pistola calibro .22, no?-
- Ha perfettamente ragione, signor procuratore- convenne il colonnello -Ma è qui che sono cominciati i nostri problemi!-
- E perchè mai?- domandò perplesso Giusti.
***
E il vicecomandante del RIS Silvio Conti spiegò:
- A parte l'ovvia perquisizione personale dei possibili sospettati (compreso il maggiore Belli), abbiamo accuratamente perquisito palmo a palmo la vettura dell'amico di Colli, l'abitazione di Leggeri ed anche l'abitazione di Belli:
- sia manualmente;
- sia con uno "detector" di ultima generazione.
Ma, purtroppo, non abbiamo trovato assolutamente NIENTE, neanche il bossolo, che è stato fatto sparire insieme alla pistola; il che è un vero peccato, perchè il bossolo ci avrebbe aiutato notevolmente a identificare l'arma, attraverso i segni lasciati su di esso dal "percussore", dall'"espulsore" e dall'"estrattore" (se era un'arma semiautomatica), ovvero dal segno del solo "percussore" (se era un revolver)
(Si noti che il segno del percussore è sul margine superiore del fondello del bossolo, perchè le cartucce calibro .22 sono a "percussione anulare", e non  a "percussione centrale" come le cartucce di calibro superiore)
***
- Cosa intende per "detector" di ultima generazione?- chiese incuriosito il procuratore militare.
- Si tratta di metal-detector  direzionali, che non solo individuano tutti gli oggetti metallici presenti in un ambiente, fino a tre metri di profondità, ma anche la loro dimensione e la loro forma (persino attraverso le pareti, i soffitti e i pavimenti).
Ma noi non ci accontentiamo di questo!-
- Cioè?- chiese il magistrato.
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Eutidemo

CAPITOLO SECONDO
- Cioè, ad esempio, nel caso di "radioline portatili", "notebook", "macchine fotografiche" ecc., sebbene non abbiano la forma di una pistola, potrebbero contenerne però una molto piccola, "schermata" dal metallo del contenitore; per cui, quando scannerizziamo "forme" che potrebbero "schermare" una pistola, apriamo sempre l'apparecchio per vedere che cosa c'è dentro.
Abbiamo perfino scannerizzato l'ingessatura al braccio del Maggiore Belli, per sicurezza: ma abbiamo trovato solo una grossa frattura ai raggi X!-
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- Quindi, forse, avreste dovuto smontare anche tutte le pistole presenti nella caserma, perchè le Berette cal.9 Parabellum sono abbastanza grandi da poter contenere una piccola pistolina calibro .22 pollici (cioè mm 55,88)!- osservò Giusti.
***
- Lei ha ragione, signor procuratore- rispose Silvio Conti - Ed in effetti esistono pistole calibro .22 molto piccole; come, ad esempio, la Beretta 21A BOBCAT cal..22 LR o la FREEDOM ARMS CAL. .22.
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Però, a parte il fatto che non esistono pistole cal .22 abbastanza piccole da poter essere nascoste dentro una nostra Beretta d'ordinanza, la "perizia balistica" ci ha confermato che Rita Licosa è stata uccisa con una pistola calibro .22 di notevoli dimensioni; perchè il piccolo diametro del proiettile non ha niente a che vedere con le dimensioni della pistola che lo ha sparato.
Ed infatti, sia dalla penetrazione del proiettile, sia dalle "striature" sulla sua superficie, doveva trattarsi di una pistola abbastanza voluminosa; ciò in quanto la canna di quella pistola doveva essere lunga tra un minimo di 12 cm ad un massimo di 14 cm; per cui, nel suo complesso, considerando le proporzioni "standard", quella pistola doveva essere lunga all'incirca 20 cm ed alta circa tra un minimo di 12 cm ad un massimo di 14 cm.-
- Caspita!- esclamò sorpreso il procuratore - Io credevo che le pistole calibro .22 fossero tutte piccole!-
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- Però non è affatto così, signor procuratore!- scosse la testa il colonnello - Pensi soltanto alla Smith & Wesson 617 cal..22; che, da scarica, pesa più di  1200 grammi, ed è grossa quanto un cannone!
