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La Grotta

Aperto da InVerno, 08 Ottobre 2019, 18:54:22 PM

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Jean

Ciao InVerno,

approfitto del tuo scritto per estrapolare quella che si potrebbe chiamare "la coincidenza della pagina dopo..." nel tuo caso riferita alle saline del Turkmenistan.

Il sottoscritto e molti altri (ma non troppi... una piccola nicchia) si appassionano a queste bizzarrie della narrazione divina (al limite superiore) o statistico-probabilistica (quello inferiore) e siam contenti al riceverne notizia, particolarmente da persone serie e affatto suggestionabili qual sei (o almeno appari... tra l'altro scritta deliziosamente).

En passant rilevo una microscopica coincidenza che accomuna i nostri due post: richiami il messaggio di Arecibo 1974 (ben conosciuto da quelli della mia generazione) e penso avrai letto del famoso crop circle di Chilbolton 2001 che ha destato l'interesse dell'opinione pubblica dei cui pareri, in un senso o nell'altro, non mi curo, mi interessa invece (per la coincidenza del post-dopo) che nel succitato pittogramma si faccia riferimento ad una chimica organica (aliena) basata sul silicio, analogamente al mio "... della vita organica o silicea se possibile."


Non mi preoccupo della partecipazione, anche la mia è sporadica... come si sta da soli in montagna?

 
Cordialement
Jean

InVerno

#16
Bene, anche se devo specificare che è la valle sottostante una montagna e che spesso la mia compagna mi viene a visitare, ma lei deve ogni tanto "riprendere fiato" nella città. In questo senso è una sorta di apnea, la si può risolvere solo facendosi crescere le branchie. Invero avrei da poco la possibilità di salire ancora più in alto, nell'ultimo rifugio prima della vetta, in compagnia di solo lupi volpi e cinghiali. Sarebbe interessante, ma bisogna stare attenti a non cadere nei pozzi come accadde a Cnemone, perchè nei pozzi le branchie non bastano, puoi respirare ma sei in assenza di luce.

Personalmente mi ci sono voluti due anni di intensa evoluzione. E sto raccontando tutto questo per fare un altro esempio letterario.. ma mi serve ancora un attimo di introduzione personale. Sono molto fortunato perchè è comunque la mia terra natia, ed è il modo di vivere che ho imparato sin dall'infanzia, anche se poi la scuola e il lavoro lo hanno interrotto per molti anni, e stavo quasi dimenticandomi come nuotare. La bellezza della natura, il tuo compasso etico, un progetto di vita, possono fungere da propellente per un periodo di tempo, finchè non li normalizzi, li acquisisci, e rimani nudo con te stesso. Bellezza, natura e progetti sono vestiti per tutte le stagioni, ma servono vestiti inVernali per resistere il freddo.. Dopo due anni ero quasi sul punto di crollare e tornare alla caotica vita cittadina, finchè non è accaduto quel momento di cui stavo anticipando: la Madeleine di Proust.

Tornavo dal fiume con due sacchi di sabbia, pesanti come solo la sabbia bagnata, e dovendo prendere lunghe pause per riposare le braccia, ne ho presa una più lunga del solito, ancora non lontano dalla riva del fiume. E' allora che un forte vento si è attorcigliato sul mio volto ed è salito nelle narici, odorava di .. fiume.. di foglie di ontano, di acqua melmosa, di colla di pesce, di erba impigliata dai rami dalla corrente..odore di fiume. Mi è salito fino al cervello, e tutta la vita a partire dall'infanzia si è riavvolta tra il mio naso e l'amigdala. In meno di venti secondi ho ritrovato il mio posto nel mondo, le branchie sono spuntate immediatamente e senza alcun dolore, grazie a quell'odore. Ora mi toccherebbe trovare un modo per replicarlo scientificamente, in modo tale da aiutare anche la mia compagna ad avere la stessa trasformazione, ma ho ovviamente desistito, non so dove sia la sua Madeleine, forse in un tubo di scarico, essendo che è nata in una delle più grandi metropoli al mondo, Mosca. Tu sai dove è la tua?

In questa immagine di Alexey Andreev, c'è un mondo popolato, caotico, meccanico.. e l'unica luce al suo interno, oltre a quella delle relazioni, uno spazio personale lontano da tutto ciò. https://qph.fs.quoracdn.net/main-qimg-d12581e7bfd284acef17c10d846cf792
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Jean

Molti anni fa avevo una casa (ex stalla riattata) in montagna, in una zona aspra e  poco frequentata, ci si arrivava con un sentiero che attraversava un torrente normalmente guadabile saltando sui massi. 
Chi voleva provare i vecchi sentieri (abbandonati) collezionava al minimo una decina di zecche... ma eran tempi che s'ignorava la malattia di Lyme.

