Il giallo dell'uovo sigillato!

Aperto da Eutidemo, 15 Aprile 2021, 07:00:26 AM

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Eutidemo

Vi propongo il seguente "giallo della camera chiusa", il quale, pur avendo una vaga attinenza con un evento realmente accaduto molti anni fa (al quale fui personalmente interessato), per il resto è di pura fantasia; per cui, poichè ogni riferimento a fatti o persone reali è puramente casuale, non tentate di trovarne "traccia storica" su  Google..
In base al racconto, con un po' di logica e, soprattutto, con molta "immaginazione" ed un pizzico di "filosofia", si può cercare di indovinare il finale; il quale, però, mi riservo di pubblicare in seguito, dopo aver letto le vostre eventuali "ipotesi di soluzione".
Buon divertimento (sperando che per voi risulti tale)!

IL GIALLO DELL'UOVO SIGILLATO
"Come è possibile fare una frittata, senza prima rompere un uovo?" (Pierre Bernard)

PERSONAGGI
Pierre Bernard: commissario di polizia
Richard Durand: ispettore di polizia
Paul Rimbaud: comandante del G.I.P.N.
Pierre Lagrand: membro del consiglio comunale di Charleville-Mézières
Michelle Lagrand: sorella di Pierre Lagrand
Guillaume Eluard: guardia del corpo di Pierre Lagrand.
Maurice Asselin: colonnello in pensione.
Simon Leroy (detto "Le Renard", cioè, in italiano, "La Volpe"): sicario
Marie Mercier: anatomopatologa
Philippe Delaroche : dirigente della polizia scientifica
Joachim Du Bellay: giudice delle indagini preliminari

***
PROLOGO CRONOLOGICO (in base alle testimonianze e ai riscontri sui tabulati telefonici)
ORE 1,35 A.M.
Pierre Lagrand riceve una telefonata da un "burner phone" (cioè un cellulare "usa e getta", con un numero anonimo), che lo invita a recarsi presso la sede del locale partito socialista di Charleville-Mézières, di cui è dirigente, perchè chi gli ha telefonato intende mostrargli dei documenti molto delicati che potrebbero comprometterlo personalmente e politicamente (così, in seguito, racconterà alla sorella); a quell'ora di notte, infatti, l'edificio, situato nella periferia della città, è ovviamente deserto.
ORE 2,12 A.M.
Pierre Lagrand, poichè la sua guardia del corpo, Guillaume Eluard, si era slogato una caviglia e non riusciva a camminare, fattosi prestare la sua Glock 19, così armato, giunge da solo in auto alla sede del locale partito socialista di Charleville-Mézières; dove si rinchiude nella più grande delle tre sale riunioni (quella da 10 posti).
ORE 2,45 A.M.
Pierre Lagrand, telefona alla sorella, Michelle Lagrand, pregandola di raggiungerlo.
ORE 3,00 A.M.(circa)
Michelle Lagrand giunge alla sede del partito ed entra con il suo badge elettronico dalla porta principale; però trova sbarrata con il catenaccio interno la porta della sala riunioni dove si trova il fratello.
Quest'ultimo, attraverso la porta chiusa,  le spiega che gli sono stati mostrati alcuni documenti e alcune foto che lo potrebbero compromettere in modo irreparabile; a meno che lui non rinunci alla dirigenza del partito e abbandoni per sempre la politica.
La sorella lo prega di farlo entrare, ma lui si rifiuta di aprire la porta, e le annuncia che ha intenzione di suicidarsi; le chiede perdono per questo, ma non vede altra via d'uscita..
Discutono attraverso la porta per quasi un'ora, fino a che Michelle Lagrand perde i sensi per lo stress e cade al suolo svenuta davanti la porta della sala riunioni principale.
ORE 3,53 A.M.
La stazione di polizia di Charleville-Mézières riceve una telefonata da un "burner phone" (diverso da quello che aveva chiamato Lagrand all'1,35) ed uno sconosciuto, mettendo al corrente della situazione la polizia, la invita ad intervenire subito, per sfondare la porta, ed evitare che Lagrand si tolga la vita.
Pierre Bernard, il commissario di polizia di Charleville-Mézières, e Richard Durand, suo assistente, avvisati telefonicamente a casa, giungono in pochi minuti al commissariato, e stanno per accorrere con un volante ed altri agenti sul posto, quando giunge alla centralina del Commissariato un'altra telefonata, ancora più allarmante della precedente!
ORE 4,16 A.M.
Maurice Asselin, colonnello in pensione, telefona al commissariato per avvisare la polizia che, mentre passeggiava con il suo cane nella boscaglia antistante la sede del partito socialista, ha appena incontrato un losco figuro che se ne andava in giro con un minaccioso fucile sottobraccio; il colonnello riferisce che il tizio ha tentato di rassicurarlo dicendogli -Tranquillo nonno! Sto solo andando a caccia di quaglie; però non lo dire a nessuno, perchè la stagione non è ancora aperta!-
Il colonnello fa finta di credergli, però, essendo del mestiere, riconosce subito che il fucile che porta quel tizio è un Pindad SPR-2, cioè un A.R. (Antimaterial Rifle), in grado di forare la corazza di un'autoblinda; altro che le penne di una quaglia!
ORE 4,20 A.M.
Allarmatissimo, Pierre Bernard telefona immediatamente  a Paul Rimbaud, il comandante della squadra notturna del  G.I.P.N. (Groupe d'Intervention de la Police Nationale) di Charleville-Mézières, la cui base, per fortuna, è a pochissima distanza dalla zona; e lo prega di intervenire immediatamente con la sua scquadra, attrezzata con "artiglieria pesante", per vedere di che si tratta. Lo invita, se possibile, a catturare il tizio vivo.

CAPITOLO 1
Pierre Bernard, commissario di polizia Charleville-Mézières, ed il suo assistente, l'ispettore Richard Durand, erano quasi arrivati, quando, già da un po', gli agenti del G.I.P.N. avevano cautamente cominciato ad esplorare le ultime propaggini della foresta delle Ardenne, che lambivano il lato nord della costruzione.
Paul Rimbaud, il comandante, alzò il pugno in alto per dare il segno di arresto alla squadra, e dopo essersi toccato gli occhi con indice e medio, indicò con le stesse dita la direzione da tenere d'occhio; quindi, posata la mano piatta sul suo elmetto, per chiedere "copertura", si avviò da solo, prudentemente, verso un gruppo di cespugli che aveva visto muoversi in modo sospetto.
Quando fu a pochi passi, vide il cecchino steso a terra che puntava il suo fucile verso una delle finestre della sede del partito socialista; la luce, nella stanza, era accesa, ma, da quella distanza, lui, ad occhio nudo, non riusciva assolutamente a vedere chi ci fosse all'interno.
Stava per intimargli di lasciare a terra il fucile e di alzarsi in piedi, quando vide che il cecchino aveva appena messo il dito sul grilletto; e allora, mollando la pistola che stava impugnando, gli saltò addosso d'istinto per tentare almeno di guastargli la mira.

Sul momento, non fu in grado di capire se ci fosse riuscito o meno, perchè quello riuscì lo stesso a sparare in direzione della finestra; e il rumore dello sparo risuonò sinistro nelle prime luci dell'alba!
Nel frattempo, erano accorsi anche i suoi uomini, e lo "sniper" venne subito facilmente messo in condizioni di non nuocere.
Il comandante dei G.I.P.N. gli puntò in faccia la torcia elettrica, e lo riconobbe subito; era Simon Leroy, detto "Le Renard", un presunto sicario ben noto alla polizia, che, però, era già stato assolto più volte per insufficienza di prove a carico.
- Questa volta non la scampi!- gli fece Rimbaud prendendolo per il bavero.
- Temo proprio di no!- convenne sorridendo Leroy -Mi avete proprio beccato col bottino nel sacco!-
- Quale bottino?-
- Guarda nella mia sacca, sbirro!- ghignò la "Le Renard".
Uno degli agenti l'aprì, e vide che era piena di quaglie...sebbene ridotte in pessime condizioni.
- So bene che non è la stagione della caccia!- sospirò ironicamente Leroy -Temo che stavolta una bella multa non me la toglierà nessuno!-
- A caccia di quaglie con un "fucile antimateriale?", gli ringhiò in faccia Rimbaud strattonandolo -Ma non farmi ridere! Vieni con me, e voi seguitemi tenendolo bene d'occhio.-
E, così dicendo cominciarono tutti ad andare in direzione dell'edificio verso cui aveva sparato il cecchino; che era circa a duecento metri di distanza.

