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La tragicità greca

Aperto da sileno, 19 Settembre 2018, 14:05:49 PM

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Kobayashi

Eppure l'ho scritto chiaramente: la filosofia non vuole salvare dalla morte, non pretende di salvare da quelle condizioni tragiche ma inevitabili di cui parlava Sileno nell'intervento iniziale. A differenza delle religioni.
Per quanto riguarda il carattere illusorio della filosofia: ovviamente il mio punto di vista filosofico per me non è un'illusione. Ma lo diventa quando mi immagino di aver trovato con esso la verità valida anche per voi.
Non sto dicendo di inventarsi una verità, sto dicendo che nel nostro cammino ci costruiamo una mappa, che certo ci da l'impressione di poter dar conto del territorio, ma è fatta da segni soprattutto significativi del punto di vista soggettivo.
Questi segni, intendiamoci, possono anche essere estratti da antiche tradizioni religiose.
Una certa esperienza culturale ci dovrebbe però impedire di urlare: ecco la Verità! E ora diamo inizio alle conversioni!
O forse voi volete tenervi la Verità ed essere quel tanto di relativisti da non dover subire l'invadenza delle 10mila chiese portatrici (autentiche, naturalmente) di una versione di essa?

Ps: sottovalutare l'interlocutore, forzarne la semplicità in modo che appaia come infantile, piuttosto che cercare di vedere il meglio delle sue argomentazioni, è un modo di discutere che fin dall'inizio esclude l'interesse e la comprensione della posizione dell'altro, rivelando che i propri interessi sono altri.

acquario69

Citazione di: Kobayashi il 20 Settembre 2018, 10:48:08 AM
Eppure l'ho scritto chiaramente: la filosofia non vuole salvare dalla morte, non pretende di salvare da quelle condizioni tragiche ma inevitabili di cui parlava Sileno nell'intervento iniziale. A differenza delle religioni.
Per quanto riguarda il carattere illusorio della filosofia: ovviamente il mio punto di vista filosofico per me non è un'illusione. Ma lo diventa quando mi immagino di aver trovato con esso la verità valida anche per voi.
Non sto dicendo di inventarsi una verità, sto dicendo che nel nostro cammino ci costruiamo una mappa, che certo ci da l'impressione di poter dar conto del territorio, ma è fatta da segni soprattutto significativi del punto di vista soggettivo.
Questi segni, intendiamoci, possono anche essere estratti da antiche tradizioni religiose.
Una certa esperienza culturale ci dovrebbe però impedire di urlare: ecco la Verità! E ora diamo inizio alle conversioni!
O forse voi volete tenervi la Verità ed essere quel tanto di relativisti da non dover subire l'invadenza delle 10mila chiese portatrici (autentiche, naturalmente) di una versione di essa?

Ps: sottovalutare l'interlocutore, forzarne la semplicità in modo che appaia come infantile, piuttosto che cercare di vedere il meglio delle sue argomentazioni, è un modo di discutere che fin dall'inizio esclude l'interesse e la comprensione della posizione dell'altro, rivelando che i propri interessi sono altri.

No,qui non e' questione di forzarne la semplicità dell'interlocutore, ma il fatto ineluttabile (poi tu poi sofisticarci sopra quanto vuoi, il risultato non cambia di una virgola) che il parametro che hai adottato per la religione risulta poi lo stesso nel senso che tu dai della filosofia...allora se e' religione sarebbe credulità,mentre secondo la tua filosofia no lo sarebbe?! ...due pesi e due misure?
Inoltre fare intendere (ma sempre solo secondo i tuoi personali parametri) che la religione equivale all'esercizio della fantasia (e lo dico da non religioso quale mi ritengo) sulla vita o sulla morte che sia, non mi sembra un operazione corretta, ma un pregiudizio, oltre ad un nemmeno sottinteso disprezzo che non e' giustificato in alcun modo

