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La magia del Natale

Aperto da stelle dell'auriga, 30 Novembre 2019, 18:21:33 PM

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doxa


Antonello da Messina, Vergine annunziata, 1476 ca., Galleria Nazionale della Sicilia, Palermo

La Chiesa cattolica commemora il 25 marzo l'annunciazione a Maria del concepimento del figlio per opera dello Spirito Santo.  Tale data fu stabilita in riferimento a quella della nascita di Gesù, il 25 dicembre.

Mancando al riguardo riferimenti precisi nei Vangeli, per le date vennero calcolati i nove mesi della gestazione.

La scelta del 25 marzo avvenne nel IV secolo dopo l'istituzione della festa del Natale il 25 dicembre, data vicina al solstizio invernale, mentre la data dell'Annunciazione è in prossimità con l'equinozio primaverile.

Per la liturgia la commemorazione dell'Annunciazione è considerata una festa dedicata a Gesù Cristo e non a sua madre Maria.



Piero della Francesca: "La Madonna del parto", affresco realizzato tra il 1455 e il 1465 in onore di sua madre; Monterchi, prov. di Arezzo. 

doxa

Isfrael ha scritto
CitazioneMi sono sempre chiesta cosa pensasse e cosa provasse in cuor suo una fanciullina di quindici anni, nell' apprendere la notizia dell' angelo


15 anni ? Nel Nuovo Testamento non c'è l'età di Maria. Certamente in quel tempo era usanza sposarsi in giovane età.
La tradizione di presentare la figura di Giuseppe come un anziano, vedovo e padre di altri figli, al momento delle nozze con Maria e della nascita di Gesù, risale al racconto apocrifo del Protovangelo di Giacomo (capitoli IX-XVI, che però ha soprattutto l'intento di raffigurare Giuseppe come tutore provvisorio e non come un vero sposo, e spiegare in questo modo la perpetua verginità di Maria.

Nei vangeli di Luca e Matteo la verginità di Maria è di tipo teologico, perché  pensano che in Gesù c'è Dio.

Fu l'angelo Gabriele ad annunciare Maria il concepimento verginale e la nascita verginale di Gesù Cristo (Vangelo di Luca) e a Giuseppe, promesso sposo della donna, di non temere il matrimonio con lei (Vangelo di Matteo).

Matteo per citare alcune parti dell'Antico Testamento usò  la traduzione in lingua greca, quella cosiddetta dei settanta, che nella traslitterazione commisero alcuni errori.

Nella lingua ebraica "vergine" si scrive "betulah", mentre "'almah" significa "ragazza", "giovane donna". I traduttori usarono  erroneamente la parola "'almah" per significare "vergine", che nella lingua greca si scrive  "parthenos". Perciò Matteo scrisse  i versetti del profeta Isaia in questo modo: "Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio..." (7, 14) anziché "Ecco, la giovane donna concepirà e partorirà un figlio".

Questo non implica che il giudaismo di quel tempo attendesse un concepimento verginale del Messia, annunciato dal profeta Isaia,  ma solo che "una donna, che ora è vergine, concepirà" un bambino provvidenziale e straordinario.

Messia è un vocabolo di origine ebraica che significa re "consacrato", l'"unto di JHWH", di Dio. Nelle antiche culture del Vicino Oriente la regalità era considerata un'investitura divina.  Nella cultura ebraica per l'investitura regale si preferiva la liturgia dell'unzione con l'olio di oliva anziché l'incoronazione del re d'Israele. 

doxa

#17
In un post precedente post ho scritto che nel rito romano della Chiesa cattolica l'Avvento contiene quattro domeniche e può durare quattro settimane. Si compone di due periodi; quest'anno il primo periodo è compreso tra L'1 e il 16 dicembre, l'altro dal 17 al 24 dicembre.

