Menu principale

La Grotta

Aperto da InVerno, 08 Ottobre 2019, 18:54:22 PM

Discussione precedente - Discussione successiva

Phil

Citazione di: InVerno il 02 Febbraio 2020, 18:01:25 PM
se tiene in considerazione il continente africano (e ancora, bisogna vedere se è un raggruppamento che ha senso) i numeri dicono che rispetto al resto del mondo, è sottopopolata.
Ripartirei proprio dall'Africa: non solo ha una densità non da formicaio saturo, ma ha anche una impronta ecologica piuttosto sostenibile; due dimensioni che mi fanno sospettare che di "Gini" in Africa ce ne siano ancora tanti. Certamente non avranno l'aspettativa di vita del Gino nostrano, ma (sorvolando circa l'auspicabilità o meno di una lunga vecchiaia) almeno ciò potrebbe limitare i problemi di peso sociale ed economico delle pensioni (non scommetterei che abbiano un sistema pensionistico affine al nostro, ma in prospettiva della sua eventuale introduzione, risulterebbe, a suo modo, un punto a favore).
Suppongo inoltre che in Africa di Parigi non ce ne siano: la delocalizzazione della produzione energetica e dello smaltimento di scorie è abitudine tipicamente da primo mondo. Il problema è allora la sostenibilità a partire dalla consapevolezza di un'apparente irreversibilità di un'inerzia storica: chi si ispira a chi, chi cerca di raggiungere la condizione di chi? La risposta, oltre che dai flussi migratori, è data proprio dal numero di "Gini superstiti" (unità di misura poco accademica, ma credo comunque ben pertinente): il fatto che da noi i "Gini" siano quasi estinti e che da loro siano in calo (se l'urbanizzazione non è solo apparente), traccia la direzione della suddetta inerzia.
Così come l'Africa giovane, quella dei nipoti del Gino subsahariano vuole essere l'Europa (smartphone, vestiti all'occidentale, auto "belle", etc.) proprio come alcuni coetanei del Gino nostrano volevano "fare gli americani" (v. Carosone), parimenti l'uomo di oggi non vuole essere semplicemente sostenibile, "sostenibile alla Gino" (neanche Greta, scommetto), ma si appella diplomaticamente ad una "sostenibilità tecnologizzata", indotta, controllata, non "naturale". Questione quindi di volontà e desideri.
L'economia può "aderire" alla biologia tanto più facilmente quanto più la suddetta volontà aderisce alla biologia; l'uomo contemporaneo occidentale ha invece una volontà che eccede la semplice biologia, per radicarsi sempre più nella psicologia (delle masse, che orienta quella del singolo). Tutto l'attuale capitalismo "all'occidentale" si basa in fondo sulla deviazione dall'"aderenza biologica" sui bisogni/beni primari, deviata dalla forza attrattiva dei bisogni indotti-psicologici, etc. dettata dall'innata brama umana («thana», direbbe uno ieratico "Gino buddista") e dalla differenza fra chi costruisce le fogne e chi le abita: linguaggio, tecnologia, "senso della storia" (che ai topi di Calhoun mancavano).


P.s.
Per gli interessati alla questione della "batteria di diamanti" ho trovato (ma non visto totalmente) questo.

paul11

#46
Inverno
strano, parecchio tempo fa, sostenevo questa tesi e tu non eri d'accordo.
Se fossimo tutti autarchici crollerebbero gli indicatori economici soprattutto quelli che misurano la ricchezza. Una tribù primitiva completamente autarchica per le nostre misure economiche è come se non esistessero o fossero dei morti di fame sotto il limite della sopravvivenza. Eppure campano, in qualche modo, ma campano.
La cultura americana, a differenza delle precedenti,ha capito benissimo il limite umano:indurre desideri,per dargli poi i beni e i modelli americanos,riempirli di debiti per poi ricattare i poteri locali, imponendo ditte americanos che impiantano tutte le infrastrutture.
L'ultima cosa che farebbe un americanos è aiutare un africano a diventare coltivatore e pescatore co nadeguate conoscenze. Hanno dovuto imparare copiando il know how.
Così fecero dell'Italia nel dopoguerra. Non si occupa più fisicamente il perdente, gli si impone un modello socio economico con la spada di Damocle del debito da adempiere. E' bastato un piano Marshall....