Sariputra

Citazione di: Kobayashi il 20 Settembre 2018, 10:48:08 AMEppure l'ho scritto chiaramente: la filosofia non vuole salvare dalla morte, non pretende di salvare da quelle condizioni tragiche ma inevitabili di cui parlava Sileno nell'intervento iniziale. A differenza delle religioni. Per quanto riguarda il carattere illusorio della filosofia: ovviamente il mio punto di vista filosofico per me non è un'illusione. Ma lo diventa quando mi immagino di aver trovato con esso la verità valida anche per voi. Non sto dicendo di inventarsi una verità, sto dicendo che nel nostro cammino ci costruiamo una mappa, che certo ci da l'impressione di poter dar conto del territorio, ma è fatta da segni soprattutto significativi del punto di vista soggettivo. Questi segni, intendiamoci, possono anche essere estratti da antiche tradizioni religiose. Una certa esperienza culturale ci dovrebbe però impedire di urlare: ecco la Verità! E ora diamo inizio alle conversioni! O forse voi volete tenervi la Verità ed essere quel tanto di relativisti da non dover subire l'invadenza delle 10mila chiese portatrici (autentiche, naturalmente) di una versione di essa? Ps: sottovalutare l'interlocutore, forzarne la semplicità in modo che appaia come infantile, piuttosto che cercare di vedere il meglio delle sue argomentazioni, è un modo di discutere che fin dall'inizio esclude l'interesse e la comprensione della posizione dell'altro, rivelando che i propri interessi sono altri.

Beh!...neppure le religioni ti salvano dalla morte, caso mai, alcune di esse, ti propongono di credere ad un'esistenza ultraterrena o "trasformata", come nel caso del Cristianesimo. e della sua escatologia. Nessuno mi sembra qui stia urlando: "Ecco la Verità". Infatti abbiamo detto: sono ambedue delle illusioni. Una crede nella parola di altri e una nella propria mappa soggettiva, che lo stesso soggetto si è "disegnato". Mi sembra, dall'ardore, che sia più tu che stai difendendo la tua "mappa" che non noi che siamo persino disposti a mettere in discussione la "verità", rivelata o mappata che sia, sprofondando entrambe le visioni nella "farsa"...ancorché "tragica".
Non mi sembra di aver sottovalutato l'interlocutore; non capisco da dove nasca questa tua impressione. Bisogna anche saper ridere...sia della religione che della flosofia, a parer mio. La risata permette proprio di non prendere troppo sul serio la "mappa"...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

sileno

Mi sono ispirato alla figura del "consulente filosofico (Due giornate di studio nella mia città sull'argomento). Potrebbe far vedere che ci sono molti modi per leggere e vivere le nostre storie personali, comprese le contraddizioni, con lo scopo di pensare altrimenti il mondo in cui ci sentiamo incapsulati.
Tale esercizio filosofico avvia alla pratica del pensiero libero dalle etiche dei poteri, dai saperi tecnologizzati e dalle culture terapeutiche. Il linguaggio dev'essere lieve e preciso. Appropriata è la metafora dell'"acrobata" e dell'"umorista", che sono aperti a esempi pluralistici per una visone non univoca della realtà. Ancora riferimento d'obbligo è Socrate ironico e dialettico.

Ma oggi,quale fortuna potrebbe aver questo rilancio della filosofia? In un'epoca dove si sprecano le parole e regna un caos verboso,oppure l'incoerenza delle parole contratte dei Sms? Come dice Zygmut Bauman, i discorsi mediati dal computer si stanno svuotando da ogni contenuto perché il senso di appartenenza si esplicita tramite il solo flusso verbale. È' questo il "messaggio"; ciò che viene detto non importa. Mentre una rinnovata filosofia dovrebbe quanto mai puntare sull'essenziale significatività. L'homo sapiens ha perso il senso delle domande sensate utili per la vita, e cerca altrove le risposte che forse nemmeno vuole avere.

E' così difficile intraprendere un'avventura delle idee per scoprire il mondo del possibile tra fantasia e limiti posti dalla realtà? Uscendo dalla noia, dalle ovvietà, da copioni di vita fallimentari?
C'è un rapporto con la filosofia classica? I "terapeuti antichi erano i filosofi che si riferivano all'intelligenza umana, alla vita spirituale, ai concetti riguardanti la vita; sono a tutt'oggi concetti validi per le terapie cognitive. Nelle piazze si discuteva su amore ,amicizia, famiglia, religione. Il "consuelor", a qualsiasi scuola appartenga (gestalt, comunicazione di sostegno, facilitatore di gruppo,ecc),er us induce ad una revisione dei disagi esistenziali, che non abbiano origine da presenti disturbi patologici, per uscirne con creatività. Si cercano parole inusuali, non logorate dall'uso. Si verificano le idee personali sui valori, etiche, opinioni, per strutturare uno stile e affrontare le vita mettendo a fuoco le caratteristiche della propria personalità Valori, morale, conflitti, problemi vengono reinquadrati allargando i propri orizzonti mentali. Non si tratta di un'analisi ma di spunti di riflessione che stimolino approfondimenti ed elaborazioni sulle questioni esaminate. Quindi la filosofia diventa uno strumento pratico per migliorare la qualità della vita. Strategie per risolvere problemi d'amore, famiglia, lavoro, società, crisi di adattamento, scopi, ecc. Anche esigenze intellettuali di ricerca, conoscenza, etica,bioetica, ecc. si allarga l'ottica personale sulle normali debolezze e indecisioni che a volte paralizzano in momenti cruciali.