- E' forse stata uccisa con quella?-
- Mi dispiace, signor giudice!- si schermì Il comandante del RIS - Siamo stati in grado di stabilire, con ottima approssimazione, la dimensione della pistola, ma non la sua marca; probabilmente era una "pistola semiautomatica", e non un "revolver", ma, in assenza del bossolo, non possiamo dirlo con sicurezza. Comunque abbiamo smontato e controllato tutte le "armi pesanti" della caserma, le quali fossero abbastanza grandi per poterla contenere; ma non abbiamo trovato assolutamente "niente"!
Anzi, a dire il vero, abbiamo controllato tutta la caserma, palmo a palmo, dagli armadi ai cassetti, dai pavimenti ai soffitti e alle pareti, dai cespugli ai materassi, dagli sciacquoni ai WC (controllandone gli scarichi) ...senza minimamente trovare traccia dell'arma del delitto!-
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- Senza considerare che la caserma ha una sola via di accesso, i cui controlli sono dieci volte più accurati di quelli di un aeroporto- interloquì il colonnello - Per cui possiamo essere sicuri che, qua dentro, non è mai entrata, e nemmeno è mai uscita, una pistola calibro .22.
Grande o piccola che essa fosse!-
- Eppure Rita Licosa è stata uccisa proprio con una pistola calibro .22- osservò ironicamente il procuratore - Per cui mi sembra evidente che voi non abbiate considerato tutte le possibilità: ad esempio la rete fognante e i tombini.-
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Ma il comandante di RIS rispose: - La rete fognante l'abbiamo esplorata tutta, scarichi dei WC compresi, senza trovare niente neanche lì; ad ogni modo in questa caserma non ci sono tombini, in quanto la rete fognante ha un unico accesso sorvegliato notte e giorno da sentinelle.-
- Cosa vuole, signor procuratore...- allargò le braccia Marco Anselmi  - Questa caserma è stata costruita all'insegna della "paranoia" più spinta, su apposite direttive del Capo di stato maggiore della difesa; ed infatti gli attentati alle caserme dei carabinieri stavano diventando sempre più frequenti e pericolosi!-
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- Ma, passando da "infera ad astra" non avete pensato che la pistola potrebbe essere stata introdotta qui dentro utilizzando un piccolo "drone"; e poi, con lo stesso "drone", essere portata fuori ?- azzardò Giusti.
Ma Marco Anselmi scosse la testa: - Anche questa ipotesi è da escludere- disse -Ed infatti il centro di controllo della caserma è dotato dell'apparato elettronico di "rilevamento droni" più avanzato del momento; nessun "drone" può entrare o uscire di qui senza essere rilevato e monitorato.
Senza contare che, sopra questa caserma, è interdetto il volo di aeroplani, elicotteri, palloni sonda ecc.; i quali, droni compresi, verrebbero comunque immediatamente rilevati dai nostri sofisticatissimi "radar" a lungo, medio e corto raggio.
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- E se la pistola fosse stata semplicemente gettata nella caserma da un complice, lanciandola oltre il muro, e poi, allo stesso modo, rilanciata fuori?- fece un ulteriore tentativo di spiegazione il procuratore.