Giunsero alla finestra, che era a piano terra, proprio nel momento in cui Bernard stava parcheggiando la vettura; il vetro era di tipo "balistico", cioè, a prova di proiettile, ma la pallottola del Pindad lo aveva perforato come se fosse di burro.
- Incredibile!- esclamò l'ultimo acquisto della squadra, non ancora molto esperto -Ma con che cavolo di munizioni gli ha sparato?-
- Con una pallottola "decalibrata", a giudicare dal buco.- Gli spiegò il comandante esaminando da vicino il foro perfettamente circolare di circa un centimetro di diametro - Si tratta di un particolare tipo di proiettile, che contiene un'anima di materiale duro, generalmente in "carburo di tungsteno", circondato da un involucro di calibro pari alla canna che lo spara, di metallo più tenero e leggero, generalmente alluminio.-
- E perchè?- chiese la recluta.
- Il vantaggio di questo tipo di munizioni, è che l'anima più piccola e dura, liberatasi in volo dell'involucro, concentra tutta l'energia del colpo in un'area più ridotta del bersaglio, e, quindi, lo penetra meglio; e poi, dato che il colpo è più leggero, possiede una maggior velocità alla volata.-
- Mon Dieu!- esclamò l'agente.

In quel momento giunsero alla finestra anche Bernard e Durand, assieme a due agenti di polizia ordinaria e all'addetto della polizia scientifica Philippe Delaroche; il commissario, messosi in punta di piedi, sbirciò dentro, e subito vide il corpo di Pierre Lagrand in terra bocconi, davanti alla finestra sul lato opposto della sala riunioni.
Rimbaud, in punta di piedi anche lui, notò subito che il proiettile aveva forato anche il vetro dell'altra finestra, fuoriuscendo dalla stanza :
- Che potenza straordinaria!- esclamò!
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- Sarebbe quella in terra la tua quaglia?- Rimbaud chiese sarcastico a Leroy, il quale, imperturbabile, rispose -Ragazzi, guardate che in quella stanza non c'era nessuno! Me ne sono accorto per caso con il cannochiale del mio fucile, mentre cercavo di colpire una quaglia. La luce era accesa, ma la stanza era vuota!-
- E quell'uomo in terra?-
Sebbene con le mani ammanettate dietro la schiena, Leroy si sollevò anche lui sulla punta dei piedi per dare un'occhiata, e poi disse: -Sì, lo vedo. Ma evidentemente, quando io ho guardato col cannocchiale, lui era già lì; per cui, considerata la mia posizione, essendo lui steso per terra, io non potevo certo vederlo!-
- Ma fammi il piacere!- lo tirò bruscamente indietro Rimbaud!
Mentre i due battibeccavano, Philippe Delaroche,  addetto della polizia scientifica, stava accuratamente fotografando l'interno della stanza.
- Ok!- fece il Commissario - Andiamo dentro, perchè quel poveraccio potrebbe essere ancora vivo!-
Ma Delaroche disse: - Avremo qualche problema ad entrare! Porta e finestre sono tutte chiuse dall'interno.-
- Forzeremo la serratura!-
- Purtroppo non basterà, perchè vedo che la porta è chiusa con un catenaccio manuale; quello, da fuori, non lo possiamo certo forzare.-
- Va bene, allora usermo l'"ariete"!- replicò il commissario, e mandò i due agenti a prenderlo in automobile.
- Tu, intanto...- fece a Delaroche -... chiama gli altri tecnici della scientifica, un'ambulanza, e il nostro medico legale!-
CONTINUA

Eutidemo

CAPITOLO 2
Entrati nell'edificio, e giunti davanti alla porta della sala riunioni, trovarono Michelle Lagrand ancora priva di sensi, stesa a terra fuori della porta; mentre i due agenti la sollevavano da terra per sdraiarla su un divano, la donna cominciò a riprendersi.
- Che succede?- balbettò.
- Stia tranquilla, signora, siamo della polizia.- la rassicurò uno degli agenti.
- La polizia!- esclamò allarmata Michelle Lagrand, e, così dicendo, svenne nuovamente...ma questa volta sul divano.

Nel frattempo, una volta sfondata la porta con l'"ariete", dopo essersi tolto le scarpe ed aver frettolosamente indossato i guanti di lattice, Bernard entrò da solo e corse verso l'uomo steso in terra; mettendogli due dita sul collo, si accorse subito che era morto, per cui uscì di nuovo immediatamente dalla stanza.
- E' un cadavere!- disse - Prima di entrare aspettiamo che arrivi il medico e la squadra dei tecnici con le tute anticontaminazione.-
- Va bene- fece Delaroche -Se mi consenti, io e i due agenti, nel frattempo, andremmo a vedere se è possibile recuperare il proiettile fuoriuscito dalla stanza. Considerato che, ormai, aveva perso buona parte della sua energia, può anche darsi che riusciamo a trovarlo.-
Il commissario approvò l'iniziativa, e, nel frattempo, telefonò al giudice delle indagini preliminari Joachim Du Bellay.

