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Osteria Abisso

Aperto da Jacopus, 05 Febbraio 2019, 21:03:17 PM

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Jacopus

#15
Di tanto in tanto, nelle ore più profonde della notte, si presenta un fantasma all'osteria Abisso. L'altra notte, poco prima dell'alba è scivolata verso il bancone una figura minuta, un fantasma in miniatura. Mi sono avvicinato ed ho capito: era il fantasma di un bambino. "Come ti chiami?" "Mi chiamo Pipel, vuoi sapere la mia storia?". "Bè, sì, perchè no?" Questo fu il nostro primo scambio di parole.
Ho imparato che ai fantasmi piace parlare di sè, forse è per questa ragione che abbandonano momentaneamente la loro residenza naturale, qualunque essa sia, e giungono fino a noi.
"Sono un bambino ebreo e sono morto nel 1945. Nel 1944 fui scoperto a Rotterdam insieme a tutta la mia famiglia e condotto in Germania. Il viaggio nei vagoni letto lo ricordo bene. La prima parte fu dominata dal pianto, la seconda dalla preghiera e la terza, quando già i primi cadaveri furono accatastati, fu il viaggio del silenzio. Avevamo capito anche noi più piccoli che non c'era niente da dire. Eravamo già solo nuda vita in attesa della prossima morte. La sorte però volle allungare di un breve tratto il mio cammino terreno. In un campo intermedio mi riconobbe un nostro compaesano, Benjamin il gigante, che mi prese con sé. Anche se era ebreo era un appunto un gigante, e per questo motivo comandava un piccolo gruppo di operai, addetti ai lavori di manutenzione del campo. Aveva dei privilegi, fra cui anche quello di poter tenere un pikkolo, un ragazzino come me, un aiutante."
Posi una spremuta di arancia di fronte al bancone. Sapevo che non l'avrebbe potuta bere, ma con i fantasmi meglio essere gentili. Si girò un pò verso di me, a sufficienza per potergli scorgere le spente orbite degli occhi.
"I mesi passarono ma Benjamin non era un tipo da sottomettersi facilmente. Grazie alla sua autonomia accumulò e nascose diversi fucili, qualche pistola e bombe a mano: voleva fare una insurrezione nel campo. Nobile intento, ma non riuscì, fu scoperto e deportato ad Auschwitz. All'epoca avevo 11 anni, ma le SS pensarono che anch'io dovevo aver avuto una parte in quel piano e mi impiccarono insieme a due complici di Benjamin il gigante. Era un giorno di primavera. Sentivo sulla pelle un vento tiepido, diverso da quello proveniente dal nord, dei giorni precedenti. Mi appesero con perizia teutonica ma il problema era il mio corpo poco sviluppato, che non faceva sufficiente contrappeso sulla carotide o sulla parte terminale della spina dorsale"
Lo guardai meglio. In vita probabilmente era stato biondo, magrolino, un sangue ebreo mescolato con sangue vallone o fiammingo.
"Fatto sta che rimasi ad agonizzare per mezz'ora, mentre i miei due compagni di sventura morirono in pochi minuti. Sento ancora l'affanno, il respiro mozzato a metà, così come il sangue che continuava a scorrere verso il cervello, seppure a intermittenza. Le SS non fecero nulla per interrompere quello spettacolo. Probabilmente lo reputavano educativo per gli spettatori, ovvero per gli altri detenuti costretti ad assistere.
Finalmente giunse la morte, come una donna pietosa. Assomigliava a mia madre. Come se mia madre fosse giunta per ricongiungersi a me e poi un buio, un buio senza fine..."
Il fantasmino si alzò dalla sedia, improvvisò una specie di inchino e  uscì dall'osteria. Uno dei fantasmi più singolari e tristi che mi capitò di vedere, ma probabilmente Conrad ne ha visti di ben peggiori.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jacopus