- Hmm...- bofonchiò il colonnello -...a parte il fatto che il muro è alto dieci metri, ed è sormontato da una rete alta cinque, sulla sua sommità ci sono dei sensori i quali rileverebbero qualsiasi passaggio di oggetti più grandi di una mosca; siamo stati costretti ad impiantare anche un impianto ad ultrasuoni, per tenere lontani gli uccelli  i pipistrelli ed altri animali, i quali, altrimenti, farebbero scattare l'allarme in continuazione.-
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- Be'...- esclamo allora il procuratore - E allora, se siete proprio sicuri che qua dentro non c'era nessuna pistola calibro .22, non sarebbe possibile che la pallottola calibro .22  sia stata infilata "a spinta", ad esempio con un punteruolo, nella nuca della vittima? Oppure scagliata con un mezzo diverso da una pistola, ad esempio una "mazzafionda" o qualcosa di simile?-
- Lo escludo nel modo più assoluto, signor procuratore!- rispose il medico legale - Ed infatti:
- il colpo è stato sparato a breve distanza, per cui sono rimaste delle "bruciature" sulla "cute" della vittima;
- la lacerazione a "cuneo idrodinamico" nei "tessuti", può essere provocato solo da un proiettile sparato da un pistola.-
- Inoltre sulla ferita ed anche sul proiettile, abbiamo trovato chiarissime "tracce di polvere da sparo"- aggiunse Conti. 
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- Ed allora, forse, l'assassino, ha introdotto pezzo a pezzo la pistola nella caserma; e poi, dopo aver ucciso la vittima ha rismontato pezzo a pezzo la pistola- ipotizzò il procuratore -Quindi ha nascosto i vari più piccoli componenti nei posti più diversi, disparati e lontani tra di loro!-
- Questo è teoricamente possibile, signor procuratore- convenne il comandante del RIS Marco Anselmi -Però tenga presente che un conto è uno "smontaggio da campo", che si effettua in pochi secondi, anche ad occhi chiusi, ed un altro conto è smontare una pistola nei suoi vari pezzi, il che è un lavoro da "certosino".  Ciò in quanto una "pistola semiautomatica" è composta da ben 26 pezzi, ed un "revolver" poco meno; per cui ci vuole un bel po' di tempo ed una attezzatura speciale per smontarla pezzo a pezzo, e poi andare a nascondere i vari pezzi in luoghi diversi-.
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-Pertanto nessuno dei tre possibili sospetti potrebbe aver fatto una cosa del genere:
- Colli e Leggeri perchè non hanno avuto materialmente nè il tempo nè l'occasione per poter effettuare un'operazione del genere (lo abbiamo calcolato);
- Belli perchè, con un braccio ingessato, sarebbe stato impossibilitato a farlo (lo abbiamo verificato).-
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- Va bene!- si arrese il procuratore - Allora ne consegue logicamente che è stato un altro ufficiale, sottufficiale o allievo residente nella caserma ad uccidere Rita Licosa, no?-
- Certo!- ammise Conti -Ma un altro ufficiale, sottufficiale o allievo della caserma:
- non ci risulta che avesse alcun movente per commettere il delitto;
- non avrebbe avuto alcun motivo di "spezzettare" e/o "nascondere l'arma", in quanto poteva benissimo lasciarla sul posto dopo aver cancellato le sue impronte.
Ed infatti, quel giorno, tutti hanno sparato al poligono, sporcandosi quindi tutti le mani con la polvere da sparo. -
***
- In buona sostanza mi state dicendo che Rita Licosa è stata sicuramente uccisa con una pistola calibro .22 (di notevoli dimensioni), però:
- tale pistola non era presente nella caserma al momento dell'omicidio;
- pure se ci fosse stata, dopo l'omicidio è sparita nel nulla.
E' esatto!-
- Sì signor procuratore!- rispose, per tutti, il comandante del RIS, il  capitano Marco Anselmi.
- Ma mi state prendendo per il culo?-
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Eutidemo

CAPITOLO TERZO
- No signor procuratore!- rispose ancora, per tutti il comandante del RIS - Non ci permetteremmo mai!
Però, anche se abbiamo ancora qualche "problemino" circa il "mezzo" dell'omicidio, in compenso non ne abbiamo molti circa il "movente" e l'"occasione" del delitto.-
- E cioè?- chiese, ansioso, il magistrato.
