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Maledette abitudini

Aperto da daniele75, 05 Aprile 2020, 07:57:20 AM

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daniele75

Ad ogni tua sofferenza presente ramenta gli uomini del passato, che hanno sofferto molto più di te. Stai ancora soffrendo? Allora sei schiavo delle tue stesse abitudini e delle dicerie altrui. L'inconscio va imbrigliato, esso ha sete di esperienze e ti porta ad abituarti a tutto, anche al lusso più sfrenato. La parola magica è: sono veramente infelice come un soldato romano di 2000 anni fa che moriva di infezione perche non aveva antibiotici? Sono infelice perché non ho la ferrari? Medita sul funzionamento delle abitudini e sulla mente, riscoprirai di essere gia felice, te lo eri dimenticato.

doxa

Daniele cosa c'entra la filosofia con le abitudini ?

Forse ti riferisci alle filosofiche abitudini  dei partecipanti a questo forum ?

Facciamo finta che sia la "giusta" piazza per discettare sulla questione, poi ci penserà il moderatore a "mandarci dove di dovere"  :)  e spostare il topic dove si conviene...

Daniele ha scritto
CitazioneAllora sei schiavo delle tue stesse abitudini e delle dicerie altrui.

"Schiavo delle dicerie altrui" ? Queste possono causare la morte di persone innocenti.

Siamo in pandemia perciò va bene come esempio rammentare il "dagli all'untore" di manzoniana memoria.



La colonna e la lapide che furono collocate nel 1630 a Milano all'angolo tra le attuali via Gian Giacomo Mora e Corso di Porta Ticinese in memoria del processo "all'untore" Gian Giacomo Mora.

La colonna fu voluta dal governo milanese durante la dominazione spagnola come marchio d'infamia nei confronti dei due untori.  "La casa del Mora si spiani, et in quel largo si drizzi una Colonna, la quale si chiami Infame et in essa si scrivi il successo, né ad alcuno sia permesso mai più riedificare detta casa". 


Quella colonna fu demolita nel 1778 quando Milano apparteneva all'impero austriaco. L'amministrazione comunale cercò di far demolire la colonna, approfittando di una norma che vietava il restauro dei monumenti d'infamia.  Nella notte tra il 24 e il 25 agosto 1778 gli abitanti nelle vicine abitazioni sentirono più volte colpire la base della colonna, che cadde. "La palla che la sormontava rotolò giù pel vicolo dei Vetraschi". Alla fine di agosto i resti furono smantellati completamente.  Dopo l'eliminazione della colonna infame, il terreno venne acquistato e fu costruita un'abitazione. 


La "Storia della colonna infame", simbolo della superstizione e dell'iniquità del sistema giudiziario spagnolo, divenne famosa con l'omonimo saggio di Alessandro Manzoni.  Da Wikipedia: "Milano, allora amministrata dagli spagnoli, fu duramente colpita nel 1630 da una terribile peste diffusa in gran parte del nord della penisola italiana, nota anche come peste manzoniana e che uccise quasi la metà della popolazione provocando la morte di circa 60.000 milanesi: in un clima che vedeva la popolazione allo stremo, aggravato dalla ampia diffusione di superstizioni popolari, una donna del quartiere denunciò Guglielmo Pozza accusandolo di essere un untore intento a diffondere il morbo mediante particolari unguenti procuratigli dal barbiere Gian Giacomo Mora e che egli avrebbe applicato alle porte di alcune case. Venne quindi imbastito un processo in cui i due malcapitati vennero accusati di essere untori: il procedimento, condizionato da un uso disinvolto della tortura secondo gli usi dell'epoca, terminò con la condanna a morte dei due che confessarono la propria inesistente colpevolezza pur di porre fine alle atroci sofferenze a loro causate dalle torture, peraltro contraddicendo più volte le loro stesse dichiarazioni.  La sentenza, oltre ad una condanna a morte da eseguirsi dopo vari supplizi da infliggere sfilando per le contrade della città, prevedeva l'abbattimento della casa-bottega di Gian Giacomo Mora; lo spazio vuoto venne occupato dalla colonna infame a memoria perpetua delle punizioni che sarebbero toccate a chi si fosse macchiato della colpa di essere un untore e come marchio di infamia indelebile per lo sventurato Mora.
Nella prima metà del XVIII secolo l'avversione verso i presunti untori era ancora viva e diffusa tra la popolazione. 