Poca gente stasera in osteria. Del resto è un noioso mercoledì. Conrad ha ripreso a costruire il suo veliero in bottiglia. "Che nome originale...Lord Jim...che significa?" Conrad mi guarda come se fossi un idiota.
Ad ogni modo dopo l'apparizione di un fantasma è meglio restare leggeri e così ho pensato ad una ricetta, quella da preparare per i clienti di domani. Semplice ma gustosa.
Spezzatino di pollo con carciofi.
Prendete un petto di pollo e tagliatelo a dadini. Asciugatelo bene. Infarinatelo con un mix di farina e paprika dolce. Passate i dadini sull'olio evo per rosolarli. Tagliateli e mettete da parte. Prendete una cipolla e imbiondite su olio evo. Aggiungete i carciofi puliti e spezzettati (usate anche i gambi, sono buoni). Calcolate almeno 4/5 carciofi per tre persone. Che siano ben cotti altrimenti restano duri. Riprendete i dadini di pollo e finite la cottura con brodo vegetale che aggiungerete di tanto in tanto. Verso il termine della cottura aggiungete i carciofi e una manciata di uva sultanina. Sale e pepe a piacere. Come vino un prosecco. Il prosecco va bene con tutto.
Direi che anche questa è filosofia. Della miglior specie.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jacopus

Come ogni domenica sera, si respira un'atmosfera da reduci.  Una nuova settimana, implacabile, ci attende al termine della notte. Nel frattempo qualcuno, senza farsi scorgere da Conrad, è salito fino allo stereo e ci costringe a sentire Atom earth mother. Tutto sommato poteva scegliere anche peggio. Bicchieri tintinnanti, fumo, brusìo, musica. Non mi sorprenderebbe se sbucasse fuori  un Humphrey Bogart post-moderno.
Ho ripreso anche a fumare. Banali sigarette. Non ho carattere sufficientemente istrionico per fumare sigari o pipa e neppure sufficientemente alternativo per fumare con cartine e tabacco. Fumare mi sembra un ottimo metodo per suicidarsi in modo discreto, senza far troppo baccano.
Osservo le volute di fumo e penso. Penso alla diversa angolazione dei nostri discorsi.
La cosa buffa è che qui, in questo cantuccio di mondo virtuale, potrei professare qualsiasi fede strampalata o incitare all'odio senza scatenare le reazioni che vi sarebbero nel Mondodifuori. Sono dispensato, poichè qui, Jacopus non è lo stesso Jacopus del Mondodifuori e neppure lo Jacopus dell'Hotel Logos. Diventa impossibile accusare Madame Bovary o il dottor Jeckill o Leopold Bloom. Nel momento in cui si crea un mondo, per quanto piccolo e rabberciato come questo, si ottiene uno status super-partes ed in cambio si abbandona la vita. E' la costruzione di una vita parallela, artificiale, che non fa più parte delle dinamiche quotidiane. Un nuovo livello, dove le parole e il mondo quotidiano sono esclusi. Un dibattito avrebbe allora senso solo se un altro personaggio di questa osteria, si opponesse alle mie teorie, ma scaturirebbe sempre dallo stesso livello creativo.
La creazione letteraria allora permette di vedere le relazioni come riflesse, come se vi fosse sempre percepibile una presenza terza, dietro quelle marionette. Mandando in avanscoperta i personaggi, l'autore si nasconde ma nello stesso tempo scopre strategie di comportamento che nella realtà non pensava di poter utilizzare. La creazione come palestra del mondo. Allora la creazione diventa un fluido per moltiplicare le strade della vita, ma per farlo bisogna rinunciare ad essa. I lettori forse si aspettano proprio questo ed è per questo che tacciono. La moltiplicazione delle strade è un modo corretto per comprendere la creatività.
Arriva Conrad. Mi porge una grappa con la quale concludere degnamente la serata.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jacopus