" ...e rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori..." .
Il debito è una colpa da pagare affinché vi sia una giustizia. Il debito è un peccato.Affinchè la misura della giustizia si bilanci basterebbe il perdono, parola anch'essa persa spacciando la giustizia per vendetta e sottomissione. Azzerare il debito significherebbe graziare, perdonare e non è parte della nostra cultura di potenza ,semmai è un gesto nobile, individuale, sparuto da "oasi da salvaguardare".

La nostra economia ha indotto l'invidia, al posto della stima, i debiti per poter ricattare.
Un' economia seria non dovrebbe nemmeno permettere il debito, se non al massimo entro determinati limiti sulla ricchezza del debitore, e la nostra è un economia "gonfiata".

Un tempo si diceva che la temperanza aiutava il virtuoso a non cadere nel vizio.
Se si è schiavi di desideri e piaceri ,saranno loro a determinare la nostra vita, non noi a governarla.
Invece ci siamo (plurale maiestatis) caduti come "allocchi".
Se si smettesse di fare debiti salta l'intera finanza mondiale e il suo modello aberrante, da pallone gonfiato.

InVerno

#47
Citazione di: Phil il 02 Febbraio 2020, 22:41:17 PMRipartirei proprio dall'Africa: non solo ha una densità non da formicaio saturo, ma ha anche una impronta ecologica piuttosto sostenibile; due dimensioni che mi fanno sospettare che di "Gini" in Africa ce ne siano ancora tanti. Certamente non avranno l'aspettativa di vita del Gino nostrano, ma (sorvolando circa l'auspicabilità o meno di una lunga vecchiaia) almeno ciò potrebbe limitare i problemi di peso sociale ed economico delle pensioni (non scommetterei che abbiano un sistema pensionistico affine al nostro, ma in prospettiva della sua eventuale introduzione, risulterebbe, a suo modo, un punto a favore).
Mi sei simpatico, hai fatto tuoi alcuni punti del mio lessico claudicante e ci hai imbastito un discorso (seriamente, devo smetterla di fruire cose in inglese, comincio a stentare goffamente sul lessico in italiano). Parte del tuo discorso sulle migrazioni si può riassumere con una battuta di M.Friedman, ovvero "le persone votano con i loro piedi", e i migranti usano i loro piedi per andare dove preferirebbero vivere. Ci sono quelli che puntano i piedi perchè non vogliono andare, come gli abitanti di HongKong che si rifiutano di essere estradati in Cina, e quelli che prendono la valigia e camminano, come gli abitanti delle ex colonie sovietiche che sono sempre la maggioranza dei migranti ma stanno evidentemente simpatici a tutti (pure a me, visto che convivo con una di essi - anche se ora è partita per il Kenya due mesi, a vedere perchè altri vorrebbero votare lo stesso posto, ma con piedi diversi). Dovremmo abbandonare questa anticata nozione del voto con le mani, e affidarci a questa nuova prospettiva, ma come tutti i voti, una campagna elettorale menzognera, può riservare inaspettate sorprese.

Non c'è sorpresa del fatto che abbiano un impronta ecologica bassa, hanno "l'inerzia equatoriale" come la chiama Viator (https://www.riflessioni.it/logos/tematiche-culturali-e-sociali/inerzia-equatoriale/msg40172/?boardseen#new) posseggono i due requisiti fondamentali per averla, ovvero una natura rigogliosa e allo stesso tempo di difficile sfruttamento, solo le zone tropicali posseggono questa combinazione (in Brasile la carta tematica è verde per la media del pollo con l'amazzonia). Altre zone ad impronta ecologica bassa sono vicino ai poli dove tuttavia esiste solo una obbiettiva difficoltà di insiediamento, perciò è necessaria sofisticazione tecnologica per sopravvenire le scarsezze naturali. Alcune zone subsahariane sono riuscite a vivere senza l'invenzione della ruota fino al 1900, come sempre Friedman ricordava (devo stare molto male per citarlo due volte di fila). Ma Friedman lo ricordava per "incolparli" della loro stessa "arretratezza" perchè noi lo chiamiamo "progresso". Noi delle zone temperate abbiamo dovuto ricorrere all'agricoltura molto prima, e come un gatto che si morde la coda, siamo arrivati alle serre coi pannelli solari senza neanche accorgecene. La medicina e l'agricoltura nell'africa subsahariana hanno innescato il processo di "progresso",un frutto avvelenato che anche il più esperto fruttivoro non poteva riconoscere davanti alla promessa di una crescita. Crescere per andare dove? Negli altri paesi, da conquistatori o da migranti, in assenza di terre vergini non si può che superare un confine "illegalmente", e se il colonialismo di dominazione è ormai disuso, rimane la migrazione. Oh quale mondo vivremmo oggi, se solo la Luna, o l'intero sistema solare, fossero stati abitabili..! Il punto dirimente che ciò a cui diamo un valore assolutamente positivo (il "progresso") è in fin dei conti una escamotage per fuggire dalla nostra povertà individuale, un debito sul debito - lo insegnano le banche - è un credito! Nessuno avrebbe mai imbracciato la zappa prima di aver deprivato il territorio della fauna, nessuno si sarebbe rivolto ai pannelli solari prima delle sirene d'allarme sulla fine del petrolio. Terminiamo una risorsa e ci inventiamo un escamotage per soprassederla e la cosa divertente è che ci pare di far progressi..facendo debiti.

