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Osteria Abisso

Aperto da Jacopus, 05 Febbraio 2019, 21:03:17 PM

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Jacopus

Sulle orme di altri esimi forumisti, inauguro il mio spazio, dove ovviamente tutti sono benvenuti. E' un'osteria economica, dove stazionano sempre quattro pensionati mezzo avvelenati, sono al tavolino più in fondo. Bevono il vino buono. Lo tengo per loro e qualche volta glielo offro. Poichè non posso essere sempre presente ho assunto un oste, un certo Conrad. Un tipo straordinario. Ha navigato per una vita ed ora è stanco. Avrebbe voluto scrivere, ispirato dalle tante avventure trascorse ma poi si è detto che forse era meglio soprassedere ed ora preferisce spillare birra e preparare grogs. Oltre alla birra e al vino si può ordinare anche del buon cibo. Niente di raffinato, menù alla buona, di quelli da osteria. E tra un boccale e un boccone, si parla, si parla, si parla. Inoltre c'è un asso nella manica. Già. Si può fumare! Gli avventori qui sono piuttosto fatalisti ed anche leggermente esteti. Un'atmosfera fumosa è quanto di meglio si possa desiderare per sentirsi a proprio agio. Accanto all'osteria, ovviamente c'è il famoso Hotel. Lì gli ospiti fanno un gran baccano, si sbracciano, si dicono continuamente "che divertimento, che divertimento". In realtà sono una brigata di uomini e donne sudaticce. Il maitre è un tipo ancora più strano del mio oste, lo chiamano Gyorkj e borbotta di continuo che vorrebbe che quell'albergo crollasse.
Per il momento non aggiungo altro. Anzi no. Aggiungo una ricetta semplice semplice. Il pesto, che non può mancare nell'osteria Abisso. Prendete i pinoli e sbriciolateli nel pesto di marmo. Se non avete il pesto di marmo usate un mixer. Aggiungete il formaggio, pecorino e parmigiano, rigorosamente a metà. Riprendete a sbriciolare, aggiungendo un poco alla volta, olio evo. Uno spicco d'aglio, al quale avrete tolto l'anima è il prossimo passo. Avrete ottenuto un impasto semigranulare. Ora aggiungete abbondante basilico. Il migliore è quello di Pra. Alla fine avrete una sostanza fangosa di colore verde. Assaggiate. Non deve prevalere il sapore del basilico. In questo caso aggiungete soprattutto pinoli che hanno un sapore neutro e fanno da collante fra tutti i sapori. Nel caso non siate dei puristi aggiungete anche qualche noce. Per la pasta, si usano trenette o trofie che assorbono meglio il sugo. Importante: aggiungete un paio di cucchiai di acqua di cottura al pesto. Ora sedetevi pure in quel tavolo libero, vicino al pianoforte, sto impiattando.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jean

... ma niente patate e fagiolini nelle trenette al pesto?  

(il vino buono è quello del Sari...)

(... uno dei quattro – intercambiabili amici al bar, la canzone del pianista – è il mio amico paul11 a cui suggerisco una pausa per venir qui ad intossicarsi un po'...)

beh, simpatico il nome... o filosofo, dove tu vai? E dove, se non a sbirciar nel fondo dell'Abisso...!
 


Ciao Jack
J4Y

Jacopus

Stasera alla solita ora entra Hamid. La faccia come cuoio stagionato e due baffi grigiastri. Una faccia da topo saggio. Conrad gli lancia la solita occhiata truce e gli offre un caffè. L'ho istruito su Hamid. Un caffè non si nega a nessuno. Hamid ringrazia con un cenno e scappa come un fantasma.
Sulla carità ho avuto idee contrastanti. Dopo l'infanzia, per molti lunghi anni l'ho pensata come un alibi, un modo per pulirsi la coscienza e per pensare a servizi pubblici caritatevoli piuttosto che di diritto.
Oggi la penso al contrario, che reclamare diritti al posto della carità è un alibi per non farla, la carità.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

InVerno

Citazione di: Jacopus il 05 Febbraio 2019, 21:03:17 PMSe non avete il pesto di marmo usate un mixer.
Purtroppo non ho la moderazione in questa sezione, ma richiedo l'attenzione dell'admin su questa evidente istigrazione alla violenza.







