Menu principale

La magia del Natale

Aperto da stelle dell'auriga, 30 Novembre 2019, 18:21:33 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

anthonyi

Citazione di: altamarea il 25 Dicembre 2019, 15:22:21 PM


Tornando alla Natività, di cose da dire ce ne sono tante.  Ho cominciato a documentarmi da ragazzo per capire meglio, per distinguere la religiosità popolare, che aborro, dalla "verità storica".

Ciao altamarea, singolare questa tua posizione, il Natale è religiosità popolare per eccellenza, e ti dirò, la tua spiegazione sul bue e l'asinello, che non avevo mai sentito, mi ha un po' rotto la magia.
Io sapevo comunque che ai due animali venivano attribuiti significati simbolici, in particolare il bue che credo rappresentasse proprio il male, che rispettoso si inchinava al cospetto del figlio di Dio.
Un saluto

doxa

Liete feste anche a te, Anthonyi.

La voglia  di capire come stavano veramente le cose riguardo al Natale ed altro, mi motivò ad approfondire l'argomento. Merito dell'allora prefetto della Biblioteca  e Pinacoteca Ambrosiana di Milano e attuale presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, cardinale Gianfranco Ravasi.

La partecipazione ad alcuni suoi convegni, la lettura dei suoi articoli su riviste cattoliche e sui suoi libri mi spronarono a saperne di più,  a capire la differenza tra realtà e leggenda nei racconti biblici.

Il risultato ? Non sono un credente ma tratto il cristianesimo con rispetto. E sono un fan di Ravasi. :)

stelle dell'auriga

Citazione di: altamarea il 25 Dicembre 2019, 15:22:21 PM
Liete feste anche a te Viator.

Debbo mantenere la promessa al nick Isfrael di descriverle la Natività da diversi punti di vista. Il "cronoprogramma" prevede la conclusione dei miei post sul tema con l'arrivo e la partenza dei Magi. Poi me ne andrò con loro verso "Oriente".

Nel frattempo Jesus come uomo cresce d'età e lo incontrerò di nuovo alla fine della sua vita terrena. Il "meeting" avverrà a Gerusalemme nella "Domenica delle palme", poi, nel giorno della Pentecoste, io e lui ci  diremo addio per sempre. Su richiesta potrò argomentare sul suo "fine vita".

Tornando alla Natività, di cose da dire ce ne sono tante.  Ho cominciato a documentarmi da ragazzo per capire meglio, per distinguere la religiosità popolare, che aborro, dalla "verità storica".

Ciò che sto "postando" in questi giorni, non è la "faticaccia" in quest'ultimo mese, ma il copia e incolla di quanto ho archiviato negli anni, prima sul cartaceo e poi nei miei documenti virtuali, che a volte necessitano di aggiornamenti e correzioni. 

Ti ringrazio altamarea per l' impegno che ti sei preso ( ero convinta tu fossi una donna  :)  per via del tuo nick ), in effetti di materiale ne hai postato parecchio in questi giorni, ce ne sarebbero riflessioni da fare, ma non è questa la discussione adatta, magari se sei così preparato sul cristianesimo si potrebbe anche aprire una discussione sui vangeli e capire come mai ci sono così tante difformità tra un testo ed un altro, oppure alcuni episodi vengono narrati da un autore e da un altro magari no...

Ad esempio mi sono sempre chiesta come mai ci fossero così poche notizie sulla prima parte della vita di Gesù, a parte la nascita, dell' infanzia  e della giovinezza se ne sa davvero poco, c'è qualche notizia in più nel Protovangelo di Giacomo, ma si sa che è un vangelo apocrifo e quindi non viene considerato dalla chiesa, eppure grazie a questi vangeli "non "ufficiali" sappiamo qualche particolare in più.

Comunque, per ora auguro a tutti serene feste, e qualche riflessione in più su cosa significa oggi il Natale.

doxa

Adorazione dei pastori

Il Vangelo di Luca è l'unico dei Vangeli canonici a narrare l'evento dei pastori, primi testimoni della nascita di Gesù. 

