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La magia del Natale

Aperto da stelle dell'auriga, 30 Novembre 2019, 18:21:33 PM

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anthonyi

Ciao altamarea, perché dai per scontato che la celebrazione di marzo fosse sovrapposta a un'altra celebrazione ? Forse il discorso che fecero allora fu l'esatto contrario, le prime celebrazioni del natale si realizzano, per volere di Costantino, a Roma, in locali adiacenti alla grotta di Romolo e Remo, il luogo nel quale storicamente aveva luogo il rito del Lupercale, che mi sembra si realizzasse in febbraio, e che era certamente nella tradizione Romana il rito più forte e anche per le sue caratteristiche disturbava il rito natalizio, forse è anche per questo che il natale venne spostato a dicembre.
saluti

doxa

Grazie Anthony per la tu informazione. L'avevo letta tempo fa, ma desidero approfondirla per capire il collegamento con il dies natalis del 336.

6 dicembre: san Nicola

San Nicola nacque a Pàtara di Licia (Anatolia) nel 270  e morì nel 343 a Myra (attuale Demre, nella Turchia meridionale) città in cui fu vescovo.  Questo santo è conosciuto come Nicola di Myra o Nicola di Bari. Le sue reliquie, dopo varie vicissitudini, sono custodite, secondo la tradizione, a Bari e Venezia.



La devozione verso san Nicola, considerato taumaturgo, protettore dei marinai e uomo caritatevole, venne diffusa dal VI secolo  nel bacino del Mediterraneo ed in Europa. I monaci ortodossi diffusero in Russia il culto per questo santo.

L'etimo del nome "Nicola" deriva dall'unione di due parole greche "Nike" (= vincitore) + "Laos" (= popolo), cioè: "vincitore del popolo".

Nella mitologia greca la dea Nike  è la personificazione della vittoria, raffigurata come una donna con le ali, da cui deriva l'appellativo di "Vittoria Alata".Viene menzionata per la prima volta da Esiodo nella Teogonia. Nike è celebrata in occasione delle vittorie nelle gare atletiche o artistiche, ma anche negli scontri bellici.

Le spoglie di Nicola, vescovo di Myra,  furono conservate nella cattedrale di Myra fino al 1087. In quell'anno  furono trafugate da una spedizione di 62 persone tra marinai e mercanti partiti da Bari a bordo di una nave.  Tornarono nel capoluogo pugliese il 9 maggio 1087 col "sacro bottino" e furono accolti trionfalmente dalla popolazione. Le reliquie  vennero custodite nella chiesa dell'abbazia benedettina.

A questo santo la leggenda ha assegnato un gesto che persino Dante rievoca quando parla della "larghezza che fece Niccolao a le pulcelle, per condurre ad onor la giovinezza" (Purgatorio XX,31-33): tre giovani donne, che un padre in miseria le voleva destinare alla prostituzione per ragioni di sopravvivenza.
Nicola per aiutarle s'introdusse  di notte nella loro stamberga e regalò loro tre piccole borse con monete d'oro. Quel leggendario dono dette origine all'uso dei regali di "Sankt Niklaus", così denominato nell'area anglosassone. Col tempo il nome fu deformato in "Santa Claus". In Italia è conosciuto come "Babbo Natale".

Nei dipinti viene rappresentato  con l'abito talare vescovile e la mitra; con la mano sinistra sorregge il bastone pastorale e con la mano destra benedice nel modo greco-ortodosso; altri simboli collegati alla sua figura carismatica sono: il libro dei Vangeli, le  tre sfere d'oro, oppure tre sacchetti con le monete, per ricordare il suo aiuto alle tre ragazze.



In Italia e all'estero sono molte le chiese dedicate San Nicola e numerose sono le tradizioni in suo onore.  

Nell'attuale Turchia, dove nacque e fu vescovo, viene chiamato  "Noel Baba".


Statua di Noel Baba a Demre (ex Myra, dove san Nicola fu vescovo).  In precedenza  nello stesso luogo c'era la statua che rappresentava san Nicola. Il cambio è stato effettuato con la speranza di aumentare l'afflusso di turisti.

doxa

/2  6 dicembre: san Nicola 

San Nicola: in lingua latina "Sanctus Nicolaus";  nella lingua olandese "Sint Nikolaas", modificato  nel tempo in "Sinter Klaas". Questa  modalità fonetica fu introdotta negli Stati Uniti d'America da immigrati originari del nord Europa, ma negli U.S.A. il nome  del santo subì un'altra modifica dai parlanti la lingua inglese e Sinter Klaas divenne Sankt Niklaus (= portatore di doni) ed infine Santa Klaus, personaggio ideato dallo statunitense Washington Irving e conosciuto in Italia col nome di "Babbo Natale. 