Tali pratiche rientrano in un "linguaggio del cambiamento" già sperimento dagli antichi, a cui alluse pure Whatlavick, teorico della comunicazione pragmatica. Antifronte di Atene usava le asserzioni dello stesso malato, ristrutturando ciò che il malato riteneva "reale" o "vero", per cambiare l'immagine del mondo per cui soffriva. Così Gorgia persuadeva con la retorica,intesa come arte della parola, sempre tenendo a mente che il linguaggio in qualsiasi contesto compaia, non rispecchia la realtà ma ne crea una.
Particolarità linguistiche adatte sono le "verità" folgoranti che balenano da aforismi, versi, metafore, battute, sottintesi, rivolte alla ricettività dell' emisfero destro. Senza limiti teorici, se non dopo una verifica dell'efficacia. Del resto anche filosofie non della tradizione greca-occidentale insegnano che un'immagine della realtà non è la realtà stessa, come accadimento in sè e non come trascendenze. Con una fulminea visione si può comprendere che le "realtà" sono relative e variate. Altrimenti ci si fissa su di una convinzione che può essere distorta. Ma questo è pure il principio che ispira la terapia cognitivo-comportamentale.
Infatti in un articolo sul quotidiano locale P. A. Rovatti conclude:
Pratiche filosofiche ... " per entrare in rotta di collisione con tutti gli assoggettamenti e le forme di dipendenza dentro cui si viene a trovarsi . Lavorando perchè i soggetti si distanzino dalle loro dipendenze o almeno riescano a rappresentarsele, il "filosofo", (chiamiamolo così) che si cala nel sociale, se vuole ottenere qualcosa, deve innescare una critica dei poteri esistenti e aiutare,tentando di allargare lo sguardo, la formazione di una coscienza "politica". Insomma deve agire in controtendenza rispetto ai processi di assuefazione e di ideologizzazione normalizzante. Non può far altro se non vuole lui stesso esser una pedina e se non vuole tradire il proprio – diciamo così – giuramento d'Ippocrate che lo vincola eticamente e praticamente allo spirito critico".

Grazie a chi mi ha risposto, perlomeno ho compreso megliolo stile di approccio alla filosofia nel presente forum
Sileno
Saluti
 

Sariputra

#19
Bel post Sileno, ben strutturato! Complimenti.
Sarebbe perfetta la figura del consulente- filosofo che "stimola" l'apertura alla critica e all'autocritica nel "cliente, ma il dubbio che mi assalirebbe sarebbe questo: quale filosofo sarebbe così sopra le parti, e neutrale, da limitarsi a questo e non invece a portare lo sprovveduto "cliente" a trasformare sì la propria visione delle cose, ma come Lui  vuole che le veda? Il condizionamento del discepolo, in epoca classica, al fascino dell'autorità del maestro era potente (sia in ambito filosofico che religioso). E poi, la maggior parte della gente non vuol sapere di più per non soffrire di più,e infatti è universalmente riconosciuto l'effetto terapeutico della frase: "Basta non pensarci su..."   :(

P.S. E se poi questi consulenti filosofi cominciano a chiederti, che so, 100 euro a seduta ?...E là mi casca tutto...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

sileno

Citazione di: Sariputra il 20 Settembre 2018, 15:04:58 PM
Bel post Sileno, ben strutturato! Complimenti.
Sarebbe perfetta la figura del consulente- filosofo che "stimola" l'apertura alla critica e all'autocritica nel "cliente, ma il dubbio che mi assalirebbe sarebbe questo: quale filosofo sarebbe così sopra le parti, e neutrale, da limitarsi a questo e non invece a portare lo sprovveduto "cliente" a trasformare sì la propria visione delle cose, ma come Lui  vuole che le veda? Il condizionamento del discepolo, in epoca classica, al fascino dell'autorità del maestro era potente (sia in ambito filosofico che religioso). E poi, la maggior parte della gente non vuol sapere di più per non soffrire di più,e infatti è universalmente riconosciuto l'effetto terapeutico della frase: "Basta non pensarci su..."   :(

P.S. E se poi questi consulenti filosofi cominciano a chiederti, che so, 100 euro a seduta ?...E là mi casca tutto...


