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L'amico immaginario

Aperto da cvc, 15 Novembre 2017, 19:52:29 PM

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cvc

L'amico immaginario è un fenomeno psicologico di dissociazione dalla realtà, reso celebre anche da film come Shining. Mi chiedo però se questo fenomeno sia solo un caso patologico oppure se in qualche forma, magari meno morbosa, non possa essere anche una componente abituale della nostra vita psichica. Penso per esempio a quel "io penso" kantiano che non ci abbandona mai. Quindi l'interrogativo successivo è "siamo mai veramente soli?". Il concetto di solitudine è forse soltanto un'idea vaga e mai effettivamente esperita nella sua pienezza abissale, atterrente, pietrificante. Chi potrebbe realmente reggere il peso di una solitudine assoluta? Probabilmente la natura umana aborre la solitudine, e quando ci accorgiamo di non avere nessuno accanto... ce la suoniamo e ce la cantiamo da soli. Però anche questo è contraddittorio perché noi alla fine siamo effettivamente soli: nasciamo da soli (dentro l'utero), muoriamo e rimaniamo soli (se rimaniamo...), e anche nella vita le presenze che ci accompagnano non restano con noi per sempre.
Che strano se uno dovesse accorgersi che nella vita ha paasato meno tempo a conversare con i suoi simili che col suo amico immaginario!
Che strano sarebbe se uno avesse vissuto una vita nel timore si rimanere solo, per poi accorgersi che è impossibile esserlo!
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

acquario69

#1
Citazione di: cvc il 15 Novembre 2017, 19:52:29 PM
L'amico immaginario è un fenomeno psicologico di dissociazione dalla realtà, reso celebre anche da film come Shining. Mi chiedo però se questo fenomeno sia solo un caso patologico oppure se in qualche forma, magari meno morbosa, non possa essere anche una componente abituale della nostra vita psichica. Penso per esempio a quel "io penso" kantiano che non ci abbandona mai. Quindi l'interrogativo successivo è "siamo mai veramente soli?". Il concetto di solitudine è forse soltanto un'idea vaga e mai effettivamente esperita nella sua pienezza abissale, atterrente, pietrificante. Chi potrebbe realmente reggere il peso di una solitudine assoluta? Probabilmente la natura umana aborre la solitudine, e quando ci accorgiamo di non avere nessuno accanto... ce la suoniamo e ce la cantiamo da soli. Però anche questo è contraddittorio perché noi alla fine siamo effettivamente soli: nasciamo da soli (dentro l'utero), muoriamo e rimaniamo soli (se rimaniamo...), e anche nella vita le presenze che ci accompagnano non restano con noi per sempre.

se per amico immaginario intendi un dialogo con se stessi (forse si potrebbe anche dire con la nostra coscienza?) allora io non ci troverei nulla di patologico...chiaramente da non confondere con le allucinazioni psicotiche.
Secondo me risulterebbe patologico non avercelo questo "dialogo" perché vorrebbe dire che non ci si interroga

CitazioneChe strano se uno dovesse accorgersi che nella vita ha passato meno tempo a conversare con i suoi simili che col suo amico immaginario!
Che strano sarebbe se uno avesse vissuto una vita nel timore si rimanere solo, per poi accorgersi che è impossibile esserlo!

Be,se (come sopra) non ho prima un dialogo con me stesso non credo potrò mai davvero avercelo col prossimo (e l'alterita' nel senso più ampio e non solo umana) ma  tutt'al più non saranno più conversazioni ma mere chiacchiere e che in tal caso non farebbero altro che confermare il vuoto (quindi la vera solitudine) di queste persone.

paul11

sono d'accordo con acquario e penso che in fondo, cvc, anche tu la pensi uguale.
Approfondirei..........

Penso che qualunche animale che adotti tattiche e strategie di scelte abbia un barlume di ragionamento.
L'uomo ha in più la capacità linguistica di comunicazione e di riflessione.
Accade che quindi noi umani, abbiamo necessità di un dialogo continuo, di un confronto, per rispondere alle più svariate attività umane di pensiero, dalla morale a come relazionarci con quella tale persona che ha un suo certo carattere....Noi quindi abbiamo sia un confronto esterno, con i nostri simili, che interno con noi stessi.Penso che questo sia del tutto normale, il brutto semmai è quando ci sono determinate patologie.

