Fortuna, sfortuna, chi lo sa?

Aperto da Sariputra, 21 Febbraio 2020, 01:39:20 AM

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Sariputra


FORTUNA , SFORTUNA, CHI LO SA?


Essere un escluso dal mondo produttivo ha anche dei grandi vantaggi. Infatti il mio cervello non è sottoposto al multitasking continuo che richiedono oggi i datori di lavoro. Come ogni cosa nella vita c'è il lato positivo e quello negativo. La famosa e mai a sufficienza capita: "Fortuna, sfortuna chi lo sa?"...
Se sono 'sfortunato' perché dispongo di un reddito molto inferiore a quello della maggior parte degli uomini della mia età,e questo comporta il non poter viaggiare, cambiare auto, cenare in un bel ristorante, fare shopping continuo, ecc., sono invece 'fortunato' perché dispongo di un bene preziosissimo che a loro difetta: Il tempo. Ho tempo per pensare, per scrivere, per fare satipatthana e vipassana,per fare giardinaggio, per accudire agli animali, per preparare piatti gustosi e apprezzati, per starmene in pace ad osservare i bei tramonti aranciati di queste sere di fine inverno. Il tutto con molta calma. Nessuno mi ringhia alle spalle. Nessuno pretende qualcosa da me. Non ho obiettivi da raggiungere.
Sono un escluso che si è escluso. In realtà avevo capito come sarebbe andata a finire già qualche anno fa,quando ho dovuto chiudere il mio laboratorio artigianale ormai non più 'adeguato' ai tempi.  Non avevo più voglia di lottare per il lavoro. Non mi interessava più. Sono scelte che fai tra l'incosciente e il razionale, in quella zona grigia della mente dove il cervello ti dice:"Sei pazzo!" e l'intuito invece:"Fallo!"...
Sono 'povero', relativamente, esteriormente  , ma penso e sento di essermi arricchito molto dentro, in questi ultimi anni passati nella libertà dal lavoro. L'impegno con i malati e i sofferenti, iniziato prima per accudire alle necessità dei miei vecchi e poi , per inerzia quasi, con altri, come attualmente il mio amico L., malato di cancro che aspetta un nuovo intervento al fegato proprio in questi giorni. Anche lui non lavora più, non ce la fa...è ormai un dalit come me...Ha provato a riprendere dopo un due anni passati tra una chemio e l'altra, ma si è reso subito conto che era finita. Non era più 'produttivo', non più adeguato all'investimento di energia necessario oggigiorno nel mondo , sempre più frenetico e parossistico, del lavoro...
Quando vado a trovarlo mi parla delle sue raccolte di fumetti che, ancor a oggi, prosegue imperterrito: Tex Willer, Dylan Dog, Zagor te-nay, i classici erotici di Crepax. Ci facciamo un caffè, anche se è tardi al mattino. A volte mi parla della paura, altre volte del "bisogna farlo, capisci Sari? Bisogna farlo!".
Se fossi al lavoro non potrei fare questa vita. Magari una visita alla sera, veloce, ogni tanto...Ma come fare a dare quel tempo necessario perché l'altro, perché l'amico si 'apra', possa dare voce finalmente alla propria sofferenza?...
La 'sfortuna' ritorna però sotto forma di un  sorriso un pò beffardo di qualche parente o di quel vecchio compagno di scuola trovato al bancomat che ti dice:" Non lavori' Ma come fai? hai vinto qualcosa? A me i soldi non bastano mai.Neanche per arrivare a fine mese". Torna con l'aspetto malridotto di una casa bisognosa di cure costose che non puoi sostenere; di una figlia che ti dice:"A scuola mi hanno chiesto che lavoro fai e non sapevo cosa rispondere...". Di due occhi che non riescono quasi più a fare quello che amavi, cioè dipingere...
Ma poi, per 'fortuna', ecco il tempo necessario per fare una lunga vacanza insieme, in uno sperduto paesetto della Carnia, spendendo poco o niente, un centocinquanta euro in tutto, ospitati in una vecchissima, fatiscente, ma divertentissima casa tipica di montagna, da dei parenti della piccola massaggiatrice shiatsu. Giorni in cui ogni attimo si riempie di luce, di condivisione, di quei silenzi senza solitudine, del rumore dell'acqua...
Essere straniero per un mondo e cittadino per un altro. Però mi informo, sento i lamenti di quelli che ancora lavorano. Mi raccontano che gli si chiede sempre di più,che  gli si dice che devono mettersi continuamente in gioco, che devono cambiare approccio, che devono ascoltare un giovanotto venuto da lontano a parlare di brainstorming, che devono aprirsi, che presto temono di essere lasciati a casa lo stesso, anche se si sforzano di aprirsi, ma il cervello con gli anni preferisce la quiete alla 'tempesta'...
Ho persino 'infettato' con il mio virus un vecchio amico , che si è licenziato da una multinazionale farmaceutica , per  acquistare del tempo, finalmente. Ha lasciato il paese estero dove lavorava ed è ritornato. Si è comprato un maxi televisore che riempie una parete, per vedere in santa pace tutti i film di fantascienza che si è comprato...ha lasciato anche la compagna teteska: "Sono più brutte di un uomo, ma  a letto sono..." mi racconta
Fortuna, sfortuna ? ...Mah! Chi lo sa veramente?
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

anthonyi

Citazione di: Sariputra il 21 Febbraio 2020, 01:39:20 AM



Essere un escluso dal mondo produttivo

Ciao Sari, riflettendo sul tuo incipit mi viene da pensare che lo stesso discorso potrebbe essere generalizzato alle situazioni di esclusione sociale. Tutti noi siamo soggetti a quel processo che la Sociologia americana ha definito di Socializzazione, un processo che costruisce dentro di noi meccanismi rituali, e modelli imitativi che sostituiscono l'azione pensante del nostro cervello nella soluzione dei nostri problemi quotidiani. Questo processo è tanto più rafforzato quanto più la società ci dà gratificazione, per cui più siamo integrati, meno siamo capaci di pensare individualmente.
Al contrario il rifiuto e l'esclusione che la società ci propone rende necessaria la valorizzazione della nostra intelligenza per aiutarci a sopravvivere in un mondo ostile.
Non è un caso al riguardo che il concetto di genialità sia associato a comportamenti socialmente problematici.
Un saluto