***
- Era notorio, in tutta la caserma, che il tenente Carlo Colli aveva una relazione sentimentale con la moglie del capitano Guido Leggeri; il quale, altrettanto notoriamente, era follemente geloso della moglie, ed è anche un tipo alquanto violento.-
- E il capitano lo sapeva, di avere le corna?-
- Non sappiamo se lui lo sapeva!-
***
- Come mai Carlo Colli si trovava lì proprio alle nove, quando il marito della sua amante era in casa sotto la doccia?- chiese perplesso il procuratore - Non era una cosa rischiosa?-
- Senz'altro!- rispose il colonnello - Ma lui afferma di essere andato nell'abitazione di Leggeri, perchè Rita Licosa gli aveva inviato un SMS pregandolo di recarsi immediatamente a casa sua.-
- Ed era vero?-
- Sì, perchè la morta aveva ancora in mano il cellulare aperto su WHATSAPP, con quel messaggio scritto alle nove meno un quarto; alla stessa ora in cui il messaggio è arrivato al cellulare di Colli.-
- Quindi alle nove meno un quarto Rita Licosa era ancora viva, giusto?- dedusse il procuratore.-
***
- Non necessariamente!- rispose il vicecomandante del RIS Silvio Conti - Ed infatti, almeno in teoria, l'assassino potrebbe avere:
- ucciso la vittima tra le nove meno venti e le nove meno un quarto;
- inviato lui il messaggio a Colli alle nove meno un quarto, per attirarlo in casa di Rita Licosa;
- cancellato le sue impronte dal cellulare;
- messo il cellulare in mano a Rita Licosa.-
***
- E poi, se l'assassino era il marito, potrebbe aver aperto la doccia, mettendocisi sotto nudo alle nove meno dieci, anche se lui dice che era in bagno da più tempo, dopo aver fatto sparire la pistola calibro .22 (anche se non sappiamo come)- proseguì per lui il procuratore.
- Già!- convenne il comandante del RIS -Ma Carlo Colli, essendo convinto che Leggeri non sapesse nulla della sua tresca con la moglie, la pensa diversamente-
- E cioè?-
***
- Lui dice che quando è arrivato alla casa della famiglia Leggeri, la porta era già aperta; per cui già da fuori si sentiva il rumore della doccia. E chi è che si fa la doccia lasciando aperta la porta di casa!-
- Quindi?- lo incalzò il procuratore.
- Quindi, Colli racconta che entrò dentro molto cautamente; ma, nonostante questo, stava per urtare col piede la testa di Rita Licosa, che era stesa bocconi per terra in direzione della porta d'ingresso.
Si chinò per tastarle la jugulare, ma, quando si accorse che era morta, pensò subito di essere caduto in una trappola per incastrarlo...ed allora fuggì via terrorizzato.
Ma fu bloccato dai due ufficiali prima di poter chiedere aiuto all'amico,  e poter uscire dalla caserma con la sua macchina; che stava facendo riferimento al distributore.-
- Ma perchè lui pensa che non sia stato Guido Leggeri a cercare di incastrarlo?- insistè il procuratore.
***
- Per tre motivi.
Primo, perchè è tutt'ora convinto che Leggeri non sapesse niente della sua tresca con la moglie.
Secondo, perchè, a suo parere, visto che la moglie era palesemente morta da poco, Leggeri non avrebbe fatto in tempo ad ucciderla, a far sparire la pistola, e, infine, a mettersi addirittura nudo sotto la doccia.
Terzo, perchè, almeno a quanto dice lui, l'unico ad avere un movente per uccidere Rita Licosa era Il maggiore  vice-comandante della Caserma Mario Belli, che abitava lì a fianco, e non il capitano Guido Leggeri!-
- E perchè mai?- domandò sorpreso il procuratore -Era innamorato anche lui di Rita Licosa?-
***
- Niente affatto!- ghignò Conti - Secondo quanto dice Colli, Mario Belli era innamorato di lui; e, per questo, odiava Rita Licosa.
