la peculiarità dell'innamorarsi

Aperto da davintro, 23 Giugno 2019, 23:22:48 PM

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davintro

Ho sempre avuto difficoltà e dubbi nell'individuare la differenza tra una semplice ammirazione e l'innamorarsi in senso stretto, all'interno delle nostre esperienze vissute. Negli ultimi tempi penso di essere arrivato, anche riferendomi a esperienze personali, a un'ipotesi riguardo il tratto peculiare ed essenziale dell'innamorarsi, che lo contraddistinguerebbe da ogni altro vissuto, apparentemente simile. Penso possa notarsi come nell'essere innamorato ci si accorga come caratteristiche, di per sé solitamente non gradite, cominciano ad apparire quasi gradevoli proprio perché appartengono alla persona di cui ci si innamora. L'ammirazione valuta la persona sulla base delle sue caratteristiche comunicabili, potenzialmente appartenenti a chiunque altra: la ammiro per la sua bellezza, per la sua intelligenza, per il suo umorismo, la sua dolcezza, le sue idee. Se le caratteristiche positive prevalgono su quelle negative scatta l'ammirazione. La persona che si ammira resta ancora, nella rappresentazione associata a quest'ottica, somma delle sue parti, resta pur sempre un calcolo (per quanto possa essere immediato e intuitivo) di luci e ombre, pro e contro a determinare il giudizio. L'innamoramento capovolge questa logica: non sono più le sue caratteristiche particolari a determinarne l'affetto, ma al contrario, le caratteristiche a diventare godibili perché caratteristiche di QUELLA persona. Perché quando amiamo non siamo rivolti alle "parti" di chi amiamo, ma al suo cuore, al nucleo profondo della sua in-dividualità (non divisibilità), il centro della sua unità. La persona che amiamo non si presenta più come somma di parti, ma un'unità di senso, di relazioni, nei quali i singoli tratti risplendono, non più di luce propria, ma come ruotanti attorno a un Sole che la contraddistingue come individuo unico e irripetibile, la sua qualità incomunicabile, indefinibile sua e basta. Nell'innamoramento la persona destinataria di questo sentimento svela il proprio essere olistico, l'unità della personalità è colta immediatamente, con un atto di sentimento specifico, perché primariamente rivolto al suo principio individualizzante, la qualità che colora di uno stile inconfondibile le singole "parti". In realtà non sono ancora sicuro le cose stiano davvero così, che non sia invece sempre le singole caratteristiche a determinare ogni tipo possibile di affetto, e a darci l'illusione che anche quelle solitamente non gradite appaiano piacevoli. Ma se, come penso, esista un principio individualizzate, qualitativo che contraddistingue ogni persona, allora (a prescindere dalle effettive confusioni a cui possiamo incorrere nell'empirico) dovremmo anche, almeno a livello ideale, ammettere la possibilità di un vissuto ad hoc, rivolto a tale principio, altro rispetto a quello rivolto a valutare le caratteristiche comunicabili, e allora l'amore non può essere solo un grado quantitativamente superiore rispetto all'ammirazione, ma un vero e proprio salto qualitativo.

Jacopus

Amare significa, come hai già detto, riconoscimento e accettazione senza contropartita. Il paradosso che si crea è, se l'amore è corrisposto, che l'individuazione si paga con un sentimento di fusione con l'altro, a cui cediamo parte della nostra identità.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

viator

Salve. Stiamo parlando di innamoramento, cioè di un fenomero che coinvolge il lato soggettivo ed egoistico dell'amore.
Perciò lasciamo stare il lato altruistico (che rappresenta una EVENTUALE conseguenza ed evoluzione dell'innamoramento) ed anche il lato spiritualistico dell'amore sia universale che umano.

Esiste (parliamo solo degli umani) una pulsione genetica che porta ad innamorarsi. Si tratta de risvolto interpersonale dell'istinto riproduttivo. Ma lasciamo stare pure questo.

L'innamoramento non è altro che il riconoscimento (od il credere di star riconoscendo), da parte di chi si innamora, di ciò che ci serve e che crediamo incarnato dall'amata/amato.

Non ha la minima importanza ciò che l'amata/amato è in realtà (lo scopriremo, magari a nostre spese, magari a nostro vantaggio, più avanti), ma unicamente ciò che noi gli attribuiamo e che sarebbe proprio ciò di cui noi abbiamo (o crediamo di avere) bisogno.

