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IL MARE, I PORTI, LE BARCHE

Aperto da Visechi, 05 Ottobre 2024, 22:12:53 PM

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Visechi

Non si dovrebbe fare. Lo so bene! Eppure, quel giorno lo feci. Senza ritegno. Era così bello sentire le loro voci, la loro musica, ma soprattutto scoprire che non di solo gossip e calcio è fatto l'incontro di persone amiche. Erano sedute al tavolino vicino al mio. Subito mi colpì il loro parlottare e la perfetta sintonia che traspariva dai loro sorrisi. Ascoltai in estasi l'intero loro discorrere, astratto eppur tanto concreto. Era poesia, la loro. Non so come questo stupendo cicaleggio fosse iniziato, ma so bene come proseguì.

"... eppure, se ci pensi, noi non siamo poi troppo diversi da piccole barche che solcano il mare della vita, e ciascuno di noi è a sua volta un approdo e un'imbarcazione. Piccole feluche variopinte sballottate qua e là, che ogni tanto trovano un approdo per riposare e recuperare le energie perdute."

"Nostalgia del tuo mare?"

"Mah! Forse...".

Tacque per un attimo, come se dovesse ritrovare il filo dei suoi pensieri perso per l'interruzione. Poi, subito dopo, ritrovatolo, riprese.

"Nell'abbandonare il porto, le barche, con le loro vele variopinte, sembrano disegnare sull'orizzonte azzurro un arabesco dai mille colori. Tante piccole farfalle che si muovono verso il sole e la luce, che, come per le falene, pare quasi le attragga. Forse le vele bramano questa luminosità del sole, così come noi bramiamo la luminosità dell'anima. Una luce che si accende e si spegne in modo intermittente per avvertirci di qualcosa. Non si tratta sempre di un segnale di pericolo, talvolta è solo un avvertimento.
Quando s'incontra un'altra persona, l'intermittenza che si produce dall'incontro sembra ci voglia comunicare qualcosa. Quale sia il significato di questo messaggio spesso lo comprendiamo alla fine, oppure dopo tanto tempo. Talvolta comunica calore e genuinità, altre volte brama di possesso. 
Ma neppure le vele possono possedere il mare o il sole o il vento, così un amore non può mai possedere la persona amata. Sia le vele che l'amore s'illuminano e scaldano con il calore che traggono dal sole e dalla persona amata, e solcano il mare e il sentimento senza mai ferirlo. La brama di possesso, invece, è ciò che distrugge sia la luce che il calore. Allora si nutre il sentimento non più con le emozioni, ma lo s'incrosta con l'insicurezza, la paura. Una persona non può mai essere possesso esclusivo di un'altra.
E le barche sono libere di veleggiare giusto perché non ambiscono ad appropriarsi di chi le ospita sulla sua superficie. Così anche un amore, perché sia tale, veleggia sul sentimento senza mai violarlo. 
Ma quando si è giovani, troppo giovani, quanti errori si commettono. Per questo è bella la gioventù, perché commette errori, ma è stato bello cogliere tanto gli errori che quella luce che io ho sempre intravisto. 
Poi le barche fanno ritorno al porto, attraccano sulle banchine, e la vita riprende il proprio corso sulla terra ferma, poggiando i piedi per terra. 
E' bello ritornare sulla terraferma dopo un'intera giornata passata fra onde spesso ostili".

Era una metafora stupenda, quasi un dipinto narrato con una musica di sottofondo che rapiva. Ed io ne fui rapito.

"Non avevo mai pensato la Vita come un mare e noi come barche. Come sei poetica oggi, sembri una pittrice che con semplici parole dipinge su una pergamena dorata un magnifico acquerello. Per te forse è più facile, poiché vivi in un meraviglioso posto di mare. Non credo abbia torto."

