La storia della mia vita e della mia famiglia in un blog

Aperto da Arianna68, 09 Gennaio 2017, 21:51:17 PM

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Arianna68


Lascio questo messaggio per segnalarvi la mia storia.
Ho 50 anni e la mia vita è stata distrutta da gravi problemi psicologici che non hanno mai ricevuto sostegno né cure adeguate.
All'età di 16 anni ho iniziato a chiudermi in me stessa e ad aver paura del mondo e delle persone. Ho preso il diploma con grosse difficoltà, non sono riuscita a frequentare l'università né a lavorare, ho passato l'80% della mia vita chiusa in casa dipendendo in tutto e per tutto dalla mia famiglia. Ho scoperto da pochi mesi che il mio disturbo consiste in una particolare forma d'autismo detta Asperger, che negli anni 80 era pressoché sconosciuta. Non ho mai ricevuto una diagnosi corretta e sono stata curata a casaccio: psicofarmaci inutili, tanti anni persi dietro a psicologi e psichiatri incompetenti.
La mia famiglia non mi ha dato alcun aiuto né supporto affettivo, ho solo ricevuto rimproveri, umiliazioni, minacce, schiaffi e punizioni.
Ho resistito a lungo sperando di poter guarire ma ormai ho perso ogni possibilità.
Ho raccontato la mia vita e quella della mia famiglia in un libro, pubblicato sotto forma di blog all'indirizzo: ilcoraggiodivolersibene.blogspot.com
Se avete problemi psicologici o difficoltà legati a fobie, insicurezze, incapacità di esprimersi e comunicare, se nella vostra famiglia va tutto allo scatafascio e vi sembra di essere un alieno sul pianeta terra, forse questa lettura potrà essere utile a capire i meccanismi emotivi che portano a questi problemi.
Devo avvertirvi però che si tratta di un racconto disturbante, inquietante e penoso, che smantella uno per uno i luoghi comuni sull'affetto genitoriale e sulla famiglia come rifugio sicuro; infatti si tratta di una storia di sottili violenze psicologiche, ricatti, tirannie, vendette e mobbing realizzato all'interno delle mura domestiche.
A questo punto della mia vita la sola cosa che posso fare è lasciare la mia testimonianza affinché altre persone possano imparare dalla mia esperienza con la speranza che possa aiutare ad evitare che la mia storia si ripeta.

Grazie
Arianna

Apeiron

Ti ringrazio della tua condivisione.

Io stesso ho tratti autistici (non ho diagnosi ma i tratti non posso negarli...) ma non so se siano dovuti all'Asperger o ad altre forme di autismo (ammesso che sia autismo). La cosa peggiore è quella sensazione di essere "fuori posto" che è sempre presente nella relazioni con gli altri. E alla lunga la cosa può avere effetti (troppo) deleteri. Tant'è che negli stati uniti hanno fondato il forum "wrongplanet" e il nome dice tutto. Qui in Italia abbiamo forum come spazioasperger però a mio giudizio l'informazione sulla neurodiversità è ancora troppo poco divulgata.

Detto questo mi spiace che la tua condizione ti abbia fatto passare tutti quei brutti momenti. La filosofia e la spiritualità possono essere un aiuto (ammesso che non diventino una delle classiche ossessioni...) e spero che tu ti possa trovare bene.

Aggiungo che la parte peggiore è proprio la penosa incomprensione che ci si porta sempre dietro. Ossia il non capire se si è apprezzati o no e non riuscire a "leggere" le occasioni e così via. Oltre ai problemi d'ansia che accompagnano il tutto
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Sariputra

#2
Mi chiedo se il problema non risieda principalmente nel fatto che la società umana non concepisce la diversità se non classificandola come malattia.  Se tutti ti considerano malato, tu finirai inevitabilmente per convincerti di esserlo! Migliaia di anni fa c'erano molti individui che preferivano vivere da soli dentro una caverna, magari in compagnia di qualche animale, che mischiarsi con gli altri esseri umani. Spesso venivamo stimati come dei santi, delle persone altamente spirituali, o come dei saggi. Oggi si farebbe su di loro una diagnosi differenziata ( Aspeger con sintomi schizoidi, schizoide con vaghi accenni ossessivo compulsivi, nevrotico disadattato, autista ma solo vagamente e con mancanza di segni autistici, ecc. ;D ). Non sarebbe più semplice apprezzare la diversità e permettere che , per chi la vive, non si trasformi in una malattia e in una fonte di sofferenza?
Tra l'altro, come testimonia Arianna, oltre all'evanescenza della diagnosi psichiatrica, non si dispone di cure efficaci ( come praticamente per il 99% di questi disturbi o vere malattie) per risolvere la situazione.
Mi viene in mente che , un tempo non molto lontano, per far vincere la timidezza ai giovani maschi li si buttava, a viva forza ;D, tra le braccia di qualche "signorina" che , in questi casi, esercitava la funzione del psicologo. I risultati erano rapidi ed evidenti... 8)
Oggigiorno li si porta da qualche psicologo con risultati nulli o quasi e spendendo cifre impossibili...
C'è qualcosa che non mi torna... ???
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Apeiron

#3
Ho iniziato a leggere il tuo libro Arianna e ti faccio i complimenti, scrivi davvero bene. Questo è dovuto al fatto che in qualche modo sei riuscita ad esprimere bene le tue emozioni a parole, cosa che non tutti riescono a fare. Potresti secondo me pubblicarlo come libro.

Detto questo ho notato che scrivi che la "maledizione" che affligge la famiglia "Parisi" è quella per troppo spesso ci si inganna col desiderio di primeggiare o di rivalsa sulla realtà. Purtroppo questo nasce dalla nostra "chiusura" e dal fatto che gran pochi comprendono cosa davvero siano queste "condizioni" che NON sono malattie. Purtroppo spesso, ahimé troppo spesso, l'etichetta di "malato" fa comodo. D'altronde come ho già detto in altri lidi in questo forum è molto più facile condannare l'altro che tentare di capirlo.
Per la questione dell'età: credo che attorno ai 16-17 anni quando si comincia a "entrare nel mondo" inizino i veri problemi almeno per coloro che come me hanno avuto la fortuna di avere un buona famiglia e non troppo bullismo a scuola (personalmente ero un po' escluso ma non me ne importava molto). Prima di quell'età al massimo avevo una "malinconia filosofica" (d'altronde una volta a circa otto anni mi sono messo a pensare perchè si formano amicizie quando queste un giorno finiranno...). Quindi i problemi degli "autistici" invece sorgono sicuramente in prossimità della maggiore età.

Citazione di: Sariputra il 10 Gennaio 2017, 09:04:32 AMMi chiedo se il problema non risieda principalmente nel fatto che la società umana non concepisce la diversità se non classificandola come malattia. Se tutti ti considerano malato, tu finirai inevitabilmente per convincerti di esserlo! Migliaia di anni fa c'erano molti individui che preferivano vivere da soli dentro una caverna, magari in compagnia di qualche animale, che mischiarsi con gli altri esseri umani. Spesso venivamo stimati come dei santi, delle persone altamente spirituali, o come dei saggi. Oggi si farebbe su di loro una diagnosi differenziata ( Aspeger con sintomi schizoidi, schizoide con vaghi accenni ossessivo compulsivi, nevrotico disadattato, autista ma solo vagamente e con mancanza di segni autistici, ecc. ;D ). Non sarebbe più semplice apprezzare la diversità e permettere che , per chi la vive, non si trasformi in una malattia e in una fonte di sofferenza? Tra l'altro, come testimonia Arianna, oltre all'evanescenza della diagnosi psichiatrica, non si dispone di cure efficaci ( come praticamente per il 99% di questi disturbi o vere malattie) per risolvere la situazione. Mi viene in mente che , un tempo non molto lontano, per far vincere la timidezza ai giovani maschi li si buttava, a viva forza ;D, tra le braccia di qualche "signorina" che , in questi casi, esercitava la funzione del psicologo. I risultati erano rapidi ed evidenti... 8) Oggigiorno li si porta da qualche psicologo con risultati nulli o quasi e spendendo cifre impossibili... C'è qualcosa che non mi torna... ???

Concordo con tutto quello che hai scritto. D'altronde non sono d'accordo nemmeno io con il dichiarare che quelle condizioni siano "malattie", ma diversità. Il problema è che la diversità causa problemi di adattamento alla società e l' "uomo tipico" secondo troppe persone è l'uomo di successo. Questo crea il meccanismo perverso secondo cui  prima si definisce il successo e poi le persone devono adattarsi ad esso e non il contrario. Ad esempio io in educazione fisica ero un disastro e anche se la cosa può sembrare scema vedere che ero scarso proprio dove tutti davano importanza mi "feriva". Sommaci tutte queste piccole cose e il "diverso" diventa malato. Quello che non si capisce è che sppunto ognuno di noi è unico e quindi si dovrebbe prima di tutto conoscere se stessi per poter dare il proprio contributo. Ma chiaramente ciò non è ben in accordo con una società che si fonda sull'ideale "neurotipico" (ossia in salute, sempre gioioso, che si diletta in compagnia, che parla e scrive in modo "normale"...).