Nel 1674 Carlo Torre nel suo "Ritratto di Milano" scrisse: "Ditemi che state voi osservando in quel lato sinistro, dove apresi ristretta aia, entro cui sorge colonna, e nel cui seno leggesi COLONNA INFAME? S'ella è cagione dei vostri fissi sguardi, dirovvi, essere stata tal colonna eretta nell'anno fatale 1630, allor quando in Milano fiero morbo di pestilenza, fece inenarrabile strazio de' cittadini, venendo accresciuta la di lui rabbia con avvelenate unzioni, anzi ammaliate, da perfidi animi somministrate, che pagarono alfine il fio de' loro tradimenti con gastighi atroci. [...] Vennevi mai all'orecchio più enorme scelleratezza? Fu ragione cancellare dal libro dei viventi chi desiderava estinti gli stessi viventi: spiantare le mura dell'abitazione di colui, che voleva dispopolata di cittadini la sua natia città e con unzioni rendeva più sdruccioloso il sentiere della morte". 


L'abate e storico milanese Serviliano Latuada(1704 – 1764) nel 1738 scrisse: "Sopra la vasta strada, che guida verso il centro della Città, si ritrova a mano manca una Colonna piantata sopra picciola Piazza, che conduce entro un'altra Contrada, detta de' Cittadini [...]. Chiamasi Colonna Infame, sendo stata innalzata ad eterna memoria dell' empia scelleraggine commessa dal barbiere Giangiacopo Mora, che appunto in questo luogo abitava, la di cui Casa diroccata servì di piedistallo all'erezione di questa Colonna. Nell'anno 1630 faceva gran strage in questa Città la pestilenza, ed il mentovato Mora collegato Con Guglielmo Piazza e molt'altri accresceva con unguenti avvelenati a' nostri Cittadini il terrore. Preso pertanto, e condannato ad atrocissima morte, insieme degli altri Complici, gli fu ancora eretto quello perenne testimònio delle di lui scelleraggini" 


Della colonna non sono giunte descrizioni dettagliate, ma nelle stampe è raffigurata con una palla posta sulla sommità. La lapide che descrive gli avvenimenti e le pene inflitte ai colpevoli era originariamente posta su un muro a fianco della colonna ed è oggi conservata nei musei del castello sforzesco.



= "Qui dov'è questa piazza sorgeva un tempo la barbieria di Gian Giacomo Mora il quale congiurato con Guglielmo Piazza pubblico commissario di sanità e con altri mentre la peste infieriva più atroce sparsi qua e là mortiferi unguenti molti trasse a cruda morte.
Questi due adunque giudicati nemici della patria il senato comandò che sovra alto carro martoriati prima con rovente tanaglia e tronca la mano destra si frangessero colla ruota e alla ruota intrecciati dopo sei ore scannati poscia abbruciati e perché nulla resti d'uomini così scellerati confiscati gli averi si gettassero le ceneri nel fiume.  A memoria perpetua di tale reato questa casa officina del delitto il Senato medesimo ordinò spianare e giammai rialzarsi in futuro ed erigere una colonna che si appelli infame.  Lungi adunque lungi da qui buoni cittadini che voi l'infelice infame suolo non contamini.  Il primo d'agosto MDCXXX. (Il presidente della Pubblica Sanità, Marco Antonio Monti senatore) (Il presidente dell'ecc. Senato, Giovanni Battista Trotti) (Il R. Capitano della Giustizia, Giovanni Battista Visconti)"



Oggi all'angolo tra via Gian Giacomo Mora e corso di Porta Ticinese c'è una palazzina; nel 2005 in una rientranza vennero poste una scultura in bronzo e una targa a ricordo degli eventi:  "QUI SORGEVA UN TEMPO LA CASA DI GIANGIACOMO MORA INGIUSTAMENTE TORTURATO E CONDANNATO A MORTE COME UNTORE DURANTE LA PESTILENZA DEL 1630. "... È UN SOLLIEVO PENSARE CHE SE NON SEPPERO QUELLO CHE FACEVANO, FU PER NON VOLERLO SAPERE, FU PER QUELL'IGNORANZA CHE L'UOMO ASSUME E PERDE A SUO PIACERE, E NON È UNA SCUSA MA UNA COLPA". (Alessandro Manzoni, "Storia della colonna infame").

