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Doppio suicidio

Aperto da Eutidemo, 15 Ottobre 2023, 16:27:14 PM

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Eutidemo

(Ogni riferimento a persone, luoghi o ad eventi reali, è puramente casuale)
CAPITOLO 1
Quando il commissario Giulio Altieri, accompagnato dall'ispettore Carlo Serra, entrò nel salotto, dove già erano all'opera i tecnici della polizia scientifica, gli si presentò davanti una scena surreale: i coniugi Aldo Belmonte e Gina Coppi, duchi di Curtatone,  sembravano tranquillamente seduti al tavolo da pranzo, come se avessero appena finito di cenare.
Avevano entrambi la testa reclinata sul tavolo, morti stecchiti; però in una posa molto signorile, perchè erano entrambi tipi notoriamente molto "chic"!
***
La duchessa Gina  Coppi, vicino al piatto di zuppa quasi finita, aveva davanti a sè una "flute" di "champagne" ormai vuota con a fianco la relativa bottiglia, ed un flacone di veleno anch'esso vuoto; il  duca Aldo Belmonte, che era anche un illustre chirurgo, seduto all'altro lato del piccolo tavolo,  aveva il braccio sinistro con le vene tagliate all'altezza del polso, e con vicino un bisturi ancora insanguinato, in una pozza di sangue solo in parte assorbita dalla tovaglia.
***
- A prima vista sembrerebbe un evidente caso di doppio suicidio!- commentò Altieri.
- Già!- commentò Serra -Ma sentiamo cosa ha da dirci la cameriera.-
- "Infermiera", prego!- lo corresse, un po' piccata, Lucia Santi - Anche se, di fatto, svolgevo anche il ruolo di cameriera -
***
- Mi perdoni!- si scusò Serra - Cosa può dirci di come si sono svolti i fatti ierisera, per quanto risulta a lei?-
***
- Dunque...- iniziò a raccontare Lucia Santi -...tre giorni fa, dopo aver effettuato un'operazione chirurgica in ospedale, il Dott.Belmonte scivolò sul pavimento del corridoio appena lavato, e battè violentemente la nuca; ed infatti, come potete vedere, ha la testa ancora fasciata.
Venne subito ricoverato con prognosi riservata, temendosi il rischio di un possibile esito infausto; ma lui, una volta ripresosi, ieri volle subito tornare in casa dalla moglie malata.
Ed infatti la signora Coppi soffre di un lento male degenerativo, il quale sta peggiorando sempre di più; anche se molto gradualmente -
***
- Mi scusi, signora, ma a noi interessa soltanto di ierisera- la interruppe il Commissario Altieri.
- La mia era una premessa necessaria, Commissario!- ribattè, stizzita, l'infermiera.
- Ed infatti, ierisera, io preparai e serviii ad entrambi la cena alle ore nove circa; però, senza neanche aver assaggiato la sua zuppa, il Dott.Belmonte sentì di nuovo acuirsi il dolore alla nuca, per cui uscì di casa di corsa per tornare di nuovo in ospedale per un controllo.
Io vidi per l'ultima volta la signora poco dopo averle servito la cena, verso le nove e cinque, e poi andai a dormire; però, verso le dieci, mi svegliai, perchè dal rumore della porta d'ingresso, capii che il Dott.Belmonte era tornato in casa.
Poi mi addormentai fino alla mattina successiva -
- E cosa vide la mattina successiva?- chiese Serra.
***
- La mattina successiva, verso le otto, vidi esattamente quello che state vedendo voi; e, una volta constatato che i miei due datori di lavoro erano deceduti, telefonai alla polizia -
***
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CAPITOLO 2
Due giorni dopo il medico legale Antonio Curti si recò in Commissariato per riferire i risultati delle autopsie.
- Gina Coppi è morta avvelenata in conseguenza dell'ingerimento  di una dose letale di veleno, all'incirca verso nove e un quarto di sera; quindi, quando il marito è tornato, alle dieci di sera, lei era sicuramente già deceduta.
Il marito, invece, è morto dissanguato verso le ore undici della stessa sera; per cui deve essersi reciso le vene del polso sinistro poco dopo essere tornato in casa, ed aver trovato la moglie morta.
***
- E tu cosa mi dici, Fulvio?- chiese Altieri a Fulvio Giordani, il dirigente della squadra della polizia scientifica che aveva svolto i rilievi sulla scena del presunto doppio suicidio; mentre, nel frattempo, continuava ad esaminare sul PC di servizio in vari esiti delle indagini.