Sariputra

Sì, ma la pagherò Anthonyi...come la pagherò se vivrò abbastanza!... :'(
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

InVerno

Io mi ritengo felice, non fortunato, anzi non capisco proprio cosa ha a che fare la fortuna, che magari viene invocata "sottovoce" o dietro le mie spalle da qualche mio amico. Da quando ho sedici anni, ho sempre dato più importanza al tempo che ai soldi, ho sempre rifiutato lavori dipendenti anche se erano in qualche ufficio pubblico da acchiappasbadigli, rinuncio ogni giorno a dei figli perchè non penso di potermeli permettere ancora, vivo in un bilocale controterra e mi riscaldo con la legna etc etc Ogni mia decisione fondamentalmente è stata diretta verso il guadagnare tempo, anzichè soldi, non capisco perchè ora dovrei parlare di fortuna. E' la vita che volevo e l'ho avuta, facendo delle scelte e delle rinunce.
Anche quello che ho "ereditato" a parte che proviene da una famiglia di normale classe media, se non l'avessi avuto avrei cambiato i miei piani e fatto altre scelte. L'unica fortuna che ritengo di aver avuto è stata quella di incontrare (nei libri) Luciano de Crescenzo, che con la sua divulgazione filosofica mi ha instradato sin dalla tenera età a pormi delle domande e ricavare delle risposte che mi hanno permesso di fare scelte coerenti con i miei valori, il resto che è accaduto, non è stato per fortuna.. Peraltro se di fortuna si tratta, io sempre mi offro, a chi volesse seguire "le mie orme" di aiutarlo in tutti i modi possibili, ma non mi pare che nessuno mi sia venuto a suonare il campanello.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

anthonyi

Citazione di: Sariputra il 21 Febbraio 2020, 11:19:40 AM
Sì, ma la pagherò Anthonyi...come la pagherò se vivrò abbastanza!... :'(

Devo dire, sari, che sono un po' deluso. Avevo la sensazione tu fossi una sorta di asceta, profondamente dedito al superamento della dipendenza dalle futili attrazioni terrene. Se tu reputi che questo tuo essere, un po' al di fuori di quel mondo che tu credi essere felice, sia una perdita, allora veramente sarai infelice, ma solo perché lo credi e lo pensi tu.
Un saluto

Sariputra


@Anthonyi


Mi riferivo al fatto che, con l'avanzare dell'età, dovrò fare a meno di una pensione decente e questo, soprattutto quando si cominceranno ad avere problemi fisici seri, dovuti alla vecchiaia, diventa un grosso problema, come ho potuto constatare. Soprattutto nella nostra società (ecco allora , per l'appunto, "Me la farà pagare")...
Comunque ha ragione @InVerno, è una questione di scelte. La 'fortuna o sfortuna, chi lo sa?" c'entra poco, se non come semplificazione narrativa...
un saluto
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

baylham

Citazione di: Sariputra il 23 Febbraio 2020, 09:07:32 AM

Comunque ha ragione @InVerno, è una questione di scelte. La 'fortuna o sfortuna, chi lo sa?" c'entra poco, se non come semplificazione narrativa...
un saluto

Per me la fortuna e la sfortuna contano moltissimo nella vita individuale, cominciando dalla famiglia e dall'ambiente in cui ti ritrovi alla nascita. Il mio fisico, il mio carattere è un miscuglio del fisico e del carattere dei miei genitori.
Non parlo di destino, che non riconosco, ma del caso.

viator

Salve baylham. Citandoti ; XXXXX"Non parlo di destino, che non riconosco, ma del caso"XXXXX.

Interessante distinzione  tra due abusatissimi termini mai abbastanza distinti e compresi :
-- Destino : "ciò di cui si deve prendere atto a posteriori riconoscendolo come in sè inevitabile indipendentemente dal fatto che si possa o non si possa ricostruirne il percorso necessario delle sue cause ed effetti"; il destino con ogni evidenza esiste (tutti nasciamo ad un destino) e consiste in "ciò che sta scritto nelle cose" ma che possiamo leggere solo a posteriori.

-- Caso : "apparente mancanza di riconoscibilità delle cause di qualcosa dovuta alla limitatezza delle risorse conoscitive umane"; quindi il caso non esiste poichè tutto ciò che accade - in presenza od assenza di nostra consapevolezza di ciò - ha certamente delle cause la cui ignoranza è esclusivamente dovuta alla limitatezza di chi ricerca tali cause. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

La libertà del proprio limitato tempo di vita ha un valore che nessun padrone puó pagare. Basta riuscire a sopravvivere; alla vita provvede la libertà.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

baylham


Concordo che tra il prima e il dopo ci sia una relazione, ma non è dimostrabile che sia una relazione di necessità. Se anche fosse una relazione di necessità essa stessa sarebbe un caso.
Contrariamente alla tue definizioni, viator, può darsi che la relazione di necessità sia in relazione con la limitatezza della conoscenza.
In breve, per me il destino individuale non è scritto, è da scrivere e la sua scrittura è un caso.


Non condivido il primato dell'individuo o della volontà nell'esistenza, questo è il senso del mio intervento.

iano

Essere se stessi è impagabile.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''