Nella prima parte del periodo dell'Avvento ci sono tre interessanti festività religiose: la Chiesa celebra San Nicola il 6 dicembre, l'Immacolata Concezione l'8 dicembre, Santa Lucia il 13 dicembre.  Sono tre commemorazioni liturgiche interessanti anche storicamente. In particolare quella dell'8 dicembre: la tradizione vuole  che in questo giorno festivo venga allestito il presepe  e/o l'albero di Natale.  
Allora, prima di descrivere le tre suddette festività religiose, che cominciano il 6 dicembre con San Nicola, approfitto di questi tre giorni di anticipo per scrivere post sul presepe e sull'albero di Natale.

Comincio con il presepe.

stelle dell'auriga

Citazione di: altamarea il 02 Dicembre 2019, 20:09:33 PM
Isfrael ha scritto
CitazioneMi sono sempre chiesta cosa pensasse e cosa provasse in cuor suo una fanciullina di quindici anni, nell' apprendere la notizia dell' angelo


15 anni ? Nel Nuovo Testamento non c'è l'età di Maria. Certamente in quel tempo era usanza sposarsi in giovane età.
Sì certo, l'eta anagrafica non compare nei Vangeli, questa è stata dedotta dall' usanza che riguardava le giovani donne d' Israele che dovevano sposarsi tra i tredici/quindici anni, il range è più o meno quello: adolescenziale, a quell' età davvero giovanissima non si possiede ancora una personalità compiuta, ma ovviamente stiamo parlando di epoche lontanissime da noi e diversissime, e comunque di notizie su Maria ce ne sono davvero poche nei Vangeli

"Comincio con il presepe"
 
La tradizione del presepe cerco di portarla con me, è molto suggestivo prepararlo.

doxa

#19
Presepe /1
Domenica scorsa, 1 dicembre, papa Francesco si è recato a Greccio, un paesino a 700 metri s.l.m.  in provincia di Rieti, perché nel borgo c'è l'eremo francescano che ospita il "santuario del presepe". In questo luogo, come è noto, nel Natale del 1223 san Francesco organizzò la rappresentazione vivente della Natività. Il pontefice oltre che pregare nel santuario, nell'eremo ha firmato la lettera apostolica titolata  "Admirabile signum", riguardante il significato e il valore del presepe.

Le prime fonti per la raffigurazione del presepe sono  180 versetti  compresi nei Vangeli di Matteo e di Luca, denominati "Vangeli dell'infanzia": essi narrano la nascita di Gesù, avvenuta a Betlemme  di Giudea.  L'iconografia della natività fu arricchita dai racconti di altri tre  vangeli apocrifi: il protovangelo di Giacomo, il vangelo dello pseudo Tommaso ed il vangelo arabo dell'infanzia.

L'Evangelista Luca dice che Maria "diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c'era posto nell'alloggio" (2,7).

Presèpe o presepio ? Qual è la giusta denominazione ? Entrambe le parole vanno bene! Sono varianti d'origine latina accolte nella lingua italiana. Il vocabolo prèsepe proviene dal latino  "praesaepe": parola composta, formata da "prae" (= davanti)  e "saepes"  (= chiuso, recinto), cioè "davanti al recinto", nel quale i pastori custodiscono ovini e caprini. Presepio, invece, scaturisce  da praesaepium", ma ugualmente significa ovile.  

Le due modalità vengono utilizzate in modo alternativo dai parlanti, ma c'è chi dice e scrive "presepe" e chi "presepio. Il loro plurale è unico: "presèpi", con l'accento sulla seconda e.
Sono due geosinonimi: parole che hanno lo stesso significato ma variano da zona a zona. Scrivo alcuni esempi.

Il siciliano Salvatore Quasimodo usa la parola "presepe" nella sua omonima poesia:
"Natale. Guardo il presepe scolpito
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure in legno ed ecco i vecchi
del villaggio e la stalla che risplende
e l'asinello di colore azzurro."

Salendo verso il nord,  ho ascoltato delle persone in alcune zone del Molise e nel Gargano che usavano  la parola "presepe".  