P.S. Non mi sono iscritto a quei forum per mancanza di tempo (ma li seguo volentieri e spesso mi ritrovo in quello che scrivono). Consiglio gli utenti di questo forum a dare una letta a quei forum per farsi un'idea della situazione.
Segnalo (per chi mastica l'inglese) http://autisticsymphony.com/wittgenstein.html dove si cerca di considerare la filosofia di Wittgenstein (specie quella del Tractatus) in chiave psicologica. Wittgenstein è uno dei "sospetti autistici" della storia. Lo è anche Einstein ma in Einstein non vedo evidenti tratti "autistici".
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Arianna68

Grazie Apeiron e Sariputra per la vostra attenzione e i vostri commenti.
In linea di massima concordo con voi per quanto riguarda l'"etichetta" che la società affibbia a chi pensa, sente o si comporta in modo di verso dai più. Gli esseri umani si sentono rassicurati dall'omologazione; la differenza, la novità, il pensiero che va controcorrente, o se vogliamo, persino la libertà o la creatività, possono essere fonte di disturbo e per questo vanno represse o "curate" in qualche modo. Sia nel passato che nella società attuale, nei confronti dei "pazzi" si è spesso attuata una vera e propria caccia alle streghe ( vedi lo strumento del TSO o gli psicofarmaci somministrati persino ai bambini).
Al di là di queste considerazioni, indubbiamente ci sono persone che stanno male e che hanno bisogno d'aiuto, poi chiamarli autistici o psicotici o borderline è solo un'indicazione, a volte discutibile, del loro malessere. Certo, ci sono persone che con i loro "malesseri" o con le loro diversità ci convivono bene e non ne soffrono, vedi gli eremiti, i santi, o tutti quelli che non cambierebbero mai una virgola del loro modo di essere, e allora la società dovrebbe imparare ad accettarli e rispettarli.
Ma c'è anche chi con quei malesseri non ci sta bene, ne soffre e vorrebbe cambiarli. E quando si è costretti a chiedere aiuto agli altri le cose vanno ancora peggio di quando si chiede di essere ignorati ed essere lasciati liberi di fare la propria vita.
Personalmente, poter capire di essere autistica (se realmente le cose stanno così) mi ha aiutato ad inquadrare meglio i miei problemi e a far combaciare i tasselli che restavano fuori dal puzzle. Avrei preferito arrivare prime a queste conclusioni ma nel momento critico della mia vita, cioè appunto l'adolescenza, quando il ruolo sociale diventa importante e i nodi vengono al pettine, queste informazioni erano per me totalmente inaccessibili.
E' un sollievo sapere che le nuove generazioni hanno ora a disposizione molti strumenti per informarsi, la conoscenza è il primo indispensabile passo per affrontare le avversità.
Il secondo passo è di sicuro l'amore e la comprensione.

Apeiron

In sostanza ritengo che un conto è ad esempio ritenere l'autistico come un "malato da guarire" come purtroppo viene costantemente fatto. Mi va bene la terapia ma essa deve essere univocamente rivolta a far "fiorire" la persona e non a correggerla. Ma a questo NON è terapia ma educazione! Tutto il malessere qui si annullerebbe!

Quello che vorrei io è semplicemente che ognuno venga preso per quello che è. Quindi educare l'autistico e il non-autistico in modo diverso aiuterebbe entrambi a far fiorire le loro capacità e ci risparmieremmo tonnellate di psicofarmaci per i disturbi di maladattamento. Si deve vedere cioè avere fede nella persona in carne ed ossa e non nell'idea di persona, nel tipo "normale". Ma temo che la società non sia ancora pronta per questo  :(
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Fharenight

#6
Mi dispiace per la tua condizione, però avendo dato un'occhiata a buona parte del tuo libro, non mi è piaciuto affatto come definisci tua sorella: "la ritardata", "la scema", non ha un suo nome, per te è "la scema". Se leggesse il tuo libro, immagina quanto sarà felice nel sapere come è disprezzata e certamente  non amata dalla sorella. Non pensi che anche tua sorella possa aver sofferto e soffra almeno quanto te per la sua condizione?

Non riesco a capire tanto cinismo da parte poi di una persona che ha vissuto  sulla propria pelle la diversità. Forse è rabbia  (e odio) repressa per la propria difficoltà che si riversa sul piú debole?
O forse è un aspetto tipico di chi soffre di Asperger?

