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La Grotta

Aperto da InVerno, 08 Ottobre 2019, 18:54:22 PM

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InVerno

Volevo smetterla con Elon, giuro, ma apparentemente è come la gramigna, più ne togli più ne ritrovi, e infatti ieri mi ritrovo questo articolo..
https://www.corriere.it/tecnologia/21_febbraio_10/milano-roma-30-minuti-promessa-hyperloop-arriva-italia-d188379e-6be0-11eb-8932-bc0ccdbe2303.shtml
La domanda a monte che uno si vorrebbe porre in questo caso, è deontologica, ovvero: possibile che il primo giornale italiano per vendite, invece che chiamare un fisico, o un esperto di trasporti, intervisti il signor Paolo Barletta, volto fotogienico del marchio "Chiara Ferragni"?
Non ho voglia di andare a criticare l'ennesima "Elonata", se la priorità è fare Puttemburgo-Cicago in due minuti e per farlo siamo disposti a fare il sottovuoto in un tubo di quel diametro e per quella distanza, facciamolo, in barba a qualsiasi spesa kw\m2. Se ne fossimo capaci, potremmo applicare la stessa tecnologia per creare energia infinita (non spiego come, presenterò il brevetto dopo l'ok della Ferragni) che sarebbe anche molto più utile, ma finchè si tratta di rendering, tutto è possibile. Il problema vero delle "Elonate" è quello che al dì là dell'assurdità totale delle sue idee, c'è una folta folla di tecno-allocchi (e il fatto che venga menzionato Leonardo, con gli obbligati rimandi al novello ministro della transizione ecologica) che davvero pensano di farla franca con queste assurde "belinate" si dice da me. La serietà sulla fattibilità e sui costi, viene davvero trascurata in favore di non si sa cosa. Perlomeno ogni tanto si trovano sprazzi di serietà, anche giornalistica :
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/02/13/bosco-verticale-si-fa-presto-a-dire-sostenibile-le-mie-domande-sui-costi-ambientali-dei-grattacieli/6094643/
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Magari non se ne farà nulla, ma intanto l'amo del magna-magna è stato gettato e qualcuno ci farà la sua pesca miracolosa analogamente ai soldi pubblici disintegrati per gli studi preliminari sul ponte di Messina. Il governo attuale mi pare ben tarato per questo genere di mangiatoie.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