Eduardo De Filippo nella commedia "Natale in casa Cupiello" usa dire  sia presepe   sia presepio ('o pressebbio).

Il romagnolo Giovanni Pascoli nella poesia "Le ciaramelle" usa la parola "presepe":
[...]"Le pie lucerne brillano intorno,
là nella casa, qua su la siepe:
sembra la terra, prima di giorno,
un piccoletto grande presepe."[...]

Invece il milanese Alessandro Manzoni nel suo inno sacro titolato "Il Natale" ha scritto:
"presepio: [...]"La mira Madre in poveri
panni il Figliol compose,
e nell'umil presepio
soavemente il pose;
e l'adorò: beata!
innanzi al Dio prostrata,
che il puro sen le aprì." [...]

doxa

#20
Presepe /2

Nei Vangeli canonici non è menzionata la grotta come luogo di nascita di Gesù  La descrivono due Vangeli apocrifi, il Protovangelo di Giacomo e il Vangelo dello pseudo Matteo che risalgono al II secolo dopo Cristo. La descrivono rifulgente di luce, "come se vi fosse il sole".

Di una grotta parlò, per la prima volta il filosofo e martire palestinese  Giustino, originario di Flavia Neapolis, l'odierna Nablus. Egli circa  150 anni dopo gli avvenimenti scrisse: "Al momento della nascita del bambino a Betlemme, poiché non aveva dove soggiornare in quel villaggio, Giuseppe si fermò in una grotta prossima all'abitato e, mentre si trovavano là, Maria partorì il Cristo e lo depose in una mangiatoia, dove i Magi, venuti dall'Arabia lo trovarono" (Dialogo con Trifone, 78).

Il Protovangelo di Giacomo (elaborato tra il 140 ed il 170) amplia i racconti degli evangelisti Luca e Matteo e rielabora le narrazioni canoniche sulla natività. Questo libro è considerato il più antico testo cristiano che sostenga la verginità di Maria prima, durante e dopo la nascita di Gesù. Racconta di fantastici miracoli ed indica la grotta come luogo di nascita di Gesù.  Ma nel  testo greco del suo Vangelo, Luca usa la parola "kataluma"  (= caravanserraglio) per identificare il luogo dove Giuseppe e Maria cercarono alloggio: non in una grotta né in una stalla.  E il neonato Gesù dopo la nascita fu deposto in una mangiatoia nel caravanserraglio, luogo di sosta e ristoro per i carovanieri ed il loro bestiame.


Si attribuisce al filosofo e teologo cristiano Origene Adamanzio (185 – 254) l'ideazione della stalla come luogo della natività di Gesù. Origene, interprete delle profezie di Abacuc e di Isaia (1, 3), nella sua tredicesima omelia afferma la presenza del bue e dell'asino nella  cosiddetta stalla:  ):"Il bue conosce il proprietario e l'asino la greppia del padrone; ma Israele non conosce e il mio popolo non comprende".
Gli animali vicino alla mangiatoia diventano i simboli del popolo ebreo e dei pagani. Davanti al Dio che nasce in una stalla tutti gli uomini, erano come buoi ed asini, privi di intelligenza e conoscenza.
Gli angeli presenti nella scena della Natività sono il modello di creature superiori, testimoni dell'evento straordinario.

La bugia di Origene fu creduta vera e tramandata.

Nel vangelo apocrifo del VI secolo attribuito allo pseudo Matteo c'è scritto: "Il terzo giorno dopo la nascita del Signore, Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla: mise il Bambino nella mangiatoia ed il bue e l'asino lo adorarono, e si avverò ciò che era stato preannunciato dal profeta Isaia".

Il papa emerito Benedetto XVI nel suo libro "L'infanzia di Gesù" ricostruisce l'iconografia cristiana e natalizia e conferma che il bue e l'asino non erano nella stalla con Gesù. Però, dice Ratzinger,  nell'Antico Testamento il profeta Isaia afferma:  "Il bue conosce il suo proprietario e l'asino la greppia del suo padrone, ma Israele non conosce, il mio popolo non comprende" (1, 3) . Probabilmente, prosegue l'ex pontefice, anche altri due libri della Bibbia, quello di Abacuc e dell'Esodo ebbero influenza.