Quando, finalmente, furono tutti sul posto, gli addetti alle indagini entrarono insieme nell'ampio salone. Bernard, Delaroche Rimbaud e l'anatomopatologa Marie Mercier,  si inchinarono attorno al corpo, identificato dalla sorella -ormai rinvenuta definitivamente-  come quello di Pierre Lagrand, membro del consiglio comunale di Charleville-Mézières, e dirigente del locale Partito Socialista.
- Signori, quest'uomo si è suicidato sparandosi nella termpia con la Glock 19 che stringe ancora in mano- sentenziò il medico -Perchè la ferita che ha in testa è stata sicuramente provocata da un calibro 9 × 19 mm Parabellum, e non certo da un fucile! Si vede ad occhio nudo!-
Joachim Du Bellay, il giudice delle indagini preliminari che si era silenziosamente accostato restando in piedi, le chiese: "Ne è sicura?-
- Be', ovviamente per esserne certa al cento per cento, dovrò fare una autopsia alla "Morgue". Ma direi proprio di sì; come pure, sia dalla temperatura corporea che dal "rigor mortis", direi che quest'uomo è morto qualche ora fa, nel pieno della notte.-
- Ma come fa a dire che si è suicidato?-
- Be', il foro d'ingresso presenta margini molto  frastagliati, per effetto del violento ingresso ravvicinato dei gas nel tessuto sottocutaneo. E poi  è evidente il cosiddetto "alone di ustione", determinato dall'azione della fiammata e dei gas ad alta temperatura liberati dalla canna dell'arma a breve distanza-
- Però potrebbe essere stato qualcun altro a sparargli da distanza ravvicinata, "c'est ne pas"?- osservò il giudice.
- Questo sì!- ammise Marie Mercier.
- Comunque è strano che nel muro alla sua destra appaiano due fori di proiettile quasi affiancati, all'altezza della sua testa- fece notare uno dei tecnici che stava controllando il salone palmo a palmo -Come se Lagrand avesse mancato il primo colpo, e, quindi, abbia dovuto spararne un secondo!- .
Bernard estrasse cautamente il caricatore dalla  pistola, che il morto impugnava nella mano sinistra, e confermò: -E' vero, se il caricatore originariamente era pieno, adesso mancano due proiettili!-
Poi, giratosi verso Michelle Lagrand, che era seduta al lungo tavolo riunioni, le chiese: "Che lei sappia suo fratello era mancino?-
La donna sorrise mestamente, e poi rispose: "Mi vergogno a doverlo ammettere, ma, sinceramente, non saprei proprio dirglielo. Mi rendo conto che sembra assurdo, ma non ci ho mai fatto caso!-
- Be', anche io ho due fratelli, ma non ho mai prestato attenzione alla cosa!- le diede man forte l'ispettore Durand -Comunque non ci sarà difficile accertarlo!-
- Io, invece, direi che era sicuramente mancino- intervenne Rimbaud - Perchè la sua pistola ha lo sgancio del caricatore a destra, per poterlo usare più agevolmente col pollice della mano sinistra. Si può chiedere tale variante alla Glock, quando si acquista un'arma da loro!-
- Be', se è così, questo confermerebbe l'ipotesi del suicidio- commentò Du Bellay -Anche considerando che Lagrand si era chiuso in una stanza da solo!- e poi, rivolto all'esperto della scientifica, gli chiese -Oppure c'era qualche modo per ucciderlo, e poi uscire dalla stanza richiudendo le finestre e la porta da fuori?-
- Lo escludo nel modo più assoluto!- rispose prontamente Delaroche -Ed infatti le chiusure delle finestre e della porta erano manuali, e non c'è alcun modo per poterli manovrare da fuori.-
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- Neanche usando un elettromagnete per far scorrere da fuori i catenacci?-
Delaroche si alzò in piedi, e andò a ticchettare con una penna sia quello della porta che quello di una finestra, e poi spiegò: -Sono tutti in "titanio", che è un metallo assolutamente non magnetico, per cui è indifferente a qualsiasi sollecitazione da parte di calamite o di elettrocalamilte.-
- Non era possibile neanche manovrarli con qualche filo, attraverso le fessure delle porte e delle finestre?- chiese, speranzoso, Du Bellay.
- Mi dispiace, signor giudice, ma sono tutte a chiusura ermetica, non ci passerebbe neanche un capello!-
- Va bene, le credo!- si arrese il giudice.
- E il condotto dell'aria condizionata?- si arrischiò a chiedere Durand?
- Hai visto troppi film, Richard!- lo rimbeccò Delaroche -In quello che c'è qui, che ho già controllato, non ci passerebbe neanche una marmotta dopo aver fatto una cura dimagrante. E ti assicuro che non ci sono altre possibilità di accesso se non attraverso porte e finestre...niente "passaggi segreti"!-
- E se la pistola fosse stata azionata con un "meccanismo" a tempo o telecomandato?- azzardò di nuovo il giudice?
- Be', direi che questo va molto oltre i "confini della realtà"- rispose sorridendo cortesemente il tecnico - Difatti, viste le modalità dello sparo, lo escluderei assolutamente sotto il profilo meccanico. Anche considerando che, quando siamo entrati, non c'era niente del genere. E neanche prima, perchè io ho fotografato tutto quello che c'era nella stanza, con l'ingrandimento di ogni dettaglio.-
- Resta da capire, allora, a che cosa ha sparato poco fa "Le Renard"- intervenne nuovamente Rimbaud - Non penso proprio che andasse a caccia di quaglie!-
- Be', probabilmente lui aveva davvero intenzione di uccidere Lagrand- osservò Durand -Ma è rimasto appostato invano per ore, perchè la vittima designata era già morta da tempo. Il colpo, forse, gli è partito per sbaglio nel momento in cui tu gli sei imprudentemernte saltato addosso quando aveva il dito sul grilletto-
Rimbaud scattò in piedi, e lo rimbeccò stizzito: -Secondo te, quando uno sposta il dito dal fusto e lo mette sul grilletto, che cosa sta per fare?-
- Be'...- balbettò Durand.
- Io non potevo vedere dentro la sala riunioni, da quella distanza...- sbottò il capo del G.I.P.N. -... per cui, supponendo che lui stesse per uccidere qualcuno lì dentro, ho pensato che l'unica cosa da fare fosse questa di saltargli addosso per impedire di sparare, o, quantomeno, per guastargli la mira-
- Non è che gliela hai guastata di molto, a dire il vero- eccepì ironico Durand - Ed infatti, vista la traiettoria del colpo, se Lagrand fosse stato ancora vivo ed in piedi, lo avrebbe sicuramente ucciso lui!-
- Era quello che temevamo noi, quando abbiamo udito il rumore dello sparo, sebbene fossimo in macchina, ed ancora abbastanza lontani- interloquì Bernard.
- Va bene, sigori!- intervenne il giudice per sedare il battibecco - A questo punto mi pare evidente che si sia trattato di un suicidio, perchè mi sembra improbabile che il povero Lagrand avesse attratto così tanti assassini tutti nella stessa notte. E, se così fosse, avrebbe avuto tutti i motivi per farla finita e suicidarsi! Direi, per ora, di aggiornarci. Lasciamo che i tecnici proseguano i loro accertamenti, e poi decideremo!-
E così, per il momento, ognuno se ne andò per i fatti suoi.

Eutidemo

CAPITOLO 3
Dopo qualche giorno, Bernard era seduto alla scrivania del suo ufficio, e cercava di trarre qualche prima conclusione dalle indagini in corso; di fronte a lui sedevano Durand e la dottoressa Mercier.
Mentre ferveva tra di loro una accesa discussione, si sentì bussare alla porta.
- Avanti!- fece Bernard.
Il giudice Du Bellay, entrò, e, dopo aver salutato tutti, andò a sedersi sul divano.
Poi esordì: -Be', allora, la possiamo chiudere questa storia con una bella "declaratoria" di suicidio?-
- Hmm, a dire il vero, signor giudice ho ancora qualche dubbio al riguardo!- rispose Bernard.
- Parbleau, e perchè mai, di grazia?-
- Perchè, almeno secondo me, ci sono tre indizi che farebbero propendere per l'ipotesi di un omicidio-
- E quali sarebbero?-

- Il primo indizio consiste nella circostanza, di cui io mi ero accorto subito, che Lagrand non era affatto mancino, per cui sarebbe stato davvero strano se si fosse suicidato usando la mano sinistra. Difatti, dalle nostre prime indagini video, calligrafiche e testimoniali, sembra proprio che lui usasse quasi sempre la mano destra, e non la sinistra-
- Ma come diamine fa a dire che lei se n'era accorto subito? Non impugnava forse, come acutamente notò Rimbaud, una pistola per mancini, cioè con lo sgancio del caricatore a destra?-
- E' stato proprio quello ad insospettirmi, perchè poi abbiamo appurato che quella Glock non era la sua, ma gliela aveva prestata la sua guardia del corpo, Guillaume Eluard. Il quale, appunto, è mancino!-
- Ma al momento del sopralluogo questo lei non poteva saperlo, no?- osservò il giudice.
- Certo che no!- ammise sorridendo Bernard - Però mi sono accorto che il suo orologio non andava d'accordo con la pistola-
- Cosa vuol dire?- domandò perplesso Du Bellay.
- Vuol dire che il morto portava l'orologio sul polso sinistro, mentre invece, normalmente, i mancini lo indossano sul polso destro. La qual cosa non concordava con la "pistola per mancini"-
- Questa mi mancava proprio!- esclamò divertito il giudice -Ma ne è proprio sicuro?-
- Be', non è certo una legge! Però, almeno statisticamente parlando, la maggior parte delle persone porta l'orologio da polso sulla mano non dominante. Il che è abbastanza naturale, in quanto, se si sta lavorando, scrivendo o tenendo una tazza di caffè con la mano destra, è preferibile indossare l'orologio sul polso sinistro, no? I mancini invece, il contrario!-
- Soprattutto se si sta tenendo in mano una tazza di caffè bollente!- non potè astenersi dalla battuta Marie Mercier, e tutti, cortesemernte, accennarono ad una educata risatina.
- Questo è anche il motivo per cui marchi di orologi come Tudor hanno sviluppato "modelli per mancini", con la corona e le protezioni della corona sul lato sinistro della cassa dell'orologio invece che a destra, rendendo più confortevole per i mancini indossare gli orologi- aggiunse Bernard - Quindi ho notato subito l'incongruenza, perchè, se Lagrand era così raffinato da usare una pistola "modello per mancini", perchè, invece, indossava un normale orologio "modello per destrimani? E, per giunta, sul polso sinistro come un qualunque destrimano?-
Du Bellay si alzò dal divano, e, passeggiando avanti e indietro, commentò: - Sì, sì, capisco! Però questa non costituisce certo una prova che si sia trattato di un omicidio-
- Certo che no!- ammise Bernard -Però, mentre è estremamente improbabile che un destrimano si suicidi usando la mano sinistra, è invece molto più probabile che un killer professionista, vedendo che Lagrand aveva una pistola per mancini, gliela abbia messa nella mano sinistra per simulare il suo suicidio. Ed infatti, giudicando dalla pistola,  era più che legittimo pensare che la sua vittima fosse mancina, no?-
Durand, che fino ad allora era rimasto zitto, a questo punto ritenne opportuno venire in aiuto del suo capo, e aggiunse: - In genere, i killer professionisti si intendono molto di pistole, ma ben poco di orologi. Per cui l'abbaglio del presunto assassino, che non ha fatto caso a dove Lagrand aveva l'orologio, sarebbe del tutto giustificabile-
- Va bene- convenne il giudice - E il secondo indizio quale sarebbe?-