@Paul, penso che in realtà sulla pars destruens di non averti mai dato torto, è la pars costruens che mi lasciava parecchio perplesso, proprio perchè sapeva di luddismo, che non ritengo valido. Ammirare civiltà perdute è molto educativo, rimane il fatto che non saranno mai una destinazione per noi, perciò rimane un interesse speculativo. Ormai che siamo nel campo bisogna giocare la palla, l'idea di bucare il pallone a mio avviso non funzionerà.

Ps. Riguardo al "trucco Parigi"  consiglio questa mappa https://coolclimate.org/maps dove le zone verdi sono "casualmente" i centri ad alta densità, modelli di sostenibilità (sic!) mondiale, ovviamente le periferie dove sono rimaste le attività produttive, sono rosse come il fuoco, ma quella "non è New York" che rimane un polmone verde del pianeta!
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

paul11

Nella parte costruttiva c'è una mia apparenza che è errata e non solo da te.
I fondativi mi ha insegnato la filosofia e sono ovunque anche nelle scienze sociali e umane.
O pensiamo che mutino al configurarsi del mutamento dei tempi e sono davvero opinione?

Se dico bene, bello, giusto, non possono riconfigurarsi ad ogni giornata .
Le complessità delle modernità portano con sé le medesime contraddizioni di sempre e le ripetono conflittualmente proprio perché dimenticano il passato ,ritenendo il presente e il futuro come nuovi
orizzonti. Eppure è lo stesso Sole, la stessa Terra, lo stesso genere umano.
Non è quindi un ritorno al passato, ma la constatazione che le essenze dei conflitti, dei problemi, sono sempre gli stessi.
L'uomo ha necessità, come bere ,mangiare, respirare, di una identità, comunità, affetti, comunicazioni . E ha indoli. Noi occidentali siamo figli di antiche civiltà per lo più con indole guerriere e inquiete, di sogni di conquiste, di orizzonti sempre nuovi. Altre popolazioni si sono accontentate. Loro vivono il thauma, la meraviglia, l'angoscia, la morte, in altro modo dal nostro. Noi dovevamo creare filosofie e scienze come antidoto al thauma, altri vi hanno lasciato il tabù.
E non so chi ci abbia davvero guadagnato.
La felicità, se fosse scopo, non è quantitativa, è una qualità.
E una qualità non è di un tempo, è senza tempo.

InVerno

Allora il fraintendimento è doppio, perchè nel binomio natura-nurtura mi pare, leggendo il tuo post, che la tua lancetta propenda decisamente sulla natura.
(Pessima notizia per i ratti di Calhoun, il senso della storia invocato da Phil, a poco servirà) Ma allora è anche abbastanza triviale santificare culture e tradizioni, perchè in fin dei conti sono anche esse risultati determinati dalla natura dei nostri bisogni.. E il topic di cui stai parlando, se ben ricordo, era fortemente incentrato sul valore salvifico della tradizione giudaico-cristiana, e ne vennero tirate fuori altre, aborigine e\o paleolitiche. Indubbiamente esistono culture diverse con valori diversi, e alcune possono essere considerate migliori delle altre, ma alla fine della favola tutte cercano di offrire qualcosa ad un set determinato di bisogni determinato dalla natura endogena umana ed esogena del contesto biologico.. perciò se una di esse non risponde più a questi bisogni, non può essere una risposta valida alle nostre domande.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

viator

Salve InVerno. Infatti, alla faccia del "libero arbitrio" e dei "valori umani", i quali faremo comunque bene a continuare a coccolarceli visto che sono l'unica cosa cui possiamo attaccarci. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