Grazie. Ribadisco: lo scopo è far accettare l'ineluttabile impossibile a mutare, autorealizzarsi nel mondo terreno, altrimenti ogni intrrazione è inutile. La logica non formale dice che il dialogo tra chi valorizza la vita ultraterrena e chi l'uomo su questa terra risulta impossiibile e rinunciabile.
Il citare Dio come unica salvezza mi pare una risposta fuori luogo. Salvezza dell'anima? Nessuno ,nemmeno nel campo religioso può garantire certezze di salvezza dell'anima prevista per i credenti privi di peccati, nemmeno un Papa teologo:

"Nessuno è in grado di porgere agli altri Dio e il suo Regno,nemmeno il credente a se stesso. Tanto il credente quanto l'incredulo, ognuno a suo modo, condividono dubbio e fede, sempre beninteso che non cerchino di sfuggire a se stessi e alla verità della loro esistenza - Ratzinger -Introduzione al Cristianesimo. Lezioni sul simbolo apostolico, 69 (pagg 11-18)
per il resto posso condividere: chi sceglei una professione d'aiuto deve offrire professionalità ma soprattutto mettere in gioco la sua personalità adatta a tale compito. Può darsi che anche a un professionista sfugga qualche frase errata come E 'tutto questione della sua volontà,e altri errori comunicativi.Certamente un professionista chiede di essere pagato.

Io ho fatto per alcuni anni il conduttore i un gruppo di auto aiuto: solo ascolto e breve riformulazione per dimostrare di aver capito e per rimandare il problema all'utente. Proibiti i consigli e ricompense estrinseche.

Saluti

Sariputra

Io ho fatto per alcuni anni il conduttore i un gruppo di auto aiuto: solo ascolto e breve riformulazione per dimostrare di aver capito e per rimandare il problema all'utente. Proibiti i consigli e ricompense estrinseche.

Che poi è la famosa 'capacità d'ascoltare' che , nella mia esperienza in questi anni nelle case di riposo, al cospetto di anziani malati, alcuni terminali o addirittura parzialmente dementi, è un balsamo d'inestimabile valore terapeutico. L'essere umano ha un disperato bisogno d'esser ascoltato e creduto (ricordo sempre un anziano che , incapace di spiegarsi bene vocalmente, vergò con mano malferma su un pezzo di carta:"Purché sia creduto" a riguardo dei disagi e dei dolori che provava...).
La speranza in una vita eterna, lontano dalla sofferenza, è quanto di più naturale e continuo sentivo dalle loro labbra ed una fonte, anche se intimamente magari poco creduta, di potenza, coè di poter con questa guardare in faccia la fine. E' uno dei motivi che mi spingono a non biasimare mai chi nutre simili speranze...non se ne trovano molte di migliori, quando  si arriva a quel punto dell'esistenza...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Kobayashi

Per Acquario e Sariputra.
C'è differenza tra la fede religiosa e la scelta di fare propria una certa prospettiva filosofica.
Nel secondo caso, partendo da una visione pluralistica della realtà, pur abbracciando uno stile filosofico specifico, non si può avere la pretesa di essere nella verità assoluta.
Anzi, da una parte quello stile ci convince e quindi assume ai nostri occhi un certo valore universale, dall'altra, razionalmente, dobbiamo declinare questa presunzione.
È una condizione un po' paradossale, che ho cercato di rendere attraverso l'immagine di un percorso nel deserto il cui senso è definito da me, dal mio modo di guardare le cose (che è funzione dello stile filosofico abbracciato).
La religione, ed ogni sapere metafisico, invece, hanno la pretesa di indicarti, in quel deserto, la vera strada. Vera per tutti (anche se poi ciascuno la percorrerà con il proprio ritmo).