Dal Vangelo di Luca: "C'erano in quella regione alcuni pastori che vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge. Un angelo del Signore si presentò davanti a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce. Essi furono presi da grande spavento, ma l'angelo disse loro: 'Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia'. E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste che lodava Dio e diceva:
'Gloria a Dio nel più alto dei cieli
e pace in terra agli uomini che egli ama'.
Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: 'Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere. Andarono dunque senz'indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia. E dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro"
 (Lc 2, 8 – 20)



                 
Georges de La Tour: "L'Adorazione dei pastori", 1644, Museo del Louvre, Paris

Questo artista caravaggesco fu un abile pittore del chiaro scuro e della luce, del lume di candela con la qualeillumina la crepuscolare scena, come in questo dipinto., che  presenta al centro il neonato dormiente, con gli occhi chiusi, stretto nelle fasce, disteso su un giaciglio di paglia.

Il neonato ha su di sé l'attenzione di cinque persone disposte a semicerchio. 
 
Da sinistra a destra ci sono:

- Maria, la madre di Gesù, assorta e con le mani giunte in segno di preghiera;   

- un pastore con i baffi che stringe in mano un bastone ed ha in braccio un agnellino che bruca la paglia nella culla ed ha la funzione simbolica di ricordare la Passione di Cristo;

- un altro pastore con la mano destra si sta per togliere il cappello in segno di rispetto, mentre nella mano sinistra  stringe il piffero;

- una nutrice che con le mani sorregge la ciotola con la zuppa per la puerpera;

- Giuseppe, il padre putativo, tradizionalmente raffigurato anziano, sorregge una candela accesa con la quale illumina la scena, però la  luce naturale sembra provenire dal neonato.

In questa raffigurazione La Tour è fedele al verso di Luca (2, 16), anche se questo evangelista non dice quanti erano i pastori  e se portarono doni al bambino. I dettagli sono in alcuni vangeli apocrifi e commenti omiletici,  utilizzati dagli artisti per le loro realizzazioni.

Nel '600 furono numerosi i dipinti  con soggetto l'adorazione dei pastori. In questo quadro  La Tour ha proposto il tema in modo "anti-barocco", senza angeli, aureole, pose estatiche, asino e bue.   

Joseph Ratzinger (papa Benedetto XVI) nel suo libro "L'infanzia di Gesù" evidenzia che il Bambino nacque in un ambiente in cui i pastori portavano gli animali al pascolo. Era perciò normale che essi, in quanto i più vicini all'evento, venissero chiamati per primi alla mangiatoia. 

Comunque l'episodio denota l'attenzione di Dio verso gli umili. In quel tempo gli Ebrei consideravano i pastori i reietti della società. 


Anche Davide, il re di Israele da ragazzo faceva il pastore. 

doxa

Adorazione dei pastori  /2
L'arte paleocristiana fu ispirata da mitologie, tipologie e decorazioni pagane, non avendo una propria tradizione, però ai simboli pagani venivano attribuiti significati e valori cristiani.

Tra le immagini ed i simboli della cultura greco-romana (che dava aspetto umano ai concetti astratti ed alla natura) ci sono espressioni artistiche con temi pastorali, come quella del moscoforo (portatore di vitello) e quella del crioforo (portatore di capretto); due epiteti attribuiti al dio greco Hermes (Mercurio per i Romani) che porta sulle spalle un piccolo vitello o un ovino. 


L'iconografia greca del crioforo venne usata nell'arte romana e poi utilizzata dai cristiani come icona del "Buon Pastore, in riferimento all'omonima parabola di Gesù: "Io sono il buon pastore. Il buon pastore offre la vita per le pecore" (Gv 10, 11). 