Jan Steen: "Festa di san Nicola", 1668 circa; Rotterdam (Olanda), Museo Boijmans van Beuningen

E' uno dei dipinti più noti della storia dell'arte olandese. Sono rappresentate le abitudini ancora oggi in uso  la mattina del 6 dicembre in Olanda, momento in cui la famiglia si riunisce in cucina e i bambini scoprono i doni che, secondo la tradizione diffusa nel nord Europa, san Nicola calandosi dal camino, va a mettere nelle scarpe lasciate in vista sul pavimento.
Il pittore Jan Steen ha raffigurato la scena che si svolgeva nel proprio ambiente domestico e col ricorso ai propri figli come modelli. La bambina è raffigurata al centro mentre sorregge i doni. Dietro di lei c'è il fratello con una specie di mazza da golf con la pallina in terra.
Vicino alla bambina c'è il fratello più grande che piange perché ha trovato nella sua scarpa ha trovato soltanto verghe, ma viene confortato dalla nonna che ride. Gli usi in questa composizione pittorica sono all'origine dei costumi che nel XIX secolo vennero associati al periodo natalizio con l'intervento di nuovi e differenti portatori di doni, tra cui il tedesco "Weihnachtsmann" (= Uomo di Natale), il russo "Ded Moroz" (= Nonno Gelo) e l'americano "Santa Claus".


In Olanda san Nicola è anche il patrono della città di Amsterdam.


Per comprendere il favoloso personaggio Santa Klaus si deve tener presente l'agiografia di San Nicola e le tradizioni popolari a lui collegate: San Nicola offre doni, Santa Klaus (o Claus) porta doni.
 
 Nell'immaginario collettivo Santa Klaus ha l'aspetto di un simpatico e panciuto uomo anziano con la folta barba e baffi bianchi, che nella notte della vigilia di Natale entra nelle case per lasciare sotto l'albero di Natale i regali.
 
 Ma chi creò tale personaggio ? Il progenitore è il newyorchese Washington Irving (1783 – 1859), che  nel 1809 scrisse  l'umoristica  "History of New York" usando lo pseudonimo di Diedrich Knicherbocker. Il testo satirico descrive la vita nella colonia olandese di  New Amsterdam (l'attuale New York) e cita Sinter klaas,  non  come santo ma immaginato come una polena affissa sulla prora del vascello "Buona dama",  con l'aspetto di un marinaio olandese che indossa un mantello verde e con la pipa in bocca. Irving narra che mentre la nave stava entrando nel porto di quella città,  la polena all'improvviso si animò, scese a terra e prese un cavallo legato ad un carro pieno di regali. Con questo cominciò prodigiosamente a volare sul cielo di quella città e a fermarsi sui tetti delle case dove erano i bambini, ai quali calava i doni attraverso i camini.

Su questo tema ci furono poi interventi letterari di altri autori. Il 23 dicembre del 1823 sul quotidiano di New York "Sentinel Troy" venne pubblicata l'anonima poesia "An account of a visit  of St. Nicholas", scritta dall'insegnante di lingue e letterature straniere Clement Clark Moore (1779 –1863). La poesia è nota  col suo incipit:  "Twas the Night Before Christmas" ("Era la notte prima di Natale") o come "The Night Before Christmas" ("La notte prima di Natale"). Questo testo poetico  fu fondamentale per lo sviluppo della figura del moderno Santa Klaus/Babbo Natale: contribuì a collegare il popolare portatore di doni alle date del 24 e 25 dicembre anziché al 6 dicembre (giorno dedicato dalla Chiesa alla commemorazione di San Nicola) e a "separare" il santo dal suo "erede", Santa Claus/Babbo Natale.