Mi pare ci sia differenza tra la convinzione di essere sulla strada che, unica, mi rivelerà la verità dell'uomo, di Dio, della vita dopo la morte, e la convinzione di percorrere un sentiero che ad ogni curva rischia di sparire e che per quanto ci entusiasmi sappiamo che non può portare da nessuna parte.
Due livelli di convinzione, due gradi di persuasione.
Uno metafisico-religioso, l'altro filosofico (che vorrebbe essere non metafisico).

Acquario, per quanto riguarda il tuo monito al mio tono nei confronti della religione: ti rassicuro, io non disprezzo affatto la religione. Se però tu e Sariputra ritenete di poter scherzare su quello che ho scritto, io penso di potermi anche concedere una battuta sulle "favole della religione". O no? 


Per Sileno.
Al di là di un uso possibile della filosofia come ascolto, chiarimento, riformulazione dei problemi, approfondimento con tematiche più ricche rispetto alle parole con cui si guardano le cose quotidiane, c'è anche una ricerca, da parte di molte persone culturalmente meno "attrezzate" di un sapere positivo, non solo critico.
Il bisogno di potersi affidare ad una scuola di pensiero, che sia anche prassi, stile di vita.
Ma da questo punto di vista l'approccio puramente critico finisce per respingere queste persone negli ambienti spirituali di ispirazione religiosa.
C'è cioè sia un bisogno di liberazione (per cui il pensiero critico o in generale lo scetticismo fanno il loro dovere), e un bisogno di saggezza (diciamo così...). Ma in questo caso la filosofia così come è concepita da molti oggi dovrebbe fingere di essere portatrice di un sapere edificante, di un sapere su cui si possa fondare una scuola filosofica.
Per questo motivo ho sempre avuto dei dubbi sulla possibilità della consulenza filosofica, al di là di esperimenti estemporanei anche interessanti, di prendere piede.

Sariputra

@Kobayashi
Qualunque 'visione' della realtà, che sia religiosa o filosofica, non è altro che una visione, Pertanto affermare la superiorità di una sull'altra è privo di senso. E' come se due matti si mettessero a discutere tra loro su chi sia sano di mente...ponendo come metro di paragone la propria personale pazzia. Anche affermare che non si devono avere visioni non è altro che un'altra visione. Non c'è alcun sentiero, alcuna visione, alcuna mappa...sono solo illusioni della mente umana. Questa è la tragedia...la farsa è data dal aftto che ci investiamo la nostra vita, illudendoci di percorrere una strada, senza accorgerci che giriamo in tondo e che finiamo esattamente come siamo partiti: nudi.
Sulla strada del bosco
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Trattiene rondini nei capelli.

sileno

Citazione di: Sariputra il 20 Settembre 2018, 21:41:24 PM
Io ho fatto per alcuni anni il conduttore i un gruppo di auto aiuto: solo ascolto e breve riformulazione per dimostrare di aver capito e per rimandare il problema all'utente. Proibiti i consigli e ricompense estrinseche.

Che poi è la famosa 'capacità d'ascoltare' che , nella mia esperienza in questi anni nelle case di riposo, al cospetto di anziani malati, alcuni terminali o addirittura parzialmente dementi, è un balsamo d'inestimabile valore terapeutico. L'essere umano ha un disperato bisogno d'esser ascoltato e creduto (ricordo sempre un anziano che , incapace di spiegarsi bene vocalmente, vergò con mano malferma su un pezzo di carta:"Purché sia creduto" a riguardo dei disagi e dei dolori che provava...).
La speranza in una vita eterna, lontano dalla sofferenza, è quanto di più naturale e continuo sentivo dalle loro labbra ed una fonte, anche se intimamente magari poco creduta, di potenza, coè di poter con questa guardare in faccia la fine. E' uno dei motivi che mi spingono a non biasimare mai chi nutre simili speranze...non se ne trovano molte di migliori, quando  si arriva a quel punto dell'esistenza...