- Avevamo già notato, sin dal principio, come fosse strano che nel muro alla destra del corpo apparissero due fori di proiettile quasi affiancati, all'altezza di circa un metro e ottanta. Cioè, circa  l'altezza della vittima- riprese a spiegare la sua tesi Bernard -Come se Lagrand avesse mancato il primo colpo, e, quindi, avesse dovuto spararne un secondo!-
- Perchè, non è forse possibile?- chiese il giudice -In molti casi la vampa di gas che fuoriesce dalla canna sposta la testa del suicida prima che essa venga raggiunta dalla pallottola. Per cui il suicida deve sparare di nuovo, facendo attenzione, la seconda volta, a tenere la volata della canna più a contatto della tempia. Mi sono già accaduti dei casi simili-
- Ha ragione, signor giudice- convenne Bernard - Ma, a parte il fatto che questo avviene molto raramente, nel nostro specifico caso c'è un ulteriore elemento che non quadra-
- E cioè?-
- La balistica, ed anche il semplice buon senso, ci insegnano che il foro d'ingresso di un proiettile si presenta "circolare", se il proiettile è penetrato "perpendicolarmente" alla superficie del bersaglio, oppure "ovalare", se, invece, è penetrato "obliquamente". E, nel nostro caso, si sono verificate entrambe le cose!-
- Non capisco!- esclamò il giudice, sbuffando, e lasciandosi di nuovo cadere a peso morto sul divano.
- Voglio dire che uno dei due proiettili, sporco di sangue e di materia cerebrale della vittima, è penetrato "perpendicolarmente" nel muro, lasciando un foro perfettamente circolare; il che vuol dire che è stato sparato all'altezza della tempia, cioè circa a un metro e ottanta, e, dopo aver perforato la testa di Lagrand, ha penetrato il muro restrostante alla sua destra.
L'altro proiettile, invece, è penetrato "obliquamente" nel muro, lasciando un foro "ovalare" a fianco di quello "circolare"; ed infatti la perizia balistica ci conferma che il colpo è partito da terra, più o meno dal punto in cui la pistola è stata trovata nella mano del morto-
- E questo cosa vorrebbe dire?- chiese perplesso il giudice.
- Be', almeno stando alla mia teoria, questo vuol dire che il killer, dopo aver sottratto a Lagrand la sua pistola , accortosi che era "per mancini", gli ha sparato alla tempia sinistra. Poi, quando la sua vittima è caduta a terra morta, gli ha messo in mano la pistola nella mano sinistra, e, da lì, gli ha fatto fare fuoco più o meno nella stessa direzione-
- E perchè mai questa singolare manovra?-
- E' ovvio! Perchè sapeva che noi avremmo fatto il test dell STUB al morto, e, quindi, era necessario che la sua mano risultasse sporca di polvere da sparo. Altrimenti l'ipotesi del suicidio non avrebbe retto!-
- Mi sembra un po' troppo macchinoso- commentò il giudice -Non è forse possibile che, dopo essersi sparato in testa, Lagrand fosse ancora vivo, e, per farla definitivamente finita , abbia cercato di spararsi ancora quando era a terra... però sbagliando il secondo colpo? E poi è morto per la prima ferita che si era inferta!-
- Possibile ma estremamente improbabile!- intervenne la dottoressa Mercier - Ed infatti, dall'esame autoptico, sembra pressochè certo che Lagrand sia morto sul colpo-
- Mah!- borbottò il giudice non troppo convinto - E il terzo indizio quale sarebbe?-

- Il terzo indizio è che non ci sono le impronte digitali della vittima nè sul catenaccio della porta, nè sui blocchi delle finestre- rispose Bernard -Per cui, come diavolo ha fatto a chiudersi dentro?-
- E, se è per questo, non ci sono le impronte digitali di nessun altro!- aggiunse Durand.
- Bè, non mi sembra una cosa così inspiegabile- ribattè Du Bellay - Ed infatti, i blocchi delle finestre c'erano probabilmente già da prima, mentre Lagrand potrebbe aver spinto il pomello del catenaccio col taglio della mano, invece che usando indice e pollice-
- Questo, in effetti, è possibile!- convenne la dottoressa - Ed infatti, trattandosi di una sala riunioni d'uso comune, sarebbe effettivamente stata una buona norma igienica non toccare direttamente con le dita nè maniglie nè catenacci. Sono i polpastelli delle dita il principale veicolo di infezione!- 
- Mah!- scosse la testa  Bernard - Io non ho mai usato una accortezza del genere. E, comunque, non penso proprio che uno che ha deciso di uccidersi stia attento a queste cose-

- La porta era chiusa anche a chiave?- chiese infine il magistrato.
- Sì- rispose Durand - Ma non era nella serratura. L'abbiamo ritrovata in tasca a Lagrand-
- Quindi il presunto omicida, oltre a tirare il catenaccio da fuori, avrebbe anche dovuto chiudere a chiave la porta dal lato esterno. C'erano copie delle chiavi delle varie stanze?-
- No- rispose Durand - Ma ci voleva poco a fare una copia!-
- Secondo me, anche questa è una circostanza molto sospetta!- intervenne Bernard -Che senso ha chiudersi a chiave da solo in una stanza, e poi mettersi in tasca la chiave? La cosa più naturale è lasciare la chiave nella toppa, no?-
- In effetti non ha molto senso- convenne il giudice, alzandosi dal divano.
Poi allargò le braccia, e, con aria conclusiva, dichiarò: "Tuttavia, se non voi siete in grado di dirmi chi mai sarebbe stato il presunto assassino, e, soprattutto, di spiegarmi come avrebbe fatto a chiudere "da fuori" i vari "bloccaimposte" delle finestre o il "catenaccio" della porta, ho deciso di archiviare la pratica come suicidio!-
Tutti rimasero in silenzio, poi Bernard fu costretto ad ammettere che Du Bellay non aveva tutti i torti.
- In effetti...- ammise -...i tecnici della scientifica hanno concluso che era assolutamente "impossibile" chiudere "da fuori" i vari "bloccaimposte" delle finestre o il "catenaccio" della porta. Nè esistevano altri passaggi attraverso i quali poter uscire da quella sala riunioni, dopo aver commesso il presunto omicidio. Come diavolo è possibile fare una frittata, senza prima rompere un uovo?-
***
E adesso, se vi va, cercate di indovinare il mio finale!
***