***
- Abbiamo trovato tracce residue di veleno soltanto nella "flute" di "champagne" posata sul tavolo accanto alla morta, ma in nessun altro cibo o bevanda apparecchiata sul tavolo stesso; ed infatti il piatto di zuppa di Gina Coppi, che  era ormai quasi vuoto, non conteneva assolutamente nessun veleno.
!l piatto di zuppa del marito, che era ancora pieno, non conteneva neanch'esso alcun  veleno; così, come ho già detto, nessun altro cibo o bevanda apparecchiata sul tavolo stesso.
-
***
- E le impronte digitali cosa ci dicono?- chiese Serra.
***
Sulla "flute" e sulla bottiglia di "champagne",  nonchè sul flacone di veleno, c'erano soltanto le impronte di Gina Coppi; il che vuol dire che è lei che li è andati a prendere dopo che la domestica (o meglio l'infermiera) si era allontanata dal salotto per  andare a dormire.
Ovviamente, sulle altre stoviglie, c'erano anche le impronte digitali di Lucia Santi; perchè era lei che aveva cucinato e servito in tavola.
Sul bisturi con cui Aldo Belmonte si è suicidato, invece, c'erano soltanto le sue impronte!-
***
- Be', a questo punto mi sembra ovvio che si siano entrambi suicidati- osservò il medico - La moglie approfittando del temporaneo allontamento del marito, e ben sapendo di essere affetta da una incurabile malattia degenerativa; il marito, tornando in casa e trovando la moglie morte sucida, ha pensato bene di fare la stessa cosa.
Per cui si è reciso "chirurgicamente" le vene del polso sinistro. -
***
- Che senso dà all'averbio "chirurgicamente", dottore?"- chiese il Commissario Altieri, staccandosi per un momento dal computer - Vuole forse sottintendere che soltanto un "chirurgo" della levatura di Belmonte avrebbe potuto effettuare un taglio di quella precisione!-
- Non intendevo dire questo Commissario!- rispose il dottor Curti - Chiunque sia maggiorenne e vaccinato ormai sa benissimo come ci si tagliano i polsi; e, se è minorenne, basta che segua le dettagliate istruzioni che può trovare ovunque su INTERNET!
Un taglio così avrebbe potuto farlo (quasi) chiunque!-
***
- D'altronde non vedo nessuna ipotesi alternativa a quella del "doppio suicidio"- intervenne Serra - Ed infatti...-
Ma Altieri, alzandosi di scatto dalla sedia, lo interruppe, ed esclamò tutto eccitato, puntando un dito sul monitor: - Diamine ragazzi! Questi due non si sono affatto suicidati, ma sono stati uccisi!-
***
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CAPITOLO 3
Udendo tale affermazione, rimasero tutti allibiti, e Serra esclamò: - Capo, come fai ad affermare una cosa del genere?-
***
Come risposta, Altieri indicò il monitor- Guardate le impronte sul bicchiere, così come rielaborate in 3D dal computer:
- Ebbene?- chiese Fulvio Giordani, il dirigente della squadra della polizia scientifica - A me sembra che corrispondano tutte al modo in cui si afferra normalmente un bicchiere, o no?-
- Forse per prendere il calice dall'armadio e portarlo al tavolo; ma non certo per berci dentro!-
- Non capisco!- scosse la testa Giordani.
***
- Voglio dire, hai per caso rilevato impronte anche dallo "stelo"?- chiese sibilinnamente il Commissario.
- No, perchè era troppo sottile per poterci rilevare delle impronte digitali "leggibili"; però posso garantire che quel "gambo" non è mai stato toccato dalle dita di una mano. E' completalente "pulito"; nè ci sono tracce di DNA -
***
- Ecco, era proprio quello che volevo sentirti dire!- esclamò battendo le mani il Commissario - Il che vuol dire che la duchessa Gina Coppi non ha "mai" bevuto da quel bicchiere!-
- E perchè mai?- chiese il medico.