Spesso è difficile immedesimarsi in un disagio psichico o dolore fisico mai provato. Anche per comunicare in contesti di sostegno bisogna conoscere i meccanismi delle relazioni umane, cercando di non ferire, di non manifestare ansia o frustrazioni che provocano reazioni altrettanto negative.Competenze non comuni perchè nella nostra società è insufficiente 
l'intelligenza introspettiva e sociale, e anche una ricchezza interiore deve essere espressa rivalutanto le capacità comunicative relazionali.L'ascolto attivo e intenzionale deve prevalere, reso possibile da un'apertura mentale per uscire dalla propria egocentrica e circoscritta visione del mondo. S'interpreta la realtà del parlate per comprenderlo allo scopo di aiutalo a comprendersi.Si sappia anche farsi ascoltare, interpretare la comunicazione non verbale, il tono di voce. Il rischio è apparire inautentici, consolatori in modo convenzionale. Importante è conoscere se stessi per controllare i sentimenti negativiche l'altro ci può suscitare e per non proiettargli le nostre emozioni inadeguate. Molti si suicidano, certi accetterebbero l'eutanasia

Mai come tali assistiti vale il pensiero poetico, espresso in più forme : "ed è infine il pensiero della morte che ci aiuta a vivere": una promessa di fine di ogni sofferenza terrena.

Saluti

Sariputra

cit.Sileno:
Si sappia anche farsi ascoltare, interpretare la comunicazione non verbale, il tono di voce. Il rischio è apparire inautentici, consolatori in modo convenzionale.

E' importantissimo questo passo! Concordo al cento per cento. La più grande fatica, soprattutto quando si è stanchi e non ce la si fa più, è proprio il rischio di cadere nella frase consolatoria rituale, spiccia... apparendo così "inautentici e convenzionali". E il sofferente lo percepisce subito...è causa di sconforto per lui , ma anche per l'operatore, il volontario o il famigliare che, ripensandoci a freddo, arrivano a provare rabbia verso se stessi per essere stati "falsi"... :(
Ecco, qui il percorso critico dato da una passione per la filosofia ma anche, questo lo aggiungo io, da un'autentica ricerca spirituale personale può aiutare molto per sviluppare questa forma di 'empatia' verso l'altro.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

sileno

Citazione di: Kobayashi il 21 Settembre 2018, 08:05:29 AM

Per Sileno.
Al di là di un uso possibile della filosofia come ascolto, chiarimento, riformulazione dei problemi, approfondimento con tematiche più ricche rispetto alle parole con cui si guardano le cose quotidiane, c'è anche una ricerca, da parte di molte persone culturalmente meno "attrezzate" di un sapere positivo, non solo critico.
Il bisogno di potersi affidare ad una scuola di pensiero, che sia anche prassi, stile di vita.
Ma da questo punto di vista l'approccio puramente critico finisce per respingere queste persone negli ambienti spirituali di ispirazione religiosa.
C'è cioè sia un bisogno di liberazione (per cui il pensiero critico o in generale lo scetticismo fanno il loro dovere), e un bisogno di saggezza (diciamo così...). Ma in questo caso la filosofia così come è concepita da molti oggi dovrebbe fingere di essere portatrice di un sapere edificante, di un sapere su cui si possa fondare una scuola filosofica.
Per questo motivo ho sempre avuto dei dubbi sulla possibilità della consulenza filosofica, al di là di esperimenti estemporanei anche interessanti, di prendere piede.

Scuole di pensiero non adatte per tutti? Lo credo anch'io. Scoprirne una adatta a sè e con il terapeuta giusto è molto difficile

La religione può essere di conforto nei momenti difficili: le preghiere aiutano? si chiesero alcuni scienziati. Pareri discordanti: al più è un conforto psicologico che meditazione e preghiere offrono.Ma si concluse che la scienza non serve per convalidare le credenze religiose, così come non basta la fede a convalidare dati scientifici.
Un mantra religioso ripetuto come"Sia fatta la volontà di Dio"o un gruppo di preghiera, per i credenti può giovare

sileno

Citazione di: Sariputra il 21 Settembre 2018, 10:46:54 AM
cit.Sileno:
Si sappia anche farsi ascoltare, interpretare la comunicazione non verbale, il tono di voce. Il rischio è apparire inautentici, consolatori in modo convenzionale.

E' importantissimo questo passo! Concordo al cento per cento. La più grande fatica, soprattutto quando si è stanchi e non ce la si fa più, è proprio il rischio di cadere nella frase consolatoria rituale, spiccia... apparendo così "inautentici e convenzionali". E il sofferente lo percepisce subito...è causa di sconforto per lui , ma anche per l'operatore, il volontario o il famigliare che, ripensandoci a freddo, arrivano a provare rabbia verso se stessi per essere stati "falsi"... :(
Ecco, qui il percorso critico dato da una passione per la filosofia ma anche, questo lo aggiungo io, da un'autentica ricerca spirituale personale può aiutare molto per sviluppare questa forma di 'empatia' verso l'altro.