Una delle prime versioni illustrate della poesia di Moore  è  del 1830, disegnata da Myron B. King, che mostra Santa Claus in cima ad un tetto con la slitta trainata da  renne.
Invece l'illustratore statunitense di origine tedesca Thomas Nast (1840 – 1902) disegnò nel 1863 per la rivista "Harper's Weekly"  la classica versione di Santa Claus. Prima di allora, la maggior parte delle rappresentazioni di Babbo Natale mostravano un uomo alto e magro. Nast, invece, disegnò un uomo anziano, in tunica,  paffuto, con fluente barba e baffi bianchi. In numeri successivi della rivista, il cartoonist immaginò Santa Klaus proveniente dal Polo Nord, dove aveva una fabbrica di giocattoli  realizzati da un gruppo di elfi che lavoravano per lui. Nella notte di Natale caricava i doni sulla slitta trainata da  renne volanti e poi via in giro per far avere ai bambini i regali desiderati... se possibile. 


Il passaggio da Santa Klaus al cosiddetto Babbo Natale avvenne casualmente dopo il crack di Wall Street nel 1929 e la conseguente recessione economica che causò alla Coca Cola il crollo delle vendite della bibita.  Per rilanciarle, quell'azienda decise nel 1931 di imperniare la campagna pubblicitaria invernale facendo del popolare Santa Klaus il "testimonial" della bevanda. 
 Venne chiesto al pittore Haddon Sundblom di ridisegnare Santa Klaus, che fino ad allora veniva immaginato vestito con abiti azzurri, grigi o  di color marrone. Sundblom, invece, lo veste con un fantasioso completo di giacca e pantaloni di colore rosso, con bordure di pelliccia bianca; stivaloni neri e lucidi, cappellino conico di colore rosso e listato con la bianca pelliccia; di aspetto sorridente e bonario, mentre sorregge sulla mano la bottiglietta sinuosa con quella bibita. L'idea fu vincente, le vendite migliorarono, ma quel che più conta, da quel giorno l'abito di Babbo Natale rimase rosso, come noi lo conosciamo. I primi disegni di Sundblom con il ritratto di Santa Klaus vennero pubblicati sul "The Saturday evening post" e su "Ladies home journal".
Haddon Sundblom, nato nel Michigan e cresciuto a Chicago, per il suo Santa Klaus si ispirò al viso sorridente di un suo amico, un pescatore in pensione di nome Lou Prentiss. Dopo la morte di questo, l'artista si ispirò su se stesso per le successive raffigurazioni.

Lady Joan Marie

San Nicola è anche il Santo protettore di Bari della mia amata Puglia, la mia bella regione! E sentirne parlare mi fa molto piacere e ti ringrazio per tutto ciò che scrivi Alta anche se io tutto ciò che concerne San Nicola lo sapevo già, ma è sempre un piacere rileggerlo, grazie!  ;)

doxa

8 dicembre: Immacolata Concezione

Quest'anno la seconda domenica di Avvento coincide con la solennità dell'Immacolata Concezione, l'8 dicembre.

Cosa s'intende per immacolata concezione ? Non il concepimento verginale di Gesù da parte di Maria, ma  che lei fu concepita  immune dal peccato originale per volontà di Dio.

Il peccato originale rappresenta la disobbedienza verso il volere di Dio da parte di Adamo ed Eva, progenitori dell'umanità.

Secondo la Chiesa cattolica per effetto del peccato originale, l'uomo eredita una colpa che, se non viene estinta con il sacramento del battesimo preclude la salvezza.

Nella Genesi il peccato originale è un peccato dello spirito, ma per il filosofo e teologo Clemente Alessandrino (150 circa – 250 circa) una delle conseguenze è la concupiscenza.

Per Agostino, vescovo di Ippona il peccato originale  si trasmette con l'atto sessuale: l'individuo è generato nella colpa, insita in ogni accoppiamento.  

Vittima di quell'ideologia sessuofobica  fu nel passato il matrimonio. Per correggere i peccati della "carne" furono redatti i penitenziali, elenchi di peccati e penitenze.

Per la Chiesa cattolica ogni essere umano nasce con il peccato originale, ma Maria quando fu concepita dai suoi genitori fu esentata, perché nel disegno divino doveva diventare la madre di Gesù Cristo. 

Secondo la tradizione cristiana i genitori di Maria si chiamavano Gioacchino (in ebraico Jojakim) e Anna (in ebraico Hannah). La loro leggenda è narrata in tre vangeli apocrifi: il Protovangelo di Giacomo (del 150 circa), il Vangelo dello pseudo Matteo (del V secolo) e nell'Evangelium de nativitate Mariae (del Vi secolo).

Su Maria di Nazaret la Chiesa cattolica deliberò in tempi diversi quattro dogmi:  il suo immacolato concepimento da parte dei suoi genitori, la sua verginità, la sua maternità e la sua assunzione in cielo.