L'immagine del pastore che si prende cura della sue pecore divenne per i cristiani l'allegoria di Cristo salvatore, rappresentato come "agnello sacrificale o come "buon pastore", giovane, imberbe e con i capelli lunghi, con la bisaccia e le calzature usate dai pastori, mentre trattiene con le mani le quattro zampe della pecora che porta sulle spalle.


statuetta in marmo del "buon pastore", fine del III - inizi del IV sec. d.C.;  dalle catacombe di S. Callisto, a Roma; Musei Vaticani, Museo Pio Cristiano.  Immagine simbolica del cristianesimo primitivo.

I cristiani rappresentavano il "Buon Pastore" per comunicare la filantropia di Dio, il suo amore per l'umanità, rivelata in Cristo.

L'icona del Buon Pastore venne molto usato negli affreschi dei cubicoli nelle catacombe cristiane, nei bassorilievi sul fronte dei sarcofagi e nelle epigrafi, come simbolo dell'anima portata nella pace da Cristo pastore.

doxa

#95
Adorazione dei pastori  /3

"...ma l'angelo disse loro: 'Non temete: ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, che è Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, adagiato in una mangiatoia'. E subito apparve con l'angelo una moltitudine dell'esercito celeste, che lodava Dio e diceva: 'Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama'.

L'annuncio dell'angelo ai pastori:  "...vi annunzio una grande gioia..." (Lc 2, 10) viene anche detto in latino dal cardinale protodiacono per proclamare l'elezione di un nuovo papa: "Annuntio vobis gaudium magnum..." habemus papam.

Il messaggio ai pastori ha come sfondo le lodi a Dio da parte dell'"esercito celeste" (il coro degli angeli): "Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che (Dio) egli ama". Quel "gloria" fu poi ampliato dalla tradizione cristiana in un solenne inno di lode, cantato durante la Messa: il "Gloria in excelsis Deo", detto anche "inno angelico".

Joseph Ratzinger (Benedetto XVI) nel suo libro "L'infanzia di Gesù" dice che la traduzione delle parole degli "angeli"  è controversa.

Fino ad alcuni anni fa il testo latino veniva tradotto così: "Gloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà". Ma tale traduzione veniva respinta dagli esegeti perché la consideravano unilateralmente moralizzante.  A Dio la gloria non può essere attribuita dai fedeli perché è già in lui.

Più rilevante è la differenza nella traduzione della seconda parte delle parole dell'angelo: non diciamo più  "uomini di buona volontà", ma "uomini, che egli ama". Il cambiamento fu stabilito dalla Conferenza episcopale italiana.  


Ratzinger si chiede quali siano gli uomini che Dio ama. "Ce ne sono anche alcuni che Egli non ama ?" La traduzione letterale del testo originale greco dice: pace agli "uomini del (suo) compiacimento". Anche qui rimane la domanda: quali sono gli uomini nel compiacimento di Dio ? E perché ? La risposta si può avere dalla narrazione del battesimo di Gesù. L'evangelista Luca racconta che mentre Gesù stava in preghiera, il cielo si aprì ed una voce disse: "Tu sei il Figlio mio, l'amato: in te ho posto il mio compiacimento" (Lc 3,22). Quindi l'uomo del compiacimento è Gesù, perché vive in comunione con la volontà di Dio.
 
La comunicazione della nascita del Messia fa andare  i pastori verso il luogo indicato: "Appena gli angeli si furono allontanati per tornare al cielo, i pastori dicevano fra loro: 'Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere'. Andarono dunque senza indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia" (Lc 2, 15).


Perché soltanto ai pastori l'angelo dette l'annuncio della nascita del Messia ? I pastori erano considerati uomini "semplici", capaci di comprendere il messaggio angelico. Nel Vangelo di Matteo c'è scritto: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della Terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti ed agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te".

Ed ancora Matteo: "Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: 'In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli" (18, 2 – 4).

doxa

Adorazione dei pastori   /4

"E, dopo averlo visto, riferirono ciò che del bambino era stato detto loro. Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano. Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore. I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, com'era stato detto loro". (Lc 2,  17 – 20)

Quei pastori furono i primi testimoni della nascita di Gesù, ma l'evento che riferirono fu creduto ?

In uno dei trattati del Talmud (Sanhedrin 25b), raccolta delle antiche tradizioni giudaiche, si legge che i pastori non potevano testimoniare nei processi perché considerati impuri, a causa della loro convivenza con gli animali, e disonesti, a causa delle frequenti violazioni dei confini territoriali e di abusi nei confronti delle coltivazioni altrui. Nell'ambito della società ebraica erano degli emarginati. I rifiutati dal Sinedrio, gli "ultimi", ma diventano i primi nel Regno di Dio, anticipando quel detto di Gesù nella parabola dei lavoratori della vigna:  ".. i primi saranno gli ultimi, e gli ultimi i primi". (Mt 20, 16)

La tradizione cristiana ha idealmente collocato  l'accampamento  dei pastori nella notte della natività nell'attuale villaggio arabo di Bet-Sahur, a tre chilometri da Betlemme, in una località detta "Campo dei pastori".  In questo luogo fu edificato nel IV secolo un monastero bizantino, costruito su sottostanti grotte usate dai pastori come ricovero degli armenti. Sui resti del vecchio monastero nel 1953 fu costruita una chiesa con lo stile architettonico che rimanda alla tenda utilizzata dai beduini nel deserto.  La cupola lascia filtrare la luce all'interno della chiesa.


Campo dei Pastori: il santuario (l'ingrandimento della foto si ottiene cliccando sull'immagine)

doxa

Adorazione dei pastori   /5
Nei primi decenni del quarto secolo, dopo l'introduzione della festività liturgica del Natale, vennero create altre scene inerenti la nascita di Gesù, come quella dell'adorazione dei pastori.
Vi propongo le foto di tre dipinti: uno del tardo '500 e due del '600


Guido Reni, "Adorazione dei pastori", 1640 - 1642, Napoli, Certosa di San Martino


Jacopo Bassano: "Adorazione dei pastori", 1575; Jean Paul Getty museum, Los Angeles


Gerrit Van Honthorst (detto "Gherardo delle notti"): "Adorazione dei pastori", 1622, Firenze,  Galleria degli Uffizi

doxa

26 dicembre, santo Stefano

In lingua greca il nome "Stefano" significa "incoronato".

Fu il primo dei sette diaconi scelti dalla comunità cristiana di Gerusalemme per aiutare gli apostoli e provvedere alle necessità dei bisognosi, in particolare le vedove e gli orfani.

Stefano è  considerato il primo martire cristiano, perciò protomartire., come tale ricordato il giorno successivo la presunta data di nascita di Gesù.

La Chiesa organizza l'anno liturgico associando ad ogni giorno  le festività cristiane ed il nome del santo o dei santi.  Tale metodo nacque dall'antico uso di commemorare ogni anno i martiri  nel giorno della loro morte. A questi furono poi aggiunti santi, beati, ed altre personalità, in particolare regnanti favorevoli alla Chiesa. I loro nomi sono sul calendario gregoriano che usiamo, perciò  anche detto "calendario dei santi".

Il diacono Stefano fu accusato dal sinedrio di  blasfemia contro Mosé e contro Dio, perciò fu condannato alla lapidazione alla presenza di Saulo di Tarso (san Paolo), uno dei suoi principali accusatori, poi convertito sulla strada per Damasco. 

Il suo martirio, avvenuto nell'anno 36 circa, è descritto dall'evangelista Luca negli Atti degli Apostoli. Racconta l'evento accostandolo intenzionalmente con il processo subìto da Gesù, per mostrare l'ideale continuità tra il Maestro ed il discepolo. Anche il capo di imputazione è affine: "Costui non cessa di proferire parole contro questo luogo sacro (il Tempio) e contro la legge. Lo abbiamo udito dichiarare che Gesù il Nazareno distruggerà questo luogo e sovvertirà i costumi tramandatici da Mosé (Atti 6, 13 – 14). Per replicare alle accuse, Stefano fece un  discorso difensivo  di tipo apologetico,  criticò gli israeliti per il loro rifiuto degli interventi divini salvifici, come quello di Gesù, ma la reazione dell'uditorio fu violenta. Senza attendere la sentenza e la relativa convalida da parte dell'autorità imperiale romana, Stefano venne lapidato dalla folla.