Al termine della serata, attorno alle tre del mattino, dopo aver pulito il locale, buttato la spazzatura, riordinato il riordinabile, io e Conrad ci sistemiamo a poppa o sul cassero della nostra nave immaginaria. La grappa rende le nostre lingue più pastose e i dentriti sinaptici imprevedibilmente autentici: un altro modo per dire "in vino veritas".
Insomma eravamo là, uno di fronte all'altro e, forte della mia identità di datore di lavoro, iniziai a discettare: "questo senso del dovere che mi porto appresso è terribile. Ti sembra normale che debba pensare a come parcheggiare il carrello per non dare fastidio? A rimettere a posto i libri in libreria? Aspettare il verde del passaggio pedonale? Che terribile maledizione...."
"Non è poi così male."
"Davvero? È faticoso invece. Soprattutto perché se gli altri non fanno come te, il che è la regola, ti senti stupido e rabbioso. Si diventa vendicativi e pronti a difendere qualsiasi stupida regola".
"Già già".
"Avanti parla. Polacco senza cuore".
"Non credi che rispettare sempre le regole sia rilassante? Mica ti devi chiedere se sono giuste o sbagliate. Sono le regole di qualche padre e tu buon figliolo le rispetti. I figli sopravvivono e in cambio smettono di pensare".
"Ma parcheggiare un carrello decentemente in quale codice paterno sarebbe ordinato? È solo buona educazione."
"Può essere".
"Impossibile discutere con i polacchi".
Provai a lanciargli il mio sguardo più enigmatico. Mi rispose con il suo migliore faccione comprensivo. Del resto lo pagavo ogni mese.
"È solo un modo molto sofisticato per distruggerti e distruggere gli altri. Prenditi una vacanza da te stesso di tanto in tanto e senza usare l'alcool, se possibile".
Finì questa frase con un viso impassibile, era la sentenza definitiva.
Replicare sarebbe stato come bestemmiare una divinità appena comparsa.
Non so se mi fece più effetto la grappa ingerita o tutte quelle parole emesse da Conrad in un così breve lasso di tempo. Fatto sta che iniziò a girarmi la testa. Mi ritirai in cuccetta ma in quelle parole sentivo ancora una dose di verità tranquillamente inquieta. Quella notte non ebbi i soliti incubi di pirati.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jean

All'Osteria abbiamo un dilemma, fiore o frutto?

Insalata Pantesca con Cucunci

Sei pronto a conoscere la bontà di questo contorno tutto al naturale? Segna attentamente tutti gli ingredienti e scopri questa ricetta con Cucunci tipica Siciliana.
Ingredienti:
500 g di Patate
250 g di Pomodori freschi
Cipolle rosse
Olive nere
Cucunci e/o Capperi
 Spezie a piacere
Olio extravergine di Oliva


Preparazione

Preparare questa saporita ricetta a base di Cucunci è facilissimo. Dopo aver lessato le patate lasciale da parte in un recipiente e falle raffreddare. Nel frattempo dissala i Cucunci dal loro sale naturale e una volta pronti uniscili a tutti gli altri ingredienti: pomodori freschi fatti a metà, olive, spezie e cipolle tagliate a filini sottili. Per ultimo metti le patate, condisci con un filo di olio e amalgama la tua insalata pantesca. Ti assicuriamo che sarà una vera delizia!
 
Quando a Parlare Sono i Numeri
Nelle due isole siciliane (Salina e Pantelleria) con più alta produzione di Cucuncio, nel passato la produzione di questo frutto andava già alla grande. Addirittura già negli anni 70/80 del novecento si producevano anche cinquemila quintali di capperi. Ora il dato ha subìto un'impennata: se ne producono duecentomila quintali.
https://www.cibocrudo.com/alimenti-bio/fiori-commestibili/cucunci-al-sale
 
 J4Y

iano

#20
I bar a Genova prosperano coi condomini .
L'abisso e' al pian terreno , al livello del mare.
Ne hanno da raccontare storie i marinai al bar dell'abisso , perché tanta strada hanno fatto in nave o in ascensore.
Qui tutti hanno la gambetta corta di sicuro , il braccino non so'.
Gli stranieri , sono ben tollerati , da dovunque vengano , dal condominio accanto in poi.
Domenica chiuso.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Jean

Citazione di: iano il 10 Aprile 2019, 05:20:05 AM
I bar a Genova prosperano coi condomini.
L'abisso e' al pian terreno, al livello del mare.
Ne hanno da raccontare storie i marinai al bar dell'abisso, perché tanta strada hanno fatto in nave o in ascensore.
Qui tutti hanno la gambetta corta di sicuro, il braccino non so.
Gli stranieri, sono ben tollerati, da dovunque vengano, dal condominio accanto in poi.
Domenica chiuso.

