La ricchezza della fragilità umana

Aperto da Sariputra, 14 Settembre 2019, 09:30:09 AM

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Sariputra

La ricchezza della fragilità umana

Un amico mi ha prestato un dvd del docu-film "Sei vie per Santiago" (Walking the Camino), vincitore di numerosi premi prestigiosi.Il film racconta il cammino verso la famosa località spagnola di sei persone, diversissime per motivazioni, nazionalità, visione della vita, età, ecc. Alcune credenti in Dio/God, altre no. La cosa interessante  che ho notato e stato il carico di sofferenza che ognuna, anche quella apparentemente più 'superficiale', più frivola nelle sue motivazione a percorrere questi ottocento chilometri circa che separano la cittadina francese di partenza da quella spagnola, portava con sé, nello zaino e negli scarponi.  Una sofferenza profonda che il cammino lento, incessante ( venti-venticinque km al giorno, ogni giorno, a piedi..) faceva affiorare potentemente.
Come essere inadeguato, messo di fronte alle storie di altri esseri che affrontano questo cammino partendo da una condizione  anche loro d'inadeguatezza (piaghe ai piedi già alla prima sera, tendiniti e dolori alle ginocchia per i più anziani, ecc.), non potevo che solidarizzare con le loro vicissitudini. Nella mia vita , in cui ho anch'io tentato di fare alcune "esperienze forti" interiori, la fragilità della condizione umana, unita alla resilienza,  mi ha mostrato che, lungi dall'essere motivo d'orgoglio, anzi, proprio per l'umiltà che t'insegna, è una fonte di ricchezza inesauribile. Proprio nella fragilità  e nel dolore quello stato della mente chiamato 'metta' dai buddhisti, si fa strada, comincia a trovare sbocco tra la coltre dell'individualismo e dell'indifferenza mondana, apre una breccia.
Il contatto costante con la natura, con la sua bellezza , ma anche con le sue avversità, inevitabilmete ti fa recuperare quella condizione di 'essenzialità' alla quale si vuole quotidianamente fuggire, che si vuole obliare per non soffrire. Se il cammino ti parla e ti mette di fronte alla tua sofferenza, che magari nascondi a te stesso, allora non ti resta che fare quello che è naturale fare: cioè piangere. Pianto liberatorio che si mescola alla pioggia di giorni lunghissimi, pesanti. Consapevolezza riconquistata del divenire incessante di ogni cosa, così bene simbolizzata, questa impermanenza, dai due momenti: l'attesa della partenza e l'arrivo a Santiago de Compostela, luogo bramato durante il cammino , ma poi in un certo senso quasi rifiutato quando ci si approssima , quando è lì davanti a te; tanto che non ci si ferma, si va oltre, fino a Finisterre, fino all'oceano... 
Ritrovare essenzialità, consapevolezza e metta (termine ricco che indica non solo benevolenza e compassione, ma proprio uno stato d'apertura e accettazione dell'altro; ma soprattutto accettazione del fatto che la nostra condizione umana non può essere che fragile, esposta continuamente al dolore..) ti riporta con i piedi per terra, dentro gli scarponi consumati dal cammino, dentro un incontro che tendiamo sempre a rimandare: quello con la nostra insoddisfazione profonda e con i nostri ricordi più dolorosi.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

Jacopus

Mi vien da dire, semplicemente, che chi sceglie una camminata di 800 km a piedi in un'epoca di Jet, villaggi vacanze, ferie "da raccontare", chi fa il cammino, lo fa con motivazioni più nobili, anche se anche qui si sta insinuando una certa moda, un affrontare il cammino non per fare i conti con sé stessi ma per poter dire "anch'io l'ho fatto", in modo superficiale, magari solo per qualche chilometro e poi proseguire la vacanza tradizionale.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Piangere. Mi accadde arrivando sulla cima del Similaum dopo la traversata di un ghiacciaio e una lunga ascensione da Maso Corto. La combinazione di un orizzonte di montagne a 360 gradi e della messa a dura prova dei miei limiti scatenò una irrefrenabile tempesta emotiva. Da allora, ma anche attraverso vicende di analoga forza emotiva seppur meno stravolgenti, ho imparato ad amare la natura cercando in ogni suo apparire il senso della vita.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve. Da profano ma certo non da sprovveduto credo proprio di conoscere due dei tipici sintomi dell'insania mentale : non piangere mai e non parlare mai da soli. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

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