doxa


Antica stampa: la chiesa di San Lorenzo alle colonne. Sul fondo l'arco di Porta Ticinese: In primo piano, sulla destra, la "colonna infame" con sopra la sfera.

doxa




altra antica stampa. In primo piano la colonna infame. L'epigrafe marmorea è collocata sulla parete esterna della casa. Per ingrandire l'immagine cliccare sulla foto

daniele75

Scoprire i meccanismi mentali aiuta ad essere sereni e consapevoli. Analizzate la vostra sofferenza attuale, è semplimente illusoria. Abituarsi al non abituarsi è il segreto. Anche una ferrari nel tempo diventa una semplice auto agli occhi di chi la guida da anni. È un meccanismo mentale che ha due facce. Una ci ha fatto progredire in maniera impulsiva, l'altra ci rende eternamente insoddisfatti. Fare riferimento agli uomini del passato, aiuta a comprendere che anche la sofferenza è illusione, un impostazione mentale.

doxa

#5
Buonasera Daniele, comprendo la tua difficoltà a trovare la sezione giusta per inserire il tuo topic. Infatti nel forum manca quella dedicata alla psicologia e quasi tutti i nick si dedicano con voluttà alla noiosa filosofia.
 
Hai scritto
CitazioneScoprire i meccanismi mentali aiuta ad essere sereni e consapevoli.

A quali meccanismi ti riferisci ? Alla coscienza ? All'autostima ? Alla percezione ? All'atarassia ?

Hai aggiunto
CitazioneFare riferimento agli uomini del passato, aiuta a comprendere che anche la sofferenza è illusione, un impostazione mentale.

E qui rientri nell'ambito della filosofia. Quale ti piace ? Quella stoica ?

A me piace quella dionisiaca, anche se non è una filosofia, ma non disdegno quella epicurea.

Altre elucubrazioni e domande ti arriveranno in maniera specifica dagli altri nick.

Buona serata

daniele75

L'abitudine di complicarsi la vita è un privileggio per molti. In realtà per perseguire la conoscenza, basta l'introspezione interiore. Vedi come hanno fatto gli antichi. Meglio non sapere le complicate bugie delle religioni. Essi vagano nel sogno dell'assenza di logica. C'è comunque da dire che la vita non ha logica, quindi rimarrà un mistero su chi detiene la ragione ultima, sempre se esiste.

Ipazia

Citazione di: daniele75 il 06 Aprile 2020, 12:01:19 PM
C'è comunque da dire che la vita non ha logica, quindi rimarrà un mistero su chi detiene la ragione ultima, sempre se esiste.

La vita intesa come physis certamente non ha logica. Il logos nasce col pensiero umano e le religioni ci sono arrivate vicine quando hanno scritto: Ἐν ἀρχῇ ἦν ὁ λόγος, En archè en o lògos (Giovanni 1:1), In principio era la parola. Solo che era il principio dell'universo antropologico, non di physis. Antropomorfismo alla grande, ma scusabile perchè sapientemente consapevole del destino umano.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

doxa

#8
Daniele ha scritto
CitazioneAd ogni tua sofferenza presente ramenta gli uomini del passato, che hanno sofferto molto più di te.
.

Mal comune mezzo gàudio ?  Le avversità che ci colpiscono diventano più sopportabili se coinvolgono tante altre persone ? Lo so, è solo un detto popolare, ma il sostantivo "gaudio" (dal latino "gaudium", derivato da "gaudere" = "godere") in questo caso dà gioia spirituale o religiosa ? 
CitazioneStai ancora soffrendo? Allora sei schiavo delle tue stesse abitudini e delle dicerie altrui. L'inconscio va imbrigliato, esso ha sete di esperienze e ti porta ad abituarti a tutto, anche al lusso più sfrenato.

Eh sì, sto ancora soffrendo. Lo ammetto, sono schiavo delle mie abitudini e non riesco ad "imbrigliare il mio inconscio" Come posso fare ?

Siamo giunti alla quarta settimana di clausura forzata, il logorio comincia a farsi sentire  per tutti.