Il termine dogma  indica in una religione una verità di fede non soggetta a discussione da chi si reputa seguace. 
 
Nella teologia cristiana la verità dogmatica discende dalla rivelazione divina, in modo diretto od indiretto, oppure da indicazioni di fede o di morale su un determinato argomento.


Nel passato il dogma dell'Immacolata Concezione indusse molti genitori  ad attribuire alle neonate i nomi di Concetta (=concepita senza peccato) e Immacolata. 

doxa

Immacolata Concezione  /2

Le prime dispute teologiche sull'immacolata concezione cominciarono nell'alto medioevo, ma  la prima teologia su tale tema  fu elaborata dal  francescano Duns Scoto (1265 – 1308). 

Papa Sisto IV, che pontificò dal 1471 al 1484 ed era stato in precedenza superiore generale dei Francescani, cominciò l'iter della definizione dogmatica dell'Immacolata Concezione con due Bolle: "Cum praecelsa", del 1476, e "Grave nimis" del 1483.

Nei secoli successivi ci furono in merito altre Bolle pontificie, fino a quella di Pio IX, denominata "Ineffabilis Deus", dell'8 dicembre 1854, con la quale definiva verità di fede  l'Immacolata Concezione. 


A questo dogma sono collegate due "apparizioni" mariane riconosciute dalla Chiesa:

Nel 1830 Catherine Labouré, novizia in un monastero parigino, fece coniare una medaglia (detta poi la medaglia miracolosa) che riportava le seguenti parole, da lei viste durante un'apparizione della vergine Maria (avvenuta il 27 novembre dello stesso anno): "O Maria, concepita senza peccato, pregate per noi che ricorriamo a voi"

Nel 1858, quindi quattro anni dopo la proclamazione del dogma da parte di Pio IX,  la "veggente" di Lourdes, Bernadette Soubirous,  riferì che la Vergine le si era presentata con le parole "Que soy era Immaculada Councepciou" ("Io sono l'Immacolata Concezione", in lingua occitana).

doxa

Iconografia e simbologia dell'Immacolata Concezione

"Tota pulchra es, Maria, et macula originalis non est in te." (=Tutta bella sei, Maria, ed in te non c'è la macchia originale del peccato): la frase è tratta da una delle melodie mariane più popolari, ma è la rielaborazione di un versetto del "Cantico dei Cantici".

Un altro versetto divenuto celebre nella storia dell'arte sacra è  nel 12/esimo capitolo dell'"Apocalisse", scritta dall'evangelista Giovanni:  "Nel cielo apparve un segno grandioso: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e sul suo capo una corona di 12 stelle."

I due suddetti versetti ed altre frasi tratte da testi religiosi contribuirono a formare l'iconografia di Maria concepita senza il peccato originale. La rappresentazione simbolica  che si affermò fu  realizzata nel '600  dal pittore spagnolo di corte Francisco Pacheco, censore artistico dell'Inquisizione,  suocero e maestro del pittore Diego Velàzquez.

Pacheco raffigurò l'Immacolata come un'adolescente dai lunghi capelli e per i dettagli  trasse ispirazione dal citato versetto dell'Apocalisse:

- immaginò la Vergine in una visione celestiale ("nel cielo apparve un segno grandioso"...);

- con l'abito splendente ("vestita di Sole");

- la luna in fase calante o crescente, a forma di falce, sotto i suoi piedi ("con la luna sotto i suoi piedi");

- "e sul suo capo una corona di 12 stelle".

Un altro interessante dettaglio è  il cingolo o cordone che cinge ai fianchi  la tunica della Madonna.  Nei dipinti commissionati dai  frati Francescani, questi spesso pretesero la riproduzione del  cingolo  con tre nodi in uso nel francescanesimo: indicano i voti di povertà, castità ed obbedienza. 

doxa

#37
Simbologia mariana e la bandiera d'Europa

La "corona di 12 stelle" oltreché simbolo mariano ispirato dall'Apocalisse dell'evangelista Giovanni è presente anche sulla bandiera d'Europa. Infatti raffigura  dodici stelle dorate disposte in cerchio su campo blu.

Questa bandiera venne adottata dal Consiglio d'Europa  nel 1955, l'8 dicembre, giorno in cui la Chiesa cattolica celebra l'Immacolata Concezione.    