C'erano pure tutte le specie di vipere alpine, a decine (quelle che si facevano tranquillamente vedere... immaginarsi le altre) ed era saggio ad ogni arrivo ispezionare per bene le mura di sassi irregolari in debito di malta e credito di fessure d'ogni dimensione. 
Questo è stato uno dei primi problemi, come comportarsi?

Non ho mai avuto l'idea di ucciderle tuttavia qualcosa andava fatta, per le altre persone impaurite (giustamente, non si scherza col veleno) che mi accompagnavano in quei viaggi quasi fuor della civiltà. 
Così munito di un tubo portadisegni lungo un metro per 8 cm di diametro e di un semplice bastone a cui avevo adattato un uncino... mi dedicavo alla raccolta e ricollocazione...

Ho imparato da me come catturarle (mai col caldo, solo di mattina... salvo trovarne dentro casa, com'è accaduto...), ponendo il tubo aperto d'un lato per terra ed invitandole ad entrarci. 
Funzionava perché lo ritenevano un buon nascondiglio, poi si alzava con estrema cura e circospezione il tubo e si chiudeva... bene, molto bene, anche con un giro di adesivo.
Quindi mi recavo nella sponda opposta del grande torrente ove era ubicata la maison, in una zona assolutamente inospitale e non frequentata dall'uomo... e deponevo, scusandomi per il trasferimento forzato. 
Ma gli animali non son come gli uomini, s'adattano subito alle nuove condizioni.

Così si può dire imparai ad usare quel torrente... che nei periodi piovosi si trasformava in una creatura da metter paura... capace di portarsi dietro massi di qualche metro cubo di volume, producendo impressionanti rumori che non saprei descrivere... perché si sentiva quasi più di pancia che d'orecchio... e capisco benissimo a cosa ti riferisci parlando dell'odore del tuo fiume... assieme ai massi scorrevano sull'alveo decuplicato legnami d'ogni sorta e dimensioni che furon alberi ed arbusti e terra di rive azzannate e divorate...  

C'era qualcosa di particolare in quell'acqua ingovernabile color caffelatte, nei primi due metri sopra ad essa la vaporizzazione, unita a tutti i fenomeni in atto producevano un odore che invitava ad andarsene, attendere che il compito fosse terminato ed una nuova geografia (per quanto limitata) disegnata. 
Forse qualcosa di simile accade nei pressi dei vulcani... per altri fiumi (di lava).

Per molti anni ho frequentato quel luogo, facendo amicizia con le poche persone che ci vivevano e imparando molto su erbe, animali e natura. 
Quando si è conclusa quella parentesi ho sentito d'averla vissuta appieno, abbastanza per esser certo che non sia la mia Madeleine.

La mia è in un isola da una parte e in un fiore nell'altra (beh, sì, ne ho due). E succede che quando ci ritorno dopo poco mi par di non essermene mai andato.

Di entrambe ne ho scritto... se ti va di legger qualcosa di mare vedi qui: https://www.lamacchinadiluce.com/p/lorigine-del-nome.html
 
 
Cordialement
Jean
 
 
 
https://video.repubblica.it/socialnews/edifici-surreali-in-italia-la-casa-volante-che-si-alza-ruota-e-si-muove-per-inseguire-il-sole/346164/346747?ref=RHRD-BS-I0-C6-P7-S1.6-T1

https://www.youtube.com/watch?v=J8BEM1-MpKM

InVerno

I serpenti sono nella testa non nell'erba. Finchè ero un bambino, usavo camminare a piedi nudi su qualsiasi terreno, che fossero i sassi del fiume o il bosco. E mentre il primo tipo di terreno mi ha semplicemente aiutato a stabilire il record di "corsa a piedi nudi sulle rocce" tra i miei amici, il secondo è diverso, mettere i piedi scalzi sul fogliame e nell'erba richiede una certa fiducia verso la terra che ti è di fronte, che non ti spunti dall'ignoto del sottobosco un velenoso pericolo. Effettivamente, essendo un bambino, molto probabilmente si trattava di incoscienza più che una reale considerazione "karmika" ma sono ancora vivo. Quando poi sono tornato alla valle, essendomi fidato delle scarpe per tanto tempo in città, ho avuto reali difficoltà a ritrovare quella fiducia verso l'ignoto nascosto tra le foglie, e per molto tempo ho relegato la mia "scalzità" ai soli pavimenti e giardini.