(solo con lame affilate e\o sottili, altrimenti la foglia si flette anzichè tagliarsi (sopratutto se scottata) , sempre un cubetto di ghiaccio per irrigidire le foglie ed evitare essudazione di aromi)
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Jean

O Mario... colgo l'occasione per farti gli auguri, quelli che tu faresti a chiunque, infatti come scrivi in firma:
Un augurio di buona salute non si nega neppure a... Salvini!  

In quanto al luogo non ne ho trovato un altro altrettanto "adeguato"... come sempre scrivi in firma:  
A tavola potrebbe pure mancare il cibo ma... mai il vino ! Si, perché una tavola senza vino è come un cimitero senza morti (nota pro cultura ed anche cucina mediterranea).
 
Cordialmente
Jean

Jacopus

Nuovi avventori e vecchi avventori stasera. Conrad smista boccali di birra come se fossero velieri che solcano il mogano lucido del bancone. Guardo gli individui, destinatari delle consegne portuali di Conrad. Ognuno di loro condannato a quella vita. Magari avrebbero voluto essere ballerini della Scala e invece sono camionisti, pensionati, vigili urbani, contadini. Qualcuno ha tirato la catena per qualche metro in più, ma il padrone è sempre pronto a riprendersi ciò che ha concesso. Eppure c'è anche chi brilla come una stella e spezza le catene del fato, di ciò che avrebbe dovuto essere. Individui romantici, che credono nella libertà e nella vita come lotta. Ma chi si eleva lo fa sempre schiacciando le vite di chi diventa il piedistallo delle poche statue equestri. Della gente comune. Gente comune e gente straordinaria...un bel pasticcio.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jacopus

Il signor K. frequenta saltuariamente l'osteria. Porta con sé un libro sempre diverso che legge attentamente, mentre sorseggia qualche bizzarro cocktail issato dalla cambusa di Conrad. Lo guardo mentre legge e mi chiedo cosa spinge gli esseri umani a leggere e a scrivere storie, e prima di oggi, ad ascoltarle e a raccontarle.
I motivi sono tanti ma uno mi sembra significativo, almeno stasera, all'ombra di un Martini fuori tempo. Una storia è una storia collettiva. Una volta stampata su un libro, diventa una rete che unisce tutti i lettori di quella storia. La relazionalita' è il succo delle storie, una relazione con gli altri esseri umani, che sconfigge la caducità delle generazioni, sconfigge i filtri sociali, sconfigge le distanze. Ma soprattutto, mettendo in relazione, prova a sfidare il grandioso folle atto del vivere.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jacopus

#7
Una delle attrazioni dell'osteria è una porta che conduce all'Abisso. Subito dopo la porta, se avete la malaugurata idea di aprirla, un vortice vi risucchiera' verso l'Abisso. Nonostante vi sia posto un segnale di pericolo e l'ammonimento di non aprire, un non indifferente tasso di avventori precipita dentro l'abisso e non fa più ritorno. Suppongo che una parte di essi sia del tutto inconsapevole o ubriaca. Non escludo il semplice errore, essendo la porta di comune legno e priva di note strutturali che possano suscitare il senso di pericolo. Ma sono registrate, nell'apposito diario, anche cadute intenzionali di chi, troppo curioso, voleva "toccare con mano". E non sono neppure mancate le spedizioni scientifiche, di chi, dotato di imbracature alpine o da palombaro ha tentato di indagare l'abisso e poi farne ritorno. Nessuno però è tornato.
L'obiezione comune a questo punto è: "ma perché non chiudere a chiave quella porta?". Ci ho riflettuto a lungo ma a parte la circostanza di dover cambiare il nome dell'osteria in "osteria dell'abisso chiuso a chiave", non era semplicemente etico. Avrei chiuso a chiave non solo l'abisso ma anche la libertà di inabissarcisi dentro, "come un brigantino al centro di un gorgo", direbbe Conrad. L'abisso è là, è un problema ma anche una soluzione. È un vuoto ma è anche un pieno. È un orrore, un horror vacui, ma che non sia anche un cupio dissolvi?
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jacopus

