Tempo, eternità e percezione del tempo

Aperto da verdeidea, 25 Agosto 2016, 14:13:38 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

verdeidea

Non so se ho scelto la sezione giusta per questo argomento che voglio proporvi.


Non so se accade a tutti, ma c'è una diversa  percezione del tempo in rapporto alla nostra età. Nella dimensione del passato molto più che del futuro. Solo la percezione del presente resta inalterata. Personalmente lo trovo straordinario e più vado avanti con l'età e più mi sorprende. Da bambina o da ragazzaina, quando pensavo ad un lasso di tempo, per esempio tre anni, o cinque, mi sembrava un'enormità, un lasso di tempo molto lungo sia pensandolo nella prospettiva futura, sia considerando il passato. Non ne parliamo di un lasso di tempo maggiore come 10 o 20, 30 anni! Tale percezione sembra inversamente proporzionale col tempo che passa, cioè con le esperienze che accumuliamo: più andiamo avanti con l'età, più trascorre il tempo della nostra vita, del nostro

esistere e quindi dei ricordi e delle esperienze vissute e più nella nostra percezione il tempo sembra dilatarsi o scorrere più lentamente. Ad esempio,  pochi giorni fa mi sono meravigliata  nel constatare che sono passati già 10 anni dalla morte di un mio parente e mi sembrava invece che ne fossero passati soltanto 4, o 5, al massimo 6 anni, non di più. Questa considerazione mi ha fatto riflettere sul tempo e sull'atemporalità dell'eternità, e quindi sulla eternità ed allo stesso tempo dell'immensa sapienza di Dio (parlo di Dio non perché voglio disquisire di divinità o fede religiosa ma solamente per dare un esempio più tangibile di quello che voglio dire). Mi sono detta: se più si accumula il nostro sapere (attraverso le esperienze che si realizzano in ciò che noi concettualizziamo e chiamiamo tempo)  e più sembra che il tempo rallenti in relazione al nostro passato, sembra un'intuizione logica pensare quindi alla probabile reale esistenza di un Dio eterno ed onnisciente. Sembra esserci dunque una stretta relazione tra onniscienza ed eternità. Ho sintetizzato, ma spero di essere stata sufficientemente chiara, cosa ne pensate?




paul11

#1
Verdeidea,
è verissimo, stessa percezione tua.
Penso che sia dato dall'aspettativa sul futuro.
Quando si è ragazzi si vuole arrivare velocemente ad esser adulti. Si guarda avanti.
Quando si è anziani si vuole tardare la dipartita  e si guarda indietro.
Noi rallentiamo o acceleriamo il tempo dell'oggi in funzione delle aspettative, almeno questa è la mia personale considerazione.

Non va bene vivere così, perchè ci sfugge l'oggi , non assaporiamo bene gli istanti perchè i nostri passi sono già oltre l'oggi, nel domani o nello ieri. Questo è figlio della nostra cultura.

Non so se sia dato anche dalla conoscenza che si accumula nella propria coscienza, forse sì.

Comunque l'uomo orientale vive meglio il tempo della propria vita  con  il tempo universale.
Perchè conosce meglio di noi il rapporto di attaccamento e di distacco dal mondo , sa meglio di noi  prendere il tempo e quando deve lasciarsi vivere,trasportare nei passaggi di tempo.
Il nostro dramma occidentale  è il tempo economico, è troppo condizionante con i ritmi di vita naturali .

acquario69

Citazione di: verdeidea il 25 Agosto 2016, 14:13:38 PM
Non so se ho scelto la sezione giusta per questo argomento che voglio proporvi.


Non so se accade a tutti, ma c'è una diversa  percezione del tempo in rapporto alla nostra età. Nella dimensione del passato molto più che del futuro. Solo la percezione del presente resta inalterata. Personalmente lo trovo straordinario e più vado avanti con l'età e più mi sorprende. Da bambina o da ragazzaina, quando pensavo ad un lasso di tempo, per esempio tre anni, o cinque, mi sembrava un'enormità, un lasso di tempo molto lungo sia pensandolo nella prospettiva futura, sia considerando il passato. Non ne parliamo di un lasso di tempo maggiore come 10 o 20, 30 anni! Tale percezione sembra inversamente proporzionale col tempo che passa, cioè con le esperienze che accumuliamo: più andiamo avanti con l'età, più trascorre il tempo della nostra vita, del nostro

esistere e quindi dei ricordi e delle esperienze vissute e più nella nostra percezione il tempo sembra dilatarsi o scorrere più lentamente. Ad esempio,  pochi giorni fa mi sono meravigliata  nel constatare che sono passati già 10 anni dalla morte di un mio parente e mi sembrava invece che ne fossero passati soltanto 4, o 5, al massimo 6 anni, non di più. Questa considerazione mi ha fatto riflettere sul tempo e sull'atemporalità dell'eternità, e quindi sulla eternità ed allo stesso tempo dell'immensa sapienza di Dio (parlo di Dio non perché voglio disquisire di divinità o fede religiosa ma solamente per dare un esempio più tangibile di quello che voglio dire). Mi sono detta: se più si accumula il nostro sapere (attraverso le esperienze che si realizzano in ciò che noi concettualizziamo e chiamiamo tempo)  e più sembra che il tempo rallenti in relazione al nostro passato, sembra un'intuizione logica pensare quindi alla probabile reale esistenza di un Dio eterno ed onnisciente. Sembra esserci dunque una stretta relazione tra onniscienza ed eternità. Ho sintetizzato, ma spero di essere stata sufficientemente chiara, cosa ne pensate?