Per informazione cito anche il "Vangelo dello pseudo-Tommaso" e il cosiddetto "Vangelo arabo dell'infanzia".


Il "Vangelo dello pseudo Tommaso" fu scritto nella seconda metà del II secolo. Narra fantasiosi miracoli compiuti da Gesù bambino, che viene considerato capriccioso e vendicativo. Alcuni elementi di questo testo furono accolti a livello artistico nella tradizione cristiana.  

Il "vangelo arabo dell'infanzia"  non si sa quando fu scritto. Gli studiosi ipotizzano tra l'VIII ed il IX secolo. Anche questo testo contiene racconti fantasiosi relativi all'infanzia di Gesù.


A Betlemme sul presunto luogo della nascita di Gesù nel IV secolo vi si recavano numerosi pellegrini cristiani, perciò nel 326 imperatore Costantino  I vi fece costruire la basilica della natività. Attualmente è costituita dall'unione  di due chiese e da una cripta, la "grotta della Natività.

L'accesso alla basilica è consentito solo attraverso una porta, detta "Porta dell'Umiltà", un passaggio, stretto e basso, resa così per evitare l'ingresso a cavallo come  avveniva nel passato. Delle tre porte originarie è rimasta solo questa, poiché le altre due sono state murate.

A fianco dell'abside centrale  ci sono due scale che consentono l'accesso  nella cripta (Grotta della Natività), di forma rettangolare lunga 12,3 metri e larga 3,5 metri con due zone distinte:  

quella in cui, secondo la tradizione cristiana,  sarebbe nato Gesù; il punto è simbolicamente segnato da una stella d'argento in cui è incisa, in latino  la frase "Qui dalla Vergine Maria è nato Cristo Gesù";

e quella in cui era situata la mangiatoia in cui Maria avrebbe deposto il neonato.


La stella d'argento indica il "punto" dove, secondo la tradizione, nacque Gesù.

doxa

#21
Le prime rappresentazioni artistiche paleocristiane della nascita di Gesù e dell'epifania sono testimoniate dagli affreschi parietali nelle catacombe e dai frontali marmorei dei sarcofagi. Le scene raffigurano il neonato Gesù disteso nella mangiatoia, con Maria, l'asino e il bue; oppure mostrano l'adorazione dei pastori o dei Magi.


Questo frammento di sarcofago del 330 fu rinvenuto ad Adelfia (prov. di Siracusa) nel 1872 in un cubicolo delle catacombe di San Giovanni:  presenta il bambino in fasce nella mangiatoia, la Madre seduta su una roccia, il bue e l'asino (Museo archeologico regionale "Paolo Orsi").



Milano, basilica di Sant'Ambrogio, sarcofago di Stilicone, IV secolo.
Gesù, anche se è in fasce, ha il volto di un adulto. Lo vegliano un bue e un asino. Dietro i due animali ci sono uccelli che beccano un grappolo d'uva.


In Italia, dal IV secolo al XIII ci furono numerose rappresentazioni scultoree e pittoriche  della Vergine distesa su un letto accanto al Bambino poggiato nella mangiatoia, oppure lei adorante in ginocchio o seduta.

myfriend

La tradizione è importante. Guai a cancellare la tradizione.
Nella tradizione c'è la nostra "storia"...la nostra identità di popolo e la nostra cultura.
La tradizione è, quindi, "sacra".

Grazie per l'informazione. Nel mio prossimo viaggio natalizio penso proprio che mi recherò a Greccio...preziosa informazione la tua.
Ne farò tesoro.