sapa

#3
Ciao Eutidemo, ma è un tuo racconto? Faccio alcune considerazioni, prima di fornire la mia versione dei fatti: 1) il "sicario" è sicuramente innocente, non è l'assassino. Il suo colpo di fucile è partito nella colluttazione, del tutto casualmente. Del resto, l'arma del presunto delitto è la Glock che aveva portato con sè la stessa vittima 2) non mi convince parte della cronologia, perchè se è vero che alle 3,53 la vittima era ancora viva e l'anatomopatologa ne determina l'ora presunta di morte ad alcune ore prima del suo sopralluogo, o dall'arrivo della polizia (4,20) a quello della scientifica sono trascorse almeno 2 ore, oppure la vittima è morta prima delle 3,53  3) il discorso del mancino/destrimano, basato sul fatto che la vittima portava l'orologio come un destrimano, è poco significativo: io sono mancino naturale, trasformato in ambidestro al primo anno di scuole elementari e oggi, pur scrivendo con la destra, uso la sinistra a tavola per tenere la forchetta e per ogni lavoro, pur portando l'orologio sul polso  sinistro. Dunque, la vittima avrebbe potuto essere ambidestra, come me. Per spararmi in testa userei di sicuro la sinistra, anche se molta gente potrebbe testimoniare di avermi visto usare la destra per scrivere e porgerla (prima del Covid), per salutare. Tenuto conto di tutto ciò e visto che le porte e le finestre erano sprangate dall'interno, io opto per il suicidio. Il povero Lagrand ha incontrato il "ricattatore", sul quale la polizia dovrebbe indagare, il quale prima lo ha spaventato a morte e poi, forse preso da rimorsi, ha usato un altro cellulare per chiedere l' intervento della polizia. Ma Lagrand si è suicidato prima. Il secondo proiettile, quello che ha lasciato il foro ovalare sul muro, è partito accidentalmente dalla Glock quando è caduto a terra. Fammi sapere se è acqua o almeno fuochino! A presto.

Eutidemo

#4
Ciao Sapa. :)
Sì, è uno dei miei racconti (per ora ancora inedito).
Circa le tue acute e intelligenti osservazioni, per non svelare ancora ("del tutto") il finale, posso dirti solo quanto segue:
1)
Ovviamente non posso certo  rivelare chi sia l'assassino (ammesso che ce ne sia uno); la qual cosa vale per tutti, compreso Simon Leroy.
2)
Non c'è alcun dubbio che l'arma del "presunto" delitto sia la Glock che aveva portato con sè la stessa vittima; perchè questo ce lo conferma la polizia scientifica, senza alcuna ombra di dubbio.
3)
L'anatomopatologa determina, anch'essa senza alcuna ombra di dubbio che l'ora della morte risale ad alcune ore prima del suo sopralluogo, o dall'arrivo della polizia.
4)
Circa il tuo interessante discorso del mancino/destrimano, hai perfettamente ragione.
Ed infatti:
- mio padre era "ambidestro", in quanto usava la mano "sinistra" con la stessa identica "destrezza" con cui usava la mano "destra" (la qual cosa lo agevolava notevolmente durante le operazioni chirurgiche);
- uno dei suoi due fratelli, invece, era un "mancino puro", per cui era assolutamente inetto nell'usare la mano destra, in qualsiasi occasione.
- io sono un puro "destrimano", però (come credo che facciano  tutti i "destrimani") a tavola uso  la mano sinistra per tenere la forchetta quando taglio la carne, e, poi, metto in bocca i pezzi tagliati.
Per tornare alla nostra storia, attualmente la polizia è perfettamente in grado di rilevare se un defunto, da vivo, era un "ambidestro", ovvero un "mancino puro" o un puro "destrimano"; soprattutto quando è possibile visionare qualche filmato del deceduto (i quali, nel caso di specie, essendo Pierre Lagrand un politico, abbondavano).
Per cui, nel nostro caso, è "quasi certo" che Pierre Lagrand fosse un puro "destrimano", e non un "ambidestro" o un "mancino impuro"; ed infatti, sia in base alle testimonianze dei conoscenti (sorella a parte) sia in base ai suoi numerosi filmati, non lo si era "mai" visto usare la mano sinistra per compiere una qualsiasi operazione.
Figuriamoci, quindi, per suicidarsi!
Però hai perfettamente ragione nel dire che la cosa, pur essendo molto improbabile, tuttavia era sicuramente possibile.
Senza considerare che, in effetti, Lagrande avrebbe potuto usare "appositamente" la mano sinistra per depistare le indagini, e far pensare ad un omicidio invece che a un suicidio; però attenzione, perchè questa è solo una mia considerazione teorica, e non certo un "indizio"!
5)
Prendo atto che tu, come il giudice Joachim Du Bellay, propendi per l'ipotesi del suicidio; ed infatti, a ben vedere, gli "indizi circostanziali" in senso contrario (compreso quello della mano usata), per quanto possano suscitare perplessità molto serie, non sono però  assolutamente in grado di destituire di fondamento tale ipotesi.
***
Anzi, direi che l'ipotesi del suicidio, considerando che il salone era chiuso dall'interno, non solo appare più che "ragionevole", ma, forse, l'unica che sembri materialmente "possibile".
Ed infatti i tecnici della polizia scientifica hanno inequivocabilmente concluso che, all'ora in cui Lagrande è morto, sarebbe stato assolutamente "impossibile" per il suo ipotetico assassino uscire dalla stanza, e poi chiudere in qualche modo "da fuori" i vari "bloccaimposte" delle finestre o il "catenaccio" della porta;  nè esistevano altri passaggi attraverso i quali poter uscire da quella sala riunioni, dopo aver commesso il presunto omicidio.
Peraltro, i tecnici della scientifica hanno anche inequivocabilmente escluso che siano stati manovrati a distanza congegni tali da far sparare da sola la pistola, ovvero marchingegni automatici elettronici o elettromeccanici tale da raggiungere tale scopo; quel grilletto è stato senz'altro premuto da un dito!
***
Premesso quanto sopra, però, devo purtroppo rivelarti che navighi ancora in "acque molto profonde".
Neanche l'ombra di un "fuochino"!
***

Un saluto :)
***

sapa

Ok, Eutidemo, prendo atto, grazie. Deduco, perciò, che si tratti di un delitto e riprendo a rimuginarci sopra. Il punto critico, mi sembra, è quello della chiusura dall'interno di tutti gli accessi della "sala grande" (quella da 10 posti, come è stato specificato. Avrà un'utilità questo particolare?), con la chiave della porta nella tasca della vittima. Infatti, se l'accesso, con Lagrand vivo, era teoricamente possibile a tutti, l' uscita  in quelle condizioni dell'assassino sembra escludere tutti. Mi sembra di ricordare un caso simile in un episodio del Tenente Colombo o di qualche altro giallo televisivo, ma non riesco a farmi tornare in mente quale. Vedrò se riuscirò a trovare una soluzione a questo caso intricato, sperando in altri interventi che possano illuminare qualche dettaglio che mi è probabilmente sfuggito. Se non ce la farò, come è molto probabile, mi aspetto però che tu fornisca comunque la soluzione, è doveroso! A presto. :)

Eutidemo

Ciao Sapa :)
Per aiutarti, ti dirò che il dettaglio della "sala grande" non ha particolare o specifica rilevanza ai fini della soluzione del giallo.
***
La chiave della porta nella tasca della vittima, invece, ha la rilevanza (meramente indiziaria) di cui parla il commissario; peraltro, non essendo stata ritrovata nella toppa, chiunque avrebbe potuto chiudere facilmente la porta da fuori, usando una copia della chiave (non così col "catenaccio manuale" interno, però, cosa che la polizia scientifica esclude nel modo più categorico).
***
Quanto al fatto che ti sembra di ricordare un caso simile in un episodio del Tenente Colombo o di qualche altro giallo televisivo, questo potrebbe metterti sulla cattiva strada, perchè la soluzione del mio giallo è assolutamente "originale"; sebbene, naturalmente, io non possa escludere che già a qualcun altro sia venuta in mente qualcosa del genere.
Però, considerando che le serie del Tenente Colombo (che adoravo) le ho viste tutte più di una volta, posso escludere con sicurezza che il mio racconto possa avere una qualche affinità con un episodio di tale magnifica trasmissione TV.
***
In verità c'è un dettaglio molto importante che potrebbe metterti sulla buona strada; però aspetto ancora un po' a rivelartelo, altrimenti, se richiamo la tua attenzione su quello, è quasi come se ti rivelassi anticipatamente il finale ("quasi").
***
E' ovvio che tra un po' fornirò la soluzione, perchè il finale già l'ho scritto tempo fa; spero solo, per voi, che nessuno mi uccida (o che io mi suicidi), prima di poterlo fare!
***
Un saluto! :)
***