questa e' una considerazione che mi capita di fare spesso..(diciamo ultimamente)
sembra una coincidenza ma anche oggi facevo proprio questo ragionamento,per una serie di circostanze che non sto qui a spiegare e mi era tornato in mente il compleanno di un mio parente stretto e mi rivedo in quel momento mentre brindavamo i suoi 50 anni..solo che nel frattempo ne sono passati altri 10 e mi dicevo fra me e me..." no,non e' possibile! sono già passati altri dieci anni e mi sembra ieri!
e' vero,questa del tempo che sembra passare molto più velocemente ma mano che si va avanti e ti pare che sia come l'attimo di una fiammata di un cerino,una percezione che al contrario quando si era molto più giovani dava l'impressione di essere rovesciata.

io credo che dipende dal fatto che cambia la nostra prospettiva,pero,almeno secondo me rimane qualcosa di misterioso difficile da spiegare e che sarebbe interessante indagare meglio,anche perché il tempo (insieme allo spazio) e' una dimensione in cui diciamo che ne siamo come "immersi al suo interno" e ne facciamo percio l'esperienza,ma se andiamo a vedere più a fondo il tempo per l'appunto esiste solo per noi...e questo punto secondo me può diventare una chiave per comprendere tutto il resto

comunque l'argomento del tempo e' davvero immenso e possono venir fuori una moltitudine di considerazioni molto diverse e interessanti...di sicuro ci ritorno sopra


paul
CitazioneNon va bene vivere così, perchè ci sfugge l'oggi , non assaporiamo bene gli istanti perchè i nostri passi sono già oltre l'oggi, nel domani o nello ieri. Questo è figlio della nostra cultura.

si parlava di Buzzati in un altro post,leggendo la tua riflessione sopra mi e' tornato alla mente questo suo racconto...e che può essere un altro spunto sul tema del tempo e sul come possiamo arrivare a viverlo..(o a non viverlo) e credo più che mai nella nostra attuale cultura

http://www.alloradillo.it/ragazza-che-precipita-dino-buzzati/

acquario69

#3
nel frattempo un altra considerazione..

la percezione del tempo per l'umanità può avere anche una sua corrispondenza anche da un punto di vista più ampio in termini universale e cosmico?
e' sempre stata la stessa ed uniforme o se anche questa (in parallelo al singolo individuo) non ha avuto anch'essa un accelerazione progressiva?


io credo proprio di si...in questo senso,basta notare la differenza anche solo negli ultimi dieci-venti anni,mentre solo fino a 3-4 generazioni fa,il tempo veniva percepito in maniera completamente diverso e che a noi oggi può risultare persino inconcepibile

davintro

L'intuizione di un tempo che è ancora vuota forma, indeterminata, non ancora riempiti di eventi concreti di cui avere coscienza e memoria, a noi, dal punto di vista della nostra piccolezza, della ristrettezza della nostra esperienza, ci appare come intuizione di qualcosa di grandissimo, quasi infinito. Una forma vuota al contempo però sublime nella sua capacità di meravigliarci ed inquietarci (tutto ciò è stato ben rappresentato dal mare di nebbia che si erge di fronte al viandante nel quadro di Friedrich, in quell'opera che credo si potrebbe eleggere a simbolo assoluto del romanticismo). Come è evidente, quanto più si è "piccoli" tanto più ciò che ci circonda, sia fisicamente, che concettualmente ci appare grande, sconfinato. Nel corso della vita, con il progressivo aumento della conoscenza il flusso della nostra coscienza si allunga, si ingrandisce acquisendo via via nuovi schemi interpretativi, associativi, criteri di giudizio con cui relazionarsi al mondo, e il rapporto con il mondo, dunque con il tempo, le nostre aspettive future e i nostri ricordi del passato, cambia, diviene più "familiare". Il tempo è sempre meno qualcosa di lontano, misterioso, inquietante, diventa qualcosa di cui è possibile "prendere le misure", riusciamo ad orientarci meglio in esso, grazie appunto agli schemi, certo mai infallibili e perfetti perchè empirici, dell'esperienza del passato. In un certo senso futuro e passato si "presentizzano", si fanno più vicini e relazionati al nostro presente, cioè alla nostra attualità reale. Ecco perchè, forse distanze temporali crescendo le avvertiamo come sempre meno distanti dal tempo presente rispetto alla loro misura oggettiva, è il nostro presente che crescendo si fà più "ampio", una coscienza, sempre più grande e consapevole, seppur sempre ovviamente limitata.