Tuttavia...dobbiamo essere vigili: MAI scambiare la tradizione per verità storica.
La tradizione è importante...ma è importante per i "signficati" che essa ci trasmette.
E, per me, l'unico e vero significato di questa tradizione del Presepe sta nel fatto che "la storia la facciamo noi". Sono gli "umili" che fanno la storia.
Certo...i re, le regine...i condottieri e i potenti "indirizzano" la storia politicamente. Ma l'evoluzione dell'umanità (questo io intendo per Storia con la "S" maiuscola) la fanno le persone comuni...le persone ordinarie. Cioè ciascuno di noi.
"La realtà è come noi la facciamo...istante-per-istante."
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

doxa

#23
Grazie a te Myfriend !

Fin dall'alto Medioevo la nascita di Gesù e l'epifania venivano ricordate con sacre rappresentazioni  interpretate da attori, di solito sul sagrato delle chiese. Invece per il Natale del 1223, Francesco d'Assisi, volle rievocare di sera la  nascita di Gesù.

Si narra che nel novembre di quell'anno  tramite l'intercessione della nobildonna Jacopa dei Settesoli e del cardinale Ugolino, il pontefice Onorio III ricevette alla corte papale in Roma Francesco e alcuni suoi compagni di vita eremitica.

Il poverello di Assisi ormai quasi cieco,dopo aver contratto  durante il suo viaggio in Palestina una grave malattia agli occhi, chiese al pontefice l'autorizzazione alla predicazione del Vangelo e la bolla papale  con l'autorizzazione di una Regola per i  suoi seguaci.
Chiese anche l'autorizzazione per realizzare un presepe a Greccio in una grotta simile a quella di Betlemme per ricordare la povertà in cui nacque il Bambino Gesù. Il pontefice Onorio III accolse le richieste di Francesco.

Di ritorno a Greccio, Francesco venne ricevuto dal feudatario del luogo, Giovanni Velita. Costui lo interrogò sulle vicende romane e promise  di aiutarlo a realizzare  la rievocazione della natività sera del 24 dicembre del 1223 nella grotta dove il santo si  ritirava  in preghiera con i suoi compagni.  


Fra Tommaso da Celano, biografo della vita di San Francesco racconta che "C'era in quella contrada un uomo di nome Giovanni, di buona fama e di vita anche migliore, ed era molto caro al beato Francesco perché, pur essendo nobile e molto onorato nella sua regione, stimava più la nobiltà dello spirito che quella della carne. Circa due settimane prima della festa della Natività, il beato Francesco, come spesso faceva, lo chiamò a sé e gli disse: "Se vuoi che celebriamo a Greccio il Natale di Gesù, precedimi e prepara quanto ti dico: vorrei rappresentare il Bambino nato a Betlemme, e in qualche modo vedere con gli occhi del corpo i disagi in cui si è trovato per la mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e come giaceva sul fieno tra il bue e l'asinello". Appena l'ebbe ascoltato, il fedele e pio amico se ne andò sollecito ad approntare nel luogo designato tutto l'occorrente, secondo il disegno esposto dal Santo.

E giunge il giorno della letizia, il tempo dell'esultanza! Per l'occasione sono qui convocati molti frati da varie parti; uomini e donne arrivano festanti dai casolari della regione, portando ciascuno secondo le sue possibilità, ceri e fiaccole per illuminare quella notte, nella quale s'accese splendida nel cielo la Stella che illuminò tutti i giorni e i tempi. Arriva alla fine Francesco: vede che tutto è predisposto secondo il suo desiderio, ed è raggiante di letizia. Ora si accomoda la greppia, vi si pone il fieno e si introducono il bue e l'asinello. In quella scena commovente risplende la semplicità evangelica, si loda la povertà, si raccomanda l'umiltà. Greccio è divenuto come una nuova Betlemme."
("Vita prima", cap. XXX, 468 - 469)

Alticama, moglie di Giovanni Velita, confezionò  con le sue mani un'immagine del bambino, tipo bambolotto, da mettere nella mangiatoia.  La scena venne animata dalla presenza dell'asino e del bue, ma non erano previsti i ruoli di Maria e Giuseppe.