- Perchè un tipo "snob" come lei, non avrebbe "mai" bevuto "champagne" se non tenendo il bicchiere per il gambo; gente del genere non farebbe "mai" niente di diverso neanche nel momento in cui si suicida. Fa parte proprio della loro seconda natura!-
***
- Non è certo una "prova"!- disse il dottore - Però, in effetti, potrebbe anche essere un possibile "indizio" che, dopo che era morta,  un eventuale assassino le possa aver messo le dita sul bicchiere nel modo "sbagliato"; ma allora come ha fatto lo "champagne" avvelenato ad arrivare nello stomaco di Gina Coppi?  Ed infatti io è lì che l'ho trovato durante l'autopsia!-
***
- Una cosa per volta!- replicò il commissario - Ora, dottore, mi faccia vedere come lei si sarebbe tagliato le vene del polso sinistro- e gli mise in mano un bisturi - O meglio, mi faccia vedere in che modo lei avrebbe tenuto in mano il bisturi per fare una cosa del genere-
***
Antonio Curti, col bisturi in mano, spiegò: -  Occorre impugnare il bisturi tra il pollice e la parte interna della falange intermedia del dito medio; e poi posizionare l'indice sulla parte superiore del bisturi all'inizio della lama, sul lato non tagliente.
Più o meno così -
***
- E dal taglio sull'avambraccio sinistro del cadavere, lei ritiene che il bisturi sia stato usato tenendolo nel modo che ci ha appena descritto?-
- Direi senz'altro di sì!- confermò il medico.
***
- Ed ora guardi nel monitor le impronte digitali sul bisturi, così come ricostruite schematicamente dal computer!-
***
- Non può essere!- scosse la testa Curti - Così si impugna un coltello per colpire dall'alto in basso, non certo per tagliarsi le vene.-
E mimò il gesto!
***
- Be', sì!- ammise il dottore - Anche questa non è una "prova", però è indubbiamente un possibile "indizio" che, dopo che il dottore era stato ucciso tagliandogli le vene nel "modo giusto",  un eventuale assassino gli abbia messo le dita sul bisturi per farci pensare che si era ucciso da sè; però, nella fretta,  mettendocele sopra nel "modo sbagliato"-
***
- Però mi sembra davvero strano che il dottor Belmonte si sia fatto tagliare le vene senza reagire, per poi morire lentamente dissanguato, o no?- chiese perplesso Serra.
- Se fosse stato prima stordito colpendolo alla nuca per fargli perdere conoscenza, è possibilissimo!- replicò Altieri.
***
- Già!- interloquì con aria colpevole l'anatomopatologo - In effetti, visto che era morto tagliandosi i polsi, non abbiamo neanche rimosso la fasciatura che aveva in testa per il colpo che aveva ricevuto giorni prima, in quanto ci è sembrato del tutto inutile; per cui, se qualcuno lo ha colpito di nuovo in testa la sera della sua morte, per fargli perdere i sensi e poi tagliargli le vene, noi non abbiamo potuto rilevarlo dall'autopsia.-
- E allora rilevatelo  subito,  "adesso", per cortesia!- ordinò bruscamente il Commissario.
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CAPITOLO 4
- Lei ha il diritto di rimanere in silenzio - disse il P.M. Guido Silvestri a Lucia Santi, seduta di fronte a lui dall'altra parte del tavolo della sala interrogatori del commissariato.
- Ed infatti l'avviso che qualsiasi cosa dirà potrà essere (e sarà) usata contro di lei in tribunale; per cui ha il diritto di essere assistita da un avvocato durante questo interrogatorio. Se non può permettersi un avvocato, gliene sarà assegnato uno d'ufficio -
Lucia Santi rimase in silenzio.
***
- Guardi che le conviene parlare!- le suggerì il commissario Altieri - Ed infatti, dopo aver tolto le bende dalla testa del cadavere, anche alla presenza del medico che gli aveva controllato la ferita quella sera in ospedale, abbiamo rilevato che Belmonte era stato colpito nuovamente in un tempo successivo alla visita, sempre sulla nuca, ma in una zona differente.
E, tra la visita all'ospedale e la sua morte, l'unica persona che può averlo colpito, per stordirlo e poi ucciderlo, non può essere stata che lei; ed infatti la videocamera di sorveglianza sulla porta, riprende distintamente Belmonte mentre rientra in casa dall'ospedale, vivo e vegeto, verso le dieci di sera.
E in quella casa, oltre alla moglie, c'era soltanto lei; come attestano anche tutte le altre videocamera di sorveglianza della casa!-
***
- Avrò qualche vantaggio se confesso spontaneamente, rinunciando ad un avvocato?- chiese Lucia Santi.
- Certamente!- rispose sorridendo il P.M. Guido Silvestri.