Uno scritto (per tanti motivi) davvero delizioso, Iano, complimenti e grazie.

J4Y

Jacopus

"Un caldo infernale, non trovi". Conrad mi guarda fisso. Non scuote la testa per una sorta di rispetto del dipendente. 
"Ti ricordi gli anni prima della caduta dei successori di Lenin? Eravamo un pò come tanti bambini, che potevano fare qualcosa, ma che avevano un sacco di limiti. Insomma con una bomba atomica non si scherza. La scienza era ancora venerata, ed insieme ad essa anche altri dei, il comunismo, Dio, il denaro. Potevamo scegliere il dio che preferivamo,ma si restava comunque al proprio posto. Al massimo si era esperti di un singolo campo, magari quello del nostro lavoro. Sul resto ci affidavamo agli esperti. Eppure quel singolo campo lo conoscevamo bene. Magari si trattava del carburatore o delle tende da sole, ma davvero in quel caso, sapevamo sfoggiare il nostro sapere e se ci mettevamo all'opera, tutto andava per il verso giusto. Era il nostro campo.
Oggi, è un pò un mondo rovesciato. Gli dei di allora, le autorità si sono sfaldate, tranne una, neutra ed impersonale e poco attraente, il dio Valuta. Nello stesso tempo, proprio in assenza di autorità, siamo tutti diventati autorità, capaci di progettare un ponte, organizzare un servizio di polizia, o indirizzare la ricerca medica verso un determinato settore. Una volta al massimo eravamo tutti allenatori della Nazionale. Un tale allargamento, però, al prezzo di saper fare male anche quella cosa, che invece dovremmo fare bene, la nostra specializzazione. Ci siamo tanto dispersi, nella foresta del sapere, da non essere più in grado di curare il nostro giardino".
Conrad come al solito mi ascolta senza fiatare. In realtà mi ascolta davvero, non finge, come sarebbe autorizzato anche a fare. In fondo non lo pago mica per stare ad ascoltarmi. In effetti lui è ancora ancorato a quel modo passato, quando ognuno faceva il suo pezzo e non altro e si aspettava che gli altri facessero il loro. Non a caso è stato marinaio ed ha solcato i mari di mezzo mondo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jacopus

#23
"Quanto tempo Conrad". "Ci salva solo il fatto che questa Osteria è una Osteria digitale: digitale la birra, il bancone, anche il tuo stipendio. Perfino la tua faccia...". Oggi sono spietato. Conrad è visibilmente irritato. Mentre pulisce i piatti deve pensare alla loro irrealtà e alla sua. Baffi irreali, camicia irreale, le sue esperienze irreali. Incredibilmente procede nelle sue faccende. L'unico indizio di un suo vago malessere è un ghigno che affiora dal suo viso, come uno sciabordare incomprensibile sotto la chiglia della nave.
In fondo però a pensarci bene, il destino di Conrad non è dissimile al nostro. I nostri impegni, il nostro darci da fare è altrettanto irreale e destinato a chiudersi nella finitezza della nostra vita.

Glisso e cambio discorso "sai , c'è questa frase di Sariputra che mi ha colpito":
CitazionePerché, anche nei forum, per esempio, quando si discute si vuole sempre "vincere"? Perché vogliamo tutti dimostrare di "avercelo più lungo"? E' forse questo il vero senso della vita? Anche di chi non ammette ci sia un senso?  
E' così ovunque. Non solo nei forum. Ed è per questo che sempre più spesso mi ritraggo dalle discussioni. Mi capita di iniziare a scrivere, procedo, sto per dare il comando "invia post", e ci ripenso. Cosa otterrei da questa risposta, mi chiedo. Discussioni sterili che procedono per settimane, ognuno arroccato nelle sue convinzioni inossidabili. Non è sempre così, ovviamente. Capita che talvolta a qualcuno venga data la ragione. E' un evento abbastanza eccezionale.
Aver ragione. Convincere. Il fondamento di questo modo di pensare è antico come l'uomo: sopraffare il nemico, creare un mondo organizzato tramite subordinati e sovraordinati.
Forse c'entra anche il concetto di verità. Abbiamo dentro di noi questa idea fondativa della verità, unica, oggettiva, indiscutibile, inconfutabile. Non possiamo fare altro che procedere in questo modo. Oltretutto in un forum c'è un pubblico, ci sono gli altri lettori, è in ballo anche la reputazione.
Conrad non mi ascolta e non finge neppure di farlo. E' evidente che averlo definito una semplice invenzione, in una discussione non molto importante, di un forum non molto importante, ha ferito il suo orgoglio. In ogni caso neppure lui dice "hai ragione!"
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jacopus