Quell'evento ebbe notorietà anche per merito dei frati francescani che successivamente fecero costruire in quel luogo una cappella rurale e poi il complesso conventuale.  



Greccio, la rupe sulla quale  fu costruito  il complesso conventuale francescano che ospita il "santuario del presepe",



La "grotta del presepio" nel 1228 venne trasformata in cappella: c'è un altare, e nella lunetta l'affresco rappresenta la "natività di Gesù",  fu dipinto nel 1409  da Giovanni di Giovannello di Paulello, noto come "maestro pittore di Narni", attivo in Umbria  nel primo quarto del XV secolo.

Questi sono i due riquadri





doxa

#24

Roma, basilica di Santa Maria Maggiore

Nel VII secolo questa basilica fu titolata a Santa Maria in Praesepium perché giunsero da Betlemme alcune reliquie, tra le quali la  cosiddetta "mangiatoia" dove venne adagiato  il neonato Gesù,  e le fasce ("fasciatori") che lo "avvolgevano".  

Le reliquie vennero collocate all'interno di un'apposita cappella, che nel tempo fu decorata e accolse anche il  gruppo di sculture del presepe realizzato nel 1291 circa dall'architetto e scultore Arnolfo di Cambio su  commissione di Niccolò IV, il  primo papa appartenente all'Ordine francescano:  pontificò dal 1288 al 1292.

Sisto V (1585 – 1590), che  era stato  il papa che più dei suoi predecessori aveva saputo ridare vigore alla città depauperata dal "sacco" di Roma del 1527, commissionò all'architetto Domenico Fontana il progetto e la costruzione nella Basilica di Santa Maria Maggiore di una cappella dedicata al Santissimo Sacramento, degna anche di custodire i gruppi scultorei del  presepio arnolfiano.
Nei vari spostamenti ci furono danni e dispersioni di statue, come quelle della Vergine e del Bambino.

Attualmente il gruppo scultoreo arnolfiano è custodito nella cripta della Basilica di Santa Maria Maggiore,  ma è incompleto.  



I cultori del presepio reputano sbagliato indicare come presepiali le sculture in bassorilievo o altorilievo che raffigurano la Natività. Le statue  per il presepe debbono essere "a tutto tondo".

Il primo presepe scolpito a tutto tondo è conservato nel Seminario patriarcale di Venezia. Le petrose statue furono realizzate nel 1240 circa. Le figure hanno caratteristiche simili alle statue (in altorilievo)  che sono nella lunetta del timpano della basilica forlivese di San Mercuriale, realizzate nel 1230 circa dal "Maestro dei mesi", che lavorò anche  nel duomo di Ferrara e fu  allievo dello scultore Benedetto Antelami.

Alcuni studiosi considerano il primo presepio con statue in legno a tutto tondo  quello conservato  a Bologna in una cappella nella chiesa della Trinità che fa parte del complesso ecclesiastico di Santo Stefano o delle sette chiese.  Rappresenta l'adorazione dei Magi e  fu scolpito alla fine del XIII secolo dal cosiddetto "maestro del crocefisso".

Nel periodo rinascimentale  furono realizzate da noti artisti delle opere di tipo presepiale nei dipinti, sculture in legno e in terracotta.

Il grande sviluppo dei presepi ci fu nel '600 e nel '700, durante i quali primeggiarono  alcuni artigiani napoletani. Le rigide  statuine furono sostituite con manichini snodabili, vestiti con  pregiate stoffe. Numerose nobili famiglie napoletane fecero a gara  per allestire nelle loro dimore il più bel presepio. Aggiunsero alla scenografia case tipiche dei borghi agricoli,  negozi, statuine che raffigurano commercianti, artigiani, popolani.

Tra la fine del XVIII secolo e l'inizio del XIX   nel periodo natalizio comincio a diffondersi l'allestimento del presepio anche nelle case della borghesia e  poi degli strati sociali marginali. Tale tradizione ancora continua, anche se da almeno 50 anni sta avanzando l'usanza dell'albero di Natale.