#167
Ho finito, finalmente, la lettura dei Fratelli Karamazov che mi portavo dietro da natale. Mi pare chiaro quanto sia pleonastico farne una recensione nella sezione adibita qui sul sito, vorrei invece addentrarmi in qualcosa di più faceto, e che sicuramente si tingerà di tinte di grottesco, ovvero una stroncatura , e già si capisce dove sia l'origine di queste tinte, perchè è sempre ridicolo quanto patetico, quando un signor nessuno si mette a far le pulci ai giganti. Veramente non so da dove iniziare.. Da ciò che apprezzo forse? Le sinossi, dei lavori di Dostoevskij sono davvero geniali, preso lo scheletro narrativo epurato di tutta la carne, uno non può che ammirarne l'intensità filosofica e la capacità drammatica, tanto che ogni volta che ne leggo rimango colpito da una delusione cocente, perchè mi aspetterei che da soggetti del genere di venir travolto.. e invece. Sarò maligno, ma il fatto che a quel tempo gli scrittori venissero pagati a numero di pagine, che Fedor fosse pieno di debiti, e che a quanto so ci fosse sopratutto nel mondo russo l'equazione "libro lungo = libro profondo", devo aver giocato un ruolo fondamentale nella stesura di molti capitoli e di molti dialoghi. Non dovrebbe essere possibile, secondo me, elidere (o "saltare") un capitolo intero di un libro e poter continuare come nulla fosse, ma l'impressione è precipuamente quella, ovvero la presenza costante di diluizione. E mentre magari i capitoli "saltabili" sono pochi, i dialoghi a volte veramente si protraggono veramente in terre di nessuno. Quanto più godibili sono invece alcune storie brevi, alcune parentesi chiuse, all'interno dei lavori, per esempio il "Grande inquisitore", quello si era un soggetto che avrebbe goduto di un espansione (senza esagerare eh!) che a uno viene da chiedersi perchè siano chiuse e disperse in questi giganteschi contenitori, quando avrebbero brillato di luce propria altrove. L'impressione tralaltro che mi sono fatto, è che mentre per un occidentale "russofilo" criticare Dostoevskij è praticamente impossibile, i russi di loro sembrano essere molto meno propensi all'incenso, lo trattano come una "cosa di casa" senza troppo provincialismo, ed è opinione non tanto rara sentir dire che "scrive male", eccezione forse sarebbe quella di Hemingway che pare disse "Come può un uomo scrivere così male, così spaventosamente male,  e comunicarti delle sensazioni così profonde?". Ne nasce un problema di traduzione, secondo alcuni Dostoevskij ne guadagna in traduzione, perchè il traduttore cuce e aggiusta gli spigoli, liscia il pelo e stira le asperità, ma ancora questo è problema nel senso che arriva poi la questione di tradurre "lo stile unico" dello scrittore. Mah, devo essermi imbattuto in una "buona traduzione", perchè mi è toccato più volte rileggere per capire il senso di ciò che era scritto. Mi ha lasciato altresì perplesso l'essermi finalmente imbatutto nell'origine del famoso meme "senza Dio tutto è permesso", e chiudere la lettura con un sonoro quanto italico "embè?". Embè sarebbe questa l'opera che lo imprime indelebile? Già mi sovviene la signora romana di un altro meme, che mi dice "annamo bene, propprio bbene". Tornando per un attimo a tessere lodi, perchè, se non lo si fosse capito, questo delirio non ha né capo, né coda, né struttura, la maniera in cui Dostoevskij costruisce la psiche dei personaggi ha seriamente dell'incredibile, le sfacettature psicologiche che trasudano dai dialoghi sono seriamente tra le più delicate quanto spietate che mi sia capitato di imbattermi.. tuttavia, appartengono a personaggi cartonati, così ideali da essere quasi infantili, spesso incapaci di evoluzione, ma solo di reiterare sé stessi ..Ho capito il "romanzo filosofico", ma la profondità che viene raggiunta dai personaggi, non è pareggiata da una loro capacità di esistere, e dall'essere tremendamente piccoli. Sono come dei bicchieri, nei quali perdersi, profondi chilometri, ma pur sempre bicchieri. Non che sia un problema unico dello scrittore russo, ma davanti a cotanto spessore psicologico, viene quasi l'acquolina, e poi si rimane profondamente delusi. Il peggior problema di Dostoevskij, è che non sopporto la sua presenza, la sua persona, che trasuda dalle pagine..il suo carattere, le sue idee, quello che io ho inteso leggendo, mi è estremamente repulsivo, non lo compatisco, non lo comprendo, non provo fratellanza alcuna. Dostoevskij è per me l'equivalente di quelle persone che non riescono a smettere di immaginare di torturare piccoli gattini, e allo stesso tempo non ne hanno mai ferito uno, o anzi, sono proprietari di una casa di cura per animali.. ma non smettono di immaginarli torturati. Il fatto che poi tutto questo venga elevato a livello filosofico, a visione del mondo, mi lascia semplicemente una cosa da dire a Fedor : "ma sei proprio sicuro, proprio proprio, che questi non erano tutti problemi tuoi, e gli altri invece se la passano un pò meglio? Ragionaci.." alla prossima.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

InVerno

*Appendice*Contrabbandare Dio.