Un giorno però passavamo in quel di Viterbo, per visitare un villaggio medievale che negli anni 60 è stato occupato da una comune hippie, e dove questi hippies sono invecchiati ora. Volevamo farci un articolo per una rivista, e abbiamo incontrato i simpatici "villani" del posto. Per dire la verità alcuni di loro sono abbastanza grotteschi, nel senso buono, nel senso magari caricaturale, ma mi sembra che ne siano consci perciò non penso di offenderli, ne vorrei farlo. Una di loro in realtà  mi ha colpito particolarmente perchè mi ha raccontato proprio una storia sui piedi. Quando avevano occupato il villaggio, in accordo  con gli stilemi dei figli dei fiori, si era messa a camminare a piedi nudi ovunque e senza alcuna remore, e così a quanto pare andò avanti per anni.  Finchè non ebbe una figlia, che  ovviamente guardava alla madre come modello, e perciò anche lei tentava la via della scalzità, ma la madre venne immediatamente presa dall'imperativo di proteggerla, l'idea che un serpente potesse avvelenare la figlia la tormentava ogni volta che questa si avviava verso i prati. Perciò le impose le scarpe, e nel momento in cui prese la decisione, la stessa paura che ella provava per la figlia, si riflettè anche su di lei, che non riuscì più a camminare scalza. Ricordo ancora che mentre parlava di questa storia, quasi si commosse, perchè realizzò la perdita che la affliggeva da tanto tempo, la paura ora le aveva sibillinamente occupato la mente, e il dolce ricordo della libertà persa.

Tornai a casa decidendo che non avrei fatto "la stessa fine", e che dovevo guadagnare la libertà perduta. Mi ci volle un pò di sforzo psicologico effettivamente, ma a suon di insistere a camminare scalzo nei boschi, riuscii a deglutire l'amaro boccone. Oggi tuttavia mi limito, se non altro per una questione estetica e non trasformare i miei piedi in vere e proprie scarpe di pelle. Tenendo per me però la sicurezza che se voglio, posso togliere le scarpe ed essere libero di questo strano indumento che in alcune culture copre agli occhi del signore "la parte più orribile del corpo". Se perdessi questa sicurezza, non mi sentirei me stesso, sono le sicurezze invisibili, le città invisibili.. Così come è per me il mare. Il mare per me è il "nord" (anche se è a sud), ogniqualvolta mi avvenuturo  su sentieri non tracciati e ho bisogno di trovare la mia posizione mi chiedo "dove è il mare?" e ritorno a posizionarmi sulla mia mappa mentale. Riesco a trovarlo sempre,  come un magnete, e non mi perdo mai (spero). Ovviamente tale abilità più che con il presunto magnetismo del mare, ha a che fare con il fatto che ho lavorato in cartografia per anni, e ho un più che sufficiente senso dell'orientamento senza GPS e altri ninnoli.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

InVerno

Finalmente abbiamo una risposta scientifica alla bassa affluenza sul forum e a tante storture che si vedono in giro..

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC4330241/

Nello studio si è chiesto ai partecipanti di passare un quarto d'ora da soli a pensare in una stanza vuota, ma gli si è anche dato la possibilità di autoinfliggersi delle scariche elettriche piuttosto fastidiose..

Il 70% dei partecipanti maschi,  e il 25% dei partecipanti femmina, ha preferito darsi delle scosse elettriche piuttosto che affrontare 15 minuti di riflessione.

Ora scusatemi, vado a leccare qualche pila (se non le ho già scaricate tutte).
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

InVerno

Ho visto qualche giorno fa
https://it.wikipedia.org/wiki/Il_professore_e_il_pazzo

Il soggetto era sicuramente molto interessante, e per quanto riguarda l'interpretazione di Penn e la sceneggiatura del suo personaggio mi pare che si sia fatto un ottimo lavoro. E' Gibson a rovinare il film, il suo personaggio oltre ad essere generalmente sottotono rispetto ad un contraltare drammatico così forte, spende e spande tempo della pellicola al voler dipingere un aura cristiana intorno al personaggio, salvato da un "miracolo", di famiglia numerosa, etico e saldo di fronte all'irrazionale maniaco, dispensa battutine sulla provvidenza.