Estremamente interessanti (direi filosoficamente fondamentali) le ripercussioni teologiche del discorso: il collegamento tra evoluzione esistenziale e percezione del tempo mostra come il tempo non sia solo schema teorico e intellettuale di conoscenza e rappresentazione del mondo, ma anche conseguenza correlata del modo d'essere del nostro agire. Un agire pienamente libero, quello divino, non limitato da altro da sè, non può che promanare da un soggetto che nella sua conoscenza di sè e di tutto il resto, non è in alcun modo condizionato e disperso dal tempo, ma tutto raccolto pienamente nel suo eterno presente. Quanto più siamo responsabili delle nostre azioni e dei risultati di queste, quanto più la loro conoscenza va riportata al nostro essere attuale, cioè presente, senza vuoti di memoria riferiti al passato o aspettative tradite del futuro. Cioè la pienezza e l'auteniticità della conoscenza, il suo non cadere nella frammentazione temporale finisce con l'essere direttamente proporzionale al nostro essere liberamente responsabili dell'essere degli oggetti di tale conoscenza. Un importante nesso conoscenza-prassi

Spero di aver in qualche modo colto lo spirito del tema

karmelomale

#5
È una percezione anche mia questa del tempo che scorre assai più rapidamente nell'età adulta rispetto al tempo dell'infanzia e dell'adolescenza. Credo che sia qualcosa che ha a che vedere con lo sviluppo delle funzioni cerebrali durante la crescita. Io ricordo che fin verso i 12-13 anni il mio orizzonte di un futuro immaginabile non andava oltre le due settimane, e il passato non era ancora così presente con il suo peso come lo è oggi. E più vita accumulo e più ho la sensazione di una accelerazione del tempo. Questo confesso che mi angoscia. Mi sono chiesto come mai. Forse uno dei motivi può essere che dopo una certa età, quando la vita si è instradata definitivamente in un percorso stabilito e non ci sono più grosse novità né grandi scoperte da fare, i giorni cominciano ad essere tutti più o meno simili e a scorrere con una rapidità formidabile.
Ricordo un giorno di tanti anni fa, una domenica pomeriggio, quando mio zio Ferruccio, tra una fetta di salame e un bicchiere di barbera, esclamò malinconicamente: "La vita è un lampo". Mi sembrò una di quelle frasi fatte a cui da giovani non si riesce a credere. Tutte le volte che rifletto su come passa in fretta il tempo mi viene in mente quella frase, rivedo mio zio, ripenso a com'ero allora, a come sono adesso e al fatto che son passati quasi trent'anni senza quasi che me ne accorgessi. La vita è davvero un lampo (ma solo a un certo punto ci si accorge di questa tremenda verità: questa almeno è la mia esperienza).

In un post precedente si è citato un racconto di Buzzati. Ebbene c'è un passaggio de Il deserto dei Tartari che illustra meravigliosamente questa sensazione di accelerazione del tempo a partire da un certo momento: http://apidimandeville.blogspot.it/search/label/Buzzati

acquario69

Citazione di: karmelomale il 22 Ottobre 2016, 22:46:19 PM
È una percezione anche mia questa del tempo che scorre assai più rapidamente nell'età adulta rispetto al tempo dell'infanzia e dell'adolescenza. Credo che sia qualcosa che ha a che vedere con lo sviluppo delle funzioni cerebrali durante la crescita. Io ricordo che fin verso i 12-13 anni il mio orizzonte di un futuro immaginabile non andava oltre le due settimane, e il passato non era ancora così presente con il suo peso come lo è oggi. E più vita accumulo e più ho la sensazione di una accelerazione del tempo. Questo confesso che mi angoscia. Mi sono chiesto come mai. Forse uno dei motivi può essere che dopo una certa età, quando la vita si è instradata definitivamente in un percorso stabilito e non ci sono più grosse novità né grandi scoperte da fare, i giorni cominciano ad essere tutti più o meno simili e a scorrere con una rapidità formidabile.
Ricordo un giorno di tanti anni fa, una domenica pomeriggio, quando mio zio Ferruccio, tra una fetta di salame e un bicchiere di barbera, esclamò malinconicamente: "La vita è un lampo". Mi sembrò una di quelle frasi fatte a cui da giovani non si riesce a credere. Tutte le volte che rifletto su come passa in fretta il tempo mi viene in mente quella frase, rivedo mio zio, ripenso a com'ero allora, a come sono adesso e al fatto che son passati quasi trent'anni senza quasi che me ne accorgessi. La vita è davvero un lampo (ma solo a un certo punto ci si accorge di questa tremenda verità: questa almeno è la mia esperienza).

In un post precedente si è citato un racconto di Buzzati. Ebbene c'è un passaggio de Il deserto dei Tartari che illustra meravigliosamente questa sensazione di accelerazione del tempo a partire da un certo momento: http://apidimandeville.blogspot.it/search/label/Buzzati

si pero' trovo curioso e paradossale (almeno per me) che,se dopo una certa eta i giorni sarebbero tutti più o meno simili,allora questi dovrebbero scorrere molto più lentamente..e invece a quanto pare succede il contrario e mi sembra anche l'inverso 

le descrizioni di Buzzati...superlative! e arrivano a toccarti "l'anima"  :)

Discussioni simili (5)