E' una tattica retorica molto fastidiosa, e di cui  Dostoevskij è chiaramente maestro (non saprei se pioniere o perfezionatore) che prevede un inizio del ragionamento molto razionale e condivisibile, che anche un materialista riuscirebbe a condividere, che evolve cercando di distogliere la tua attenzione, o meglio di raccimolare il tuo consenso attraverso affermazioni sempre perfettamente razionali, sperando che all'ultimo momento, quando il tuo livello di attenzione si è abbassato sufficienza perchè sembri concordare su ogni punto, arrivi finalmente il momento di "contrabbandare Dio".
Lo faceva, e lo fa ancora il mio miglior amico, persona molto devota. Ogni volta che gli raccontavo un mio problema personale, egli cominciava a rispondermi con analisi molto condivisibili, riguardo alla mia persona, le mie abitudini, le mie tendenze, sempre tenendo lontano qualsiasi inflessione trascendentale, incassava le mie conferme una dopo l'altra, e poi dopo una decina di colpi andati a segno, provava a contrabbandare Dio, sperando che siccome avevo già annuito dieci volte, l'avrei fatto anche l'undicesima; mentre la mia guardia si era abbassata perchè sentivo di parlare con una persona che mi comprendeva e di cui potevo fidarmi, usciva fuori un argomento completamente avulso. Lo trovo onestamente un giochetto basso, e anche un certo tradimento intellettuale, che una volta smascherato rende chiaro che le intenzioni originarie del contrabbandatore, non erano tanto quelle di aiutarti o di offrirti qualcosa, ma una subdola tecnica di manipolazione finita smascherata. Così nella lettura di  Dostoevskij capita, di immedesimarsi, di sentirsi parte della narrazione, dei drammi, e delle angherie, e di essere d'accordo con il punto di vista dell'autore, seppur spesso trasparente, con i suoi aggettivi, con le sua angolazioni..  tutto fa pensare ad una comunione di intenti.. quando ad un certo punto arriva il Gesù di contrabbando.
Curiosamente, ho trovato che Nabokov scrisse pressochè la stessa cosa, citando "Non mi piace questo trucco che i suoi personaggi hanno di 'peccare per trovare la  via verso Gesù' o, come ha detto più chiaramente l'autore russo Ivan Bunin, 'il suo infilare Gesù dappertutto'". Esattamente, i personaggi di  Dostoevskij peccano non per rispettare sé stessi, ma precisamente per preparare il momento dove l'autore potrà contrabbandare Gesù al meglio. E' una brutta sensazione, per questo ho detto "annamo proprio bbene" se questo libro è il libro del senza Dio tutto è permesso. Con veramente poco orgoglio e anzi un pò di imbarazzo perciò concludo: i contrabbandieri Karamazov,  sono stati bloccati alla dogana per controlli: dentro la valigia, bibbie, rosari e incensi vari.. Arrestati.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Dostoevskij si trova in una fase di passaggio cruciale per la storia russa in cui la religiosità secolare comincia a vacillare di fronte agli assalti della modernità. La sua retorica a sostegno dell' "anima russa" è magistrale e va letta nel suo valore letterario che procede, con grande finezza psicologica, per contraddizioni radicali. Egli è un esistenzialista mistico analogo a molti intellettuali del XIX e XX secolo che cercarono di salvare capra (Dio) e cavoli (modernità).

Impresa ardua, la cui tensione intellettuale non può che suscitare ammirazione. Se Dio esistesse, avrebbe un bel da fare per sdebitarsi con una simile intelligenza religiosa. Ma anche per chi sta sull'altra sponda come me, Dostoevskij è una palestra perfetta per esercitarsi contro le argomentazioni religiose e i loro più sofisticati congegni retorici.

Il debito di Dio non si limiterebbe all'aspetto teologico, ma forse ancor più a quello estetico della rappresentazione letteraria, equiparabile ai tesori di bellezza monumentale, pittorica e musicale dell'arte sacra antica.

Ecco allora che la frase che nell'"Idiota" scivola via in un apparente chiacchericcio salottiero: "la bellezza ci salverà" assume un aspetto più intimo e importante: salverà la religione dall'assalto della modernità. La bellezza della sua prosa è tutta impegnata in questa missione. Impossibile ? Non pare.
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InVerno

Sotto consiglio e controvoglia, ho guardato il film "I care a lot" (https://it.wikipedia.org/wiki/I_Care_a_Lot) e devo dire che mi ha dato da pensare parecchio.
Senza fare spoiler, ne recensioni, il personaggio principale ha due caratteristiche principali che vengono reiterate e rinforzate per tutto il film..
- E' una donna in carriera, con un carattere forte e prevaricatorio, con un forte ascedentente femminista, che riempe tutto il film di battutine sul patriarcato (?) e di come lei invece sia diversa..
- E' una truffatrice, della peggio specie, fa la curatrice legale di anziani insufficienti, e li deruba dei loro averi ingannandoli, con un baricentro  caratteriale sul possesso e il profitto.