Sariputra

Sono un grande esperto di composizione dei presepi. Sin dalla più tenera età fui apprendista di mio padre nel realizzarli. Mio papà era estremamente fantasioso e questa qualità la riversava copiosamente anche in questa attività. Ricordo che ci prendeva un intero fine settimana. A quel tempo , saccheggiando un vecchio cassettone tarlato nella soffitta del Toni, dopo averlo naturalmente scrollato per bene per far uscire eventuali, ma non improbabili, topini, trovai  le famose, leggendarie statuine in gesso risalenti ad un'imprecisatà età antica. Per 'antico' mio nonno non andava più in là del suo di nonno, però, quindi potevano pure avere centinaia d'anni come decine...
Queste statuine erano date per perdute. Il ritrovarle accrebbe in maniera significativa la mia autostima di bambino. Fu un'impresa per me, in poche parole...Mia nonna mi gratificò per la riscoperta con una spessa fetta di polenta arrostita sulla legna, con la sopressa ovviamente. Mio nonno, sbuffando come faceva di solito dalla pipa, mi concesse di utilizzarle nel mio presepe con il silenzio. Il silenzio dei vecchi contadini era un vero enigma per me all'epoca: era un sì o un no? Chi poteva saperlo? A parte mia nonna che sicuramente, come tutte le donne che ti vogliono bene sul serio, leggeva nella sua mente come in un libro stampato. Almeno così a me pareva.  Naturalmente, il desiderio di poterle utilizzare,  mi fece propendere per il sì...
Arrivato a casa mi accorsi, dopo averle scrutate con più attenzione, che erano veramente malridotte. Alla Madonna mancava il naso e un orecchio; a San Bepi il braccio che reggeva il bastone; l'asino, ridotto senza le orecchie, pareva un pecorone e il bue era senza corna. Un disastro insomma...
Solo il bambinello era integro seppur con un volto camuso, indecifrabile. Mi venne quasi da piangere. Per i pastori non mi preoccupai, visto che il centro del presepe era la sacra famiglia, ma erano messi pure peggio...
Queste statuine di gesso non erano piccole e quindi mio padre, con un'idea che allora mi fece sussultare di speranza, si rivolse ad un suo amico che lavorava i gessi per gli stampi in ceramica. Questi rattoppò e sistemò come meglio potè i cinque manufatti e, quando il gesso si fu ben seccato, iniziai il mio lavoro di giovane restauratore. Mio papà però...capita a volte di dimenticarsi di dire qualcosa ai figli, qualcosa d'importante...si dimenticò di dirmi di non usare i pennarelli di scuola per colorare il gesso...Lascio immaginare il pietoso risultato.
Quel che però mi rattristò sul serio...diciamo più precisamente che mi inquietò sul serio...era il fatto che dovevo riportare, dopo le Feste, le statuine dal nonno Toni. Quando lo riferii alla mamma , questa si mise a ridere e mi disse che sarebbe rimasto il nostro segreto...
Naturalmente non le riportai più indietro. Sono ancora nella Villa, da qualche parte... 
Un giorno di questi, se m'assale la nostalgia, forse vado a cercarle ancora una volta.
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

doxa

#26
Sari sei bravissimo nell'esporre i tuoi ricordi. L'incipit del tuo racconto presepiale mi fa pensare ad Eduardo De Filippo nella commedia tragicomica "Natale in casa Cupiello". :D


Per quanto riguarda l'albero di Natale..., questa tradizione ebbe inizio nel nord Europa. Trae origine  da rituali pagani che simboleggiavano la rinascita del Sole dopo il  solstizio d'inverno.

La primogenitura dell'albero di Natale la pretende la città di Riga, capitale della Lettonia.
Nel centro storico c'è la piazza "Ratslaukums", sulla quale si affaccia anche il municipio. Nel selciato è stata affissa una lastra disegnata che simboleggia i rami d'abete e nel contempo indica in 8 lingue diverse il punto dove nel 1510, nel periodo natalizio, fu collocato il primo "albero di Natale": un abete addobbato, si dice,  con carta colorata, mele e dolciumi, poi venne bruciato come auspicio di prosperità per l'anno successivo.
 