Sariputra ci ha lasciati, Conrad. L'unica consolazione che ci ha salutati con un arrivederci.
Mi piaceva quel ragazzo. Se non avessi assunto te, avrei preso lui. Anzi l'avrei fatto diventare mio socio in affari. A notte fonda mi avrebbe parlato di filosofia indiana, di divinità esotiche e dei loro nessi con la nostra vita. Dopo un paio di grappe avrei potuto anche riconsiderare le mie priorità kantiane, anteponendogli un Siddharta dionisiaco, emergente da un qualche sortilegio "spirituale".
Be', comunque avrei tenuto anche te a libro paga. Qui basta immaginare e riempiamo il locale di avventori, anche in piena pandemia. Guarda, ho appena creato una coppia di turisti americani che ti lasceranno una mancia da mille dollari. In cambio dovrai solo ridacchiare alle loro ridicole battute texane.
Ora che ci penso, se non possiamo bloccare il vero Sariputra, possiamo crearne un altro e tenerlo qua con noi, in questa osteria. Non possiamo certo fare a meno di Sariputra. Per distinguerlo da quello originale potremmo chiamarlo Sariputrah. Una acca alla fine dona sempre un certo appeal. Potremmo dividerci i compiti: io mi occuperò  dei pasti e lui delle bevande, vini, aperitivi, liquori. Speriamo che accetti il nostro Sariputrah. E a te magari si scioglierà la lingua, per qualche strana combinazione di anime.
Un kantiano, un lupo di mare e un buddista. Se esistesse davvero sarebbe la locanda perfetta.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jacopus

#25
È da un po' che non ci si frequenta Conrad. In questa locanda, in ogni caso, il tempo non esiste. La sensazione è quella di sentirmi sempre più estraneo a questo mondo, al prossimo che mi sgambetta a destra e a manca. Il problema è la stupidità. La maggioranza delle persone è stupida o violenta o anche entrambe le attitudini, contemporaneamente. Allora non resta che stare in guardia, esprimersi sempre correttamente e sopportare gli insulti quotidiani alla ragione e all'educazione. Del resto, abbiamo alternative? Potrei organizzare una "marcia del sale" da Genova a Napoli, in nome della libertà ma quella vera, non quella che spacciano oggi per libertà, che puoi anche chiamare carta di credito. Massima libertà e massima prigionìa. Desiderio di essere veri, di buttare la maschera e parlare dei nostri sogni. Ma chi ascolterà, se non il solito psicoterapeuta, professionale per carità, ma anche lui munito di professionalissima carta di credito. La gioia allora non resta che nelle piccole cose, nello scrivere bene, usando nel modo giusto le virgole, gli accenti, i congiuntivi oppure nell'osservare questa distesa indifferente ed enigmatica, che nella mia lingua, Conrad, si chiama mare.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

#26
La stupidità non è casuale, ma coltivata ad arte. Il primo motore immoto, fin dalla nomina degli antichi imperatori, è l'argent, che i cristiani veraci ottimamente chiamarono "sterco di Satana", dedicandogli fin dal medio evo versi profetici.