Il 26 dicembre Santo Stefano è celebrato dalla Chiesa cattolica e da alcune Chiese protestanti. La Chiesa ortodossa lo commemora il 27 dicembre.

In Italia, dal 1947, il 26 dicembre  è un giorno festivo. In precedenza era un normale giorno lavorativo. Non fu la Chiesa a volerlo festivo ma il Parlamento, per prolungare la vacanza del Natale. Lo stesso avvenne nel 1947 per il "Lunedì dell'Angelo", la cosiddetta "Pasquetta", festa non religiosa.  

doxa

#99
27 dicembre: san Giovanni apostolo ed evangelista

L'evangelista Giovanni fu discepolo di Giovanni Battista (il battezzatore) e poi apostolo di Gesù. Oltre al suo vangelo scrisse tre "Lettere" e forse il testo dell'Apocalisse, facenti parte del Nuovo Testamento.

A lui Gesù, mentre era sulla croce, gli affidò la madre: "Stavano presso la croce di Gesù sua madre (Maria), la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: 'Donna, ecco il tuo figlio !' Poi disse al discepolo: 'Ecco tua madre !' E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa." (Gv 19, 25 – 27)  E con lei, dice la tradizione, visse ad Efeso, città dell'attuale Turchia.


Secondo alcune fonti l'apostolo Giovanni dopo gli eventi pasquali soggiornò ad Efeso insieme alla madre di Gesù.  In questa località la tradizione cristiana vuole che ci sia il sepolcro giovanneo. In quest'area nel VI secolo, durante l'impero di Giustiniano, fu costruita una basilica, della quale rimangono alcune tracce murarie.  
Ad alcuni chilometri a sud di Efeso  c'è una piccola cappella conosciuta come "casa di Maria", ma la costruzione è del IV secolo, preceduta da un ingresso del VII secolo.


                 
Il vescovo e scrittore Eusebio di Cesarea (265 circa – 340 circa)  narra che l'apostolo Giovanni  per la sua fede cristiana fu condannato all'esilio nell'isola di Patmos, dove scrisse l' "Apokàlypsis" (Apocalisse) parola greca che significa "rivelazione", Ma l'autore  di questo testo pur dicendo di chiamarsi Giovanni, non pretende di essere l' omonimo apostolo e non rievoca episodi in cui fu testimone, come fa invece l'autore del quarto vangelo. Anche se fra i due ci sono affinità letterarie le differenze sono numerose.

L'Apocalisse è un testo polisemico composto da Giovanni di Patmos, variamente identificato dagli esegeti. Egli  classifica la sua opera come una profezia (1, 3; 22, 7), che nell'accezione biblica è una proiezione verso il futuro aperta alla speranza.  

Caratteristiche principali del genere letterario apocalittico sono le visioni, le immagini e i  simboli. Le visioni sono esperienze visive che l'autore afferma di aver ricevuto. Non sono fatti storici ma artifici letterari per comunicare un'idea. Le immagini servono per descrivere determinate caratteristiche da attribuire a personaggi o ad animali. Fra i simbolismi sono comprese  anche  le figure simboliche dei "Quattro Cavalieri dell'Apocalisse" (6, 1 – 8.



Albrecht Durer, (ca. 1497–98) "I quattro cavalieri dell'Apocalisse", xilografia

Secondo numerosi esegeti, i cavalieri dell'Apocalisse  non rappresentano calamità ma misteri. Essi appaiono dopo l'apertura di quattro dei sette sigilli da parte  di Gesù. I sigilli indicano i sette misteri del giudizio di Dio sulla storia umana che vengono aperti, cioè svelati, da Cristo stesso.

Essi si presentano all'apertura da parte dell'Agnello (Gesù Cristo) dei primi quattro di sette sigilli, chiusi in un rotolo di papiro o di pergamena che Dio tiene nella mano destra. A parte l'ultimo, chiamato Morte/Peste (il termine greco thánatos, ha entrambi i significati), i nomi dei cavalieri non sono menzionati e perciò il loro significato simbolico deve essere dedotto dai loro attributi.
Le interpretazioni degli esegeti, tuttavia, sono discordanti, soprattutto per quanto riguarda il primo cavaliere, quello che monta un cavallo bianco.

doxa

#100
28 dicembre: Santi innocenti martiri

Oggi il calendario ricorda la cosiddetta "strage degli innocenti", descritta dall'evangelista Matteo, collegandola alla fuga in Egitto della "Santa Famiglia". Dell'allontanamento di questa argomenterò dopo l'Epifania per rispettare la tempistica.

Dal Vangelo di Matteo:  "Essi (i Magi) erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: 'Alzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta la finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo'.
Giuseppe, destatosi, si alzò nella notte, prese il bambino e sua madre e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
'Dall'Egitto ho chiamato mio figlio'.
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, s'infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e  del suo territorio che avevano da due anni in giù,  corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: 'Un grido è stato udito in Rama, / un pianto e un lamento grande; / Rachele piange i suoi figli / e non vuole essere consolata, perché non sono più"(2, 13 – 18).

Secondo gli studiosi, Betlemme in quell'epoca  era un piccolo villaggio abitato da circa mille persone, e  pur comprendendo i dintorni, i bambini  "dai due anni in giù" potevano essere circa 50, dei quali solo una ventina  quelli maschi. Ma alcuni esegeti o folli apologeti per malizia o per ignoranza ne ampliarono progressivamente il numero. San Girolamo, teologo e dottore della Chiesa, scrisse  che furono uccisi "multa parvulorum millia" (molte migliaia di bambini),  poi quantificati  in 14 mila dai calendari bizantini, e diventarono 64 mila nella liturgia sira,  per arrivare  nel martirologio di Usuardo a 144 mila, come  il numero degli eletti nell'Apocalisse (7, 4; 14, 1).

Ma non  ci sono prove della strage  infantile,  ideata dall'evangelista Matteo o chi per lui, perché il testo matteiano è un elaborato a più mani e in tempi diversi, a detta degli esperti.

Per quella immaginaria strage forse Matteo si ispirò al libro di Giosuè, in cui è scritto che Dio comandò a questo profeta  di sterminare tutta la popolazione di Gerico: "Donne, fanciulli e vecchi e buoi, e pecore e asini" (Giosuè 6, 21). Le imprese del personaggio biblico sono narrate nel libro dell'Esodo, ma soprattutto nel libro di Giosué, successore di Mosé  come capo degli israeliti che guidòle  12 tribù ebraiche nelle prime conquiste in terra di Israele dopo l'esodo dall'Egitto.

Il turbamento di Erodesarebbe comprensibile se  avesse temuto nel futuro  di essere spodestato dal suo trono da Cristo. Ma quel sovrano morì 4 anni prima della  tradizionale data di nascita di Gesù e il territorio del suo regno  fu poi diviso fra tre dei suoi figli.

La teodicea ("giustizia di Dio", dal  greco theos = Dio + dike = giustizia), Dio che salva Gesù, ma non i bambini innocenti,  non è un problema che sembra preoccupare Matteo; per questo evangelista era importante dimostrare la vittoria di Gesù su Erode.

Il parallelo tra l'uccisione dei figli di Betlemme da parte di Erode e l'inesistente eccidio dei bambini ebrei da parte del faraone è facilmente riconoscibile.

Matteo (o chi per lui) non tenne in considerazione che la Palestina di quel tempo era parte dell'Impero Romano, ed Erode "il grande" regnò in Giudea come "rex socius et amicus populi romani". Governava a nome dell'imperatore Cesare Ottaviano Augusto,  perciò non aveva il potere o l'autorizzazione per ordinare la strage di piccoli bambini.

Per  quella presunta "strage" Erode avrebbe dovuto prima chiedere il permesso a Roma, ma Augusto non avrebbe  mai potuto acconsentire ad un eccidio di massa. Se un pazzo re, di sua iniziativa, avesse osato impartire un simile ordine, l'imperatore l'avrebbe fatto trascinare davanti ad un tribunale come reo di non aver rispettato la "pax augusta".

In teoria, per il misfatto sarebbe stata necessaria anche l'approvazione del Sinedrio.

Diversamente da Matteo il Vangelo di Luca narra che  circa un mese dopo il rituale della circoncisione del neonato Gesù e i riti di purificazione la santa famiglia fece ritorno nella loro abitazione a Nazaret: "Quando ebbero tutto compiuto secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nazaret" (2, 39).

segue

doxa

#101
"Strage innocenti" /2
L'episodio dell'ipotetico eccidio suscitò discussioni in ambito ecclesiastico  fin dal periodo paleocristiano.  

Nel V secolo Venne decisa la canonizzazione di quei bambini  e fu fissata al 28 dicembre la festa liturgica in loro onore, come dimostra il calendario di Cartagine dell'anno 505.

Ancora oggi, nello stesso giorno, il calendario ricorda i "santi innocenti martiri",  fatti diventare patroni degli orfani e dei pueri cantores.

Le gerarchie vaticane conoscono i risultati degli studi che negano quella strage, ma non possono eliminare dal calendario i "santi innocenti martiri":  la Chiesa non può modificare o smentire  il  Vangelo di Matteo. Allora, come consuetudine secolare, adegua l'interpretazione del testo alla contemporaneità, dandole un nuovo significato.  Parla poco di quel lontano  "misfatto",  gli sovrappone un problema attuale, quello degli aborti, inaccettabili dalla Chiesa:  li considera  vera strage di innocenti; perciò reputa ancora valida la commemorazione il 28 dicembre.

segue

doxa

"Strage innocenti" /3

La fantasiosa scena della "strage degli innocenti" fu un soggetto raro agli esordi dell'iconografia cristiana, ma nei secoli successivi ebbe notevole espansione perché quell'evento fu creduto vero, terribile, e  numerosi committenti chiamarono anche i migliori artisti per rappresentarlo in pittura e scultura.

Nella Francia meridionale, in Provenza, nel  dipartimento del  Var (Provenza-Alpi-Costa Azzurra) c'è  il Comune di Saint-Maximin-la Sainte Baume, questo toponimo è formato dal  nome  di San Massimino, vescovo di Aix, e dalla "Sainte Baume" (in antico provenzale significa "santa grotta"), nella quale, secondo la leggenda, visse  come eremita Maria di Magdala negli ultimi trenta anni della propria vita.

In questa località c'è una basilica e un convento di Domenicani, voluti da Carlo II d'Angiò, conte di Provenza e re di Sicilia.
La chiesa gotica, cominciata a costruire nel 1295, è  dedicata a Sainte-Marie-Madeleine. Nella cripta è custodito un reliquiario  con un teschio che, secondo la tradizione,  è quello della Maddalena,  e quattro sarcofagi  marmorei del IV secolo con bassorilievi. Uno di questi è detto "il sarcofago del massacro dei santi Innocenti".



sul bordo del coperchio è scolpita la scena  del  presunto massacro: c'è Erode seduto che ordina l'eccidio, eseguito da un soldato che leva in alto un neonato, mentre un altro milite strappa dalle braccia di una madre un altro piccolo. Più a destra ci sono dei pastori  che vanno verso il neonato nella mangiatoia; sono presenti anche il bue e l'asino (vedi foto sotto)


scena dei pastori (o dei Magi ?) verso il bambino in fasce nella mangiatoia.

Questo tema in bassorilievo ispirò nei secoli successivi gli artisti per rappresentare la violenza sadica degli uccisori e la disperazione delle madri, come in uno dei mosaici del V secolo nell'arco trionfale della basilica di Santa Maria Maggiore, a Roma.



un gruppo di donne con i capelli sciolti stringono i figli tra le braccia. Al centro, un soldato si rivolge al sovrano, nimbato, assiso in trono e attorniato da soldati.

doxa

"Strage innocenti" /4

Altro famoso dipinto riguardante la "strage degli innocenti"  è quello di Giotto nella Cappella degli Scrovegni, a Padova. L'affresco rappresenta Erode nella loggia mentre ordina l'eccidio ai suoi soldati.
Nella piazza, in terra,  c'è il mucchio di bambini morti; le madri sono disperate, piangono; una di loro inveisce contro due carnefici al centro della scena. Essi sono armati ed in pose minacciose. I padri mostrano la loro desolazione.
Sulla parte sinistra del riquadro ci sono persone che mostrano il loro turbamento od orrore per il massacro che si sta perpetrando.



                 
affresco databile al 1303 – 1305 circa, Il dipinto è compreso nelle "Storie di Gesù" del registro centrale superiore, nella parete destra guardando  verso l'altare.


particolare dell'affresco di Giotto e dei suoi allievi



particolare dell'affresco di Giotto e dei suoi allievi

doxa

#104
Christmas effect


Sui comportamenti degli italiani durante il periodo natalizio ci sono numerose indagini psicosociali che consentono di raggruppare la popolazione in 4 categorie con sottogruppi:

1) tradizionale – familistico;

2) critico – negativo;

3) edonistico – consumistico;

4) apatico –accomodante.

Le 4 categorie non hanno nette delimitazioni ma permettono marginali sovrapposizioni tra un gruppo e l'altro.

1)
tradizionale-familistico: questa categoria comprende quasi la metà della popolazione italiana. Vive le feste natalizie come occasione per rinsaldare i legami e gli affetti parentali, la coesione.

In questa tipologia si distinguono due sottogruppi:

a) Nel primo prevale il rimpianto per l'immagine tradizionale della famiglia patriarcale.

b) Nel secondo ha rilevanza il significato religioso del Natale.

2)
critico-negativo: chi si riconosce in questa categoria associa le festività natalizie con sentimenti di tristezza, noia, insofferenza...ma anche aggressività. In tali soggetti, comprendenti anche molti depressi, la festa contrasta con la solitudine interiore. L'allegria degli altri acuisce il carico di rimorsi, fallimenti, sventure. Non è un caso che i suicidi siano più frequenti in questo periodo dell'anno. Chi ha ferite spirituali che si sono aperte quando era bambino/a o adolescente soffre di più quando il calendario propone un ideale ritorno all'infanzia, ai regali. Come far comprendere alle "vittime" della depressione causata dalla festività natalizia che questa ricorrenza ha soltanto un significato religioso e non consumistico ?
La reazione aggressiva, invece, è spronata dalle ideologie o convinzioni personali: si condanna la costrizione ai regali, agli sprechi; si rifiuta la festa perché marginalizza i poveri.

3)
edonistico-consumistico: questa categoria comprende circa un quinto della popolazione ed ha in comune con la precedente categoria un quasi completo e cosciente rifiuto dei significati tradizionali e religiosi del Natale. Le persone "edonistiche-consumistiche" sono attratte dalle vetrine dei negozi piene di merci e di luci, addobbate per le feste natalizie; si sentono gratificate nel fare gli acquisti, unirsi alla folla per le strade dei centri urbani.
Nell'edonistico-consumistico si distingue un sottogruppo, che del Natale ha un concetto gastronomico!
Aspettano questa festività come appuntamento per l'"abbuffata", da preparare con cura nei giorni precedenti.

4)
apatico-accomodante: i soggetti compresi in questa categoria sono una minoranza. A loro il Natale non suscita particolari emozioni, tuttavia per il bene della famiglia si conformano all'agire degli altri.
Si suppone che se queste persone si sentissero libere di agire secondo le proprie convinzioni non si discosterebbero dalla categoria dei critici-negativi.


segue

Discussioni simili (5)