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FRA VAPORI DI SOGNO

Aperto da Visechi, 09 Settembre 2024, 14:43:10 PM

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Visechi

Era triste, quel giorno. 
Non ne conoscevo le ragioni ed avevo timore ad indagare. Il suo mondo interiore, profondo come gli abissi del mare, è stato per me un mistero che mi ha sempre affascinato e, al tempo stesso, sconcertato ed emozionato. 
In un tenue sussurro, quasi impercettibile, come se parlasse fra sé e sé, la udii declamare alcuni versi che stentai ad individuare e collocare nel corretto scaffale della mia labile memoria:
"Ma nel cuore
nessuna croce manca.
È il mio cuore
il paese più straziato."
 
Ne fui immediatamente colpito, ma, non so perché, mi trattenni dal domandarle cosa stesse mormorando. Lei sollevò lo sguardo e mi sorrise. Un sorriso, triste, melanconico e dolcissimo, che aprì una profonda fenditura nel mio desiderio di evitare di farmi risucchiare all'interno del crepaccio che introduce nell'antro buio del suo mondo di struggente nostalgia denso di vapori color pastello e bigio come il fumo di un camino.
Un po' titubante le domandai a chi appartenessero quei versi.
"Ungaretti", rispose un po' stupita.
"Come mai?"
Tacque, quasi volesse escludermi dai pensieri che in quel momento affollavano la sua mente. Proseguimmo a camminare sotto il sole che già cominciava a scaldare l'aria. Non riuscii a celare dietro un sorriso il mio fastidio, lei lo colse e con calma prese a far cantare il suo cuore colorato:

"La particolarità del cuore degli uomini è che fintanto non s'inaridisce, come una polla d'acqua sorgiva, non smette di sgorgare le proprie lacrime o la propria gioia.
Il cuore è un'immensa fucina d'emozioni e le emozioni sono gioia e dolore.
La fine della sofferenza è l'ignoranza. Tante volte ho cercato di imporre al mio cuore di non soffrire e di lasciar che la Vita gli scorresse intorno senza portarlo via con sé. Ma la mente in certe situazioni serve a ben poco, il cuore non sente ragioni, ed è perciò che è anche il punto più dolente, più esposto alle intemperie e all'inclemenza del tempo. La logica rassegna pezzi di realtà che il cuore ricostruisce in un unico caleidoscopico mondo. Le emozioni leggono la realtà e io non so perché un tramonto un giorno mi fa piangere, un altro, invece, mi culla trascinandomi lontano dagli affanni, in un mondo che non c'è, ma che vive dentro di me. Quel che colpisce il cuore è un soffio invisibile, che penetra dentro tramutandosi in tempesta, sia essa un caldo e suadente vento che induce alla danza, oppure un ghiaccio vento del nord che spira con forza, svigorendo e sfiancando, trasformando il ribollio in vitrea materia ipodermica.
Non ho sensi che osservano. Quel che va ad abitare la mia anima si insinua attraverso ogni poro della pelle che entra in contatto con questo flusso che prosegue il suo corso a prescindere da me, da noi tutti, eppur sempre in connessione con ciascuno di noi. "

Le sue non erano parole, ma un leggero alito che si confondeva con quello del vento, che leggero spirava.

"So che non capisci, che il mio mondo è fatto di fantasmi che non fanno cigolar catene ma emettono un suono alle volte sinistro, altre dolce come la musica di un pianoforte, ma la vita non è un evento da disquisire, non è un ragionamento che conduca ad una dimostrazione empirica. In essa vi è della luce, come vi è l'ombra prodotta da questa luce, e il mio bordeggiare m'insinua alternativamente entro ciascuna di queste due aree. Ma non vi è mai uno stacco completo, nitido e definito che ne marchi il confine, spesso le due aree si compenetrano, avvolgendosi in unica spirale, e io, mossa da forze centripete, nel suo centro cado, oppure son preda di venti centrifughi che mi respingono. Non è facile essere vento e seguire il moto circolare di questo uragano, perché nel momento in cui divento parte di esso, soffro per il male di cui son causa io stessa. E non è neppure facile permanere nell'occhio del ciclone, perché la vita fluisce ad una velocità superiore ai miei mezzi, alle mie forze. Ma tutto questo non è voluto da me."

Tacque. Era il momento che più mi procurava ansia ed angoscia. Ebbi un fremito, non sapevo cosa dire, ero confuso e profondamente turbato. Mi fermai, l'abbracciai forte per farle sentire lo sconquasso che provavo dentro. Capivo che il suo male progrediva e paventavo il momento in cui sarebbe andata via, come vapore fra il vapore delle nubi, lasciando che marcissi dentro a macerarmi l'anima per una gioia che non poteva e non sapeva esplodere. In quel momento ella svanì, rientrando nel suo mondo fatto di tenui foschie che riempivano l'aria che respiravo.

Non so se mai ci incontreremo.

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