Non era necessario fare questa ricerca, trattandosi di Gibson, ma per scrupolo ho consultato due biografie di Murray e non ho trovato la benchè minima indicazione che la fede fosse in qualche un fatto rilevante della sua vita, semplicemente non è mai menzionata in alcun modo. Nel Murray Gibsoniano abbiamo invece un personaggio diviso a metà tra la sua attività di studioso e il suo spirito di credente, ovvero un personaggio che diventa ancora più pallido nei confronti di quello di Penn. Poco o nessun spazio lasciato a questioni linguistiche di cruciale importanza che invece dovrebbero essere il fulcro del personaggio di Murray.. Gibson si conferma il solito mistificatore fondamentalista, capace di appiattire qualsiasi personaggio di fronte alla croce.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

InVerno

Ciò che è più fastidioso in realtà dei film hollywoodiani è la pulizia, la fobia del germe, la barba pulita, i colori nitidi, i costumi impeccabili, le motivazioni vitree.
E' uno stile che ben si adatta alla mitologia, anche moderna, come nei film dei supereroi,
ma cosa ha a che fare con i film "realistici" e "storici" ?
E sopratutto cosa ha a che fare con l'arte?

Per curarsi di cotanto asetticismo mentale, si può fare una cura con l'ultimo sforzo di Alexei German (2013) "Difficile essere un Dio" - Hard to be a God

https://www.youtube.com/watch?v=11sMDQIgggA

Non meraviglia sapere che le riprese del film sono durate sei anni, ogni singola inquadratura è un capolavoro di arte visiva, grottesca e surreale. E' come prendere un dipinto di Hyeronimus Bosch, togliergli i colori e metterlo in movimento. Senza cadere nel divertissment, sulle orme di Tarkovskji.

Un gruppo di scienziati approda su un altro pianeta, e trova un umanità parallela, ferma ad un epoca prerinascimentale. E' un film sporco, un letamaio da cui nascono fiori, che contrasta bene i diamanti hollywoodiani da cui non nasce niente.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

InVerno

Avendo un pò seguito le questioni dell'incendio australiano mi sono imbattuto in diverse foto accattivanti, alla fine scelgo questa



I media italiani? Non potendo fare "daje al fascista!" come con Bolsonaro, non hanno niente da dire su un incendio 4 volte più grande di quello amazzonico!
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

InVerno

La scuola del risentimento. Harold Bloom definiva con questo titolo una corrente di critica letteraria, identificata a grandi linee nelle figure di Lacan-Focault-Derrida, e sulla traccia  comunque delle sensibilità post-marxiste, che intendeva estendere il canone letterario occidentale con opere scelte per motivi politici al di là dei meriti estetici delle opere, della loro importanza culturale e in generale del loro effettivo valore, oltre che ad escludere determinate altre opere politicamente invise attraverso la logica inversa. In questa ottica Bloom intendeva denunciare la politicizzazione della critica letteraria attraverso la strumentalizzazione delle minoranze e il loro ipotetico riscatto, attraverso una glorificazione indebita delle opere a loro collegate, senza un reale distinguo in base a meriti letterari ed estetici, al solo scopo di mascherare un intento pedagogico marxista. Da un lato Bloom considerava inevitabile tale deriva sostenendo che storicamente le teorie sociali fallite sono destinate a diventare letteratura, dall'altra avvertiva la gravità della manipolazione del canone per scopi politici, operazione tipica dello stalinismo.

Il discorso di Bloom in realtà si può estendere ben al di là dei confini della letteratura, fino ad arrivare a tutte le arti, ma anche alla politica, e al giornalismo. Il protagonista (o l'autore) di una storia contemporanea deve, se non vuole incorrere nel pubblico tumulto, oramai fregiarsi obbligatoriamente  dell'appartenenza  ad una minoranza di un qualche tipo. Il protagonista ideale della scuola del risentimento è una donna, nera, povera e lesbica. Mentre l'antagonista perfetto è un uomo, bianco, benestante ed eterosessuale. Il protagonista ha come unico scopo vitale il riscatto verso il potere che lo aveva  soggiogato e suscitare la compassione del lettore\spettatore, l'opera d'arte intesa unicamente come espiazione di una colpa storica pregressa, mescolata in diverse misure e forme con il puritanesimo\calvinismo di matrice franco americana, intendendosi in forma politica come liberismo edonista. L'era della pietà.

