Che rapporto abbiamo con gli antichi?
Ci riflettevo sù e mi sono reso conto che non saprei rispondere se non in modo confuso.
Si possono sottovalutare gli antichi in quanto tali, salvo poi sorprendersi dell'attualità del loro pensiero, ma si possono anche esaltare fino ad anestetizzare il nostro spirito critico.
L'occasione di questa riflessione è una bella discussione ancora in corso aperta da Eutidemo nella sezione filosofica: ''L'implicazione logica...''Se....allora''.
Gli strumenti del pensiero, logico e non, degli antichi sono cambiati nel tempo, ma non è certo valutando l'efficacia dei loro strumenti rapportandoli agli attuali che possiamo giudicare il valore degli antichi.
Di contro ho l'impressione a volte che quegli strumenti li si usi oggi come fossero del tutto attuali.
A prima vista ciò potrebbe dipendere dal fatto che, immersi nello studio della filosofia, alcuni acquistino più confidenza con gli antichi che coi contemporanei.
Ovviamente non avrebbe senso criticare gli antichi strumenti del pensiero per denigrare gli antichi, ma per avere semmai una migliore comprensione degli attuali.
Se poi a tutto ciò aggiungessimo la consapevolezza che gli attuali strumenti del pensiero faranno la stessa fine dei quelli antichi, nel bene e nel male, allora il nostro attuale pensiero riuscirebbe a trascendere quasi la  temporalità, potendo sventolare una bandiera che non verrà mai ammainata.
Questa tendenza però non mi sembra di vederla, e in questo siamo del tutto sovrapponibili agli antichi, nel senso non buono del termine.
Ma magari è solo una mia impressione...