Pronto soccorso: per prima cosa controllate se c'è un buco nel muro :-)

Aperto da Eutidemo, 04 Febbraio 2022, 13:56:04 PM

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Eutidemo

Dire che, nel caso del pronto soccorso ad una persona ferita,  la prima cosa da fare è controllare se ci sono dei  buchi nei muri, può sembrare un po' paradossale (per non dire assurdo); e, in effetti, lo è senz'altro, salvo in un caso molto particolare.
Ora vi spiego quale!
E vi spiego pure qual'è il "problema pratico" che, poi, bisogna affrontare in un caso del genere.

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Immaginate di sentire il rumore di uno sparo provenire dall'appartamento adiacente al vostro; afferrate il vostro "kit di pronto soccorso" e accorrete velocemente sul posto (ovviamente, ammesso e non concesso che ne abbiate il "coraggio").
Visto che chi ha sparato è fuggito lasciando la porta aperta, riuscite ad entrare senza problemi nell'appartamento; e là trovate il vostro vicino disteso supino nel salotto, con un foro di proiettile più o meno all'altezza del petto.
Però vi accorgete che è ancora vivo!
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La prima cosa che fate, allora, è quella di cercare di tamponare subito la ferita per frenare l'emorragia; e poi chiamate subito un'ambulanza adeguatamente attrezzata per trasportarlo in ospedale.
Ed infatti muovere o spostare nel frattempo il ferito (magari su un letto), ignorando quali lesioni interne abbia subito, potrebbe risultare molto pericoloso.
E' senz'altro meglio lasciarlo fermo lì dov'è!
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Il che è assolutamente corretto, tranne che per un particolare: ed infatti, per prima cosa, dovreste controllare se sul muro o sul mobile "dietro" il ferito ci sono o meno segni di armi da fuoco.
Ed infatti, se ci fossero, questo vorrebbe dire che il proiettile di cui avete udito il rumore, non si è limitato a "penetrare" nel corpo della vittima, ma lo ha "perforato", fuoriuscendone e conficcandosi in quello che che si trovava dietro di lui.
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Il che potrebbe anche risultare un fatto positivo, in quanto, "almeno in teoria", se un proiettile "perfora" il bersaglio, invece di limitarsi semplicemente "penetrarlo", questo vuol dire:
- che esso ha scaricato tutta la sua energia cinetica all'"esterno" del corpo, invece che all'"interno", provocando, così, un minor danno organico;
- che non ci sarà successivamente bisogno di estrarlo dal corpo, per cui l'intervento chirurgico in ospedale potrebbe risultare più semplice.
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Ma se , "almeno in teoria", per i motivi di cui sopra, questo potrebbe risultare "a medio e a lungo termine" un fatto positivo , non c'è dubbio che, "a breve termine", potrebbe però presentare anche degli  aspetti "molto" negativi; soprattutto se il vicino che è coraggiosamente accorso non se ne rende subito conto.
Ed infatti:
- due fori di proiettile, uno d'entrata e l'altro d'uscita, provocano, ovviamente, una duplice emorragia;
- il vicino potrebbe non accorgersi del secondo foro, visto che, essendo il ferito sdraiato sulla schiena, lui non lo vede direttamente (la stessa cosa, ovviamente, vale anche se è steso bocconi);
- il vicino potrebbe non accorgersi del secondo foro, visto che è difficile capire se la pozza di sangue nella quale giace la vittima, sia stata provocata soltanto dalla ferita che si può vedere o anche da un'altra che non si può vedere (la stessa cosa, ovviamente, vale anche se è steso bocconi);
- il foro d'uscita, che sarebbe più corretto definire "squarcio",  è molto più grande di quello d'entrata, per cui potrebbe provocare  uno  "shock ipovolemico" molto più pericoloso e devastante del foro d'entrata (anche considerando il fatto che la fuoriuscita ematica è favorita dalla forza di gravità).
In tal modo, un ferito che, in assenza di gravi lesioni interne, si sarebbe benissimo potuto salvare, rischia di morire dissanguato solo perchè, pur essendo stato "tamponato" benissimo davanti, non ci si è accorti che andava tamponato anche di dietro; e quando è arrivata l'ambulanza, era ormai troppo tardi per salvarlo.
Putroppo, questo è accaduto molte volte, anche quando il primo soccorso è stato prestato da un medico (non esperto in ferite da arma da fuoco)!
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Per farvi un'idea della cosa, date un'occhiata, con buona pace di Bruno Vespa, a cosa è successo ad un suo voluminoso libro colpito con un piccolo proiettile calibro 22.