Le discussioni per la scelta iconografica dell'emblema cominciarono fin dalla fondazione del Consiglio d'Europa, istituito a Strasburgo nel maggio del 1949. Era un organismo in quel tempo   privo di poteri politici effettivi ed incaricato solo di porre le basi per la costruzione di una federazione europea.

Nel 1950 quel Consiglio bandì il concorso per  il bozzetto della bandiera della futura Europa unita.

Nel gennaio del 1955 cominciò la rassegna dei numerosi progetti presentati, al termine della quale scelse un disegno del francese Arsène Heitz. Il giovane alsaziano partecipò con un bozzetto che presenta 12 stelle su sfondo azzurro.

Lo scrittore  cattolico Vittorio Messori disse che al devoto mariano Heitz  l'idea gli venne dalla lettura dell'Apocalisse, ma di tale sua ispirazione non c'è traccia nei documenti ufficiali.  

Il 25 ottobre del 1955 l'assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa approvò la scelta  della bandiera d'Europa con 12 stelle e fu adottata dagli Stati membri l'8 dicembre dello stesso anno.


Venne esposta per la prima volta  a Parigi, dove fu issata sul pennone del castello de "La Muette" il 13 dicembre 1955.    

Trent'anni dopo, nel 1985, i capi di Stato e di governo della Comunità europea decisero, col consenso del Consiglio d'Europa, di usare la stessa bandiera come simbolo dell'unione europea, istituita con il trattato di Maastricht nel 1992.




Questa è la bandiera di colore blu e di forma rettangolare  del Consiglio d'Europa e dell' Unione europea.
Il significato di perfezione è simboleggiato dal cerchio,  formato dalle 12 stelle d'oro a 5 punte che rappresentano idealmente l'unità,  la solidarietà e l'armonia tra i popoli d'Europa. Il numero delle stelle è invariabile, non dipende dal numero degli Stati membri.

Numerose nazioni che fanno parte della "confederazione" europea  raffigurano la  comune bandiera sia sulle banconote  e le monete sia sulle patenti di guida e targhe automobilistiche.

doxa

L'8 dicembre, in concomitanza della celebrazione dell'Immacolata Concezione, ci sono tre tradizionali eventi: l'allestimento del presepio e/o dell'albero di Natale, l'arrivo in città degli zampognari.

Del presepio e dell'albero di Natale ho  scritto in precedenti post, oggi descrivo

gli  zampognari



Gli zampognari  sono  così chiamati perché suonano la zampogna, un antico strumento musicale. Le canne sono collegate ad un otre di pelle nella quale il suonatore insuffla l'aria.

Il nome della zampogna deriva dal latino "symphōnĭa" (sembra impossibile crederci, ma è vero), che significa armonia, consonanza di suoni.



Questo strumento musicale era diffuso nel Vicino Oriente e in altre località del Bacino del Mediterraneo.

Nel Libro del profeta Daniele la zampogna  è citata col nome in aramaico: "sumponyàh".

In epoca romana le lunghe marce delle legioni erano accompagnate dal suono di vari strumenti musicali, fra i quali una particolare zampogna derivata dal flauto di Pan, denominata In latino "utriculus" o "tibia utricularis".

Nel Medioevo e in epoca moderna la zampogna venne diversificata in varie tipologie territoriali, una delle quali è la cornamusa scozzese ("great highland bagpipe"), di quattro diversi tipi.  Veniva usata anche durante le battaglie.



Ancora oggi ci sono reggimenti scozzesi che continuano a marciare al suono delle cornamuse.

doxa

L'abbigliamento degli zampognari
 
Nel passato l'8 dicembre in numerosi paesi e città  arrivavano gli zampognari. 

Le coppie di suonatori che giungevano a Roma di solito avevano ai piedi lunghi calzettoni di lana di pecora, al posto delle scarpe  usavano le "cioce", con lacci a forma di fettucce attorcigliate sulle gambe; indossavano pantaloni di velluto nero lunghi fino al ginocchio, giacche di lana di pecora o giacconi di montone,  e sulla testa mettevano un cappello nero, di feltro, di forma tronco-conica avvolto da nastro rosso. Si proteggevano dal freddo indossando il tabarro, il mantello a ruota, in panno pesante o di lana ruvida, di colore nero, allacciato al collo con un fermaglio.  A tracolla il tascapane, utilizzato per metterci il cibo nella prima parte del viaggio verso la città, e gli oggetti per la pulizia personale.