- Va bene, allora vi racconto tutto; tanto, a questo punto, mi rendo conto che negare mi servirebbe a poco!-
***
- Il mio piano originario era quello di avvelenare entrambi, mettendo del veleno insapore nella loro zuppa-
Ma il P.M. ribattè: - Però, a parte il fatto che nei piatti e negli altri bicchieri noi non abbiamo trovato tracce di veleno, poi, evidentemente, lei, almeno la moglie, l'ha avvelenata facendole bere dello "champagne" avvelenato!-
- E' vero!- lo appoggiò il medico legale Antonio Curti - Ed infatti, a parte i residui di veleno nel bicchiere, nello stomaco di Gina Coppi, insieme alla zuppa c'erano abbondanti resti di "champagne" mescolato col veleno!-
***
- Ah, ah ah...- rise l'imputata - Si vede che voi avete gusti plebei!-
- Che cosa vuol dire?- domandò irritato il P.M.
- Vuol dire che ignorate l'esistenza di uno dei piatti più raffinati della cucina francese, per il quale i coniugi Belmonte andavano matti!-
- Cioè?-
- La "Zuppa di Champagne"!- rispose l'accusata - Che è un "primo piatto" che viene cucinato bollendo il brodo con la cannella, con il pepe di caienna e, appunto, con lo "champagne"; i tuorli d'uovo con la panna liquida vanno preparati a parte, e poi si mescolano alla zuppa non appena essa bolle.-
***
- Io avevo messo una dose di veleno in entrambi i piatti; una più concentrata in quella della moglie, per farla morire un po' prima, ed un'altra meno concentrata in quella del marito, per farlo morire un po' dopo.
Una volta morti entrambi, se tutto fosse andato secondo i miei piani originari, avrei lavato accuratamente i loro piatti, e quindi  ci avrei rimesso dentro i resti della stessa identica zuppa; ma, ovviamente, quella che avevo cucinato a parte, senza alcuna traccia nè di veleno nè di "champagne".
Poi avrei posato davanti a ciascuno dei due una "flute" di "champagne", con sul fondo tracce di veleno, e un flacone semivuoto dello stesso veleno; in tal modo si sarebbe pensato che entrambi, dopo aver degustato il primo piatto (una normale zuppa), avessero deciso di suicidarsi insieme in modo "chic", brindando con lo "champagne"!
Di motivi ne avevano; e nessuno avrebbe pensato che lo "champagne" era già nella minestra!-
E rise di nuovo sguaiatamente.
***
- Ma perchè mai aveva messo una dose più concentrata nella zuppa della moglie, per farla morire un po' prima, ed un'altra meno concentrata in quella del marito, per farlo morire un po' dopo?- chiese perplesso il magistrato.
***
La donna smise di ridere, e spiegò:
- Belmonte aveva recentemente fatto un testamento, nel quale, in caso di "premorienza" della moglie, al suo posto avrei ereditato tutto io; in quanto erano anni che la assistevo con costante dedizione.
Ma se, invece, Belmonte fosse stato lui a morire "prima" della moglie, era lei che avrebbe ereditato tutto il suo ingente patrimonio; e, quando poi fosse morta anche lei, questo sarebbe finito tutto quanto agli enti di beneficenza ai quali Gina Coppi aveva già devoluto testamentariamente tutto suo il patrimonio al momento della propria dipartita.
Quindi, soltanto se dall'autopsia fosse risultato che Belmonte era deceduto "successivamente" alla moglie, sarebbe andato tutto a me; per questo era necessario che la moglie risultasse deceduta per prima-
***
- Ma lei, di mestiere, fa l'infermiera o il notaio?- non potè risparmiarsi la battuta Altieri.
***
- Il mio piano andò a monte quando Belmonte uscì di casa per andare in ospedale, senza neanche aver assaggiato la mia zuppa!- riprese a raccontare la donna.
- Gina Coppi, invece, già ne aveva mangiata un po'; per cui dovetti modificare il mio piano originario.
Attesi che il dottore tornasse, alle dieci, e, dopo averlo colpito a tradimento alle spalle, fui io a tagliargli le vene; lo avevo assistito varie volte in camera operatoria, e sapevo benissimo come si manovra un bisturi!
Ovviamente, il suo piatto, dopo averlo accuratamente svuotato e lavato, lo avevo riempito di nuovo, fino all'orlo, con una normale zuppa-
***
- Peccato, però, che poi lei abbia commesso un doppio errore, nel lasciare le impronte digitali delle sue vittime sul bicchiere e sul bisturi!- osservò Altieri.
- Sì, è vero!- ammise l'assassina - Ed infatti ho accuratamente ripulito le mie impronte sia sul bicchiere di "champagne", sia sul flacone di veleno, sia sul  bisturi; però non ho riflettutto che, sul primo e sul terzo, le impronte delle vittime non andavano messe a caso, bensì studiandone bene la posizione.
Cosa che io non ho fatto!
                                               FINE

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