Secondo recenti ricerche le parole adatte possono guarire più di uno psicofarmaco, attraverso la neurogenesi, formazione di nuovi neuroni. Verificabile attraverso recenti strumentazioni. Anche una parola amicale, empatica. Come sai, se non opportune, adatte possono aggravare una situazione.

Lou

Citazione di: sileno il 19 Settembre 2018, 14:05:49 PM
La tragicità greca

Sileno

Richiesto Sileno
sul meglio perl'uomo
svelò una verità
amara come veleno:
non esistere, non nascere,essere niente
ma il meglio è morire presto

Per evitare acciacchi, dolori,indebolimento

Il senso dell'esistenza secondo la tragicità greca è dolore,miseria,morte, malattia,vecchiaria,infelicità;oggida aggiungere la tecnologia deindividualizzante.
solo la cultura greca assunse il dolore costitutivo dell'esistenza senza inganni,accettando l'ineluttabilità, autorealizzandosi nel mondo escludendo l'eternità.
Tutto l'altro è inefficace.Secondo Nietzsche l'angoscia è vita non vissuta.

Può salvare la filosofia?
Se per salvarsi intendi il tentativo di eternizzarsi, no non ritengo la filosofia atta a questo compito, le forze eternizzanti semmai sono l'arte e la religione.
La sapienza tragica che riporti nel detto del Sileno trovo sia emblematica nell'essenza stessa del filosofare: la capacità di guardare in faccia al dolore, la morte e la sua ineluttabilità, senza sottrarsi con autoinganni e favole di salvezze, al più, semmai, una consolazione nell'eroicità di non lasciarsi andare a pessimismi, nella capacità di accettare il carattere costitutivo della esistenza, il tramonto. Nella consapevolezza di una staffetta che ritorna, dopo tre giorni o dopo secoli, nelle mani delle generazioni future che potranno rinnovarla e ripeterla in un ciclo dove sul bordo del l'abisso tragico si tenta e ritenta un equilibrio.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

sileno

Citazione di: Lou il 21 Settembre 2018, 17:17:34 PM
Citazione di: sileno il 19 Settembre 2018, 14:05:49 PM
La tragicità greca

Sileno

Richiesto Sileno
sul meglio perl'uomo
svelò una verità
amara come veleno:
non esistere, non nascere,essere niente
ma il meglio è morire presto

Per evitare acciacchi, dolori,indebolimento

Il senso dell'esistenza secondo la tragicità greca è dolore,miseria,morte, malattia,vecchiaria,infelicità;oggida aggiungere la tecnologia deindividualizzante.
solo la cultura greca assunse il dolore costitutivo dell'esistenza senza inganni,accettando l'ineluttabilità, autorealizzandosi nel mondo escludendo l'eternità.
Tutto l'altro è inefficace.Secondo Nietzsche l'angoscia è vita non vissuta.

Può salvare la filosofia?
Se per salvarsi intendi il tentativo di eternizzarsi, no non ritengo la filosofia atta a questo compito, le forze eternizzanti semmai sono l'arte e la religione.
La sapienza tragica che riporti nel detto del Sileno trovo sia emblematica nell'essenza stessa del filosofare: la capacità di guardare in faccia al dolore, la morte e la sua ineluttabilità, senza sottrarsi con autoinganni e favole di salvezze, al più, semmai, una consolazione nell'eroicità di non lasciarsi andare a pessimismi, nella capacità di accettare il carattere costitutivo della esistenza, il tramonto. Nella consapevolezza di una staffetta che ritorna, dopo tre giorni o dopo secoli, nelle mani delle generazioni future che potranno rinnovarla e ripeterla in un ciclo dove sul bordo del l'abisso tragico si tenta e ritenta un equilibrio.


Come risulta dal proseguire del dibattito sono stato travisato con il "può salvare la filosofia"? Pensavo bastasse affermare che la  cultura greca accettava l'ineluttabile per autorealizzarsi nel mondo terreno. Così hanno ribattuto che solo Dio può salvare. Poi abbiamo chiarito alcune cose.
 Ispirarsi alla grecita per vincere paure, ansie,ineluttabili eventi esistenziali. Tu hai compreso.
I greci , attraverso il mitico Sileno vedevano la morte precoce come evitamento dei disagi come vecchiaia, malattia, ecc. "Muore giovane chi è caro agli dei "(Menandro).

Saluti