#8
Attorno all'ora di chiusura si presenta spesso Tisifone. Immancabilmente ordina un bicchiere di vino rosso che le servo personalmente. A quell'ora Conrad è già annegato sotto oceani di vodka a buon mercato, vodka polacca per la quale ha un debole. Il locale è quasi vuoto e mi siedo vicino a lei. Parliamo di giustizia, come sempre.
T."Mi raccontano che fui generata dal sangue di un dio ma in realtà, sono stati gli esseri umani a crearmi. Se si subisce una ingiustizia, una grande ingiustizia, chi non vuole assaporare il gusto della vendetta? E da quella vendetta trarre motivo per una nuova vendetta, fintanto che il male originario non sarà più visibile ed io vivrò per sempre."
J."Eppure ti hanno addomesticato, ti hanno chiamata benevola, e la giustizia è diventato un fatto che va oltre la vendetta".
T."Ascolta i discorsi della gente comune. Hanno dimenticato la ragione della vendetta? Non direi. La vendetta, das Rache, è viva e vegeta se può animare i colloqui, le conversazioni, le discussioni, i comizi di tanti uomini e donne. Ed è per questo che posso venire fin qui, nel tuo locale a sorseggiare vino."
J."Ma allora la tua parte conciliante, diciamo quella meno sanguigna, che ha provato ad estrarre da te la Pallade Atena?"
T."C'è anche quella, è indubbio. La sento quella parte ogni volta che esamino la vita di un essere malvagio e mi sforzo di capire la sua esistenza, i motivi della sua malvagità e scopro sempre qualche giustificazione, ma poi imperioso prende il sopravvento l'urlo della rabbia e la falce fende l'aria alla ricerca della sua vittima",
J."Ci sono soluzioni a questo dissidio?"
T."Molti rimedi sono stati provati. Spesso peggiori del male che si sarebbe dovuto curare. Prendiamo la legge applicata geometricamente, come desiderava Montesquieu, il giudice "bouche de loi", perchè la legge, la giustizia deve essere uguale per tutti. Altrimenti che legge è? Ma siamo noi esseri umani tutti uguali? Desidereremmo vivere in un mondo in cui fossimo tutti uguali, per poter ugualmente essere sottoposti alla stessa legge? La storia successiva la conosciamo. Quell'hybris egalitaria si trasformò velocemente in terrore e un secolo più tardi in Lavrentij Pavovlic Berija. Del resto già i romani avevano ben presente il problema: "summum ius, summa iniuria".
J."Ma una giustizia applicata per corporazioni e ceti, una giustizia "disuguale" non brillò certo per equità. Ricordo dai miei studi sull'ancien regime, registrazioni di sentenze aberranti, pene irrogate ad un nobile ma comminate ad un suo servo. Intrallazzi, certezza di impunità, quasi che la giustizia dovesse colpire solo la povera gente, quella stessa povera gente che viveva come una festa l'esecuzione di uno di loro, sul quale scaricavano tutto il loro malcontento".
T."La giustizia umana è un gran guazzabuglio. Come hai notato può essere usata per i più svariati motivi, ma di sicuro lascerà sempre un pò di amaro in bocca. Il boia, il giustiziere sono sempre troppo simili all'assassino e l'assassino all'agnello di Dio."
Il calice di vino è quasi finito. Tisifone si avvia verso la porta, adorna della sua tunica bianca. La guardo scivolare via, assieme alla grossa falce lucente, attaccata alla cintola.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Jacopus

