Limiti della cultura umanistica?

Aperto da Claudia K, 01 Aprile 2023, 23:57:08 PM

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Claudia K

Citazione di: Ipazia il 02 Aprile 2023, 21:52:30 PMl darwinismo sociale è scientismo, in quanto arbitraria estensione dell'evoluzionismo darwiniano alla società umana. Anche la lucina rossa di cui parlava green è scientismo: l'illusione di spiegare l'anima con un elettroencefalografo. O di spiegare l'attitudine al crimine coi tratti somatici (Lombroso) aggiornato e corretto con la genomica creativa. Per non parlare delle indebite estensioni della fisica, quantistica e astronomica, alle relazioni umane...
Citazione di: davintro il 02 Aprile 2023, 21:55:31 PMI social sono pieni di ragazzini saccenti che pongono il loro ateismo come basato su una superiorità scientifica rispetto alle credenze religiose e metafisiche, e questa posizione presuppone l'idea che la conoscenza scientifica non si limiti a indagare il mondo fisico, ma sia capace anche di entrare nel merito delle questioni filosofiche è giudicare, sulla base dei propri limiti, il valore di verità delle varie tesi.
Ecco però che tu, Ipazia, citi teorie che possono proprio definirsi modaiole del passato, e che sono state anche molto velocemente superate dalla stessa scienza, mentre tu, Davintro, ne trovi prova attuale presso i ragazzini sui social...

La realtà, però,  resta quella di una comunità scientifica che procede per studi e verifiche sulla sola realtà fisica, i cui membri non di rado sono credenti, e ancor più spesso sono indotti a interrogativi e riflessioni squisitamente metafisici...dalla constatazione sempre più stringente che di "casuale" non esista poi nulla! 

Indubbiamente ha poi ruolo determinante il <fattore umano> (in scienza come in ogni ramo dello scibile). E in scienza ci sarà lo scienziato che...alla fine è un ottimo e zelante tecnico...talmente preso dall'ambascia tecnica da perdere la visione d'insieme e sentirsi dio per una sua piccola conquista (accade in scienza, ripeto, e accade in qualunque ramo dello scibile). 
Un esempio che posso portare a titolo esclusivamente personale è la Hack : è un effetto che fece su di me, ma è verissimo : la considerai una povera aridissima quando fu categorica nell'escludere l'esistenza di Dio, e proprio nell'atteggiamento scientista del "la verità è quello che verifichiamo noi!". 
La stessa sensazione sgradevolissima riportai da Levi Montalcini, per ragioni parzialmente diverse: più la leggevo e più provavo tristezza e sconforto per una personalità che amava descriversi in voluta fuga da vita e sentimenti in nome "della scienza". 
Con o senza Nobel...mi viene anche da dire che l'indefessa applicazione al telescopio come al microscopio...certamente possono portare frutti, ma insomma...a nessuna delle due dobbiamo alcuna ipotesi geniale che abbia cambiato la Storia. 
Mentre chi lo ha fatto davvero (da scienziato) è spesso rimasto trafitto dal ben più ampio chiedersi "non è un caso" . 

Ipazia

Aver fede nella comunità scientifica è ancora più deleterio a suicida che "credere nella scienza ". Se la covidemia non ha insegnato nulla ...
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Ipazia

Un apicale della "comunità scientifica" che si occupa di salute umana per l'intero pianeta:

Tedros Adhanom Ghebreyesus

...nella descrizione moderata di WP. Se si entra nei dettagli della biografia si scopre come lo spessore criminale di questo personaggio sia assai più consistente, spaziando dalla politica alla sanità.