Apeiron

Citazione di: Fharenight il 13 Febbraio 2017, 11:02:27 AMMi dispiace per la tua condizione, però avendo dato un'occhiata a buona parte del tuo libro, non mi è piaciuto affatto come definisci tua sorella: "la ritardata", "la scema", non ha un suo nome, per te è "la scema". Se leggesse il tuo libro, immagina quanto sarà felice nel sapere come è disprezzata e certamente non amata dalla sorella. Non pensi che anche tua sorella possa aver sofferto e soffra almeno quanto te per la sua condizione? Non riesco a capire tanto cinismo da parte poi di una persona che ha vissuto sulla propria pelle la diversità. Forse è rabbia (e odio) repressa per la propria difficoltà che si riversa sul piú debole? O forse è un aspetto tipico di chi soffre di Asperger?

Sì è vero nemmeno a me è piaciuta la descrizione della sorella, tuttavia non leggerei troppa "malizia" in tali parole.
Questo comportamento non è "tipico" dell'Asperger, nel senso che gli Asperger non sono davvero più "violenti" dei "neuro-tipici". Anzi molto spesso la violenza repressa la scatenano contro sé stessi ed entrano in depressione che talvolta sfocia nel suicidio (leggi: https://psychcentral.com/news/2014/10/13/suicidal-thoughts-10-times-more-likely-in-adults-with-aspergers/76016.html). Tuttavia vedendo la condizione descritta nel libro non mi sorprende che dopo molta sofferenza si tenda a descrivere in quel modo un'altra persona. Questo perchè l'Asperger spesso non si rende conto del fatto che certe parole sono davvero offensive. Per esempio un Asperger potrebbe chiamare "ritardata" una persona con un QI molto basso (leggi: https://en.wikipedia.org/wiki/Intellectual_disability) per il semplice fatto che tale appellattivo viene anche dato dagli stessi psichiatri (magari non tutti, ma alcuni sì). Oppure può farlo semplicemente per la "rabbia repressa" ecc. Non conoscendo il motivo "vero" per cui è stato dato questo appellativo non si posono fare altro che ipotesi (e sinceramente non credo che Arianna68 risponderà a questa domanda).

In ogni caso l'Asperger ha il tremendo difetto di essere "troppo diretto" e quindi in una società in cui il "politically correct" è inteso come "non dire niente" tali comportamenti vengono scambiati per volute offese.  In ogni caso la situazione descritta nel libro è di una miseria che è solo dovuta in parte all'Asperger e ritengo anche che il contributo di tale sindrome sia in realtà non così rilevante (anche perchè da quanto ho potuto capire dal libro il mio "livello di autismo" mi pare maggiore). Il problema è che il "soggetto autistico" è una persona molto peculiare e per questo motivo l'ambiente in cui cresce è importantissimo. Se l'ambiente è pessimo perfino chi non ha problemi alla fine se li ritrova, figuriamoci una persona routinaria, con tratti talvolta ossessivi, con interessi inusuali, con un modo di relazionarsi a-tipico ecc.
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

green demetr

Tra l'altro leggo che l'asperger oltre che a essere una invenzione della psichiatria, è stata prontamente nel DSM-V (la bibbia del mondo PSI-) reintegrata nei fenomendi di autismo e quindi obliterata. Quindi non esiste.

Anche solo dalle poche righe scritte invece a me sembra in un discorso psicoanalitico l'ennesima declinazione del discorso schizofrenico.
Che poi secondo le mie ultime deduzioni sarebbe una schizofrenia all'interno di una schizofrenia.

Per la guarigione, non essendo un caso di tipo lesivo cerebrale, si tratterebbe di rifondare da capo la capacità di raccontarsi in maniera diversa.

Ma ovviamente visto anche la premessa del 3d, se non ci si vuole aprire al dialogo con l'esterno, con gli altri, la posizione è chiaramente ANCHE paranoica (beh nel mondo occidentale è sempre paranoica comunque).

Nella psicologia dinamica, mi par di capire che bisogna trovare una maniera, mediana, di CONVIVENZA con gli altri.

Diverso sarebbe il caso nelle forme dell'autismo.

Ovviamente essendo l'autismo un problema di mancanza di discorso, richiederebbe come anche scritto da voi, una sorta di comunità dei dissidenti.

Ma come può una comunità che "non ha voce" riuscire a formarsi come comunità? Temo che per il futuro sia questo il problema più assilante.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

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