Eutidemo


                                                            AIUTINO
Rammentate quando Philippe Delaroche, il  dirigente della polizia scientifica, chiese il permesso di andare a vedere se fosse possibile recuperare il proiettile fuoriuscito dalla stanza?
Poi non se n'è più parlato!
In effetti lo aveva recuperato, ed era un "proiettile perforante" perfettamente normale,  nonchè del tutto corrispondente sia al fucile di Leroy, sia alla posizione balistica da cui aveva sparato; però, già nel momento in cui lo aveva repertato, si accorse che c'era qualcosa che assolutamente non tornava!
E se ne sarebbe accorto chiunque, non solo un esperto della polizia scientifica!
Una volta capito che c'era qualcosa che proprio non quadrava, in quel proiettile, fatti anche ulteriori controlli, Delaroche non ci mise molto a comprendere e a ricostruire quello che era realmente accaduto!
;)

sapa

Sai che cosa, Eutidemo? Questo presunto omicidio, a ben guardarci, manca del tutto di un movente. In realtà, alla base della vicenda c'è un tentativo di ricatto (diffondere documenti per diffamare e costringere Lagrand alle dimissioni), quindi il ricattatore, chiunque esso sia, non ha mai  alcun motivo di sopprimere il ricattato. Generalmente, è il ricattato che tenta di sbarazzarsi del ricattante. Detto ciò, io continuo a brancolare nel buio e il tuo aiutino quasi peggiora la situazione....

Eutidemo

Citazione di: sapa il 19 Aprile 2021, 18:00:41 PM
Sai che cosa, Eutidemo? Questo presunto omicidio, a ben guardarci, manca del tutto di un movente. In realtà, alla base della vicenda c'è un tentativo di ricatto (diffondere documenti per diffamare e costringere Lagrand alle dimissioni), quindi il ricattatore, chiunque esso sia, non ha mai  alcun motivo di sopprimere il ricattato. Generalmente, è il ricattato che tenta di sbarazzarsi del ricattante. Detto ciò, io continuo a brancolare nel buio e il tuo aiutino quasi peggiora la situazione....
Il movente c'è, ed è anche molto cogente!
;)

Eutidemo


                                                       FINALE DEL GIALLO


In quel momento, senza bussare, entrò Philippe Delaroche, il dirigente della polizia scientifica, e gli rispose: -A dire il vero, Pierre, è possibilissimo!-
- Ma che stai dicendo, Philippe? In che diamine di modo?-
Delaroche, posata la borsa che teneva sotto braccio, si diresse verso l'armadio-cucinino che il Commissario utilizzava per i suoi pasti di fortuna, e, apertolo, ne trasse fuori un uovo e una padella. Poi, tirata fuori di tasca una penna , diede cautamente un piccolo colpo secco sulla cima dell'uovo. Una volta praticato un minuscolo foro, capovolse l'uovo sulla padella, e, scuotendolo abilmente, pian piano fece colare il contenuto dell'uovo nella padella.
Poi esclamò trionfante: -Ecco, adesso puoi cuocerti la tua frittata senza aver "rotto" l'uovo, che è stato soltanto "forato"!-
Tutti lo guardavano in silenzio, allibiti, senza osare di aprire bocca.
Poi Bernard esclamò: - A parte il fatto che potremmo aprire una interessante discussione circa la differenza tra il concetto di "rottura" e quello "foratura", termini, questi, che, secondo me, significano entrambi che l'integrità dell'uovo è stata compromessa, ci vuoi cortesemente spiegare cosa cavolo c'entra la tua ridicola dimostrazione culinaria con il nostro caso?-
Delaroche posò la padella, e, ripresa la sua borsa, l'aperse e ne trasse fuori un flaconcino con dentro il proiettile che aveva forato i vetri della sala riunioni, nonchè una cartellina di colore verde.
Poi disse: "Ti ricordi quando ti chiesi il permesso di andare a vedere se fosse possibile recuperare il proiettile fuoriuscito dalla stanza?-
- Certo!-
- Eccolo qui, dentro questo flacone. Considerato che, ormai, aveva perso buona parte della sua energia, lo abbiamo subito trovato e repertato. Però, violando le regole, invece di prelevarlo con le pinze, io l'ho preso con le dita della mia mano-
- E?-
- E, considerato che sembrava essere stato sparato da poco,  a velocità supersonica, avrebbe dovuto scottare, o, quantomeno, essere ancora un po' caldo. Invece era gelido, e, per giunta, era tutto ricoperto di brina-
- Non capisco!- scosse la testa, perplesso, Bernard, mentre tutti gli altri tacevano , non sapendo che cosa dire o pensare.
- Significa che quel proiettile era stato sparato da  parecchio tempo prima, rispetto a quando noi abbiamo sentito il rumore dello sparo. Quindi l'ho subito fotografato con il "termospettrografo"; successivamente, in laboratorio abbiamo potuto accertare che era stato sparato da più di un'ora, non meno. Ed infatti il carburo di tungsteno è un materiale estremamente duro, situandosi a circa 9 nella Scala di Mohs e a circa 2600 nella Scala Vickers, e, avendo una conducibilità termica di 121 W·m−1·K−1e un coefficiente di espansione termica di 5,2x10−6 K−, con un "termospettrografo" si può misurare con una certa accuratezza la sua "degradazione di calore"-
- Allora possiamo sapere a che ora è stato sparato quel proiettile, no?- chiese speranzoso il giudice.
- Mi dispiace, con il "termospettrografo" abbiamo potuto accertare che il proiettile era stato sparato da più di un'ora, non meno. Però non è possibile sapere a che ora di preciso, perchè dopo circa sessanta minuti il carburo di tungsteno torna alla temperatura dell'ambiente-
Ma, vedendo l'espressione di delusione sul volto di Du Bellay, aggiunse: -Tuttavia, quasi sicuramente, è stato sparato "prima" delle  due e tre quarti di notte.-
- O bella, e perchè mai?- domandò stupito il giudice.

- Perchè a quell'ora l'omicida aveva già tolto di tasca il cellulare al morto, e aveva telefonato alla sorella, per suffragare la sua testimonianza-
- Cioè?-
- Cioè, che Lagrand l'aveva chiamata a casa con il suo cellulare nel cuore della notte, pregandola di raggiungerlo alla sede del partito. Ed invece, Michelle era già lì, accanto al cadavere del fratello...e al suo assassino!-
- E questo come lo sai?- chiesero, quasi in coro, Bernard e Durand.
- Lo so perchè, mentre da subito avevamo appurato, dai tabulati telefonici, che la chiamata dal cellulare del fratello a quello della sorella c'era effettivamente stata, come quest'ultima voleva farci credere, c'è invece voluto un po' più di tempo per accertare che i due telefoni si trovavano a poca distanza l'uno dall'altro, nella stessa "cella". Cioè nella sede del partito!-
- Capisco!- sorrise Bernard - E poichè è ovvio che non si telefona  a qualcuno che ti sta davanti, per chiedergli di venire da te, ne consegue che la sorella ci ha mentito, e che, quindi, è complice dell'assassino.-
- Forse più "mandante" che "complice"- lo corresse Delaroche - Perchè "Le Renard" è un sicario a pagamento. Quasi certamente il "complice" era Guillaume Eluard, la guardia del corpo di Pierre Lagrand; il quale, simulando una storta, lo ha lasciato andare da solo nella "trappola", dandogli la sua pistola. Ed infatti Lagrand doveva necessariamente avere con sè una pistola, per poi rendere plausibile l'ipotesi del suicidio.-
- E la telefonata che Lagrand aveva ricevuto all'1,35 della notte da un da un "burner phone"? Anche quella risulta dai tabulati, no?- chiese il giudice.
- Sì- rispose Delaroche - Probabilmente quella gliela aveva fatta Simon Leroy, il killer, visto che Lagrand non conosceva la sua voce. Con quella telefonata, Leroy lo avrà invitato a recarsi presso la sede del locale partito,  dicendogli che intendeva mostrargli dei documenti molto delicati che avrebbero potuto comprometterlo personalmente e politicamente. E lui, fattosi dare la pistola dalla sua "infortunata" guardia del corpo, c'è andato di corsa. Ma non ha mai chiamato la sorella, la quale, probabilmente era già lì, insieme all'assassino-
- E perchè mai?- chiese Bernard.
- Questo ce lo racconterà lei. Ma, forse, era lì per distrarlo, mentre Leroy lo aggrediva alle spalle, lo disarmava, e, infine, lo uccideva!- ipotizzò Delaroche.
- E' una ricostruzione molto avvincente, ma ci deve ancora spiegare come i due, poi, siano usciti dalla stanza richiudendo il catenaccio dal lato interno della porta!- chiese il giudice, mettendosi le mani sui fianchi.