baylham

Citazione di: InVerno il 03 Febbraio 2020, 13:10:02 PM
Noi delle zone temperate abbiamo dovuto ricorrere all'agricoltura molto prima, e come un gatto che si morde la coda, siamo arrivati alle serre coi pannelli solari senza neanche accorgecene. La medicina e l'agricoltura nell'africa subsahariana hanno innescato il processo di "progresso",un frutto avvelenato che anche il più esperto fruttivoro non poteva riconoscere davanti alla promessa di una crescita. Crescere per andare dove? Negli altri paesi, da conquistatori o da migranti, in assenza di terre vergini non si può che superare un confine "illegalmente", e se il colonialismo di dominazione è ormai disuso, rimane la migrazione. Oh quale mondo vivremmo oggi, se solo la Luna, o l'intero sistema solare, fossero stati abitabili..! Il punto dirimente che ciò a cui diamo un valore assolutamente positivo (il "progresso") è in fin dei conti una escamotage per fuggire dalla nostra povertà individuale, un debito sul debito - lo insegnano le banche - è un credito! Nessuno avrebbe mai imbracciato la zappa prima di aver deprivato il territorio della fauna, nessuno si sarebbe rivolto ai pannelli solari prima delle sirene d'allarme sulla fine del petrolio. Terminiamo una risorsa e ci inventiamo un escamotage per soprassederla e la cosa divertente è che ci pare di far progressi..facendo debiti.

Non sono affatto d'accordo con questa tesi negativa dell'innovazione tecnologica, come una soluzione regressiva, costretta, indotta dall'esaurimento di una risorsa.
La limitatezza, scarsità delle risorse è una costante economica di qualunque tempo e le innovazioni sono indipendenti dalle fasi di sviluppo economico di una cultura o civiltà. L'invenzione della zappa non è una conseguenza della scomparsa della fauna, semmai la conseguenza prevedibile è la diminuzione della popolazione per fame. Fame che comunque era l'assillo quotidiano delle culture basate sulla caccia e raccolta.

InVerno

#52
Puoi non essere d'accordo ma è quello che gli studi antropologici ci propongo da almeno una ventina d'anni, e questa risposta risolve centinaia di interrogativi che l'interpretazione positivista non riusciva nemmeno a tangere, perciò si integra molto meglio in ciò che conosciamo.  Vale la pena di ricordare, nel caso del passaggio all'agricoltura, che la nostra concezione di questo tipo di sfruttamento del territorio è vastamente inflazionata dall'idea moderna di essa, con sementi altamente selezionate, tecniche colturali rodate, terreni adibiti da secoli, mezzi di lavoro specializzati. La realtà, per un un nomade raccoglitore che  volesse darsi all'agricoltura, è che dovrebbe sfruttare terreni paludosi\forestali, piantando sementi praticamente selvagge, utilizzando strumenti primitivi, e senza alcuna tradizione che lo aiuti nelle pratiche di coltura, conservazione e prevenzione delle avversità. L'idea che qualcuno di propria sponte lo preferisca a tirare un giavellotto nello stomaco di una zebra è paradossale, o per meglio dire, si inserisce perfettamente nel "bias" positivista. Anche perchè, sapiens gironzola sul pianeta da almeno centomila anni, senza che vi siano state alterazioni significative nel proprio corredo genetico, che cosa abbia fatto per i restanti novantamila e perchè non abbia sviluppato le meraviglie agricole (quando conosceva la riproduzione da seme almeno da 30mila anni ) per il positivista "non è dato sapere".
In termini di pannelli solari, sarebbe come meravigliarsi che davanti alla scoperta di miliardi di galloni di petrolio facilmente accessibile con una trivella e sfruttabili per combustione, l'uomo avrebbe potuto  preferire raccogliere l'energia attraverso inefficienti, costosissimi, altamente sofisticati, amenicoli translucenti, in grado di produrre nemmeno un decimo del fabbisogno globale e al decuplo dei costi. Questo è Jimmy Carter che nel 1977 fa la pubblicità ai pannelli solari dalla casa bianca (installandoli pure!) https://www.youtube.com/watch?v=-tPePpMxJaA  ed erano disponibili anche prima, ma per quarant'anni non li ha usati nessuno finchè non sono arrivate le previsioni emergenziali sulla fine del petrolio.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