Una parentesi in questo scenario è data dalla recente opera cinematografica "Parasite", partorita da quello che ormai è uno degli ameni luoghi ove la scuola del risentimento ancora non è lo standard, ovvero il cinema sudcoreano. Bon Joon-ho dopo aver esplorato la visione del treno classista e della rivoluzione in "Snowpiercer", avanza evolve e raffina il tema del risentimento nella sua nuova opera, dove i soggiogati infestano e abbindolano una famiglia di benestanti, sfruttando qualsiasi sotterfugio morale per giustificare le proprie azioni di rivalsa verso la classe dominante, trasformandosi da vittime in parassiti senza il benchè minimo dubbio che facendo ciò, hanno anche perso l'innocenza che prima forniva loro un comodo piedistallo morale. Invero il film abbisognerebbe di un analisi accurata di giusta lunghezza, ma non avendone il tempo ne la voglia ora, mi riprometto di farlo in futuro.

https://www.youtube.com/watch?v=koiB4unMLvo
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Parassiti fino ad un certo punto ed in una prospettiva borghese. Ben più parassiti i ricchi, adulti e bambini, che comunque i parasite servivano. Ricchi che di fronte alla carneficina finale non trovano nulla di meglio che richiamare l'autista alla sua funzione di servo ottenendone giusta e risentita riconoscenza. Sono curiosa di leggere la recensione di InVerno... bel film che mi ha preso molto, tanto da ricercare tutti i precedenti di questo talentuoso enfant prodige coreano.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

Jacopus

Che coincidenza. Ho sul comodino "il canone occidentale". Lo sto rileggendo. Sono arrivato a Cervantes. Pur reputandomi a pieno titolo, membro della scuola del risentimento, si tratta di uno dei libri che amo di più. Un antagonista che si rispetta insomma.
Homo sum, Humani nihil a me alienum puto.

InVerno

Una analisi completa richiederebbe un pò di screenshots e sarebbe anche un pò spoiler (il film è anche abbastanza recente), ma il commento senza troppo menzionare è:

Il film è centrato, nel senso che il punto di vista dell'autore è centrale al conflitto di classe, non schierato, senza amene pretese di oggettività, ma con semmai pretese di prospettiva. E' forse questo il merito più grande, nel senso che si interessa del conflitto, di costruirlo e svolgerlo alla ricerca della sua bellezza intrinseca, non di cullarsi ideologicamente in una o l'altra sponda del fiume. Entrambe le famiglie vengono rappresentate nelle loro doti, e nelle loro derive ogniqualvolta il conflitto venga a determinarsi e a sbilanciarsi, è un elogio all'equilibrio. Nella prima parte, le famiglie  sono divise dal censo, nella seconda parte dalla violenza di classe. Il punto di equilibrio narrativo (quando le due famiglie convivono ) è incorniciato dalla scena centrale in slowmotion, il tempo rallenta per dare risalto all'unico momento dove il regista "compare", a conferma che lui sempre nel centro era rimasto, come un prisma. Altra perla è la sottotrama del fetore, che rimanda all'institualità del risentimento e della condanna di classe, in fin dei conti l'agnello non ha scelto di essere agnello e il rapace di essere uccello (per dirla con Nietzsche).

Se hai recuperato Snowpiercer noterai la stessa ricerca di equilibrio simmetrico, solo rappresentato in maniera più geometrica  e lineare dalla lunghezza del treno. La casa, la simmetria intorno ad un punto focale (in questo caso una donna) era un tema anche di Ferro3 e sono anche evidenti le influenze di Oldboy e TheHandmaiden (Ah-ga-ssì). Il segreto di questi tre enfant prodige del cinema sudcoreano è di, invece che un agenda politica, avere ancora una sana o onesta passione per la bellezza - anche e soprattutto quando essa è violenza, conflitto: polemos. Non a caso si interessano così frequentemente del conflitto di classe, e tutte le volte fanno centro. Possibile che dobbiamo farci insegnare dai coreani a fare i film? Pare di si :)
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

InVerno

Citazione di: Jacopus il 14 Gennaio 2020, 17:46:49 PM
Che coincidenza. Ho sul comodino "il canone occidentale". Lo sto rileggendo. Sono arrivato a Cervantes. Pur reputandomi a pieno titolo, membro della scuola del risentimento, si tratta di uno dei libri che amo di più. Un antagonista che si rispetta insomma.
Io invece sto leggendo "Il libro di J".. per conto mio storicamente non è molto credibile che l'autore del pentateuco sia una donna, ma come dici tu, un antagonista che si rispetta, e infatti il libro è foriero di provocatorie e interessanti tesi.