- Qui viene in ballo il mio esempio dell'uovo!- esordì il tecnico della scientifica, che si accingeva, finalmente, a dissipare il mistero della sala riunioni chiusa dall'interno.
- Poco prima che tutto quello che ho appena ipotizzato avvenisse, "Le Renard", appostatosi in piena notte nel luogo dove poi, all'alba, si fece "appositamente" sorprendere da Rimbaud, sparò alla finestra della stanza vuota, provocando il famoso buco. Il buco, infatti, era lì da prima che nella sala arrivasse Lagrand, e prima ancora che venisse ucciso da un colpo di pistola. Rimbaud credette che Leroy avesse sparato il colpo quando lui gli saltò sopra per guastargli il tiro...mentre invece il proiettile che aveva provocato il famoso buco, Simon Leroy lo aveva sparato ore prima!-
- E il rumore che abbiamo sentito tutti?- chiese Durand - Era un colpo a salve?-
- Esaminando il bossolo, ce ne saremmo accorti subito. Ma "Le Renard" è furbo, per cui ha usato una cartuccia vera, la cui ogiva "fragile" era stata svuotata del proiettile al "carburo di tungsteno". Per cui, durante il volo, si è sbriciolata nell'aria, senza lasciare traccia, nè rilasciare, una seconda volta, il suo micidiale contenuto "duro". Per cui, sulla finestra, il foro che abbiamo trovato era uno solo...quello che aveva fatto di notte, e non quello che pensavamo avesse fatto al momento dello sparo!-
- Va bene- si arrese il magistrato -Il buco era lì da prima che nella sala arrivasse Lagrand, e prima ancora che venisse ucciso da un colpo di pistola...ma tutto questo a che scopo?-
- Come ho detto, qui viene in ballo il mio esempio dell'uovo. Noi siamo partiti dal presupposto che quella stanza, fino a circa le cinque di mattina, fosse chiusa e sigillata ermeticamente come un uovo. Per cui, visto che Pierre Lagrand era morto di notte in una "camera chiusa", doveva per forza essersi suicidato, poichè nessuno sarebbe potuto uscire di lì dopo averlo ucciso. Ma, in realtà, da prima che lui morisse, quella sala ormai non era più chiusa e sigillata ermeticamente come un uovo, perchè due finestre recavano ciascuna un foro di un centimetro di diametro!-
- Grandioso!!!- scoppiò a ridere fragorosamente Du Bellay - Per cui mi pare di capire che lei intenda sostenere che Leroy è fuggito da un buco, e la sorella dall'altro buco!!!-
- Non esattamente, signor giudice- precisò sorridendo il dirigente della scientifica - Intendo dire che si sono serviti del foro di entrata del proiettile nella finestra per uscire dalla porta, e poi chiudersela alle spalle con il catenaccio!-
- E COME, di grazia?- urlò esasperato il giudice.
- Ho personalmente "replicato" il loro metodo usando un robusto filo di nylon ripiegato ad "U". Con il lato chiuso ho agganciato il pomello del catenaccio, mentre, dall'altro lato, ho infilato i due capi liberi nel foro della finestra. Il tutto lasciando molto gioco alla lunghezza del filo, in modo da poter uscire dalla porta semiaperta, e poi richiudermela alle spalle. Poi sono uscito dall'edificio, recandomi sul lato esterno della finestra dove c'era il foro d'entrata. Qui ho afferrato i due capi del filo, e, lentamente tirandoli insieme  entrambi verso di me, piano piano ho fatto scorrere il catenaccio in posizione di chiusura. Dopodichè, ho afferrato un solo capo, ed ho tirato via il filo, che poi mi sono messo in tasca. Et voilà! Les jeux sont faits, rien ne va plus! 
E' sufficiente fare un piccolo buco in un uovo, per farsi una bella frittata!-

Il giudice, dopo aver guardato meditabondo la piantina dei luoghi, disse: -Sì, sì, ho capito! Questo ci risolve il mistero della "camera chiusa", ma non ci dice il motivo per il quale la sorella avrebbe dovuto volere la morte del fratello. E, soprattutto, non riesco a capire la ragione di tutta questa complicata messa in scena. Leroy non poteva limitarsi ad uccidere Lagrand in un modo più ordinario, come ogni killer che si rispetti? Ed infatti, una volta attiratolo, con la sua telefonata notturna, nella sede del partito, sarebbe bastato sparargli con il fucile attraverso la finestra, oppure con una pistola sulla porta di ingresso. Non vi pare?-
- Il movente c'è, signor giudice- intervenne Bernard -L'abbiamo appurato ieri!-
- E sarebbe?-
- Come è noto, poichè Pierre Lagrand sapeva di essere nel mirino dei terroristi, l'anno scorso dichiarò pubblicamente che, se fosse morto ammazzato, avrebbe devoluto tutto il suo ingente patrimonio ai parenti delle vittime del terrorismo. Ieri, quindi, abbiamo verificato il suo testamento, il quale, effettivamente, confermava la sua pubblica dichiarazione-
- Mentre invece, se si fosse suicidato, questo non sarebbe avvenuto, è esatto?- chiese Du Bellay.
- E' esatto. Per cui la sorella aveva tutto l'interesse ad eliminarlo, ma accortamente simulandone il suicidio. Solo così si sarebbe beccata tutta l'eredità, visto che Lagrand non era sposato e non aveva figli-
- Ma era pur sempre suo fratello!- esclamò, perplesso, il giudice.
- Sì, ma ci risulta che non andassero affatto d'accordo- precisò Durand, leggendo nel dossier -Anzi, pare che si detestassero proprio!-
- Fino al punto di uccidere?-
- Forse no, ma 150 milioni di euro di eredità costituiscono già di per sè un ottimo movente- replicò Bernard - Senza considerare che se lei non lo avesse "suicidato" per tempo, c'era il rischio che qualche terrorista glielo avrebbe potuto ammazzare sul serio. E allora lei sarebbe rimasta con le pive nel sacco-
- Sì, ha senso!- convenne il giudice - Ma non ha rischiato troppo facendosi trovare sul posto?-
- Era un rischio che "doveva" correre,  per distrarre il fratello ed agevolare l'aggressione da parte del killer- spiegò il dirigente della scientifica - Ed infatti lei sapeva che Lagrand aveva una pistola, perchè era lei stessa, d'accordo con la sua guardia del corpo, ad avergliela fatta prendere. Per cui, se non fosse stato distratto dalle sue chiacchiere, il fratello si sarebbe potuto difendere-
- Ma siamo davvero sicuri che Eluard fosse complice di Michelle Lagrand?-
- Ancora no- ammise Delaroche - Però abbiamo già accertato che, molto probabilmente, avevano una relazione. Come pure abbiamo appurato che, moltissimi anni fa, Leroy e Eluard si erano conosciuti in carcere. All'epoca, infatti, anche Eluard  era nella "mala" parigina, con il soprannome di "La Gauche", visto che, per sparare, usava la mano sinistra-
- Be'...- commentò Durand - Non ci vuole molto a fare due più due, no?-
- Vedremo!- fece il giudice.
E Bernard aggiunse: - Oltre ad agevolare l'opera del sicario, lei è rimasta lì, fingendo di essere svenuta, per testimoniarci che il fratello era sempre rimasto chiuso da solo nella stanza. Perchè mai non avremmo dovuto crederle, anche considerando che ci sembrava impossibile che il catenaccio potesse essere chiuso da fuori?-
- Già!- concordò il giudice -Era un piano davvero diabolico! Ma ancora non capisco bene perchè mai Leroy si sia fatto catturare all'alba. Era proprio necessario?-
- Lo era, signor giudice- gli spiegò nuovamente Delaroche  - Ed infatti, "Le Renard" conosceva benissimo le abitudini mattiniere del colonnello Maurice Asselin e del suo cane. Lui studia sempre con molti giorni di anticipo i luoghi in cui deve commettere i suoi crimini, e le persone che li frequentano. Per cui, facendosi notare dal colonnello con in mano un fucile da cecchino "antimateriale", era pressochè certo che quello avrebbe subito avvisato la polizia-
- Va bene...ma perchè?- insistette il giudice.
- Perchè era essenziale che noi credessimo che il colpo era stato sparato all'alba, e non di notte. Altrimenti avremmo potuto sospettare da subito che il buco nella finestra c'era da prima dell'omicidio, e che, quindi, l'assassino avrebbe potuto usarlo per chiudere il catenaccio per mezzo di un filo "a doppio" amovibile-
- Ho capito- fece il giudice prendendo in mano l'uovo bucato - L'uovo ci doveva sembrare integro fino alla mattina!-
- Già!-
- Però nessun delitto è perfetto!- commentò Durand.
- Hmm, direi anzi, che questo lo era fin troppo- ribattè Bernard - Questa volta "Le Renard" ha voluto strafare, mettendo la chiave in tasca alla vittima, e nel ritenerlo "tout court" mancino solo grazie alla sua indubbia conoscenza di come sono fatte le armi.
Come disse "El Topo" nel famoso film di Jodorowsky: "La troppa perfezione è un errore!"
                                                               