Però voleva vendicarsi anche di Colli; perchè, avendo capito che era "eterosessuale", e che, quindi, non lo avrebbe mai corrisposto, voleva metterlo nei guai.
Quindi, secondo lui, il maggiore, potrebbe avere:
- bussato alla porta dell'abitazione di Rita Licosa con una scusa, contando sul fatto che, a giudicare dal forte rumore della doccia, il marito non avrebbe sentito nè il campanello nè il rumore di un calibro .22 CCI QUIET (come, in effetti, abbiamo verificato);
- ucciso la vittima tra le nove meno venti e le nove meno un quarto, usando la mano sinistra (sulla quale, però, lo STUB è risultato negativo);
- inviato lui il messaggio a Colli alle nove meno un quarto, per attirarlo in casa di Rita Licosa;
- cancellato le sue impronte dal cellulare;
- messo il cellulare in mano a Rita Licosa;
- tornato zitto zitto nella sua abitazione, lasciando accesa la luce ed aperta la porta di casa Leggeri, per attirare Colli nella trappola.
***
- Mi sembra molto lambiccato!- osservò stizzito il colonnello comandante della caserma Fulvio Sarti - E poi io metterei la mano sul fuoco che Mario Belli:
- non è affatto un omosessuale;
- nè, tantomeno, è un assassino.
Inoltre abbiamo verificato che, effettivamente, all'ora del delitto, stava scrivendo una relazione sul suo computer; ma con la mano sinistra.
Ed infatti il maggiore Belli aveva il braccio destro fratturato ed ingessato, e, quindi, non avrebbe potuto neanche usare una "pistola semiautomatica"; non potendo nè inserire il proiettile nel caricatore, nè scarrellare l'arma per inserire il colpo in canna. Senza considerare, appunto, che lo STUB sulla sua mano sinistra è risultato negativo, e che i medici escludono nel modo più categorico che possa essersi tolto da solo il gesso ed aver sparato con la mano destra, perchè la frattura era troppo grave e i tendini completamente atrofizzati. In ogni caso il RIS ha verificato che l'ingessatura originaria non è mai stata rimossa!-
***
- Però, stranamente, in fondo al pozzo che proprio lui fece scavare un mese fa dietro le loro due abitazioni, abbiamo rinvenuto una "valigetta" di plastica "vuota" per il trasporto di una Smith & Wesson 617 calibro.22- osservò Conti - La quale, come è noto, è una "rivoltella" calibro.22, e non una "pistola semiautomatica"!-
***
- Inoltre...- aggiunse Marco Anselmi -...ci vuole poco a mettere un PC in "modalità dettatura", e poi accendergli accanto un registratore vocale in "play";  e fare così in modo che il computer scriva quello che sente dettare, anche se non c'è nessuno alla tastiera. Per cui l'"alibi" del maggiore lascia un po' il tempo che trova!-
- Questo è vero!- ammise il colonnello.
- Però il RIS ci conferma che il colpo è stato sparato molto probabilmente:
- con una "pistola semiautomatica";
- con una leggere  "inclinazione da destra verso sinistra".
Per cui è estremamente improbabile che l'assassino sia il Maggiore Belli, che non poteva usare la mano destra.
In ogni caso, però, non avevamo elementi per effettuare un "fermo in isolamento" del maggiore, come nel caso di Colli e Leggeri; i quali, erano "comprovatamente" sulla scena del delitto, più o meno nel momento in cui esso si è verificato, mentre il maggiore no. Almeno a quanto ne sappiamo!-
***
- Tuttavia da quel momento abbiamo tenuto sotto controllo ogni sua mossa, pedinandolo discretamente- intervenne Conti - E la sua abitazione è stata perquisita accuratamente nello stesso tempo in cui veniva perquisita quella di Leggeri; ed anche lì non abbiamo trovato nessuna pistola, tantomeno una calibro .22 (neanche nascosta nel suo braccio ingessato)-
***
- Io ho interrogato personalmente il maggiore Belli; come ho fatto anche con gli altri, dopo che, in effetti un po' arbitrariamente, avevate già fatto di vostra iniziativa anche voi carabinieri- intervenne nella discussione il procuratore militare - E lui conferma di non essersi mosso dal suo computer per tutta la sera, di non aver udito nessuno sparo, e di non essere affatto un omosessuale; così come sostenuto da Colli-
- Ed allora?- chiese il colonnello.