#9
Stanotte si avverte un'atmosfera rilassante in Osteria. Come se ci si trovasse in un rifugio o in un porto dopo aver superato una terribile tempesta. Gli avventori, come marinai, si dedicano un momento di pace, prima di essere nuovamente gettati fra i flutti.
Conrad non parla volentieri ma sa ascoltare e mentre parli e lo guardi hai l'impressione che da quegli occhi azzurri possa prorompere la forza calma dell'oceano. Gli parlo di una città di Mondodifuori, di Genova. Non é la città della mia infanzia ma è la città della mia anima ormai. La prima volta che la vidi mi ricordò subito certe atmosfere  da città del Sud. Mi colpì il colore del cielo, così insolitamente azzurro per un figlio dell'Adriatico. A rammentarmi che eravamo in Liguria ci pensarono poi le interminabili stagioni delle pioggia che affrontai a bordo di una vespa, il natante più adatto per affrontare le rotte della città. Genova non è una città ma una città che racchiude una città che racchiude una città...un disegno tridimensionale di Escher. C'è la città medievale, quasi tutta pedonale, costellata di palazzi millenari, come quello del Signore dei Fieschi, famoso per aver tagliato tanti nasi a Gerusalemme ed averli inviati sotto sale all'imperatore. C'è la città ottocentesca, voluta dagli invisi Savoia, squadrata e dominata dalla piazza monumentale di fronte a Brignole. C'è la città dei porti, almeno quattro. Il porto antico, una specie di attrazione per turisti, il porto dei cantieri, il porto petroli e il VTE, per il commercio. C'è la città delle periferie dove si cuociono storie di crudeltà e bellezza. C'è la città delle ville e dei quartieri signorili, addensati in alto e a levante. Tutte queste città e altre devono fare i conti con lo spazio ristretto fra i monti e il mare e allora accade che la prostituta passeggi accanto al finanziere, il lupo di mare vicino alla madre Clarissa, l'extracomunitario deturpato vicino a un ex miss Italia. La conseguenza è una sorta di accettazione del diverso e di tolleranza mugugnona. Una seconda conseguenza è un senso dell'ironia e della comicità surreale, patrimonio di tutti. E capisci perché tanti comici sono nati da queste parti. Potrei ancora dire tante altre cose ma Conrad si è arreso. Non ascolta più. Mi guarda come se fossi l'albero di trinchetto o il motore a turbina del suo ultimo imbarco. Finisco l'ultima grappa e lo lascio al bancone.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

sgiombo

#10
Citazione di: Jacopus il 14 Febbraio 2019, 04:38:26 AMNon é la città della mia infanzia ma è la città della mia anima ormai. La prima volta che la vidi mi ricordò subito certe atmosfere  da città del Sud. Mi colpì il colore del cielo, così insolitamente azzurro per un figlio dell'Adriatico.


MI ricordo pressapoco all' epoca delle manifestazioni contro il G20 e la globalizzazione, intorno all' anno 2000, entrando in Genova col pullman dall' alto - settentrione, un vecchio compagno partenopeo che forse non c' era mai stato esclamare: "a parte la mancanza del Vesuvio, sembra Napoli!".

La parte vecchia, vicino all' aquario, é decisamente affascinante, anzi magica.
Sembra di vedere da un momento all' altro spuntare da un vicolo (anzi da "una calata dei vecchi moli, in quell' aria spessa, carica di sale, gonfia di odori") Fabrizio de André o don Gallo (giustamente ricordato da una lapide), o magari la "graziosa" dagli "occhi grandi color di foglia" che "vende a tutti la stessa rosa"

Anche a me ha sempre colpito il fatto che le terre ad oriente-settentrione dei monti d' Italia (la pianura padana, ove ho sempre vissuto, ancor più che la costa adriatica), forse per l' umidità quasi sempre elevata (a parte i suoi tratti più meridionali), ha quasi sempre un cielo meno terso di quella occidentale-meridionale.

InVerno

Citazione di: sgiombo il 14 Febbraio 2019, 07:43:51 AMLa parte vecchia, vicino all' aquario, é decisamente affascinante, anzi magica.
Sembra di vedere da un momento all' altro spuntare da un vicolo (anzi da "una calata dei vecchi moli, in quell' aria spessa, carica di sale, gonfia di odori") Fabrizio de André o don Gallo (giustamente ricordato da una lapide), o magari la "graziosa" dagli "occhi grandi color di foglia" che "vende a tutti la stessa rosa"
E' interessante vedere come alcune persone (peraltro morte) cambino l'idea che si ha di una città.. in un certo senso le si vede ancora passeggiare nei vicoli come ben descrivi, lasciano un aura intorno a quelli che poi sono semplicemente muri di cemento. E' più interessante rispetto al parco dei Savoia (o altre monumentalità) che sono state progettate con l'intento preciso di mantenere un idea, queste sensazioni invece hanno un carattere spontaneo e intimo, sono davvero spiriti che vagano (concedimelo, visto che hai recentemente "rivalutato" paradiso e inferno) e sbucano dagli angoli. Io onestamente non sono mai rimasto molto colpito da Genova, ma fa parte del mio carattere frugale, non sopporto le città in generale, anche se li ho passato una buona parte della mia adolescenza (partecipando attivamente a tanti movimenti variamente comunisti!) però devo riconoscere che Genova ha un carattere tutto suo, e un fascino particolare. Cosa che ad esempio manca totalmente a La Spezia, città che mi lascia sempre perplesso per la sua "piena vuotezza", sarà perchè non ci vedo camminare gli spiriti, ma sconsiglierei vivamente a Conrad di visitarla!
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Lou

