Perché gli uccelli...

Aperto da Pio, 09 Febbraio 2024, 09:46:16 AM

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Pio

Perché gli uccelli stanno tranquilli e immobili sotto la pioggia, appoggiati ad una grondaia e noi non siamo capaci di stare fermi?
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

Pensarbene

perché siamo delicatini e potremmo ammalarci.Questa mattina,dove abito io,pioggerellina leggera leggera,piacevole e fresca. Io non ho aperto l'ombrello.
Spuntavano "funghi" qua e lá con sotto esemplari specifici giovani e aitanti ...muah

Pio

#2
:D  si, io intendevo però come mai l'essere umano si dimena sempre cosi tanto, vuole sempre cambiare "posizione", come se un improvviso attacco emorroidale gli impedisse di stare seduto. Si affanna di qua, si affanna di là. Cerca di realizzare il mito della felicità perpetua e abbandona per questo la piccola felicità che dà, a un tranquillo uccellino, una grondaia su cui appoggiarsi sotto la pioggia. Così l'uomo santo, il maestro o il filosofo di turno ricordano che la saggezza e la felicità sta nel vivere il QUI E ORA , ma l'uccellino non ha bisogno di maestri. Non arriva un altro uccellino a dirgli:"Devi vivere nel qui e ora". Per lui è naturale farlo. Sembra un grande mistero. È un mistero di ASSOLUTA semplicità. Cosa è successo all'uomo per consegnarsi all'affanno inutile dei giorni? "Guardate i fiori del campo...non tessono o filano tessuti, ma nemmeno Salomone, in tutta la sua regalità, può competere con loro (cit.a memoria)". Quale demone ci sferza a "muoverci" di continuo? Quale demone ci incalza? L'uccellino sotto la pioggia sembra guardarci e scuotere la testina.
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

Koba II

La coscienza della morte, forse. E quindi la paura di non vivere pienamente, ora, con ciò che ho, nel luogo in cui sono.

bobmax

Il mito del paradiso terrestre è davvero duro a morire.
Vorremmo tornare indietro, a vivere come quell'uccellino, nel qui e ora, senza passato né futuro.
Ma non ci riusciamo, accidenti, e si stava così bene allora...

Abbiamo mangiato il frutto proibito, cioè abbiamo avuto la "sfortuna" di avere corde vocali e mani con il pollice opponibile.
E così il nostro cervello ha iniziato a svilupparsi prodigiosamente.

Stavamo così bene, allora, nella nostra ignoranza del bene e del male...
Invece di andare avanti, vorremmo tornare indietro! Ma non è più possibile cibarci all'albero della vita. Cioè restare ignari della morte.

Come osservava Nietzsche, l'uomo vorrebbe tornare a essere come la pecora che bruca l'erba, ignara del proprio destino, ma non può più tornare indietro...

L'evoluzione spirituale non è indolore, ma comunque è inevitabile.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Pio

#5
Bisogna vedere però se quell'evoluzione è realmente un progresso o invece una complicazione inutile. Se eravamo più felici prima, anche se ignari della morte, perché complicare all'inverosimile la vita allontanandoci dalla felicità invece che avvicinarsi? Il mito e il simbolismo della Genesi mi pare indichi proprio questo: la conoscenza non fa che aumentare la sofferenza e l'affanno senza sosta . Più conosco, più voglio conoscere, più mi allontano dalla felicità. Che poi non è possibile ritornare allo stato naturale, quello che ci permetteva di stare sotto la pioggia, ossia prima che il demone abbia iniziato a incalzarci, se non decidendo di fermarsi, ora, che adesso però significa morire.
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

iano

Pio, Pio, Pio...fanno i pulcini senza un attimo di pace. ;D
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

bobmax

Citazione di: Pio il 09 Febbraio 2024, 17:26:26 PMBisogna vedere però se quell'evoluzione è realmente un progresso o invece una complicazione inutile. Se eravamo più felici prima, anche se ignari della morte, perché complicare all'inverosimile la vita allontanandoci dalla felicità invece che avvicinarsi? Il mito e il simbolismo della Genesi mi pare indichi proprio questo: la conoscenza non fa che aumentare la sofferenza e l'affanno senza sosta . Più conosco, più voglio conoscere, più mi allontano dalla felicità. Che poi non è possibile ritornare allo stato naturale, quello che ci permetteva di stare sotto la pioggia, ossia prima che il demone abbia iniziato a incalzarci, se non decidendo di fermarsi, ora, che adesso però significa morire.

Eravamo più felici prima?

La mia era mera ironia. Quando mai saremmo stati più felici in quanto inconsapevoli?

Anche il mito del buon selvaggio è duro a morire...

L'ignoranza dona la felicità?
Non mi sembra di notare una particolare felicità negli animali...

Siamo noi, adesso, a guardarci indietro fantasticando su una mitica, quanto illusoria, età dell'oro dovuta alla nostra ignoranza. Ma allora eravamo davvero più felici? O semplicemente dei bruti?

Non è invece proprio questa ignoranza, questa non consapevolezza mai dissipata del tutto, la causa dell'attuale degrado?
Invece che avanzare, tentenniamo, vorremmo tornare indietro.

E infatti la cosiddetta "felicità" animale, non consiste proprio nella momentanea soddisfazione fisica? Nell'abbuffarsi, nel godere, nel consumare. Cioè in quella felicità bestiale che sta conducendo il genere umano alla rovina...
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Pio

Penso anch'io che non ci sia mai stata una età felice dell'uomo. Appena sceso dall'albero è stato probabilmente preso subito per la coda dal demone che lo stava aspettando, sicuro che fosse la bestia adatta. L'uomo colto dalla paura primordiale si è dibattuto e divincolato così tanto che la coda è rimasta in mano al demone. Demone che da allora lo sta perennemente inseguendo. Il demone è astuto e l'uomo raramente ormai si accorge di Lui. Nei pochi e sporadici momenti di consapevolezza è però riuscito a dargli pure un nome: INSODDISFAZIONE.  :( È quella specie di brontolio interiore continuo che lo agita ,e allora "SI AFFANNA DI QUA, SI AFFANNA DI LÀ".
Non ci abitueremo mai ai metodi ruvidi di Dio, Joseph (cit. da Hostiles film)

bobmax

Ma il demone è lo stesso uomo.
Il demone è la manifestazione del nostro essere.

È il demone socratico, che inaspettatamente emerge alla nostra consapevolezza.
E parla, agisce al posto nostro.
Ma per la semplice ragione, che è noi stessi!

Un "noi stessi" più vero di ciò che noi crediamo di essere.

Ci trascina così nell'avventura della vita, sempre più avanti. Alla ricerca dell'Uno.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Ipazia

Il lavoro. Lo specifica anche la Genesi. E il Capitale è la realizzazione perfetta della maledizione biblica: restare poveri in canna pur avendo svariati lavori.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Pensarbene

Se l'albero fosse stato meno alto e l'uomo non avesse sbattuto la testa sul terreno....

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