Il problema nasce proprio dalla capacità di riflessione. Il sentirsi soli in mezzo alla folla, solitudine, o l'essere da soli in mezzo al deserto, il solitario, sono fisicamente diversi, ma mentalmente simili. abbiamo necessità di un dialogo anche fosse con un amico inventato, per non impazzire di solitudine emotiva e mentale o di terrore nel deserto fisico del solitario.
Che lo si faccia poi senza parlare o ad alta voce, come quando si legge, è secondario.
Ma quante persone infatti "parlano da sole".......... e non sappiamo se discutono con qualcuno al telefonino con relativi auricolari o davvero parlano a se stesse con un immaginario se stesso......Difficile ormai è distinguere

InVerno

Citazione di: cvc il 15 Novembre 2017, 19:52:29 PMChe strano sarebbe se uno avesse vissuto una vita nel timore si rimanere solo, per poi accorgersi che è impossibile esserlo!
Beh insomma, capita a tutti di parlare da soli o con amici immaginari, fin da piccoli.. Tuttavia non penso che possa consolarci della solitudine, l'amico immaginario non ha calore, non soddisfa i nostri cinque sensi, e anche quando si arrabbia con noi lo fa attraverso la nostra voce in maniere a noi "amiche". E' vero però (forse) che più siamo soli di amici reali più ne facciamo uso, penso sia uno strumento utile per esternare, per solidificare nella nostra memoria e strutturarla i nostri pensieri, per cacciare fuori anche le scorie, come una superficie fredda ove il vapore mentale condensa. E' come se avessimo un surplus di pensieri che va sfogato per evitare che la pressione dentro la testa cresca troppo, l'amico immaginario è una valvola. Poi lungi da me infilare il topic per vie traverse, ma mentre parlare con un amico immaginario (dichiarato) è considerato "psicotico" e la maggior parte nasconde di farlo alla vista degli altri, l'Amico immaginario con la D maiuscola, quello è socialmente accettato e ha un valore riconosciuto. Vero è quello che dice Paul quando parla di quelli che parlano negli auricolari, dico io, non parlano veramente con l'altro, non possono, parlano con una rappresentazione immaginata dell'altro, che dovrebbe essere più reale di un amico di pura fantasia solamente perchè disegnata su un collage di informazioni parziali e soggettive. Chi dei tre (amico puramente immaginarario, amico immaginario religioso, e amico "reale" immaginato) possa essere realmente considerato fuori dal nostro film mentale, dalla nostra coscienza?
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

cvc

Anzitutto ringrazio tutti per la partecipazione e gli utili contributi di pensiero.
Certo l'amico immaginario in senso patologico è tale in assenza di presa di coscienza dello stato di solitudine. Un conto è parlar da solo sapendo di esserlo e altra cosa è parlare con se stessi credendo di parlare con un altro. Anche se io credo che ad un certo poco sondabile livello mentale sia piuttosto facile confondersi. Quante persone si sentono bloccate nel compiere una certa azione perché nel loro inconscio è ancora vivo un monito genitoriale? Non credo si tratti necessariamente di casi patologici, a me capita spesso (spero di non essere patologico). In questo caso uno sta parlando da solo, ripete a se stesso una frase detta da un suo genitore, ma è da solo. Eppure si comporta come ci fosse li il papà o la mamma in carne ed ossa.
Come suggetisce l'ultima frase di Inverno la nostra mente assomiglia ad un film, dove non c'è un unico personaggio che agisce (l'io) bensì una serie di personaggi che danno vita ad una trama e generano un certo pathos. E poiché questi personaggi spesso non sono presenti in carne ed ossa ma sono sei simulacri mentali, ne consegue che la nostra vita psichica si svolge in gran parte al di fuori dello spazio e del tempo, anche quando siamo desti. Forse la nostra vita mentale a-sincrona e a-temporale non è altro che l'altra faccia dell'universo misurabile in una cornice spazio-temporale. Laddove noi vediamo le due cose cartesianamente separate, forse è solo questione di voltare la faccia della medaglia. Anche se è difficile pensare ad un universo dove materia e psiche siano una la naturale estensione dell'altra.
Fare, dire, pensare ogni cosa come chi sa che da un istante all'altro può uscire dalla vita.