"Ma sì! Immagina.
Siamo come piccole barche le cui vele sono gonfiate e distese dal vento e da questo sospinte. Sempre pronte a solcare l'ignoto: un mare che sempre calma e poesia non è, più spesso è burrasca. Ma siamo barche che lasciano il porto, che affrontano il mare, che sfidano il vento, che approdano in porti distanti migliaia di miglia. Siamo giunchi che si piegano alle folate. Siamo anche queste brezza leggera o furiosa che pare voglia spezzarci. 
Siamo come i piccoli pescherecci che vedo scorrere davanti ai miei occhi ogni mattina affacciandomi alla finestra dello studio. Le nostre vele sono i sentimenti che ci spingono, che ci raccontano il mondo, che ci sussurrano piano se oggi piangiamo oppure ridiamo, che ci fanno solcare questo mare fatto di gente. 
Ne incontro tantissima, anche qui seduta a questo tavolino. Osserva.
Ogni giorno la vedo sulle banchine del mio molo, venire ad acquistare il pesce appena pescato. Visi ormai noti, qualcuno sorride, c'è chi si muove di fretta, chi pare porti sulle spalle il peso del mondo. Gente che va, gente che viene. 
Anche la nostra vita è un po' come questo molo. Un brulichio di persone, di gente incontrata per caso, oppure cercata con il desiderio di arrivare a conoscerla. Visi ormai sfatti nel ricordo che pian piano svanisce, altri ancora nitidi nei pensieri perché è gente che ancora è con te. 
Quante persone abbiamo incontrato nella nostra vita? Quante ne ricordiamo e quante ne abbiamo scordate? Quante di quelle che ancora ricordiamo sono nei nostri affetti, quante altre nell'area dell'indifferenza? 
Strana la gente, ci si avvicina e poi si fugge via, ciascuno per la propria strada."
 
"Che strani pensieri, oggi. Che ti è accaduto di particolare da farti utilizzare i colori pastello della vita?".

"Ma no, nulla di eccezionale, sai bene che sono eternamente innamorata".

Risero di gusto. Anch'io sorrisi. Penso se ne siano accorte, ma non ci badarono più di tanto. Ripresero il loro fraseggio fatto di dolci note e piccoli tratti di pennello intinti in colori soavi.

"Anche noi, sospinti dal vento della vita, spesso abbandoniamo i nostri porti sicuri per recarci là dove un destino, il nostro, quello che è stato tracciato per noi, ci chiama ed esige. 
Quando abbandoniamo il rifugio sicuro, spesso l'angoscia o la speranza ci sono compagne. Man mano che percorriamo la strada che ci deve condurre là, dove siamo attesi, altri sentimenti ed altre emozioni si fanno spazio nel nostro animo. 
Per alcuni è l'intemperanza: bruciare le tappe e raggiungere il luogo del ritrovo il più in fretta possibile. Così, questi, nella smania di arrivare, scrutano l'orizzonte con inquietudine, senza mai volgersi di lato o indietro. Non vedono così ciò che fa da perimetro al loro veleggiare. Perdono alcuni sapori ed ingredienti che la vita e il tragitto offrono loro. Perdono i paesaggi e il piacere di trovarsi non soli, ma con compagni di viaggio. Sempre protesi verso quell'orizzonte che un po' li abbaglia, essi vivono sempre troppo sporti in avanti, sempre sul punto di cadere, senza equilibrio. Nella loro smania non si curano mai di ciò che incontrano, e poggiano, con indifferenza, i propri piedi su tutto ciò che si interpone fra la loro persona e l'agognata meta. Incuranti così delle gioie e dei dolori degli altri. 
Giunti alla meta, senza mai aver fatto una sosta e senza essersi riforniti di una sufficiente dose di sentimento, bramosi, in pochi attimi consumano, depredandole, le risorse che vi trovano, per ritrovarsi subito delusi di non essere approdati in alcun Paradiso. Scoprono così che quella Terra Promessa era solo una riserva ormai resa sterile e desertica".

"Sapessi quante ne ho incontrate persone del genere. Amori svaniti per eccesso di aridità e di cupidigia. Capisco quel che intendi dire"

"C'è chi, invece, non è posseduto da questa brama di giungere in alcun dove. 
Queste barche veleggiano tranquille, gettando l'ancora nelle insenature che più le affascinano, facendo gran scorta di viveri indispensabili per il lungo viaggio che li condurrà verso quella meta sconosciuta che tutti noi attende. Conosceranno la meta senza fretta, solo all'approdo finale. 
Nel tragitto raccolgono il cibo e l'acqua, sorrisi ed amicizie, amori e incontri, alleviando così la solitudine del loro peregrinare per le acque del pianeta".
 
Si sorrisero con dolcezza. Si vedeva che si volevano bene e che la loro amicizia era di lunga data. Si alzarono, pagarono il conto, mi lanciarono un bellissimo sorriso, a cui risposi con gioia imbarazzata e andarono via.
Una bellissima giornata si annunciava.