A Ipazia invece consiglio : https://www.ibs.it/libro-per-ricchi-anzi-ricchissimi-ebook-johnny-il-ricco/e/9788826002170?lgw_code=1122-E9788826002170&gclid=CjwKCAiA6vXwBRBKEiwAYE7iS1sI1nsz-hpoxixwfDqM4F6IBcfQe8zRgcMsfxyPyvKpYhyXaBz7GxoCQgkQAvD_BwE
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

InVerno

In verità si potrebbe girare un remake di Parasite, tutto ambientato in Italia, senza aver bisogno di attori e sceneggiature, basterebbe mettere delle telecamere nascoste nei verminai più affollati, dove i parassiti di solito si riuniscono e affilano le proprie doti di termiti sociali. Studi di commercialisti, notai, geometri e avvocati, stanno ai parassiti come il cesso sta ai batteri, è li che il parassita italico sfoga il suo risentimento sociale che secondo i suoi non sequitur gli darebbero carta bianca per delinquere.  Ah con queste leggi, Ah con questi politici, Ah l'Europa, Ah la crisi, e chi le rispetta le regole in un mondo così pronfondamente ingiusto?  "Il pesce puzza dalla testa" ripete sempre la coda. Quanti capri espiatori ci sono per giustificare la propria delinquenza?

"Se gonfiamo la fattura prendiamo il doppio", spiega il commercialista al parassita alle prime armi che ancora non sapeva questo metodo di finanziamento "in fondo se non lo fa lei lo fà un altro, magari un politico, ah quanti soldi rubano quelli!"
"Facciamo firmare la testimonanzianza ad un vecchio invalido, mica va in galera" dice l'avvocato al ragazzo che ha appena investito un altro vecchio "ha visto Berlusconi come esce dai processi? Paga le mignotte, è cosi che va il mondo"
"Il box è interrato, quindi anche se lo facciamo il doppio, basta taroccare le foto della facciata" dice l'architetto alla coppietta che voleva solo un box ma ora si trova con un box in omaggio da affittare "è sopra il tombino, ma l'assessore ci ha fatto la villa non vede?"


E le piccole termiti si eccitano a sentire di poter entrare anche loro nel mondo dei parassiti professionali, prima si sentivano timide e indifese, ma ora hanno trovato il loro caronte per attraversare il guado dell'illegalità, non solo in maniera sicura ma anche morale, perchè in fondo c'è sempre qualcuno che ha fatto peggio di loro! E' un fatto di concorrenza sleale, se vuoi competere con dei ladri devi essere un ladro a tua volta. Fatto una volta, fatto due,  ci prendono la mano, dispensano consigli alle nuove generazioni con fare apologetico e non riescono più a ragionare senza considerare una fetta di torta extra,  quella più buona, quella che passa sotto il tavolo mentre nessuno guarda. E se incontrano uno che non ci stà, lo guardano come uno scolaretto,  ma dove ha vissuto questo fino ad ora? Non sa che si fa così? Vuole raddrizzare il mondo da solo? Meglio evitarlo.


L'Italia è un termitaio e la collettività è la trave da rosicchiare. Con una distinzione, le generazioni più anziane, quelle che hanno vissuto la tracotanza della guerra e la nausea della farina di castagna. Sono più pochi, e sono i più odiati dai commercialisti, non ne vogliono sapere di fare quell'inghippo, ti rispondono "no no no no no, io pago, e la finiamo qua" .. ma come "io pago?" ma se lei paga ha meno soldi, non lo sa? Lasci che le spiego.. "no no no, pago e basta, non mi interessa". Quelli che preferiscono dormire sereni alla notte, quelli che  non hanno gli strumenti linguistici per confabulare compromessi morali, con la pensione minima e una vita di stenti e sacrifici, quelli col telefono con i tasti grossi e la messa in piega, quelli che non giocano ai gratta e vinci.. quelli che conoscono ancora la dignità della povertà.
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Ipazia

Bella recensione sul piano tecnico-estetico. Su quello ideologico ognuno tragga le sue conclusioni. L'artista ti racconta la realtà, caricandola e dilatandola, ma si ferma di fronta alla coerenza della storia, lasciando al fruitore la "morale della favola".

Così va pure col "termitaio" in cui la fenomenologia dice molte cose vere, ma non dice qual'è la testa da cui il marcio proviene. Quel marcio causale che è il tarlo costante del pensiero filosofico, ossessionato dal (pre)giudizio della verità.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri