La pallottola misteriosa!

Aperto da Eutidemo, 19 Giugno 2022, 13:30:01 PM

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Eutidemo

Il 17 giugno 1997, tra le 22:30 e le 23:00, l'imprenditore tessile sessantaduenne Giuseppe Soffiantini venne rapito dalla sua casa di Manerbio da una banda di sequestratori capeggiata da Mario Moro; nell'autunno di tale anno venne stabilito un contatto per il pagamento del riscatto,  ma, all'appuntamento, nella notte fra il 16 e il 17 ottobre 1997, a Riofreddo si presentarono i NOCS.
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Ne scaturì uno scontro a fuoco, nel quale, secondo la successiva inchiesta, l'ispettore Donatoni venne ucciso dal "fuoco amico" della "Beretta 92" di un collega,  e non dal "Kalashnikov" di uno dei sequestratori.
Il proiettile fuoriuscì dal corpo della vittima, e si perse chissà dove; per cui la conclusione dell'inchiesta fu meramente indiziaria, soprattutto sulla base delle testimonianze dei NOCS sopravvissuti.
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Ed infatti questi ultimi testimoniarono che l'ispettore Donatoni cadde a terra in concomitanza di uno sparo che tutti quanti udirono a "breve distanza"; mentre, invece, i sequestratori erano ancora molto lontani.
Però nessuno dei NOCS ammise di essere stato lui ad aver colpito il collega!
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Dall'esame autoptico, considerato il tipo di tessuti "perforati" dal proiettile, non fu possibile accertare con sicurezza quale genere di proiettile li avesse trapassati; però, secondo il perito, la ferita era compatibile con una cartuccia calibro 9x19 PARABELLUM (cioè, del tipo utilizzato dalle berette 92 dei NOCS), anche se non si poteva escludere che fosse stato colpito da un L'AK-47 (cioè un fucile automatico di Kalašnikov) di calibro 7,62 mm.
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In ogni caso, la Corte d'Assise, in base alla concorde testimonianza dei NOCS,  stabilì che l'ispettore Donatoni venne ucciso dal "fuoco amico" della "Beretta 92" di un collega,  e non dal "Kalashnikov" di uno dei sequestratori; sebbene, vista la caotica sparatoria tra agenti e banditi, non si riuscì mai ad appurare quale dei NOCS avesse involontariamente ucciso il collega.
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A me, però, già da allora, la faccenda risultò  alquanto misteriosa.
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PERPLESSITA'
1)
I due tipi di proiettili sono molto diversi, per cui, anche non ritrovando quello che aveva ucciso Donatoni, mi parve strano che dalla ferita non si riuscisse a capire il tipo di munizione che l'aveva provocata.
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Però un mio amico "anatomopatologo", mi disse che, in determinate circostanze, anche se si tratta di proiettili molto diversi, se non se ne trova traccia nel corpo della vittima, non è affatto facile determinare con sicurezza il tipo di munizione ha provocato la ferita.
Ed io non posso fare a meno di credergli!
2)
Il colpo che ha ucciso Donatoni non era di fatto compatibile con la posizione degli altri NOCS, così come era stata da loro descritta; però, in situazioni del genere, a volte non si può fare molto conto sulla memoria dei partecipanti ad una sparatoria.
3)
Ogni NOCS esclude di poter essere stato lui a sparare per errore a Donatoni; e quella è gente che sa sparare molto bene, e difficilmente dice bugie!
4)
Ma la cosa più "strana", è che i proiettili in dotazione ai "Kalashnikov" dei sequestratori, avevano tutti la punta dipinta di "verde"; forse perchè facenti parte di uno "stock" di munizioni di provenienza terroristica musulmana.
E, guarda caso, attorno al foro sulla tuta corrispondente alla ferita che ha ucciso Donatoni, ci sono delle chiarissime "tracce di vernice verde"; esattamente dello stesso tipo e colore della vernice che si trova sulla punta dei proiettili in dotazione ai "Kalashnikov" dei sequestratori (non certo sulle pallottole in dotazione ai NOCS).
Ma, evidentemente, nell'eseguire l'autopsia sul cadavere, nessuno si è preoccupato di dare importanza ai suoi indumenti.
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Nonostante questo, i giudici hanno preferito attribuire maggiore valore alla testimonianza dei NOCS presenti, i quali hanno tutti ribadito che il rumore dello sparo che ha ucciso Donatoni era troppo "vicino" perchè potesse essere attribuito ai sequestratori, i quali erano ancora relativamente "lontani".
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CONSIDERAZIONI PERSONALI
Moltissimi anni fa, durante le esercitazione di tiro a segno in aperta campagna, uno di noi, a turno, doveva restare vicino ai "tabelloni bersaglio" per comunicare con il "walkie talkie" al "direttore di tiro" i punteggi dei tiratori; i quali, essendo una squadra di "tiratori scelti", si trovavano tutti a notevole distanza dal bersaglio.
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Una cosa del genere, oggi, sarebbe proibita, in quanto trovarsi nei pressi dei "tabelloni bersaglio", viene considerato troppo pericoloso (oggi si usa il binocolo); ma allora, standoci molto attenti, non ricordo che a noi si verificò mai nessun incidente.
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La volta che toccò a me fare da "controllore di tiro", rammento che il foro che appariva sul tabellone precedeva di poco il rumore dello sparo, perchè i proiettili che usavamo erano più veloci del suono; però, il rumore che sentivo subito dopo, era "a distanza ravvicinata", assolutamente incompatibile con la distanza a cui si trovava il tiratore.
Era una cosa che trovavo inspiegabile!
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Ma, in seguito, il "direttore di tiro" mi spiegò l'"arcano"!
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Quando un proiettile (o un aereo), durante la sua traiettoria supera la barriera del suono, produce un forte rumore definito "bang sonico"; per cui, se un proiettile sparato da lontano viaggia a velocità supersonica, il rumore del "bang sonico" giunge all'orecchio di chi è vicino al bersaglio prima del "rumore dello sparo" che fa il proiettile quando esce dalla canna.
Ad una certa distanza, il "rumore dello sparo" che fa il proiettile quando esce dalla canna non si sente nemmeno:
- o perchè è troppo lontano per la percezione uditiva;
- o perchè è coperto e confuso con il "bang sonico".
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Pertanto, molto probabilmente, secondo me, quando il "cecchino"  ha sparato a Donatoni, gli agenti del NOCS hanno percepito uno sparo proveniente non dalla zona dei banditi, ma dal punto della traiettoria del proiettile più vicino a loro; cioè, come se il "rumore dello sparo" fosse da attribuire ad una delle loro pistole.
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Un errore, questo, assolutamente comprensibile, per chi non abbia mai fatto il  "controllore di tiro" in prossimità dei bersagli; come si faceva una volta!
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Ovviamente, la mia è solo una mera congettura; però non trovo un altro modo per conciliare le testimonianze dei NOCS (sicuramente sincere), con la "vernice verde" trovata sul foro nella tuta della vittima, identica a quella dei proiettili di Kalašnikov dei rapitori.
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