Ora, io ho qualche rudimento di come si costruisce un antieroe, e c'è qualcosa che non mi torna. L'antieroe dovrebbe essere quello che stuzzica la tua empatia negativa, ovvero  provare compassione per qualcuno che commette atti moralmente riprovevoli. Ci dev'essere un elemento del carattere dell'antieroe che possiamo compatire, condividere, in modo tale da creare quella tensione tra la nostra emotività e la nostra etica che è tipica dei migliori antieroi.. L'esempio stupido potrebbe essere qualcuno che fa una rapina in banca perchè ha bisogno dei soldi per pagare un rene al proprio figlio, o cose del genere.
Eppure finito il film, mi sono semplicemente reso conto di aver guardato le gesta di un personaggio assolutamente detestabile su ogni livello, e ho speso tutto il tempo prima di addormentarmi a capire che caspio fosse passato per la testa a chi ha scritto questo personaggio tremendo...

Poi quasi un ora dopo mi si accesa la lampadina! La parte caratteriale che dovrebbe essere quella "relazionabile" con lo spettatore, è quella femminista! Mi scappava quasi da ridere da solo.. Perchè è quel tipo di "femminismo" che più correttamente andrebbe chiamato "misandria", passivo-aggressivo, tossico, preso da manie di persecuzione, sessista e terribilmente clichè. Non so chi davvero riesca ad empatizzare con questa presunta antieroina su questo lato, in modo tale da compatire quello che oggettivamente è irrecuperabile moralmente.. Se qualcuno riesce a perdonare QUESTO personaggio, per le azioni che compie che sono della peggio gravità, solamente perchè ogni tanto spara qualche battuta superficiale a tema patriarcato, io mi sorprenderei assai e consiglierei anche una visita dallo psicologo di fiducia. Di sicuro è un bel testamento sui tempi che corrono.
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Ipazia

O più probabilmente è un ottimo esempio della misoginia galoppante che delinea un odioso stereotipo "femminista" da dare in pasto a orde di maschi psicologicamente celibi e orfani. Anche di questo vive il botteghino.
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InVerno

Magari se fosse un antagonista, ma è la protagonista, e il suo senso nella storia è questo. Non prendiamoci in giro, ci sono una decina di manuali di narratologia che uno deve seguire per scrivere un soggetto cinematografico, e questo non è né il film che tenta di infrangerne le regole, né quello che non è cosciente o le ignora: tutto il resto del film segue quelle regole, e quella è chiaramente una protagonista, antieroica, ma che pur sempre rappresenta il punto di vista dello spettatore e che tenta di catalizzare l'empatia del medesimo.. ma ehi, ora che ci penso, forse con te funzionerebbe  8) , dacci un occhiata poi sappimi dire!
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Ipazia

Ho letto la trama su wp. Non è il mio genere. Noto invece che l'abbinamento femminismo, per giunta lesbico, e malvagità, ha conquistato la fiction. Che strano ! Per quanto riguarda gli eroi negativi non mi pare una gran novità. La storia del cinema ne è piena, vista la noia mortale del buonismo politicamente corretto. Hannibal-Anthony Hopkins ne ha dato un'interpretazione da manuale.
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InVerno