acquario69

#5
Citazione di: cvc il 16 Novembre 2017, 18:31:56 PM
Anzitutto ringrazio tutti per la partecipazione e gli utili contributi di pensiero.
Certo l'amico immaginario in senso patologico è tale in assenza di presa di coscienza dello stato di solitudine. Un conto è parlar da solo sapendo di esserlo e altra cosa è parlare con se stessi credendo di parlare con un altro. Anche se io credo che ad un certo poco sondabile livello mentale sia piuttosto facile confondersi. Quante persone si sentono bloccate nel compiere una certa azione perché nel loro inconscio è ancora vivo un monito genitoriale? Non credo si tratti necessariamente di casi patologici, a me capita spesso (spero di non essere patologico). In questo caso uno sta parlando da solo, ripete a se stesso una frase detta da un suo genitore, ma è da solo. Eppure si comporta come ci fosse li il papà o la mamma in carne ed ossa.
Come suggetisce l'ultima frase di Inverno la nostra mente assomiglia ad un film, dove non c'è un unico personaggio che agisce (l'io) bensì una serie di personaggi che danno vita ad una trama e generano un certo pathos. E poiché questi personaggi spesso non sono presenti in carne ed ossa ma sono sei simulacri mentali, ne consegue che la nostra vita psichica si svolge in gran parte al di fuori dello spazio e del tempo, anche quando siamo desti. Forse la nostra vita mentale a-sincrona e a-temporale non è altro che l'altra faccia dell'universo misurabile in una cornice spazio-temporale. Laddove noi vediamo le due cose cartesianamente separate, forse è solo questione di voltare la faccia della medaglia. Anche se è difficile pensare ad un universo dove materia e psiche siano una la naturale estensione dell'altra.

Si,in effetti sembrerebbe come esserci una dimensione diciamo parallela, una dimensione al di la dello spazio-tempo e che in qualche maniera finiamo per rendercene comunque conto della sua presenza...be si tratta comunque di averne la con-sapevolezza ;)
Questa e' una considerazione che avrei fatto anch'io con la differenza pero che non e' l'io e la nostra vita psichica ad essere fuori dalla dimensione spazio temporale ma lo Spirito.
Perche?
Perche (e provo a spiegarlo) la nostra psiche o il nostro io rimane comunque all'interno di questa dimensione sia pure in una forma molto diversa al corpo fisico (ossia materia o "forma solida" grossolana)...diciamo allora che e' una forma più sfumata,(ossia psiche o "forma sottile")
Questo lo si può anche capire dal fatto che la psiche o forma sottile ha influenza concreta sul corpo e la materia in generale
(Ad esempio lo e' per qualsiasi cosa che mettiamo in atto,questa viene prima "pensata",e poi realizzata..nel bene come nel male, sia che ce ne rendiamo conto o meno) e rientra quindi anch'essa nell'ambito della dimensione spazio-temporale e manifesta.
Lo Spirito invece non e' in alcun modo misurabile (tu sopra descriveresti una misura possibile)
quindi non rientra nello stesso spazio-tempo che e' anch'esso misurabile.
Lo spirito non e' altresì manifesto e non e' possibile descriverlo proprio per questa ragione.
tu sopra dici Le due facce della medaglia...ma queste due facce della medaglia sono l'immanifesto e il manifesto, il manifesto e' cio che e' in divenire (spazio-tempo) l'immanifesto e' più semplicemente cio che E'...ed e' questa la naturale estensione l'una dell'altra e solo apparentemente -per noi- separate.

A mio avviso una concezione che invece vede in sintesi da una parte il corpo e dall'altra la psiche (ma in tal caso sarebbe psichismo!)
vi sarebbe il pericolo di rimanere appunto catturati dal proprio in-conscio,(ossia non avere più coscienza!) di sprofondarci dentro e rimanerci intrappolati e per l'appunto tutto diventa solo pura immaginazione o peggio ancora solipsismo patologico (cioè irrealta allo stato puro  :) )...non a caso tipicamente caratteristici di questi tempi di assoluta egolatria..e in definitiva di assoluta distruttivita'

InVerno

Citazione di: acquario69 il 17 Novembre 2017, 03:49:54 AMLo Spirito invece non e' in alcun modo misurabile (tu sopra descriveresti una misura possibile)
quindi non rientra nello stesso spazio-tempo che e' anch'esso misurabile.
Certo che per un incommensurabile riesci a fare un insolito numero di asserzioni precise e cartesiane (!)
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

acquario69

#7
Citazione di: InVerno il 17 Novembre 2017, 13:43:31 PM
Citazione di: acquario69 il 17 Novembre 2017, 03:49:54 AMLo Spirito invece non e' in alcun modo misurabile (tu sopra descriveresti una misura possibile)
quindi non rientra nello stesso spazio-tempo che e' anch'esso misurabile.
Certo che per un incommensurabile riesci a fare un insolito numero di asserzioni precise e cartesiane (!)

Non e' la prima volta che ti rivolgi a me con queste uscite cosi infantili, appioppando "gratuitamente" affermazioni ed etichette che manco centrano niente con l'argomento..oltre e sopratutto a una mal celata acredine.

ti ho risposto perché cosi ti faccio presente che la prossima uscita del genere sarai premoderato direttamente dal sottoscritto