I limiti della cultura "scientifica" e l'assenza di cultura umanistica sono qui ottimamente rappresentati.





pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

daniele22

Domandarsi quante strane prospettazioni generi una cultura umanistica che manchi dell'ABC di quella scientifica mi sembra cosa fuori dal mondo dato pure che nelle scuole si offre senz'altro un abc di entrambe le culture. Come già detto da Ipazia, un conto è la fede e altro la cultura. Si possono invece scorgere due modi interpretativi del mondo in cui da una parte prevale il descrittivo, la cultura umanistica, mentre dall'altra, pur restando ferma la descrizione della natura vi sarebbe senz'altro un intento prescrittivo da individuarsi nella pretesa di ripetere l'esperienza con successo. Per quel che riguarda le scienze umane, fidarsi della comunità scientifica in un mondo di mariuoli è sicuramente un grosso azzardo. Concludendo, non esiste un concetto di "letteraturismo" così come esiste quello di "scientismo" ... qualcuno potrà dire che esiste l'umanesimo, ma non si tratta proprio della stessa storia dato che la scienza sarebbe al servizio dell'umanità

Claudia K

Citazione di: Ipazia il 03 Aprile 2023, 08:31:52 AMAver fede nella comunità scientifica è ancora più deleterio a suicida che "credere nella scienza ".
Che questa sia la tua opinione non si possono aver dubbi; neanche per chi avesse cominciato ieri a leggere le pagine di questo Forum. 
Opinione che, nella sua pretesa di assolutezza/verità, vedi bene non essere sposata da molte persone non meno pensanti di te. 
E questa tua opinione, brandità come <verità> , è quanto di più prossimo a una fede/religione io riesca a concepire. 
Religione che peraltro è professata e predicata, a quanto pare, sull'ostinazione a presumere le posizioni altrui in modo del tutto difforme rispetto a quanto analizzato e dichiarato dall'altro. 
Non si sa più come rappresentarti che fisica e metafisica hanno oggetti e metodi del tutto diversi, o che aver fiducia nella scienza in base ai traguardi da essa conseguiti non ha parentela con il <credere> fideistico, o che <scienza> e <scientismo> non sono sinonimi...

A volte mi chiedo anche quale sia la tua idea di "comunità scientifica", perchè a me sembra fortemente improntata all'idea preconcetta del <complotto di poteri forti> in ogni dove. 
Mentre la comunità scientifica - di per sè - vive semplicemente dell'interscambio planetario tra scienziati di studi e ricerche che abbiano dignità di pubblicazione scientifica per il puro e semplice pre-requisito di rispondere al Metodo scientifico (= logica e  dimostrabilità). 

Citazione di: Ipazia il 03 Aprile 2023, 09:20:07 AMUn apicale della "comunità scientifica" che si occupa di salute umana per l'intero pianeta:

Tedros Adhanom Ghebreyesus
Penso di non annunciarti nulla di nuovo nel ricordare ancora una volta il <fattore umano>, che peraltro è proprio quello che non ha nè può avere nessuna storia nell'ambito della comunità scientifica, mentre può rivelarsi nefastamente determinante in chi politicamente gestisce informazioni e ne deriva decisioni politiche. 

Ugualmente non penso di annunciarti nulla di nuovo nel ricordare (anche senza istituire primati di nefandezza, sebbene sia fortissima la mia tentazione di aggiudicare il primato di nefandezza ai filosofi ideologizzati, molto più che agli scienziati) che ogni più disumano regime (facciamo nazismo, giusto per restare nel recente?) abbia avuto tanto i propri filosofi/ideologi  quanto i propri scienziati, nel migliore dei casi accomunati da un <fattore umano> declinabile soprattutto in termini di delirio (personale e anche di interesse psichiatrico) di onnipotenza! 

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Torno al tema del thread, e confesso una enorme perplessità che in realtà mi porto dai tempi del liceo, ma che da alcune letture anche in questo Forum, ma non soltanto, mi ritrovo ingigantita a dismisura. 
Molto easy esternare la perplessità. 
Io liceo scientifico, mio fratello (due anni meno di me) liceo classico. 
Alcuni testi in comune (tra cui quello di filosofia, Adorno nel mio/nostro  caso). 
Non sono mai stata una "secchiona" (e in qualche misura oggi e non da oggi mi dispiace un po'). 
Ammetto di aver vissuto moooolto di rendita sul fatto di essere "da 10" sia in matematica che in italiano scritto (pur con Prof che cambiavano ogni anno). 
La matematica (al pari di biologia, chimica, fisica, geografia astronomica) mi intrigava proprio. Non era faticosa, piuttosto era entusiasmante. 
Lo scritto di lettere, poi,  era proprio una passeggiata di salute e ammetto di aver avuto anche privilegi: mai fatto un compito di "letteratura"...ebbi anche il privilegio, nell'ultimo triennio,  che la docente (a noi giunta dal classico, dopo aver meritato il titolo di  "il terrore del liceo classico") dettasse ad ogni compito i tre titoli alla classe e poi ne aggiungesse uno, che apertamente diceva "questo lo aggiungo per Claudia K e Tizia, se hanno piacere di svilupparlo". Era normalmente un tema davvero libero quanto una tesi sperimentale, su base sostanzialmente filosofica. E ...a Cladia K e a Tizia sembrava dono meraviglioso avere questa licenza che abbracciavamo con tutto il cuore e il cervello e l'entusiasmo...
Il non essere mai stata "secchiona" ha il suo prezzo, e lo pago: io ho carenze di geografia da analfabeta, ma anche in storia sono assai lontana da ogni libera docenza; non so come ho fatto ad essere molto più che sufficiente in inglese, perchè in effetti so di non essermici mai applicata abbastanza, sebbene traduca molto meglio di qualcuno in famiglia che ha fatto anche la Kaplan...bon. 
Sta di fatto che all'ultimo anno di liceo scientifico provai una forma di Felicità che derivava dalla sensazione nitida di aver avuto tutti gli strumenti per pensare, nella meraviglia di constatare come tanta metematica e fisica si coniugassero alla perfezione, esprimendo il cammino umano della conoscenza, con la letteratura quanto con la storia della filosofia che includeva Einstein e la Relatività.

E' da allora che mi chiedo: come avrebbe mai potuto mio fratello, con un classico che per la matematica si limitava al refresh delle scuole medie inferiori, avere la stessa visione ? 


iano

#20
Citazione di: Claudia K il 03 Aprile 2023, 11:13:22 AME' da allora che mi chiedo: come avrebbe mai potuto mio fratello, con un classico che per la matematica si limitava al refresh delle scuole medie inferiori, avere la stessa visione ?


La stessa visione no, ma magari superiore o potenzialmente superiore alla tua,
se compito di quei licei era far maturare potenzialità.
Quello che io vedo che è che quelli che vengono dl classico hanno una marcia in più, perchè evidentemente in qualche modo che non sò sono stati meglio dotati della capacità di comprendere le cose in modo autonomo.

Io comunque confesso che trovo sempre molto interessante la filosofia prodotta dagli scienziati a margine del loro lavoro, sintetica e chiaramente espressa.
Non posso dire lo stesso dei filosofi di professione, purtroppo.
Sentivo alla TV una scienziata che è giunta alla sua professione oscillando fra quella di fisica, danzatrice, saltimbanco da strada, filosofa, dando a tutte queste scelte pari dignità. Fantastico.
Mi è difficile capire di cosa discutano i filosofi di oggi sempre più staccati dalla realtà, mentre non ho la stessa sensazione coi filosofi greci.
I filosofi di oggi mi sembrano acquiloni a cui si è staccato il filo.

Ad uno scienziato che lavora per conoscere la realtà sarà inevitabile riflettere sui  meccanismi della conoscenza, anche se non né tenuto a farlo, ma un filosofo puro su cosa riflette esattamente quando pretende di essere qualcosa in più di uno storico della filosofia.
Non comprendo inoltre come si possano separare storia della scienza e della filosofia.
Che lo esterni o meno è inevitabile per uno scienziato filosofare, mentre un filosofo può ben fare a meno di fare scienza, però poi non si capisce cosa stia facendo veramente.
La separazione fra classico e scientifico è quanto di peggio potessimo inventarci a livello scolastico.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

davintro

Citazione di: Claudia K il 02 Aprile 2023, 23:56:50 PMEcco però che tu, Ipazia, citi teorie che possono proprio definirsi modaiole del passato, e che sono state anche molto velocemente superate dalla stessa scienza, mentre tu, Davintro, ne trovi prova attuale presso i ragazzini sui social...

La realtà, però,  resta quella di una comunità scientifica che procede per studi e verifiche sulla sola realtà fisica, i cui membri non di rado sono credenti, e ancor più spesso sono indotti a interrogativi e riflessioni squisitamente metafisici...dalla constatazione sempre più stringente che di "casuale" non esista poi nulla!

Indubbiamente ha poi ruolo determinante il <fattore umano> (in scienza come in ogni ramo dello scibile). E in scienza ci sarà lo scienziato che...alla fine è un ottimo e zelante tecnico...talmente preso dall'ambascia tecnica da perdere la visione d'insieme e sentirsi dio per una sua piccola conquista (accade in scienza, ripeto, e accade in qualunque ramo dello scibile).
Un esempio che posso portare a titolo esclusivamente personale è la Hack : è un effetto che fece su di me, ma è verissimo : la considerai una povera aridissima quando fu categorica nell'escludere l'esistenza di Dio, e proprio nell'atteggiamento scientista del "la verità è quello che verifichiamo noi!".
La stessa sensazione sgradevolissima riportai da Levi Montalcini, per ragioni parzialmente diverse: più la leggevo e più provavo tristezza e sconforto per una personalità che amava descriversi in voluta fuga da vita e sentimenti in nome "della scienza".
Con o senza Nobel...mi viene anche da dire che l'indefessa applicazione al telescopio come al microscopio...certamente possono portare frutti, ma insomma...a nessuna delle due dobbiamo alcuna ipotesi geniale che abbia cambiato la Storia.
Mentre chi lo ha fatto davvero (da scienziato) è spesso rimasto trafitto dal ben più ampio chiedersi "non è un caso" .

Assolutamente, difatti ci tengo a chiarire che la mia contestazione allo scientismo, tesi filosofica/metafisica, non ha nulla a che fare con una del tutto erronea critica indifferenziata al metodo scientifico, che nel suo campo di pertinenza, non ha alcun interesse a suffragare una fra le diverse posizioni in campo metafisico o teologico. Nessuna contraddizione dunque al fatto di essere scienziati e credenti in una religione.

E anzi, a ben guardare, le condizioni fondamentali (trascendentali volendo usare un linguaggio tecnico-filosofico), credo che proprio i presupposti di validità della conoscenza scientifica siano in linea con l'assunzione, certo implicita da parte degli scienziati che come tali (non come esseri umani), non hanno gli strumenti per indagare presupposti extra-scientifici della loro scienza, di posizioni metafisiche, se non religiose. Non parlo di religioni confessionali rivelate, ma di un generico riconoscimento di una concezione spirituale della realtà. Il discorso sarebbe lungo, e sarebbe preferibile approfondirlo nella sezione filosofica, qua mi limiterei a esprimere l'opinione che la possibilità di una conoscenza della natura da parte dell'uomo, presupposto della scienza, sia un paradigma molto più conciliabile con l'idea di un Principio creatore intelligente. La scienza presuppone una corrispondenza tra  razionalità umana soggettiva che indaga e una struttura razionale del mondo oggettivo della natura, che sia "disponibile" a lasciarsi comprendere dalle categorie concettuali dell'uomo. E questo paradigma è molto più conciliabile con l'idea che la natura sia stata progettata da una Mente intelligente, e che per questo porti con sì ordine interno che si presta, seppur limitatamente a farsi comprendere dalla razionalità umana, piuttosto che l'ipotesi ateista del caso, rompe qualunque concezione della regolarità dei fenomeni del mondo oggettivo e spezza quella corrispondenza razionalità soggettiva umana-razionalità oggettiva della natura, che la scienza assume come implicito presupposto.

Vorrei in merito postare il video di un discorso in cui Ratzinger accenna brevemente sull'argomento (in particolare, consiglierei di vedere da 2.00 a 7.00). Tenendo in considerazione che l'interesse per le sue parole nel nostro contesto, non va inteso come capo di una certa istituzione religiosa storica, ma come teologo e filosofo, che da quel punto di vista avrebbe potuto dire le stesse cose anche da luterano, calvinista, ebreo, islamico ecc. Un teismo generico: https://youtu.be/mvf1R6T1Adc

Claudia K

Citazione di: iano il 03 Aprile 2023, 13:22:52 PMLa stessa visione no, ma magari superiore o potenzialmente superiore alla tua,
Faccio rapida eccezione allo scivolamento dei tentativi di aggressione, sol per chiederti : da quale fonte, tra nick ?  :))


Citazione di: iano il 03 Aprile 2023, 13:22:52 PMQuello che io vedo che è che quelli che vengono dl classico hanno una marcia in più, perchè evidentemente in qualche modo che non sò sono stati meglio dotati della capacità di comprendere le cose in modo autonomo.
Questo è uno dei più deleteri luoghi comuni. 
Lo studente del classico, oggi come trenta anni fa, è solo uno che DEVE studiare (più o meno obtorto collo) una serie di materie morte da secoli o millenni, mentre la vita va...e va per per flussi VIVI in cui non è di alcun supporto l'allenamento allo studio, SE dello studio VIVO viene a mancare l'oggetto e ogni sua conoscenza. 

Citazione di: iano il 03 Aprile 2023, 13:22:52 PMChe lo esterni o meno è inevitabile per uno scienziato filosofare, mentre un filosofo può ben fare a meno di fare scienza, però poi non si capisce cosa stia facendo veramente.
E' proprio quel che penso!


Citazione di: iano il 03 Aprile 2023, 13:22:52 PMLa separazione fra classico e scientifico è quanto di peggio potessimo inventarci a livello scolastico.
Più che concorde. E infatti...fu la genialata di filofofo ad elevatissino potenziale di ideologizzazione!  :))

daniele22

Data una certa coincidenza in origine immagino ben che un fisico si dedichi ai meccanismi della conoscenza, ma un filosofo puro dovrebbe fare altrettanto, essendo questa la domanda per eccellenza; e non dovrebbe certo occuparsi più di tanto della storia della filosofia, dato in più che a questa domanda non si è ancora data risposta ... a dire il vero io pretenderei di averla data, ma nessuno l'accetta ... E un filosofo puro non potrebbe non occuparsi almeno superficialmente di scienza, così come non può non occuparsi di tutte le altre cose di cui i suoi simili si nutrono lui compreso ... Altrimenti che filosofo sarebbe? Tra i fisici che si occuparono di filosofia ci sarebbe pure un certo Max Plank, nome sicuramente importante. Nel suo "La conoscenza del mondo fisico" fece un ragionamento assai bizzarro sulla legge di causa effetto estendendola filosoficamente. Pretendeva, non ricordo se dimostrare o mostrare tanto fa lo stesso, che l'uomo può svincolarsi da tale legame insito nel nostro comune pensare dicendo che egli può benissimo immaginare che il sole nasca a nord, o a ovest etc etc. Beh! Sinceramente questa mi pare proprio filosofia da due soldi.
Infine, il filosofo puro deve occuparsi solo dei meccanismi della conoscenza, e non mi sembra che, allo stato attuale delle cose, la distinzione tra classico e scientifico rappresenti chissà quale orrore.
Un saluto