Il distanziamento, a meno di non essere eremiti, asceti, anacoreti e performer dalla disciplina incrollabile che praticano l'immolazione della socialità come medium artistico  ha dimostrato che stare soli con se stessi è difficile, anzi, non ci piace. Ci angoscia e ci consuma. Ciascuno reagisce come può alla "cabin fever" (= febbre di cabina): la sindrome claustrofobica da isolamento che suscita irritabilità, irrequietezza quando un individuo o un gruppo è bloccato in breve spazio o luogo isolato per lungo periodo di tempo.

La cabin fever può provocare sonnolenza o insonnia, ma anche noia di essere a casa da soli per un lungo periodo di tempo. Può generare il bisogno di uscire  anche in condizioni avverse come il maltempo o la visibilità limitata.

L'unico balsamo sembrano essere  i social: permettono di condividere le proprie opinioni  con altri e ci si sente meno a disagio. Infatti i  "mala tempora" provocano stress da alleviare in compagnia, magari tramite network.

daniele75

Questa società non è adatta a far crescere spiritualmente un indivio, ma lo soggioga ai propri vizi e abitudini. Questa quarantena sfruttale per imparare a meditare, pensa ad un carcerato in isolamento, lui desiderebbe la tua facile quarantena. È tutto questione di abitudini e di come si dirige il pensiero. Anche un miliardario prova angoscia, perche anche lui non ha capito il meccanismo mentale. Sono 7 giorni a lettoin meditazione, ascoltando musica rilassante e meditando sul pensiero...per ora non sono ancora impazzito. Penso che un gladiatore romano, forzato a combattere, desiderebbe potersi sdraiare in un comodo letto. Ripeto è il pensiero la causa della sofferenza.

Ipazia

Indubbiamente le pietre non soffrono, ma appena compare uno straccio anche rudimentale di snc la sofferenza è assicurata.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

doxa

Daniele ha scritto:
CitazioneQuesta società non è adatta a far crescere spiritualmente un indivio, ma lo soggioga ai propri vizi e abitudini.

Ma lo dici per convincere te stesso o chi ti legge ?

Qual è la "società adatta a far crescere spiritualmente un individuo" ?

Esiste sulla Terra ? In caso affermativo dimmi quale.

Tu dici che questa società ci "soggioca ai propri vizi e abitudini".

Ma i vizi sono collegati alle virtù, anche se opposti. E sono le virtù che di solito degenerano in vizio, per esempio l'attività sessuale in lussuria, che in questo periodo di quarantena favorirà le nascite con sommo piacere di chi le vuole.


Siamo oltre 60 milioni e siamo troppi, sono tanti i disoccupati, altro che incrementare le nascite di italiani. Strombazzano l'accoglienza degli immigrati per la felicità economica delle onlus e delle diverse cooperative, poi per mischiare le carte in tavola dicono che nascono pochi italiani. Ma chi se ne frega. Ci sono gli immigrati che bilanciano le mancate nascite. E in questo periodo sono preoccupato per loro: dalle coste del nord Africa non partono barconi verso l'Italia. Ho una crisi di astinenza per il loro mancato arrivo. Soffro molto non sapere dove sono in questo periodo le navi delle onlus sempre così solerti nel trovare  barconi e barchette non "viste" dalle navi militari.

Ho pontificato, ora torno ad argomentare sui vizi.

Cos'è veramente un vizio che da sempre lusinga, attrae, seduce molto più della virtù ?

I "sette vizi capitali" (superbia, avarizia, lussuria, ira, gola, invidia e pigrizia)  sono tratti permanenti e sempre attuali della realtà umana. Sono le porte del peccato e di condanna morale per le religioni, all'origine di ogni "cattivo piacere" per i moralisti.

Nella gerarchia dell'immoralità ogni vizio ha diverso rilievo, per te qual è il più grave ?  Mentre sei a letto malato (per Covid ?) pensa le diverse tipologie dei vizi come esercizio di autocoscienza.

CitazioneQuesta quarantena sfruttale per imparare a meditare, pensa ad un carcerato in isolamento, lui desiderebbe la tua facile quarantena.

Meditare pensando a chi, che cosa ? Al "deus ex machina" ?

Preferisco il silenzio, la calma, la tranquillità, l'assenza di parole e di volontà di comunicare. 

Ipazia

L'uomo é un animale che si abitua a tutto.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

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