baylham

Citazione di: InVerno il 04 Febbraio 2020, 12:56:49 PM
Vale la pena di ricordare, nel caso del passaggio all'agricoltura, che la nostra concezione di questo tipo di sfruttamento del territorio è vastamente inflazionata dall'idea moderna di essa, con sementi altamente selezionate, tecniche colturali rodate, terreni adibiti da secoli, mezzi di lavoro specializzati. La realtà, per un un nomade raccoglitore che  volesse darsi all'agricoltura, è che dovrebbe sfruttare terreni paludosi\forestali, piantando sementi praticamente selvagge, utilizzando strumenti primitivi, e senza alcuna tradizione che lo aiuti nelle pratiche di coltura, conservazione e prevenzione delle avversità. L'idea che qualcuno di propria sponte lo preferisca a tirare un giavellotto nello stomaco di una zebra è paradossale, o per meglio dire, si inserisce perfettamente nel "bias" positivista. Anche perchè, sapiens gironzola sul pianeta da almeno centomila anni, senza che vi siano state alterazioni significative nel proprio corredo genetico, che cosa abbia fatto per i restanti novantamila e perchè non abbia sviluppato le meraviglie agricole (quando conosceva la riproduzione da seme almeno da 30mila anni ) per il positivista "non è dato sapere".

Certo che non è comprensibile come uno possa passare dal tiro al giavellotto allo zappare la terra. Infatti non è certamente accaduto così, non è questa la mia concezione del processo di innovazione, che è invece simile al processo di evoluzione delle specie: piccole e lente trasformazioni tecnologiche.
Le zebre ci sono ancora mentre a tirare i giavellotti sono rimasti in pochi.

paul11

Citazione di: InVerno il 04 Febbraio 2020, 09:55:47 AM
Allora il fraintendimento è doppio, perchè nel binomio natura-nurtura mi pare, leggendo il tuo post, che la tua lancetta propenda decisamente sulla natura.
(Pessima notizia per i ratti di Calhoun, il senso della storia invocato da Phil, a poco servirà) Ma allora è anche abbastanza triviale santificare culture e tradizioni, perchè in fin dei conti sono anche esse risultati determinati dalla natura dei nostri bisogni.. E il topic di cui stai parlando, se ben ricordo, era fortemente incentrato sul valore salvifico della tradizione giudaico-cristiana, e ne vennero tirate fuori altre, aborigine e\o paleolitiche. Indubbiamente esistono culture diverse con valori diversi, e alcune possono essere considerate migliori delle altre, ma alla fine della favola tutte cercano di offrire qualcosa ad un set determinato di bisogni determinato dalla natura endogena umana ed esogena del contesto biologico.. perciò se una di esse non risponde più a questi bisogni, non può essere una risposta valida alle nostre domande.
L'uomo è natura e cultura. LA propensione per una delle due è comunque cultura.
Una indole guerriera va educata e le virtù sono cultura.Il senso della storia è come una cultura interpreta il suo passato e vede il suo futuro.
Ogni cultura ha una sua dignità intrinseca,quindi da rispettare.
Sui bisogni umanai l'occidentale ha costruito una fantomatica cultura chiamata economia che incide anche sulla natura.

La scelta di un uomo che nel suo piccolo decide di essere il più possible autarchico, il più delle volte mal sopporta il sistema socio culturale in cui vive

InVerno

#55
Citazione di: baylham il 04 Febbraio 2020, 15:43:14 PMCerto che non è comprensibile come uno possa passare dal tiro al giavellotto allo zappare la terra. Infatti non è certamente accaduto così, non è questa la mia concezione del processo di innovazione, che è invece simile al processo di evoluzione delle specie: piccole e lente trasformazioni tecnologiche.
Le zebre ci sono ancora mentre a tirare i giavellotti sono rimasti in pochi.
L'estinzione delle megafauna dell'antropocene è un fenomeno ben conosciuto, dire che le "zebre ci sono ancora" mentre si estingue il rinoceronte bianco è di cattivo gusto https://en.wikipedia.org/wiki/Holocene_extinction

Estratto significativo
Megafauna outside of the African continent, which did not evolve alongside humans, proved highly sensitive to the introduction of new predation, and many died out shortly after early humans began spreading and hunting across the Earth (many African species have also gone extinct in the Holocene, but —with few exceptions— megafauna of the mainland was largely unaffected until a few hundred years ago). The most popular theory is that human overhunting of species added to existing stress conditions as the extinction coincides with human emergence.