davintro

Citazione di: Ipazia il 03 Aprile 2023, 08:31:52 AMAver fede nella comunità scientifica è ancora più deleterio a suicida che "credere nella scienza ". Se la covidemia non ha insegnato nulla ...
Le due cose sono distinte in senso concettuale-astratto, ma di fatto sono reciprocamente implicate. Una volta riconosciuto che il metodo scientifico è la strategia più efficace di comprensione del mondo fisico, allora va da sé che ciò implichi legittimare l'autorità di chi quel metodo ha mostrato empiricamente di saperlo applicare con i risultati migliori, cioè il complesso della comunità scientifica. E questa legittimazione non necessita in alcun modo fede cieca nella scienza e negli scienziati, convinzione circa la certezza assoluta dell'infallibilità della comunità scientifica (assoluto è una categoria della filosofia, non della scienza, non si può contestare la scienza perché non riesce a raggiungere un obiettivo che è fuori dalla portata del metodo che la definisce, sarebbe come contestare una tigre perché non sa volare, è la sua natura, non un suo fallimento intenzionale). La legittimità della scienza va fondato su un piano di fiducia pragmatica che comprende una valutazione costi/benefici.

Devo attraversare la strada mentre passano le macchine a gran velocità. Io non ho alcun bisogno di avere la certezza assoluta che i sensi non mi ingannino nella visione delle macchine perché la mia scelta di aspettare sul marciapiede sia motivata razionalmente. Mi basta sapere che, nel caso attraversassi e i sensi non mi ingannano, mi mettono sotto, mentre, restando sul marciapiede e anche invalidando la motivazione che mi spinge a fermarmi, cioè anche nel caso i sensi mi ingannassero e la strada fosse sgombra, il danno sarebbe molto inferiore, cioè mi limiterei a perdere un pò di tempo. Ecco perché pragmaticamente è opportuno tener conto nei sensi, non perché riconosciuti teoreticamente come infallibili, ma perché accettando l'ipotesi della loro adeguatezza se ne ricavano conseguenze molto più impattanti per la nostra vita. La stessa cosa vale per la comunità scientifica, tenere conto delle indicazioni, non in quanto infallibili con certezza, ma perché l'ipotesi della loro inadeguatezza aprirebbe la strada a infiniti punti di vista entro cui risulta impossibile stabilire un sistema di criteri in base a cui decidere una gerarchia di autorità, mentre la comunità scientifica indica una certa direzione definita, prevalente rispetto le altri possibili, sulla base di una metodologia non perfetta e infallibile, ma che garantisce il massimo possibile di razionalità relativa alla conoscenza della realtà nell'ambito fisico.

davintro

Citazione di: daniele22 il 03 Aprile 2023, 15:13:07 PM
Data una certa coincidenza in origine immagino ben che un fisico si dedichi ai meccanismi della conoscenza, ma un filosofo puro dovrebbe fare altrettanto, essendo questa la domanda per eccellenza; e non dovrebbe certo occuparsi più di tanto della storia della filosofia, dato in più che a questa domanda non si è ancora data risposta ... a dire il vero io pretenderei di averla data, ma nessuno l'accetta ... E un filosofo puro non potrebbe non occuparsi almeno superficialmente di scienza, così come non può non occuparsi di tutte le altre cose di cui i suoi simili si nutrono lui compreso ... Altrimenti che filosofo sarebbe? Tra i fisici che si occuparono di filosofia ci sarebbe pure un certo Max Plank, nome sicuramente importante. Nel suo "La conoscenza del mondo fisico" fece un ragionamento assai bizzarro sulla legge di causa effetto estendendola filosoficamente. Pretendeva, non ricordo se dimostrare o mostrare tanto fa lo stesso, che l'uomo può svincolarsi da tale legame insito nel nostro comune pensare dicendo che egli può benissimo immaginare che il sole nasca a nord, o a ovest etc etc. Beh! Sinceramente questa mi pare proprio filosofia da due soldi.
Infine, il filosofo puro deve occuparsi solo dei meccanismi della conoscenza, e non mi sembra che, allo stato attuale delle cose, la distinzione tra classico e scientifico rappresenti chissà quale orrore.
Un saluto

Dipende cosa si intende con l'"occuparsi di scienza almeno superficialmente". Per me la filosofia è indagine razionale riferita alla dimensione spirituale, che è distinta da quella materiale. Personalmente ho sempre trovato la matematica e le scienze naturali poco interessanti e stimolanti, e mi dispiace che, solo per questo, debba essere etichettato come persona che non avrebbe strumenti nemmeno per occuparsi al meglio di filosofia, quando in realtà l'interesse che ho sempre nutrito per la filosofia io l'ho sempre percepito in me, e non trovo giusto che questo mi debba essere tolto perché a questo non si accompagnava un forte interesse per le scienze naturali. La conoscenza delle scienze naturali è importantissima per la cultura generale di una persona, ma non penso debba essere vista come una conditio sine qua non per occuparsi di metafisica, pena la confusione dei piani di indagine e la caduta in un materialismo in cui, senza alcuna valenza scientifica, si nega alla filosofia l'accesso ad un livello di realtà distinto da quello fisico, e dunque un'autonomia contenutistica e metodologica rispetto alle scienze. 

daniele22

Citazione di: davintro il 03 Aprile 2023, 15:33:50 PMDipende cosa si intende con l'"occuparsi di scienza almeno superficialmente". Per me la filosofia è indagine razionale riferita alla dimensione spirituale, che è distinta da quella materiale. Personalmente ho sempre trovato la matematica e le scienze naturali poco interessanti e stimolanti, e mi dispiace che, solo per questo, debba essere etichettato come persona che non avrebbe strumenti nemmeno per occuparsi al meglio di filosofia, quando in realtà l'interesse che ho sempre nutrito per la filosofia io l'ho sempre percepito in me, e non trovo giusto che questo mi debba essere tolto perché a questo non si accompagnava un forte interesse per le scienze naturali. La conoscenza delle scienze naturali è importantissima per la cultura generale di una persona, ma non penso debba essere vista come una conditio sine qua non per occuparsi di metafisica, pena la confusione dei piani di indagine e la caduta in un materialismo in cui, senza alcuna valenza scientifica, si nega alla filosofia l'accesso ad un livello di realtà distinto da quello fisico, e dunque un'autonomia contenutistica e metodologica rispetto alle scienze.
Ciao, tanto per dimensionare l'intervento a cui ti riferisci ti dirò che anche un pastore di pecore con la quinta elementare se è sensibile a risolvere il problema di chi noi si sia potrebbe raggiungere a risolvere questa domanda. Di sicuro non lo farà riferendosi a nozioni come metafisica, trascendenza, o che so logica formale, ma non è che lui non conosca questi concetti basilari. Solo li concettualizza ed esprime diversamente. Che poi non riesca a rispondere alla domanda è altro conto, ma per quel che mi riguarda il metodo della ricerca è libero e ognuno dovrebbe trovare infine la sua via. Non per nulla ho colto con sommo favore il testo "Contro il metodo" di Paul Feyerabend. Dici che: "Per me la filosofia è indagine razionale riferita alla dimensione spirituale, che è distinta da quella materiale.". Non so bene cosa tu intenda, ma per me la filosofia è un'indagine razionale riferita alla dimensione umana comprensiva della sua esigenza di spiritualità, ma contestualmente, sempre la filosofia, dovrebbe estendere pure tale indagine razionale all'atteggiamento sempre umano nel mentre che questi si rivolge necessariamente sia alla dimensione spirituale che a quella materiale. Poi ti dirò che a me personalmente una certa base di conoscenza scientifica mi è stata d'aiuto, ma era quella di un trentasei sessantesimi conseguita al liceo scientifico nel 77 ... mai bocciato in ogni caso ... e non aggiungo altro se non un saluto

Jacopus

CitazioneSintesi e mia domanda : quante strane prospettazioni genera una cultura umanistica che manchi dell'ABC di quella scientifica?
Riparto da qui e rovescio la domanda: quante strane prospettazioni genera una cultura scientifica che manchi dell'ABC di quella umanistica?
Oltre a ciò ormai il mondo dominato dalla cultura umanistica mi sembra un El Dorado se confrontato a questo mondo di cultura rimasticata e dove chiunque pensa di essere un esperto solo perché ha letto la settimana enigmistica. E forse le future generazioni rimpiangeranno i lettori della settimana enigmistica. Credo che sia un problema globale, che però nei paesi latini raggiunge vette eccelse date dalla congiunzione di pensiero vetero/clericale, accidia mediterranea, fatalismo orientale, pigrizia democratizzata. Scusate l'alterigia ma avevo bisogno di sfogarmi.