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In un corpo umano, considerata la sua composizione organica (che è molto diversa da quella di un libro cartaceo), il foro d'uscita di un proiettile provoca effetti molto più gravi e orribili a vedersi del suo foro d'entrata; per cui vi risparmio le relative fotografie, anche perchè nessun mio amico si è generosamente prestato come cavia dimostrativa.
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Le ragioni di un tale "effetto balistico" sono alquanto controverse, sussistendo, al riguardo, diverse teorie, come quella del "cono di mach", del "cono idrodinamico" e della "cavitazione" del proiettile; sulle quali non mi soffermo, non essendo io un "perito balistico".
In realtà, secondo me, il foro d'uscita si presenta di solito molto più grande e slabbrato del foro di entrata in quanto, lungo il suo cammino, il proiettile trascina con sé frammenti di tessuto che ne aumentano mano a mano le dimensioni; cioè, nel suo tragitto attraverso il corpo, il proiettile lacera tessuti, provoca rotture di vasi, strappamento di nervi, fratture ossee, che, almeno in parte, spinge davanti a sè allargando così il foro d'uscita.
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Pertanto, a parte il mio ipotetico caso (che era meramente esemplificativo), non sempre un buco nel muro o in un mobile ci fa capire che l'unico proiettile sparato ha "trapassato" il corpo della vittima, per conficcarsi altrove; ed infatti, possono essere stati sparati più colpi fuori bersaglio, oppure la sparatoria può essersi verificata all'aperto.
Intendevo più che altro dire che, quando gli arti e la testa risultano indenni, e la ferita appare sul "bersaglio grosso" steso in terra, occorre sempre cautamente verificare anche l'altro lato; ed infatti, quello che appare, per ragioni di "impatto inerziale", è di solito il solo foro d'entrata
Ma può essercene uno molto più grosso nel lato simmetricamente opposto; e  quello non si vede.
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E qui sorge un "problema pratico", che, in una simulazione di pronto soccorso durante una "campagna di addestramento militare", mi trovai a dover affrontare di persona, quando avevo 25 anni.
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Ed infatti, nel caso di un colpo al petto con un corrispondente foro di uscita sulla schiena (o viceversa), occorre applicare subito uno spesso "tampone assorbente" su ciascuna delle due ferite; poi, però, occorre avvolgere con più giri di garza il tronco del ferito, facendolo passare più volte sopra i due tamponi, per tenerli ben fermi e aderenti alle ferite.
Ma vi garantisco che, se il ferito (vero o simulato che sia, come nel mio caso) è in condizioni di "inerzia totale", si tratta di un'operazione difficilissima da portare a compimento; ed infatti, mentre con una mano bisogna tenerlo più o meno sollevato, con l'altra bisogna avvolgerlo con la fasciatura di garza senza che i tamponi si spostino dalla loro posizione sulle due ferite.
Il che è pressochè impossibile da effettuare da soli, perchè i tamponi ti cadono sempre da una parte e/o dall'altra.
Io risolsi il problema "fermando" i tamponi con dei "cerottini" provvisori, in modo da evitare che si spostassero mentre applicavo la fasciatura toracica; e l'espediente funzionò.
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Sicuramente, oggi, esistono dei metodi più "evoluti" per risolvere il problema; ma io non li conosco!
Chi li sa, ce li indichi; non si sa mai!
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