                                                                    FINE


sapa

#11
Ti dirò, Eutidemo, sono un po' deluso. Infatti, come narratore di questo giallo ti sei divertito più a depistare il lettore, che a metterlo sulla strada giusta. Ti confesso, ma sei libero o meno di crederci, che quando hai bocciato la teoria del suicidio, ho cercato di capire chi, tra la sorella, la guardia del corpo e il sicario, poteva essere l'omicida, ma mai avrei pensato che fossero in combutta tutti e 3! Inoltre, il movente era del tutto oscuro e lo hai rivelato solo alla fine, quando, in fondo, sarebbe bastato al lettore il "fardello" di capire come l'omicida poteva aver chiuso da fuori il catenaccio e le finestre. Il massimo del depistaggio, poi, si ha quando addirittura il narratore allega l' immagine della traiettoria del colpo di fucile, che coincide con la posizione del cadavere! Questa è stata veramente una cattiveria, perchè porta il lettore su tempi sbagliati...Il fatto che i fori alle finestre avrebbero potuto essere la chiave per "svuotare l'uovo senza romperlo" era chiaro, ma non ci si stava coi tempi. Questo tuo giallo è poco canonico, direi. A presto.

Eutidemo

Citazione di: sapa il 20 Aprile 2021, 10:28:34 AM
Ti dirò, Eutidemo, sono un po' deluso. Infatti, come narratore di questo giallo ti sei divertito più a depistare il lettore, che a metterlo sulla strada giusta. Ti confesso, ma sei libero o meno di crederci, che quando hai bocciato la teoria del suicidio, ho cercato di capire chi, tra la sorella, la guardia del corpo e il sicario, poteva essere l'omicida, ma mai avrei pensato che fossero in combutta tutti e 3! Inoltre, il movente era del tutto oscuro e lo hai rivelato solo alla fine, quando, in fondo, sarebbe bastato al lettore il "fardello" di capire come l'omicida poteva aver chiuso da fuori il catenaccio e le finestre. Il massimo del depistaggio, poi, si ha quando addirittura il narratore allega l' immagine della traiettoria del colpo di fucile, che coincide con la posizione del cadavere! Questa è stata veramente una cattiveria, perchè porta il lettore su tempi sbagliati...Il fatto che i fori alle finestre avrebbero potuto essere la chiave per "svuotare l'uovo senza romperlo" era chiaro, ma non ci si stava coi tempi. Questo tuo giallo è poco canonico, direi. A presto.
Devo ammettere che hai ragione!
In realtà, non sono un grande scrittore di racconti gialli :(

sapa

#13
Citazione di: Eutidemo il 20 Aprile 2021, 10:41:42 AM
Citazione di: sapa il 20 Aprile 2021, 10:28:34 AM
Ti dirò, Eutidemo, sono un po' deluso. Infatti, come narratore di questo giallo ti sei divertito più a depistare il lettore, che a metterlo sulla strada giusta. Ti confesso, ma sei libero o meno di crederci, che quando hai bocciato la teoria del suicidio, ho cercato di capire chi, tra la sorella, la guardia del corpo e il sicario, poteva essere l'omicida, ma mai avrei pensato che fossero in combutta tutti e 3! Inoltre, il movente era del tutto oscuro e lo hai rivelato solo alla fine, quando, in fondo, sarebbe bastato al lettore il "fardello" di capire come l'omicida poteva aver chiuso da fuori il catenaccio e le finestre. Il massimo del depistaggio, poi, si ha quando addirittura il narratore allega l' immagine della traiettoria del colpo di fucile, che coincide con la posizione del cadavere! Questa è stata veramente una cattiveria, perchè porta il lettore su tempi sbagliati...Il fatto che i fori alle finestre avrebbero potuto essere la chiave per "svuotare l'uovo senza romperlo" era chiaro, ma non ci si stava coi tempi. Questo tuo giallo è poco canonico, direi. A presto.
Devo ammettere che hai ragione!
In realtà, non sono un grande scrittore di racconti gialli :(
Bè, hai inventato uno stile, forse: quello del giallo "retrogrado", se così si può definire. Insomma, un racconto nel quale il narratore mette fuori strada il lettore, per poter riservare a sè stesso di illuminare la soluzione. Non ti avvilire, Eutidemo, la narrazione è buona, ma dubito che, se lo pubblicherai,  tu possa contare in seguito su una gran moltitudine di fans!  Oh, poi forse sono io che sono tardo, eh...Ciao

InVerno

Citazione di: sapa il 20 Aprile 2021, 11:00:10 AMBè, hai inventato uno stile, forse: quello del giallo "retrogrado", se così si può definire. Insomma, un racconto nel quale il narratore mette fuori strada il lettore, per poter riservare a sè stesso di illuminare la soluzione. Non ti avvilire, Eutidemo, la narrazione è buona, ma dubito che, se lo pubblicherai,  tu possa contare in seguito su una gran moltitudine di fans!  Oh, poi forse sono io che sono tardo, eh...Ciao
Onestamente il mio intendimento è che si tratta esattamente di ciò che fanno normalmente i giallisti, per questo li evito accuratamente quando entro (entravo?) in libreria, non mi pare che Eutidemo abbia inventato granchè.. forse la differenza sta nella capacità di mascherarlo? Ma le mie conoscenze sul genere sono effettivamente molto limitate, pressochè ad alcuni classici, e magari gli autori moderni fanno diversamente..non sopporto i gialli, ma se sono brevi come questo posso anche apprezzare..se qualcuno dovesse torturarmi un giorno, chiudermi in prigione con dei libri di Carofiglio potrebbe convincermi a parlare meglio del waterboarding. Eutidemo ma tu non scrivevi anche di science fiction?
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

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