Per questa ragione l'innamoramento nasce sempre e solo come egoistica ricerca di ciò che ci soddisfi, ci completi, ci capisca, riempia la nostra solitudine, ci renda eterni attraverso la riproduzione e magari riesca infine pure a sollazzarci.

L'amore vero, quello altruistico, seguirà eventualmente come forma di ringraziamento e come richiesta di conferma della presenza accanto a noi dell'amata/amato una volta che la pulsione originaria dell'innamoramento sia stata soddisfacentemente svolta attraverso il tempo dai due coinvolti. (Ma perchè prorprio due ? Forse che non ci si può innamorare contemporaneamente di più persone ? Che ne dite voi ?). Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

Riprendendo il filo conduttore di davintro, individuerei tra ammirazione ed innamoramento una fase di passaggio essenziale nella simpatia, ovvero nel sentire il mondo nello stesso modo e nell'escalation congiunta di tali gioiose sensazioni. E' lo stato d'animo definito in altri lingue feeling o Stimmung. Descritto sublimemente da Musil nell'unio mystica tra Ulrich e Agathe nell' "uomo senza qualità".  La sympatheia, coltivata e riconfermata, deflagra in innamoramento.

L'innamoramento è uno stadio eccezionale dell'esperienza senziente che poi si stabilizza in un rapporto amoroso e solidale di varia durata a seconda della capacità delle parti in gioco di alimentarne le motivazioni. È una specie di bigbang della dimensione erotica capace di costruire universi esistenziali collettivi, plurali. 

L'amore consapevole arriva dopo, ma in assenza di quel primo moto iperbolico si ridurrebbe a esercizio intellettuale, esanguemente calcolante e teorizzante.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

CitazioneSalve. Stiamo parlando di innamoramento, cioè di un fenomeno che coinvolge il lato soggettivo ed egoistico dell'amore.

Salve Viator. Ti ringrazio per l'interpretazione autentica del pensiero di Davintro, ma anche se così fosse, credo di avere il diritto di dire come la penso e io penso che non sia possibile sezionare l'innamoramento in parte egoistica e parte eventualmente altruistica. Questo è un modo di pensare piuttosto irrealistico. Se così fosse, non si tratterebbe di amore o se preferisci di "innamoramento", ma semplicemente di qualcosa d'altro. E' ovviamente possibile, anzi è certo, che la mia interpretazione dell'innamoramento sia sostanzialmente diversa dalla tua, ma non credo che l'innamoramento sia esclusivamente un fatto egoistico. Anche perchè la controparte in questo modo in che posizione si localizza? Un altro/a egoista? O un passivo/a sottomesso/a all'egoismo altrui?
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

Ipazia

Citazione di: davintro il 23 Giugno 2019, 23:22:48 PM
Nell'innamoramento la persona destinataria di questo sentimento svela il proprio essere olistico, l'unità della personalità è colta immediatamente, con un atto di sentimento specifico, perché primariamente rivolto al suo principio individualizzante, la qualità che colora di uno stile inconfondibile le singole "parti". In realtà non sono ancora sicuro le cose stiano davvero così, che non sia invece sempre le singole caratteristiche a determinare ogni tipo possibile di affetto, e a darci l'illusione che anche quelle solitamente non gradite appaiano piacevoli. Ma se, come penso, esista un principio individualizzate, qualitativo che contraddistingue ogni persona, allora (a prescindere dalle effettive confusioni a cui possiamo incorrere nell'empirico) dovremmo anche, almeno a livello ideale, ammettere la possibilità di un vissuto ad hoc, rivolto a tale principio, altro rispetto a quello rivolto a valutare le caratteristiche comunicabili, e allora l'amore non può essere solo un grado quantitativamente superiore rispetto all'ammirazione, ma un vero e proprio salto qualitativo.