***
Il procuratore, ormai, non sapeva più che pesci prendere, quindi concluse:
- Visto che tutti e tre gli ufficiali, ed i loro alloggi, sono stati perquisiti immediatamente dopo il delitto, senza trovare alcuna pistola (a parte quelle di ordinanza), nè avevano il tempo o la capacità di "spezzettare" la calibro .22 del delitto e di andare a "nasconderne" i vari pezzi chissà dove,  io non posso fare altro che desumerne che l'assassino sia stato un altro, in possesso di una pistola calibro .22"; anche se non sappiamo nè chi è , nè come abbia fatto, nè perchè lo abbia fatto.
Ritengo, quindi, che Leggeri e Colli debbano essere rilasciati, e di aprire un'"inchiesta verso ignoti"; così ho deciso, e così sia fatto!-

Eutidemo

CAPITOLO QUARTO
Nella sala da pranzo, nell'abitazione di Guido Leggeri, erano seduti per cenare, tutti insieme, il colonnello comandante della caserma Fulvio Sarti, il maggiore  vice-comandante della caserma Mario Belli (che si era tolto il gesso da due giorni), il capitano Guido Leggeri, il tenente Carlo Colli, il comandante del RIS capitano Marco Anselmi, il vicecomandante del RIS tenente Silvio Conti ed il Il medico legale Licio Agresti.
- Signori!- esordì il colonnello - Non ho certo voluto questa cena per festeggiare alcunchè; in quanto siamo tutti in lutto per la moglie del nostro caro collega Guido Leggeri.
L'ho ordinata, invece, perchè, dopo il rilascio del capitano Guido Leggeri, e del tenente Carlo Colli, vorrei che, tra gli ufficiali coinvolti in questa tragica vicenda, ci sia una completa "riconciliazione" e "riappacificazione"; sia per il bene dell'Arma, sia, in particolare, della nostra caserma-
Dopodichè, cominciarono tutti a mangiare; scherzando, e parlando del più e del meno.
***
Dopo circa una decina di minuti, però, il maggiore Mario Belli si scusò, e chiese il permesso di usare il bagno; che il capitano Guido Leggeri gli accordò senza esitare.
Però, visto che il maggiore tardava a tornare, tutti cominciarono a preoccuparsi; per cui il colonnello disse al capitano: - Leggeri, vada un po' a vedere se il maggiore ha qualche problema!-
***
Leggeri andò alla porta del bagno, e bussò, chiedendo: -Va tutto bene, maggiore?-
Non aveva finito di parlare, che la porta del bagno si spalancò, e Leggeri si trovò la pistola d'ordinanza di Belli puntata al petto: - No, capitano, non va bene per niente !-
***
Tutti scattarono in piedi dalla tavola, e il colonnello, puntando la sua pistola a Belli, gli ordinò perentoriamente: - Maggiore, deponga immediatamente quell'arma!-
Ma Belli non se ne dette per inteso.
- Maggiore, ubbidisca...e poi ne parleremo con calma!-
***
                              FINE PRIMA PARTE
Il prossimo capitolo, che, ovviamente, ho già scritto, contiene il mio "finale personale"; però, ciascuno di coloro che hanno letto fin qui il mio breve giallo, è libero di scegliere il proprio "finale personale" (ovviamente congruente col resto del racconto), che, magari, risulterà anche migliore del mio.