Così apparivano i suonatori di piffero e zampogna, che dall'Appennino centrale  andavano per le strade  della città per suonare le tradizionali melodie natalizie  e la speranza di ricevere in cambio offerte di denaro. Su prenotazione si recavano anche nelle case e nelle botteghe per suonare e cantare davanti al presepio o alle immagini di Maria col Bambino Gesù. Come compenso ricevevano cibo, dolciumi, denaro.

A Roma e a Napoli gli zampognari giungevano dalla valle del Liri  e dalla Val di Comino  (prov. di Frosinone), dal versante meridionale delle Mainarde, da Scapoli e Castelnuovo al Volturno, frazione del Comune di Rocchetta al Volturno (prov. di Isernia), da Fossalto (prov. di Campobasso).

Nel XIX secolo a Roma gli zampognari venivano chiamati "Li piferari" (i pifferai). Arrivavano nella capitale il 25 novembre, giorno in cui la Chiesa cattolica commemora Santa Caterina d'Alessandria (d'Egitto). Solitamente erano in due, talvolta tre: uno suonava la zampogna, un altro il piffero, il terzo cantava. 
Per la questua giravano per le vie della città, si fermavano a suonare vicino le edicole mariane diffuse nel centro storico. Ce ne ha lasciato il ricordo il noto pittore romano Bartolomeo Pinelli.


Bartolomeo Pinelli: "Li piferari in Roma"; acquaforte con coloritura, 1809.

Lady Joan Marie

Io li adoro gli zampognari, quando suonano il loro strumento da cui proviene il loro nome ti danno la sensazione di trovarti in un altro mondo... Quello natalizio! ;)

Sariputra

#41
Il giorno di festa, il Natale tanto atteso dai bambini, si risolve in due fasi ben distinte. Nella prima dominano la gioia e i litigi tra fratelli o sorelle (adesso molto meno visto la maggioranza di figli unici...) per i regali ricevuti da Babbo Natale; nella seconda invece i lamenti  e gli accidenti tirati ai genitori per la frustrazione data dal dover tralasciare i trastulli e , ben imbaccucati, andare a porgere i doverosi auguri ai parenti. Spesso, anche in fase adulta, questa frustrazione si ripresenta immancabile al meriggio del dì di festa quando, abbandonato il tiepido divano o il cuscino per meditare, di solito sotto l'incalzare della compagna (raramente l'incontrario...), maldisposti si prende l'autovettura e ci si trascina colà, tra i parenti. Parenti che, soprattutto le adorabili suocere ...che Allah le protegga...già dal primo pomeriggio si mettono al lavoro per rendere giustizia all'ultimo centimetro quadrato di spazio disponibile ancora nello stomaco...
Chi non ha memoria di questo rito? Chi non ricorda il silenzio in auto mentre si viaggia all'imbrunire verso la dimora dei parenti o degli amici? Quel silenzio malinconico da pancia piena e sguardi spirituali sulle lunghe fila d'alberi spogliati dall'inverno? Silenzio rotto solo da frasi sconnesse, stanche, digestive:
-Certo che il pasticcio poteva venirmi meglio...-
-Ma no!...eeauumm!...era buono...-
-Ti avevo detto di prendere due pacchi di pasta per lasagne. Uno era troppo poco...-
-Ma se non siamo nemmeno riusciti a finirlo...-
-Sì...finirlo...due pacchi ci volevano...è che, come al solito...-
...(silenzio)...
-E' che, anche il giorno di Natale non riesci a...-
-A cosa?...-
-Non riesci proprio  a non essere...-
-Cosa?...-
-Tirchio! Come al solito...-
-Parsimonioso, non tirchio.-
-No, proprio tirchio. Quanto costava un altro pacco di pasta? Un euro e mezzo? Daiii...è più forte di te.-
-Almeno il giorno di Natale...-
-Il giorno di Natale no. Capodanno no. La Befana non si può. Non vuoi sentire critiche, ecco cos'è...-
-Anche se non voglio tu...-
-Lo devo fare, capisci? Lo dico per te. A me non importa. Lo sai che non tengo a queste cose...-
-Ehi! Guarda una coppia di cicogne in volo...-
-Sì, cambia discorso, come al solito...non sono cicogne. Da quanto non fai il controllo dal'oculista? Tiri anche su quello, vero?-

Così, spossati, si arriva dai parenti. La gioia del mattino, i baci appena svegliati, gli abbracci dei bambini, si mescolano con il malumore del pomeriggio, l'acidità di stomaco e quel senso di déjà vu che si colora soltanto di luci intemittenti delle luminarie, ossessive sotto il cielo che si fa buio prestissimo.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

doxa

#42
Buon pomeriggio Sari.

