L'autunno della psiche

Aperto da cvc, 28 Aprile 2016, 13:13:15 PM

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cvc

Lessi una volta, in un libro di psicologia, che dovremmo essere meno ostili verso quei nostri stati di malumore temporaneo che sembrano, almeno all'inizio, non avere una causa ben precisa o comunque non un'unica causa. L'autore usava la metafora dell'albero che in autunno si spoglia delle foglie e si prepara ad assumere i colori dell'inverno. Ma questa fase è indispensabile perché possa poi tornare a fiorire in primavera, ed in quel passaggio che a noi appare di sofferenza, si sta in realtà svolgendo il ciclo della natura che ha bisogno di ritirarsi e ripiegarsi in se stessa per poi tornare a tendere rami e foglie verso il cielo.
Trasferendo questa immagine alla realtà della nostra psiche, possiamo considerare anche la vita mentale una sorta di ciclo in cui si susseguono varie stagioni, sebbene non così ben individuabili e circoscrivibili come quelle della natura osservabile. In tale prospettiva dovremmo essere più cauti ad etichettare subito come assolutamente negativi e da evitare alcuni stati temporanei di tristezza, solitudine, negatività. La scienza moderna tende ad isolare i problemi, considerandoli malfunzionamenti isolati e alla peggio tumori da estirpare. Si cerca sempre il benessere immediato, così vengono meno la capacità di sopportazione, la resilienza. A me viene da domandarmi se non sia un passaggio obbligato quello di dover combattere con i propri demoni. Oppure dobbiamo sempre pensare che i demoni non esistono ma esistono solo malfunzionamenti isolati, tumori da recidere che non hanno né una funzione né un perché.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

acquario69

Citazione di: cvc il 28 Aprile 2016, 13:13:15 PM
Lessi una volta, in un libro di psicologia, che dovremmo essere meno ostili verso quei nostri stati di malumore temporaneo che sembrano, almeno all'inizio, non avere una causa ben precisa o comunque non un'unica causa. L'autore usava la metafora dell'albero che in autunno si spoglia delle foglie e si prepara ad assumere i colori dell'inverno. Ma questa fase è indispensabile perché possa poi tornare a fiorire in primavera, ed in quel passaggio che a noi appare di sofferenza, si sta in realtà svolgendo il ciclo della natura che ha bisogno di ritirarsi e ripiegarsi in se stessa per poi tornare a tendere rami e foglie verso il cielo.
Trasferendo questa immagine alla realtà della nostra psiche, possiamo considerare anche la vita mentale una sorta di ciclo in cui si susseguono varie stagioni, sebbene non così ben individuabili e circoscrivibili come quelle della natura osservabile. In tale prospettiva dovremmo essere più cauti ad etichettare subito come assolutamente negativi e da evitare alcuni stati temporanei di tristezza, solitudine, negatività. La scienza moderna tende ad isolare i problemi, considerandoli malfunzionamenti isolati e alla peggio tumori da estirpare. Si cerca sempre il benessere immediato, così vengono meno la capacità di sopportazione, la resilienza. A me viene da domandarmi se non sia un passaggio obbligato quello di dover combattere con i propri demoni. Oppure dobbiamo sempre pensare che i demoni non esistono ma esistono solo malfunzionamenti isolati, tumori da recidere che non hanno né una funzione né un perché.


come già mi e' capitato di dire la Natura e' secondo me la rivelatrice per eccellenza,attraverso la sua osservazione che sia pero libera dal giudizio razionale possiamo cogliere l'essenza e trovare tutte le risposte che sono intuibili e che quindi non si riducano a qualcosa di individuale e percio circoscritto.
l'errore a mio avviso e' quello di considerarci "fuori" da queste dinamiche come fossimo cosa a parte ed e' da li che viene fuori la distorsione.
anche la stessa natura in senso biologico,attraverso questa distorsione viene considerata come oggetto separato,non che logica conseguenza come qualcosa da utilizzare e da sfruttare e dovremmo sapere bene cosa ha e sta comportando in termini di disastri ambientali e la stessa cosa vale per l'uomo che ha subito identica sorte anche dal punto di vista psicologico...infatti si e' alienato
la Natura ci insegna che non esiste contrapposizione ma che tutto e' un processo che si svolge in perfetta armonia.