#174
Premesso che Hannibal Lecter è chiaramente un antagonista (anche se ho verificato, e esistono alcune opere dove è un antieroe - la serie TV, e un libro senza trasposizione cinematografica - entrambe da me non conosciute e che non riferiscono al "Lecter di Hopkins") e perciò segue diverse strade narrative, è chiaro che un antagonista di questo tipo, può tranquillamente passare all'incasso (sia del botteghino, che narrativo) facendo l'antieroe, nessuna sorpresa perciò che l' "esperimento" sia stato fatto in una serie TV. Il motivo molto semplice è che sull'altro piatto della bilancia di un personaggio chiaramente moralmente negativo, c'è carisma, fascino, intelligenza, abilità, e una serie di altre doti che pungolano lo spettatore, in quella tensione che l'antieroe dovrebbe portare con se (anche se penso che la maggior parte di queste doti in realtà siano state donate dall'interpretazione di Hopkings e perciò non facilmente ereditabili, ma Mikkelsen è attore altrettanto bravo e adatto a questo ruolo, perciò magari la serie TV è pure carina). Purtroppo l'antieroe di "I care a lot", non porta in dote nessuno dei carismi "Lecteriani", a patto appunto di non prendere il suo orientamento sessuale e la sua tendenza misandrica come qualcosa di "affascinante e accattivante" , in realtà mi ero pure dimenticato del fatto che si trattasse di una lesbica, ma perchè non ha alcun rilievo, è solo un dato anagrafico per fare l'occhiolino agli oscar (si sono tuttavia dimenticati di darle una gamba di legno e dire che è originaria di una tribù Navajo).
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Allora si ritorna alla mia prima osservazione: la femminista lesbica misandrica truffatrice è la quintessenza di un'antieroina senza alcun appeal fatta su misura per un pubblico patriarcale (anche femminile) in cerca di rivalsa. I social grondano di immaginari misogini analoghi e la fiction li monetizza.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
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InVerno

Pare che in Kongo sia stata trovata una collinetta piena zeppa d'oro..
https://www.youtube.com/watch?v=B6hblI85y3M

Chi si fa avanti per "aiutarli a casa loro"? Tralaltro guardate come sono disordinati e caotici, sicuramente avrebbero bisogno che qualcuno esportasse un pò democrazia..
C'è un momento che sicuramente vogliamo tutti immaginare:
Un ragazzo che grattando in cerca di radici selvatiche trova una pepita, e dice al suo amico lì vicino:
-Guarda cosa ho trovato, mi raccomando non lo dire a nessuno!
-Certo, puoi fidarti di me, ci conosciamo da una vita! 8)
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

viator

Salve InVerno. Citandoti: "Chi si fa avanti per "aiutarli a casa loro"? Tralaltro guardate come sono disordinati e caotici, sicuramente avrebbero bisogno che qualcuno esportasse un pò democrazia..".

Ma vogliamo capirla che l'unico modo per rispettare l'altrui diversità - finchè da essa non giungano esplicite richieste di aiuto - consiste nell'ignorarla, cioè nel rinunciare ad educarla, informarla, riformarla, convertirla, democratizzarla, uniformarla, sfruttarla.

Noi dobbiamo aiutarli stando a casa nostra (se andassimo a casa loro violenteremmo in qualche modo la loro autonomia, libertà, modo di vivere.......) e mandando loro ciò essi chiederanno, ovviamente barattandolo con ciò che essi possiedono e che magari da essi non è utilizzabile al meglio (oro, diamanti etc.).Il tutto in chiave puramente commerciale, senza che gli stranieri posino piede (tranne i "normali" canali diplomatici) sul territorio sovrano nel quale vive che scambia tali beni con noi.


La democrazia è concetto occidental-primomondista.....................chi l'ha mai detto che sia il sistema migliore ? Gli occidentali del primo mondo ?. Saluti.


Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

InVerno

La superlega dei ratti..
Non penso  di dover fornire riferimenti riguardo a cosa è accaduto riguardo l'idea dei riccastri calcistici della "superlega", anche chi come me non segue il calcio da anni, deve essersi in qualche modo imbattuto in tale notizia..