Il carattere olistico dell'innamoramento è certamente un vero e proprio salto qualitativo relazionale. Reciprocamente olistico, colto perfettamente dal poeta: amor c'ha nullo amato amar perdona. Una spirale oltreindividuale paradigmatica della relazione armoniosa con l'altro. Paradigma espandibile alla vita sociale, ben radicato già nella relazione naturale tra genitore e figlio. Già i greci avevano individuato in Eros un motore della socialità umana. Quello gradevole.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

viator

Salve Jacopus. Ma certo. Infatti - a proposito dell'innamoramento (e NON dell'amore nel suo insieme) - io non ho sezionato affatto egoismo ed altruismo. Ho affermato che esso ha radice e genesi unicamente e totalmente egoistica. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Jacopus

Salve Viator. Libero di pensare come vuoi ma non credo proprio che sia così. L'innamoramento esclusivamente egoistico può esserci solo su una base di potere asimmetrico. L'amore di solito non gradisce i rapporti di potere.
Ti potrei consigliare qualche lettura ma so che sei fautore di una visione teorica autonoma, che si potrebbe definire il viatoranismo.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

inquieto68

Ho letto con interesse questo topic e i successivi commenti.
Molte considerazioni sono stimolanti e condivisibili, ma introdurrei alcune specificazioni.
Giustamente Viator distingue e circoscrive il fenomeno dell'innamoramento rispetto al più complesso sentimento dell'amore.

Citazione di: viator il 24 Giugno 2019, 21:43:35 PML'innamoramento non è altro che il riconoscimento (od il credere di star riconoscendo), da parte di chi si innamora, di ciò che ci serve e che crediamo incarnato dall'amata/amato. Non ha la minima importanza ciò che l'amata/amato è in realtà.


Sono molto in sintonia con Viator. L'innamoramento  è un'idealizzazione dell'altro, che ha molto più a che fare con il desiderio di fuggire dalle nostre insoddisfazioni (che conosciamo) che non con le eventuali virtù dell'altro (che sono solo ipotetiche,, perchè non le conosciamo ancora). L'innamoramento è per me l'eccitazione che deriva dalla percezione che l'altro (idealizzato) possa aprirci, una nuova e radiosa pagina nella nostra insoddisfacente esistenza.

Questo è vero anche nel caso di un innamoramento unilaterale e non corrisposto.
Se invece si instaura l'elemento della simpatia evidenziato da Ipazia, ("l'escalation congiunta di tali gioiose sensazioni"), per cui l'innamoramento è reciproco, allora trovo molto calzante la definizione "sociologica" dell'innamoramento utilizzata da Alberoni: "l'innamoramento è la fase nascente di un movimento collettivo a due". Esattamente come  le fasi nascenti dei movimenti politici, si tratta di un momento di effervescenza destinato via via a scemare, ed eventualmente a stabilizzarsi in qualcosa di meno effimero (anche se meno eccitante), che nel nostro caso è l'amore.

Infine quel salto qualitativo che coglie il carattere olistico del'altro, superando la semplice ammirazione, che è il nodo della riflessione di Davintro, si sposa tanto con l'innamoramento quanto con l'amore duraturo. Nel primo caso però ci si innamora di una individualità idealizzata, trasfigurata.

viator

Salve Inquieto68. Sintonia a parte (che comunque apprezzo) tu hai capito una banalità che nessuno mai considera nel trattare questo argomento.

Il fatto che l'innamoramento la maggior parte delle volte (la simultaneità di esso è una bella ma rara coincidenza) nasca all'interno di qualcuno senza il coinvolgimento, la condivisione da parte del'altro.

Gli amori solitari, quelli impossibili, quelli disperati rappresentano invece - per la mentalità convenzionale - una casistica quasi solo letteraria, astratta.

Per la gente la parola amore ha solo a che fare con i Baci Perugina, gli sceneggiati televisivi ed il sesso.

Ovvio poi che mi venga imputata una visione "strana" di un fenomeno così ovvio.

Io sono talmente "fuori" da concepire la possibilità che ci sia chi si innamora ed ama in base a pulsioni esclusivamente proprie (vorrei per me quella persona che soddisfi i miei desideri, il mio bisogno di completezza etc. etc. etc...........) IN ASSENZA DI CONDIVISIONE E TAVOLTA PER SINO DI CONSAPEVOLEZZA DA PARTE DELL'ALTRO.

Più precisamente ed a proposito dell'"egoismo"(naturalissimo) che genera l'amore in qualsiasi sua veste (guarda caso, sembra che l'amore contenga al suo interno il desiderio), SE L'AMORE NON AVESSE RADICE SOLO EGOISTICA, ALLORA DOVREBBE CAPITARE ANCHE DI INNAMORARCI PER PURO ALTRUISMO, CIOE' MAGARI DI CHI CI AMA MA CHE A NOI NON INTERESSA AFFATTO.

Che strano mondo, quello dell'altruismo da rotocalco !

Lo sai, caro Inquieto68, qual'è l'unione perfetta tra due persone ? Quella formata da due egoismi che riescano a soddisfarsi a vicenda !
Due egoisti che riescano a darsi  l'un l'altro ciò di cui ciascuno ha EGOISTICAMENTE bisogno e piacere.......in modo spontaneo e senza sentirsene privati.

Questo - secondo il mio stranissimo pensiero - è il vero significato dell'amore al di fuori di ogni manierismo, ipocrisia sociale, favola culturale ! Salutoni.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

In Aldilà dell'aldilà Jean ha postato:

Invero coscienza ed amore son parole magiche e difficilmente si può trattarle al pari delle altre, perché si trasformano diventando altro nello stesso momento che si cerca d'impadronirsene. 

Così l'ambito poetico riesce un po' meglio di altri a manovrarle... a loro insaputa... 


Penso valga anche per questo argomento dove i poeti probabilmente ne capiscono più di filosofi, psicologi, fisiologi, antropologi, preti e biochimici.

Uno che ci ha macchinato molto è Jacques Prevert. I ragazzi che si amano sfuggono ad ogni declinazione "scientifica" manifestandosi come narrazione pura e irraggiungibile dell'innamoramento. Il quale, anche quando si acquieta in amore duraturo e consapevole, continua la sua inarrestabile marcia di protagonista arcano e salvifico a prova di tutto.

Questo amore, "crudele come la memoria" e "tenero come il ricordo" ispirò certamente gli splendidi versi castigliani di Pablo Neruda: Puedo escribir los versos más tristes esta noche... laddove l'inafferrabile forza primigenia di eros riverbera la sua luce sul nostro vissuto, continuando a nutrirlo, anche quando ha cessato di esistere, come la luce palpitante di stelle ormai estinte.

pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

davintro

viator scrive: 

"Più precisamente ed a proposito dell'"egoismo"(naturalissimo) che genera l'amore in qualsiasi sua veste (guarda caso, sembra che l'amore contenga al suo interno il desiderio), SE L'AMORE NON AVESSE RADICE SOLO EGOISTICA, ALLORA DOVREBBE CAPITARE ANCHE DI INNAMORARCI PER PURO ALTRUISMO, CIOE' MAGARI DI CHI CI AMA MA CHE A NOI NON INTERESSA AFFATTO."


In realtà non trovo che il fatto, vero di per sé, della non coincidenza tra amore ed esigenza di reciprocità nell'essere riamati da chi si ama, sia un argomento in favore della collocazione dell'amore all'interno dell'egoismo, anzi, per un certo senso, all'opposto, ne conferma la distinzione da quest'ultimo. Amare come gratitudine dell'essere amati resterebbe nell'ambito dell'egoismo, proprio in quanto il sentimento apparirebbe in questo caso come un riconoscimento affettivo consistente in una stima dell'altro, che viene apprezzato proprio in quanto ama noi stessi. Cioè l'amore per se stessi diverrebbe il criterio fondante dell'amore per l'altro, che verrebbe riconosciuto come degno di amore, proprio perché esaudisce per primo la condizione di renderci il giusto valore, amandoci. "Ti amo, perché mi ami", cioè "ti riconosco un valore perché hai riconosciuto tu per primo/a il mio valore. Come si nota, il punto di partenza è un'autostima, un amore di se stessi, che vincola questa modalità sentimentale molto più all'egoismo di quanto lo vincolerebbe un'amore che invece viene provato indipendentemente dalla reciprocità. In quest'ultimo caso l'attribuzione di valore alla persona amata è del tutto gratuita e disinteressata,  non condizionata dal giudizio riguardo il proprio valore, che l'amore dell'altro corroborerebbe, si ama l'altro/a per ciò che è, indipendentemente da quanto il suo eventuale amore ricambiato per noi stessi possa renderci felici. Appare evidente come in quest'ultimo caso il fondamento dell'amore sia davvero posto nell'idea dell'altro e non in noi stessi, verso cui si dovrebbe pretendere reciprocità. Quindi, un carattere più esplicitamente "altruistico" in una tipologia di amore che non chiede di essere ricambiato