Il mio "finale personale" lo pubblicherò tra qualche giorno, per darvi tempo, se volete, di scrivere il vostro.
Un saluto a tutti gli intervenuti, che hanno avuto la pazienza di leggere sin qui il mio racconto! :)
***

Eutidemo

CAPITOLO QUINTO
Belli, alla fine, benchè riluttante, rimise l'arma in fondina, e poi invitò tutti ad entrare nel bagno.
Poi spiegò: - Vedete, dopo aver espletato i miei bisogni corporali, mi stavo asciugando le mani; ed allora ho notato una cosa strana!- ed indicò il portasciugamani.
***
Tutti guardarono il portasciugamani, senza notare nulla di strano.
- Ebbene?- chiese il colonnello - Cosa hai notato, di tanto strano, in quel normalissimo portasciugamani?-
***
- Vedete, qualche mese fa, io ho personalmente aiutato il capitano a sostituire alcuni elementi del suo bagno; perchè lui è un maniaco dell'arredamento, e vuole che ogni sua parte "combaci" e sia perfettamente in carattere con le altre parti. Tra le altre cose, abbiamo montato insieme anche un "nuovissimo portasciugamani", dello stesso identico stile degli altri elementi del bagno.-
Poi indicò quello sul muro, dicendo: -Ma non è certo quello che c'è adesso, il quale, con tutta evidenza:
- non è affatto in carattere con le altre parti del bagno;
- è chiaramente di seconda mano, e molto datato-
***
- E con ciò?- chiese perplesso il colonnello.
- Questo l'ha comprato più recentemente, per conto suo, da qualche "robivecchi", e l'ha portato in caserma passando tranquillamente i controlli dei "detector" all'entrata; nonchè quelli della recente perquisizione; perchè, con tutta evidenza, non può certo contenere una pistola (neanche la più piccola del mondo)-
- Mi pare ovvio!- confermò scettico il comandante del RIS capitano Marco Anselmi.
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- Però può contenere questa!- spiegò Belli, sfilando uno dei supporti tubolari del portasciugamani; e, poi, estraendone con un guanto di lattice una "canna" di pistola lunga circa 12 cm, seguita da un piccolo bossolo che cadde in terra, la mise sotto il naso del medico legale.
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- Ma non dica sciocchezze, maggiore!- esclamò stizzito Licio Agresti, allontanando la canna dal suo naso - Una canna calibro .22 pollici non può certo essere montata su una delle vostre armi d'ordinanza calibro 9 millimetri!-
- Venite con me!- replicò Belli tornando in salotto; e poi posò  la canna che era nascosta nel portasciugamani di Leggeri a fianco della sua pistola d'ordinanza.
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- Come potete vedere le due canne :
- hanno la stessa lunghezza;
- hanno lo stesso diametro "esterno".
E' solo il diametro "interno" ad essere diverso a seconda del calibro; per cui, avendo la stessa dimensione e la stessa forma esterna, non c'è nessun problema a montare questa canna da .22 pollici su una delle nostre pistole d'ordinanza calibro 9 mm!-
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Ed in meno di quindici secondi effettuò l'operazione (tempo effettivo necessario per la sostituzione, almeno da parte del sottoscritto)!
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- Ha perfettamente ragione!- ammise Il comandante del RIS capitano Marco Anselmi - Siamo stati stupidi a non pensare ad una simile eventualità, quando abbiamo effettuato le nostre perquisizioni!-
- D'altronde, anche se ci avessimo pensato, dubito che saremmo riusciti a trovare facilmente un "canna di pistola"- intervenne il vicecomandante del RIS Silvio Conti -Ed infatti, se Leggeri è un buon idraulico, avrebbe anche potuto svitare qualche tubo idrico e nasconderla nei posti più impensabili; non potevamo mica smontare tutte le tubature della caserma alla ricerca di una canna di pistola!-
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- Conti ha ragione!- convenne Belli - Gli è bastato uscire dalla doccia, uccidere la moglie con un proiettile calibro .22, e poi, dopo aver inviato l'SMS a Colli, rientrare sotto la doccia dopo aver "montato":
- la canna da .22 pollici nel portasciugamani;
- la canna da 9 mm nella Beretta d'ordinanza posata sulla mensola.