Ciò che è venuto in mente a me, tuttavia, è invece uno studio etologico di qualche anno fa (1) riguardante lo studio dei ratti giovani, che osservava che nelle loro attività di gioco (che consistono nel classico gioco di immobilizzazione dell'avversario) il topo che possedeva la massa più grande, e ciò quello in una posizione di grande vantaggio in tale tipo di attività ludica, se cominciava a vincere più dei 2\3 delle volte, incontrava il rifiuto del ratto piccolo a giocare ulteriormente. Vincere troppo, termina il gioco, per questo il ratto di dimensioni maggiori se voleva continuare a giocare doveva per forza di cose concedere almeno 1\3 delle vincite al ratto piccolo, in modo da mantere il suo interesse nel gioco attivo, e poter continuare a giocare a sua volta. Questo studio è molto significativo da molti punti di vista, compresa l'insorgenza della morale negli animali e il concetto di "fair play" in una competizione, che sarebbero tuttavia solo tangenti.

Ciò che è successo invece tra noi umani, è che i ratti grandi hanno pensato fosse una buona idea azzerare le possibilità di vincita dei ratti piccoli e creare un club per soli ratti grandi. Quando al sentire della notizia, il saggio InVerno ha profetizzato che sarebbe fallita nel giro di 48 ore, i suoi amici meno saggi gli hanno subito ricordato che questi "coi soldi che hanno fanno quello che vogliono", ma la verità è che non esiste quantità di soldi capace di sciogliere i gangli etologici che ci legano assieme, e così è stato che i ratti piccoli sono insorti e hanno detto "io non gioco più", e il gioco è prevedibilmente finito. Sopratutto quando gli attori della vicenda sono dei super-capitalisti, ovvero l'anello mancante tra noi e i ratti, i cosidetti "animal spirits" (se lo dicono da soli) che così tanto ai ratti somigliano, interessati come sono alla sola accumulazione di risorse nella propria tana. Invero esisteva anche la possibilità che questa proposta andasse a buon fine, se perlomeno fosse stata avvertita una qualsivoglia parvenza di "fair play", perchè un conto è la realtà e un conto è ciò che avvertiamo, e il marketing avrebbe potuto tamponare questa discrasia.. come già fa nella tradizione! Perchè non è che dei campionati senza limite ai salari, dove una squadra può spendere X e l'altra 10X siano esattamente qualcosa che ha a che fare con il fair play in qualche modo, essendo evidente anche ad un demente che le possibilità di vincere della seconda squadra (se le quotazioni salariali sono "corrette") sono dieci volte tante, ma essendo tradizionalmente e culturalmente accettati si da per scontato che lo siano..

Leggo che tanti si sono prodigati in questi giorni in idee per "salvare il calcio", allora date retta ad uno scemo, e provate a creare la possibilità concreta che ai ratti piccoli sia concesso almeno 1\3 delle vincite, non per sovietica concessione statale, ma tramite delle regole che creino un ambiente di gioco in grado di supportare un principio simile. Altrimenti, auguri a salvare la baracca!




(1) https://www.sciencedirect.com/science/article/abs/pii/S0163104780910778
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Phil

Può essere etologicamente interessante il confronto con "i topi d'oltreoceano": i loro principali quattro sport per seguito (e suppongo anche per affari), fra cui non c'è il calcio, sono organizzati in quattro leghe chiuse, con campionati senza promozione e retrocessione: una trentina di squadre localizzate in altrettante città giocano tutti gli anni fra loro senza che le ultime siano eliminate. Le possibilità di "riscatto" che danno un senso al "continuare a giocare" anche per i "topi deboli", stanno nei meccanismi di acquisizione dei migliori giocatori esordienti che dovrebbero favorire le squadre perdenti affinché possano diventare (almeno un po' più) vincenti; i dettagli sono complicati da sintetizzare e di fatto non sempre questa "dinamicità di classifica" accade. Un altro aspetto differenziante con l'Europa calciocentrica è che tali campionati mi pare stabiliscano un tetto di spesa e stipendi standard per le differenti squadre, in modo da livellare gli scenari economici (e chi supera tale tetto paga una tassa/multa).
Due tipi di "topo sportivo" che rappresentano due mo(n)di possibili di impostare lo sport; fermo restando che, parafrasando, "ogni topo è bello per sua madre" e il gioco di decidere quale approccio sia meglio o peggio, fuori dal rispettivo contesto, è per me uno sport poco avvincente.