In versione moderna:


e antica:


per finire con un sonoro sballo prima dell'Abisso:


in omaggio al luogo in cui siamo.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

Tempus fugit, Conrad. Fuori dall'Osteria, in quel mondo virtuale che si chiama Logos, avverto talvolta il desiderio di rispondere a qualche discussione. È soprattutto il desiderio di comprendere meglio ciò che scrivo, proprio mentre lo scrivo, piuttosto che impartire lezioni. O forse è il desiderio di trovare qualcuno che rifletta il mio pensiero in un modo ideale e proprio per questo gratificante. Talvolta ho anche trovato questa soddisfazione, almeno parzialmente, attraverso i contributi degli altri partecipanti, Phil, Ipazia, Iano, e tanti del passato, Sgiombo, Sariputra, Jean. Ma il grande sforzo, la grande impresa, è un'altra. Ovvero ascoltare il pensiero degli altri, anche quando quel pensiero e quelle teorie sono lontane e magari contrarie alle mie. Si può e si deve dare loro pari dignità e pari opportunità, perché sono parti del colloquio umano ed hanno sempre una parte di verità.
Una grande notte nera piena di vacche nere, quindi? Forse, oppure un criterio per distinguere le vacche potrebbe esserci? La competenza in quanto si scrive e si propone? La sincerità verso ciò di cui si scrive e si propone? Il desiderio di mettersi in discussione e di comprendere gli altri? Oppure riconoscersi in quei "pochi" frequentatori abituali, che al di là di ciò che scrivono, fanno parte di una comunità e quindi li si accetta con i loro pregi e difetti. Talvolta mi immagino una cena reale con i frequentatori del forum. Dopo quella cena, sicuramente i miei  interventi nei confronti dei partecipanti al forum e alla cena cambierebbero, perché il contatto fisico, visivo, ci ha reso umanamente vicini e diventa più difficile non tollerare qualche difetto, qualche piccolo gesto maldestro contro di noi. Ecco che la relazionalità cambia non solo il nostro atteggiamento ma anche il nostro modo di pensare. Ed allora mi domando se pensare non sia sempre un pensare "con" gli altri, perché non esiste un pensare con "se stesso". Ma non sono realmente sicuro neppure di questo Conrad. Siamo ombre, Conrad, che hanno temporaneamente a disposizione un organismo biologico e nella consapevolezza della finitudine di quell'involucro cercano un senso.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

I greci, che avevano capito (quasi) tutto, il pensare "con se stesso" l'avevano posto alla base dell'episteme, della filosofia e inciso a grandi lettere nel tempio di Apollo a Delfi: γνῶθι σαυτόν. Quando il tempo è fuggito quasi del tutto, e ci si trova a fare i conti con la propria permanenza nella vita tra tanti ricordi in fuga, si comprende la verità formativa di tale monito.

Ho avuto la sfortuna esistenziale e fortuna postuma di dover fare i conti con me stessa in tenera età, quando solitamente provvedono a tutto gli adulti. In quegli anni ho pensato molto "con me stessa" e la luce di quella esperienza infantile riesce ancora a illuminare l'ombra di una biologia con contratto a tempo determinato.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

Ti ringrazio Ipazia per essere giunta fino a questa Osteria, che si affaccia sull'Abisso. Abbiamo un'ottima scelta di Prosecco, il miglior vino italiano, indubbiamente.
Dici delle cose che condivido, come non potrei del resto. La conoscenza occidentale è fondata sull'individuo. Ma più passa il tempo e più cerco strade che possano conciliare temi apparentemente inconciliabili. Del resto, posso facilmente ribattere all'oracolo di Delfi con "unus et multi in me". Perché resta il dilemma di essere unici e parlare quindi con noi stessi, ed essere multipli e quindi perdere la nostra identità, per ibridarla con quella degli altri. Fatto, quest'ultimo, altamente scandaloso per il popolo italiano, così fortemente (e anche banalmente), individualista. Restare in equilibrio fra esigenze così diverse potrebbe essere il compito dell'uomo contemporaneo. Un compito però, che non può essere ottenuto individualmente, se non per casi singoli ed eccezionali, ma che va coltivato attraverso l'educazione. Questo è il grande lascito platonico, valido ancor oggi, ma che necessiterebbe una estensione universalistica e non aristocratica come intendeva il discepolo di Socrate.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.