CitazioneC'è materialismo e materialismo. Solo lo scientismo fa metafisica a sua insaputa. L'ateismo umanistico riconosce la sfera spirituale nell'agire umano. L'etica non può essere tratta da una metafisica scientista, ma è fondativa delle relazioni umane appena un po' sopra il livello della clava. Pertanto lo scientismo non basta, è monco
Una volta tanto sono d'accordissimo con Ipazia.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Claudia K

Citazione di: davintro il 03 Aprile 2023, 15:33:50 PMl'interesse che ho sempre nutrito per la filosofia io l'ho sempre percepito in me, e non trovo giusto che questo mi debba essere tolto perché a questo non si accompagnava un forte interesse per le scienze naturali
Replico per la parte in cui questo concetto possa essere attribuito al postato da me. 
Personalmente non ne faccio una questione di <forte interesse> per le scienze (io stessa non ho mai avuto alcuna passione per la fisica, mentre ero ammaliata dalla chimica, per dire). Dico soltanto che quell'amore del sapere che è (addirittura etimologicamente) la filosofia...finirebbe per contraddire se stesso nel momento in cui ignorasse interi comparti del sapere. Il che non vuol dire contribuire a produrli, ma quanto meno aver contezza di loro contenuti e acquisizioni. 
Nella stessa direzione mi porta anche la storia della filosofia  dalle origini, puntellata com'è dal ruolo e spessore di Filosofi che furono per lo più anche matematici, astronomi, alchimisti. 
E non mi sembra fantasioso ipotizzare che l'impulso alla speculazione filosofica sia sorto da quel "voler sapere ancora e oltre, sapendo il massimo del possibile nelle varie epoche". 
In mancanza di questa visione d'insieme del sapere (che è perenne work in progress)...più che Filosofia...rischia di diventare la versione presuntosa dell'opinionismo ad uso talk-show. 
(Prova di intelligenza data da una ospite al programma TV di Geppi Cucciari : viene presentata come filosofa e prontamente replica "filosofa?  :-[ Sono laureata in Filosofia e ho qualche pubblicazione. Tutto qui!" )

Torno al mio esempiuccio di partenza della defunta parente (insegnante) : non so quanto possa aver influito già allora qualche decadimento cognitivo da invecchiamento, ma era donna che abitualmente viaggiava da sola in auto per lunghe percorrenze...
Potevano in lei  aver ripreso consistenza schemi infantili, tipo la volta celeste immaginata come la carta blu a stelline che si usa per i presepi o il Dio che tanto amava collocato fisicamente in qualche posto fisico tra capanna e volta di carta del presepe? 
Certo è che se per cultura generale (che doveva necessariamente avere) le fosse stato chiaro che l'universo è ben altro che Terra-Luna e che per il Cattolico Dio è ovunque e non visibile...della battuta attribuita a Gagarin in propaganda ateista...avrebbe solo potuto ridere. 
Mentre l'apparente oblìo/decadimento soggettivo del suo sapere d'insieme la condusse a perplessità del tutto risibili (e rilevabili nella risibilità persino dai bambini). 



Claudia K

Citazione di: Jacopus il 03 Aprile 2023, 19:35:39 PMrovescio la domanda: quante strane prospettazioni genera una cultura scientifica che manchi dell'ABC di quella umanistica?
Sottoscrivendo il tuo post da cui ho tratto il quotato, una cultura scientifica che mancasse di quella umanistica non avrei dubbi che comporterebbe gli stessi deliri del suo inverso. 

Solo perchè la Conoscenza umana è di mille affluenti che sfociano nello stesso mare, e se ci appostiamo sull'affluente (quale che sia) mancherà sempre la visione del mare. 

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