un altra considerazione e' che questo processo di allontanamento porta con se una "solidificazione" sia dal punto di vista umano (interno) che si irriggidisce,circoscrive,cataloga,limita,calcola,considerando la natura stessa in questi termini, e in ultimo si meccanizza a sua volta perdendo sensibilità e comprensione,e sia dal punto di vista (esterno) dalle stesse conseguenze di prima,dove lo spazio si riduce sempre di più costringendo l'uomo ad una "fissazione" caratteristica che può venir intesa meglio nella vita di citta in un processo che diventa a sua volta sempre più restringente e meccanico,tanto quanto espansivo dell'artificiale che sostituisce il naturale e inoltre sempre secondo me se fino a due tre generazioni fa vi poteva ancora essere un possibile collegamento,oggi viene a mancare del tutto perché la sapienza di coloro che ancora avevano relazione con la terra e la natura oggi non ci sono più e non sono stati più ne sostituiti e ne tramandati...io direi che la psiche attualmente e' nel pieno e rigido inverno ma come sappiamo dopo l'inverno non può che venire la primavera e non saremo certo noi ad impedirlo

cvc

Citazione di: acquario69 il 29 Aprile 2016, 03:19:02 AM


come già mi e' capitato di dire la Natura e' secondo me la rivelatrice per eccellenza,attraverso la sua osservazione che sia pero libera dal giudizio razionale possiamo cogliere l'essenza e trovare tutte le risposte che sono intuibili e che quindi non si riducano a qualcosa di individuale e percio circoscritto.
l'errore a mio avviso e' quello di considerarci "fuori" da queste dinamiche come fossimo cosa a parte ed e' da li che viene fuori la distorsione.
anche la stessa natura in senso biologico,attraverso questa distorsione viene considerata come oggetto separato,non che logica conseguenza come qualcosa da utilizzare e da sfruttare e dovremmo sapere bene cosa ha e sta comportando in termini di disastri ambientali e la stessa cosa vale per l'uomo che ha subito identica sorte anche dal punto di vista psicologico...infatti si e' alienato
la Natura ci insegna che non esiste contrapposizione ma che tutto e' un processo che si svolge in perfetta armonia.

un altra considerazione e' che questo processo di allontanamento porta con se una "solidificazione" sia dal punto di vista umano (interno) che si irriggidisce,circoscrive,cataloga,limita,calcola,considerando la natura stessa in questi termini, e in ultimo si meccanizza a sua volta perdendo sensibilità e comprensione,e sia dal punto di vista (esterno) dalle stesse conseguenze di prima,dove lo spazio si riduce sempre di più costringendo l'uomo ad una "fissazione" caratteristica che può venir intesa meglio nella vita di citta in un processo che diventa a sua volta sempre più restringente e meccanico,tanto quanto espansivo dell'artificiale che sostituisce il naturale e inoltre sempre secondo me se fino a due tre generazioni fa vi poteva ancora essere un possibile collegamento,oggi viene a mancare del tutto perché la sapienza di coloro che ancora avevano relazione con la terra e la natura oggi non ci sono più e non sono stati più ne sostituiti e ne tramandati...io direi che la psiche attualmente e' nel pieno e rigido inverno ma come sappiamo dopo l'inverno non può che venire la primavera e non saremo certo noi ad impedirlo
Siamo talmente abituati ad interferire con gli eventi da non accorgerci che certe volte la cosa migliore da fare è non fare nulla. E siamo talmente abituati ad edulcorare la vita da aver perso l'effetto catartico che ha su di noi l'inevitabile drammaticità della natura.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

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