Il tutto in pochi minuti!-
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- Però c'è una cosa che non capisco!- disse il colonnello - Come diavolo pensava Leggeri che si sarebbe risolta la vicenda, mettendoci di fronte ad un mistero che sembrava insolubile?
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- A questo posso rispondere io, tanto, ormai, non ho più nulla da perdere!- aprì per la prima volta bocca il capitano, che, fino ad allora, era rimasto in silenzio - Voi non lo "sapevate" che io "sapevo" della relazione di Colli con mia moglie, mentre invece io lo "sapevo" benissimo: per cui avevo progettato di uccidere mia moglie, col proposito di far poi ricadere la colpa su Colli. Così lei sarebbe finita al cimitero, e lui in galera!-
- Ma qual era il suo piano?- chiese il colonnello.
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- Il mio piano, dopo l'omicidio di mia moglie, era di trovare il momento e l'occasione più opportuna per nascondere la canna calibro .22 nell'auto o nell'alloggio di Carlo Colli; però in un posto dove non sarebbe sfuggita ad una attenta perquisizione (per esempio ne materasso o dentro un condizionatore d'aria).
Non avrei mai pensato che, dalla doccia, mi avreste subito trasportato, col solo accappatoio indosso, in una stanza di isolamento di sicurezza, così come avete fatto con Colli; ed infatti non immaginavo che la mia situazione potesse risultare così sospetta da mettermi in isolamento.
Ma avevo sottovalutato la "paranoia" del nostro illustre comandante Fulvio Sarti; e, così, sono rimasto fregato, perchè ho dovuto lasciare fino ad ora la canna nel "portasciugamani" del mio bagno!-
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- E la "valigetta" di plastica per il trasporto della Smith & Wesson 617 cal..22?- chiese Conti.
- Quella ce l'ho buttata io nel pozzo, per confondervi un po' le idee- rispose Leggeri - E tanto per gettare qualche eventuale ombra di sospetto anche su Belli, che aveva fatto scavare il pozzo, se il mio piano principale di far accusare Colli fosse fallito; nel qual caso avrei nascosto la canna della pistola a casa sua. Non avrei mai pensato che si sarebbe accorto della mia sostituzione del portasciugamani; nè che gli sarebbe bastato per intuire il mio trucco.-
***
- Ma non hai pensato che la canna di una Smith & Wesson 617 calibro .22, trattandosi di un revolver, non può essere affatto sostituita come quella di una Beretta?- gli chiese il comandante del RIS Marco Anselmi.
- Lo so benissimo!- rispose Leggeri - Ma, come ho detto, era solo per confondervi un po' le idee; cioè, proprio per non farvi venire in mente l'idea di una "canna sostituita", ma farvi cercare una "pistola intera", e darmi così il tempo di nascondere la "canna" nell'alloggio di Colli; o, eventualmente, nell'abitazione di Belli, a seconda di come si sviluppava l'inchiesta.-
                                           FINE
P.S.
La sostituzione della canna di una Beretta calibro 9 mm, con una canna da .22 pollici, è effettivamente possibile; tanto è vero che io, quando mi alleno al tiro, lo faccio spesso per risparmiare sul costo delle munizioni (ed infatti le cartucce calibro 9 mm sono più care delle cartucce calibro .22 LR).
Però io ho volutamente "alterato", "forzato" e "distorto" alcuni dettagli (non solo riguardanti lo scambio delle canne), affinchè nessuno possa prendere spunto dal mio racconto, per architettare qualche insano progetto criminale; ma anche se qualcuno ci provasse, il "vero" RIS scoprirebbe (quasi) subito il trucco!