Il Natale in famiglia  e i piacevoli o spiacevoli  ricordi dell'infanzia...

Ma da adulti ?

Molte persone  sono contente delle festività natalizie, tante altre vorrebbero evitarle perché per loro significa malinconia, solitudine, problemi nei rapporti familiari o problemi economici, oppure lavorativi.  

Si, lo shopping per i regali, la preparazione di pranzi e cenoni, la tensione psicologica e la stanchezza che inevitabilmente pervade chi ospita.

E le "visite parentali" ?  I parenti sono come i gatti: abitudinari.  Cambiare iter diventa difficile e si diventa preda di critiche. Meglio variare i tempi  per non suscitare. assuefazione. Anche se per anni ci si è comportati in un determinato modo, non significa che si debba per forza continuare a farlo.

A volte sentirsi ingabbiati nelle pretese dei diversi familiari può  essere stressante, e si pensa alle festività natalizie come una incombenza da superare  il prima possibile, da far diventare presto un ricordo e tornare alla "normalità" quotidiana.

Riti e rituali vanno bene nella liturgia ecclesiastica, invece  tra parenti, anche se rafforzano i legami,  alla lunga stancano, diventano noiosi.

Sari ti ricordi il film del 1992 titolato "Parenti serpenti" , diretto da Mario Monicelli ?

In quel film tutti i parenti, quattro nuclei familiari,  come ogni anno per le festività natalizie si riuniscono nella casa dei nonni. Tutto sembra scorrere tranquillamente, nell'ordinaria routine festiva, con cenone della vigilia, processione, tombolata, messa di mezzanotte e scambio di regali, ma nel giorno di Natale avviene l'imprevisto durante il pranzo..., con conseguenti litigi che liberano rancori, ipocrisie, gelosie.

Penso che per le festività natalizie sia meglio partire per una breve vacanza con la partner e gli eventuali  figli, se sono minorenni.

Non è più il tempo del detto popolare: "Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi".

stelle dell'auriga

I preparativi per il Natale sembrano essere diventati principalmente il cibo, cene e cenoni, acquisti regali, il pensare ad addobbare la casa meglio e più al top degli altri;  tutto riguarda la materialità e l' esteriorità, d' altronde viviamo nell' epoca dei social, più sei social , più sei in vista e più hai consensi ( lo si vede anche in politica  :o ).

E la spiritualità che il cardine di questa festa? i rapporti con gli altri, le persone che ci sono accanto o anche distanti?
 
La sincerità e la voglia di stare un pò insieme, accogliere gli altri che ci stanno antipatici, i "diversi", gli emarginati, i folli, quelli non uniformati alle regole...

Quel bambino venuto due millenni fa a predicare l' amore e la fratellanza, sembra sia sempre più abbandonato e solo, verosimilmente al "freddo e al gelo"

Scusate cari amici, solo solo riflessioni personali per ciò che ho visto in questi giorni.

doxa

Isfrael ha scritto
CitazioneLa sincerità e la voglia di stare un pò insieme, accogliere gli altri che ci stanno antipatici, i "diversi", gli emarginati, i folli, quelli non uniformati alle regole...

Buongiorno Isfrael, nel "cronoprogramma" dei mei post riguardanti i commenti sulle festività natalizie ho "prematuramente" pensato di riservarli nei giorni dopo il dies natalis,  ma visto che stiamo argomentando su questo allora O.K.. Santa Lucia è il 13 dicembre, il post a lei dedicato può attendere. 

Dici di "accogliere gli altri che ci stanno antipatici". Ma dai,  questo buonismo masochista è inaccettabile. Mi dovrei angustiare pure nel periodo natalizio ? Sicuramente  non saremmo invitati al pranzo di Natale neanche da loro.

Per quanto riguarda i diversi, gli emarginati, i folli, ecc., questa gente, se mi è sconosciuta non mi attira. Se invece è persona di mia conoscenza e so che ha bisogno di aiuto, posso dargli del denaro, posso pagargli il pranzo in un ristorante. Se ha familiari, anche a questi, ma senza prolungamenti...


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