#12
E poi c'è Missy, che in cascate di labirinti, cerca tra i vicoli quella pietra a strisce, quella scritta sui muri, quel volto, quei segni impressi da spiriti vaghi - una impronta per orientarsi, in quel paese più grande. Che perdersi fa paura. C'era quel bar, di un greco, dove, in esposizione, nelle vetrine opache traslucevano giochi di legno e in fondo un pozzo, con ai lati vertigini di precipizi a scale scoscese che portano al mare - a casa. E di lá quel chiostro, a due passi, onorato a un santo di nome Andrea, nell'ergersi della casa dell'avventuriero Colombo, di pietre chiare. E sovrastanti le nuove edilizie di grattacieli in una piazza di Dante. E quei passi veloci per superarli, sti strani gradini che portano al mare, che son salite a farle a ritroso, con fiato sospeso, dopo che al bancone di legno inciso c'era uno spirito al sale d'oceano. Pescato dall'abisso ai margini di un porto. E Missy all'osteria dell'abisso odorava sensi di luoghi lontani, e, qui dove i tempi si accorciano, era certa di dover cambiar percorso alla vista di grate con nastri di plastica Rossi : era la zona rossa e il filo intrecciato di orditi metallici spaiava irriverente quel senso di oceano e di legno intarsiato di segni vissuti, quel porto che apriva i margini dell'orizzonte. Ma il parlare soffuso di Conrad e amici, quell'opaco baluginino di sensi, e giochi, e quei gesti fucaci di trame ancestrali, nel sospiro di Missy rivivono netti - e le cascate di vicoli di mattoni imperversi dal sapore di sale, e il bancone dove stanca poggia ora i gomiti invecchiati, riempiono l'aria di odori immortali e ridestano contrade che vincono il tempo.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Jacopus

"Hai visto Conrad!" "Quanti nuovi clienti!" "La nostra chiacchierata su Genova è stata produttiva" "Abbiamo tirato su un bell'incasso!".
Conrad continua a lustrare boccali e a guardarli controluce. Se non lo avessi sentito parlare, potrei credere che sia muto.
"Tre nuovi clienti. Dobbiamo tenerceli cari. Li coccolerai con i tuoi intrugli. Polacco maledetto!" Conrad mi accontenta con un mezzo sorriso.
"È l'ultima? Hai sentito cosa ha detto? Sa troppe cose di Genova e soprattutto le sa anche scrivere. Anche l'altro tipo non è male. Dice di essere della bassa lombarda ma dal carattere sanguigno non mi meraviglierei se fosse invece emiliano. Il terzo invece è un po' come te Conrad, parla poco, dice l'essenziale. Non ha tempo per le frottole. Che personaggi ragazzi. Non vedo l'ora di raccontarlo ad Edipo, quando ripassera' da queste parti.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

sgiombo

#14
Mi scuso per l' eccesso di autobiografismo, che potrebbe sembrare narcisistico.

Effettivamente sono un po' emiliano un po' lombardo, essendo nato a Cremona, che con Mantova, la quale risente pure della vicinanza del Veneto, é una città per certi versi più emiliana che lombarda (il contrario si dice spesso di Piacenza).
Per esempio ai tempi fortunati della prima repubblica la provincia di Cremona si divideva nella parte occidentale - settentrionale "bianca" per lo meno come Brescia e quasi come Bergamo e in quella orientale - meridionale "rossa" per lo meno come Parma e quasi come Reggio Emilia (il capoluogo era una sorta di "via di mezzo"); si usano carte da gioco "piacentine" e non "milanesi"; il risotto più frequentemente cucinato é con la panna alla parmigiana o col pomodoro alla bolognese, piuttosto che con lo zafferano alla milanese; quando ero un bambino quasi tutti i miei compagni della scuola elementare erano fieri del fatto che la nostra Cremona sia stata in prevalenza ghibellina, più spesso col Barbarossa che con la Lega Lombarda, e con Milano si erano avute frequenti, reciproche distruzioni in seguito a battaglie vinte o perse dall' uno o dall' altro libero comune).
Inoltre da quarant' anni vivo in Provincia di Piacenza, ma verso Parma (Emilia al 100%; ove ho studiato).