        
(sui bordi della petrosa lastra ottagonale c'è incisa in otto lingue la scritta: "Il primo albero di Natale, a Riga nel 1510".)

Ma il preteso primato della capitale lettone è contestato dagli estoni, che credono di essere stati loro nel 1441 ad allestire e addobbare il primo abete  a Tallinn, capitale dell'Estonia, in occasione del mercatino dell'Avvento nella loro città, nella piazza del municipio. Lo sostiene lo storico estone Jiri Kūskemā.



(Tallinn: la Piazza del Municipio innevata e le casette in legno dove si vendono prodotti natalizi nel periodo dell'Avvento)


Per molto tempo, la tradizione dell'albero di Natale rimase nel nord e centro Europa.  I cattolici la consideravano un uso protestante e solo nello scorso secolo questa tradizione si diffuse anche nel mondo cattolico. Da alcuni anni viene allestito pure in Vaticano, in piazza San Pietro, insieme al presepe.

Nel 19/esimo secolo la tradizione dell'albero di Natale fu introdotto negli Stati Uniti d'America da immigrati tedeschi.

E dagli Stati Uniti la moda dell'albero di Natale giunse in Italia dopo la seconda guerra mondiale, anche per merito dei commoventi film importati dal U.S.A. e della televisione, che iniziò le tramissioni nel 1954.  
L'abete e non il pino è il vero albero di Natale. Nell'abete gli aghi sono attaccati a mazzetti, invece nel pino gli aghi sono singoli.
 
L'abete (vero o di plastica) viene addobbato con sfere colorate, luci, festoni, filamenti color oro e argento che simboleggiano i capelli delle fate secondo leggende nordiche.


Spesso vicino l'albero vengono posate sul pavimento le confezioni natalizie con i regali da offrire ai familiari nel giorno di Natale.

Fra  i numerosi canti natalizi alcuni sono diventati famosi, come l'italiano "Tu scendi dalle stelle",  il tedesco "O tannenbaum", l'austriaco "Stille nacht" (in italiano "Astro del ciel")  gli americani "Jingle bells" e "White Christmas". E' invece di origine irlandese il testo e la melodia del canto"Adeste fideles".

Lady Joan Marie

La magia del Natale, secondo me è in ognuno di noi...
In tutti coloro che credono che in un Bambino è nato un Dio che ci ama così tanto da prendere forma umana. Tutti non possiamo non considerare questa verità, certo il presepe, l'albero di Natale e le città e le case che sono vestite a festa è bellissimo, ma la magia del Natale è nel Natale stesso che ci porta a riflettere che Dio ci ama...  :)

anthonyi

Citazione di: altamarea il 01 Dicembre 2019, 21:39:45 PM

Nel 325 ci fu il Concilio di Nicea e nel 336 la Chiesa di Roma istituì la festa di Natale fissando la data al 25 dicembre.


Ciao altamarea, la celebrazione del natale nasce un po' prima del 336, per un certo periodo venne celebrata alla fine di marzo, poi nel 336 viene fissato al 25 dicembre.
BUON AVVENTO A TUTTI !

doxa

#29
Ciao Anthonyi, per il dies natalis Christi mi sono attenuto al "Chronographus" del Filocalo, pur sapendo del Natalis Solis Invicti e dei Saturnalia, ma su questi temi  argomenterò in seguito.

Mi interessa il tuo riferimento del dies natalis Christi alla fine del mese di marzo. Su quale festa pagana si sovrappose ? Forse alla cosiddetta "Festa primaverile di Hilaria" che si svolgeva dal 22 al 27 marzo in onore di Attis e Cibele (la Magna Mater), entrambe divinità protettrici anche della vegetazione e  connesse al ciclo di morte e resurrezione della Natura ?

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