Nessuno sano di mente sostiene sia accaduto in una notte (e nemmeno avendo unica causa la mancanza di cibo data dall'eccesso di caccia), stiamo parlandonde in via informale, e mi permetto di semplificare, se vuoi una visione d'insieme e multifattoriale ci sono studi scientifici ad hoc. Il motivo per cui i giavellottisti sono rimasti pochi dipende da una semplice equazione malthusiana di capacità riproduttiva

"Environmental changes at the end of the Pleistocene, had led to the extinction of many big mammals and to the expansion of wetlands. People therefore settled down in permanent villages by the shores of lakes and rivers to catch abundant fish and fowl. These settlements soon created a population  density beyond the critical level and some groups had to emigrate into the hinterland where more primitive hunters-gatherers roamed. This unexpected influx of people from the fishing villages created a disequilibrium in the interior region and a strong pressure 
(Bindford 1968)

"During most of history, hunter-gatherers could simply migrate into virgin territory when population pressure created resource shortage. No preventive checks were necessary. However, by around 10,000 B.C. such migrations were no longer possible since all major continents had been populated.  The transition to agriculture was therefore made out of necessity due to a prehistorical food crisis" (Cohen 1977)

"an "informed calculation" of the ratio of effort to return would never have induced the switch to the kind of early agriculture practiced in the river valleys of  the Old World. " (Fernandez-Armesto 2000)

Per quanto ne sò, la diatriba è puramente linguistica, ovvero se considerarlo "opportunismo" (come fa Diamond) o "necessità" (come fanno altri).
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

baylham

Non condivido affatto le ricostruzioni presentate. La pressione della fame è la norma quotidiana, non l'eccezione, non spiega il passaggio all'agricoltura. Se la popolazione dei cacciatori cresce è perché ci sono più prede, se le prede diminuiscono l'effetto immediato è ancora sulla popolazione che diminuisce, non ne deriva una transizione  tecnologica lunga millenni.

Il rinoceronte bianco si estingue adesso con oltre sette miliardi di uomini, di cui una parte rilevante ancora denutriti o malnutriti.

viator

Salve baylham ed InVerno. Noto che manca qualcosa tra la caccia, la raccolta e l'agricoltura. Anche se non conosco la sequenza esatta delle "pratiche di sopravvivenza" (ora "pratiche di produzione") di cui ci stiamo occupando.

Raccolta poi caccia poi allevamento poi agricoltura ? Caccia-raccolta indistinguibile da allevamento-agricoltura ? Credo che una chiara sequenza non solo non possa venir ricostruita,ma che nemmeno sia mai esistita. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

Ipazia

C'è anche la pesca, ma appartiene allo stesso stadio della caccia-raccolta. E vi sono situazioni di integrazione tra caccia, pesca, allevamento e agricoltura. Dipende dalle risorse presenti e dalla facilità di domesticazione di animali e vegetali. Diamond spiega bene le fasi e la distribuzione geografica nel libro più volte citato, che vale la pena di leggere.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

InVerno

#59
Citazione di: baylham il 04 Febbraio 2020, 18:45:03 PM
Non condivido affatto le ricostruzioni presentate. La pressione della fame è la norma quotidiana, non l'eccezione, non spiega il passaggio all'agricoltura. Se la popolazione dei cacciatori cresce è perché ci sono più prede, se le prede diminuiscono l'effetto immediato è ancora sulla popolazione che diminuisce, non ne deriva una transizione  tecnologica lunga millenni.

Il rinoceronte bianco si estingue adesso con oltre sette miliardi di uomini, di cui una parte rilevante ancora denutriti o malnutriti.
L'effetto immediato è un impoverimento della dieta, che si può rintracciare in un marker che si accumula nei denti delle persone malnutrite, che passa dal 20% di incidenza per i cacciatori paleolitici ad un 70% per i protoagricoltori, e da un intensificazione dello sfruttamento di zone circoscritte, che porterà eventualmente all'agricolutura nel caso in cui le condizioni lo permettano.. la popolazione non è diminuita, secondo le demografie disponibili, ma è rimasta stagnante fino almeno al 5000ac (primi centri urbani) che perlomeno sta a significare che per almeno 7mila anni l'agricoltura ha significato mediamente sopravvivenza, non crescita. Per la cronaca, esistono altre trappole maltusiane con fattori simili, una dei quali è il cannibalismo, che si verifica prevalentemente in popolazioni che sono incrementate di numero sfruttando diete poverissime di proteine ("vegetariane") e non avendo sufficienti fonti naturali di esse, le cercano nella carne umana. La tua idea è che dovrebbero semplicemente "diminuire di numero" anzichè darsi al cannibalismo, in modo tale da avere proteine sufficienti per rimanere in equilibrio ed evitare una pratica scoraggiata evoluzionisticamente in qualsiasi mammifero, ma loro a quanto pare loro non ti ascoltano.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia