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Indifferenza

Aperto da doxa, 07 Febbraio 2021, 20:02:58 PM

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Ipazia

C'è un tempo per l'indifferenza e il distacco e un tempo per l'empatia e la solidarietà. Saggio è chi vive a tempo il suo tempo e stolto chi confonde un tempo con un altro. La vita è breve e non va sprecata. Certe differenze sono incolmabili e Don Chisciotte aveva già fatto il suo tempo quattro secoli fa. Ma più di ogni altra cosa è la pratica esistenziale ad emettere la sua irrevocabile sentenza: anche chi si angustia per i mali del mondo dorme i suoi sonni tranquilli come chi non lo fa. Forse anche meglio perchè si sente in pace con la propria coscienza. Ma i mali non cambiano per la sua coscienza a posto e chi attua un filosofico distacco lo sa.

Vecchia storia che gli occidentali risolsero con l'atarassia e gli orientali col nirvana. Da lì bisogna partire per fare un discorso filosofico dignitoso.
pacata posse omnia mente tueri (Lucrezio)
simplex sigillum veri

bobmax

#16
Con "distacco" intendo il distacco mistico. Che consiste nella rinuncia alla volontà propria.
È annullamento di se stessi.

Come ho già avuto modo di dire.

Di modo che non può esservi alcuna presunzione nell'uomo distaccato. Perché il distacco è accettazione della propria nullità.

È comunque legittimo dare un diverso significato al termine distacco. Che tuttavia non è allora distacco mistico. E non ha perciò nulla a che vedere con quanto ho scritto.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

iano

#17
L'indifferenza è una ammissione di incapacità, magari solo presunta, nel comprendere gli altri, in quanto il farlo costa fatica, e non si pensa di potercela fare.
Non sempre però le condizioni ambientali e sociali permettono di metterla in atto, e sono queste le condizioni che producono maggiore ricchezza materiale e spirituale.
Una grande metropoli progredisce perché ha maggiore probabilità di essere multiculturale e più difficilmente vi si può porre in atto l'indifferenza.
La metropoli è il luogo del conflitto, perché contiene in se' diversi punti di vista, ai quali poter attingere alla bisogna, pur senza volerlo.
Ciò ha suggerito ad alcuni imprenditori una possibile via del successo, assumendo le persone dalle competenze più  diverse e improbabili e creando le condizioni per cui esse non siano invogliate a  confinarsi nei loro uffici, promuovendo incontri accidentali.
Ci sono più bar dentro l'azienda che scrivanie.
Steve Jobs lo ha fatto quando messo alla porta dalla Apple ha fondato  la Pixar.
Se la cosa funziona a livello di azienda dovrebbe funzionare anche a livello di singolo.
Ma non siamo tutti Steve Jobs.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

Ipazia

Non viviamo in un mondo idilliaco in cui si tratta solo di comprendere gli altri. La società umana è percorsa da conflitti di tipo economico, politico e caratteriale che usano l'indifferenza quale mezzo razionale per ridurre violenza e aggressività. E' evidente che ogni padrone, incluso Steve Jobs, vorrebbe livellare i diversi cervelli e sensibilità al livello del suo massimo profitto. Ma ci riuscirà soltanto quando, e ci siamo vicini, sostituirà integralmente agli umani le macchine e gli uomini-macchina. Situazione rispetto alla quale esercito la massima, distaccata, autodifesa. Avendo la fortuna di potermelo permettere e non avendo partorito schiavi per questo tipo di evoluzione antropologica.
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viator

Salve Ipazia. Meravigliosa la tua capacità di risultare efficacemente lapidaria. Al di là della soggettività troppo spesso sentimental-moralistica con la quale questo argomento (e quasi tutti gli altri) viene affrontato dagli altri utenti..........ecco la perfetta definizione sociopsicotecnica della indifferenza quale neutrale strumento (semplicemente simmetrico al suo opposto, il coinvolgimento) gestionale dei rapporti "politici". Bravissima e sempre grazie. Saluti.
Esiste una sola certezza : non esiste alcuna certezza.

iano

#20
Citazione di: Ipazia il 19 Febbraio 2021, 15:52:13 PM
Non viviamo in un mondo idilliaco in cui si tratta solo di comprendere gli altri. La società umana è percorsa da conflitti di tipo economico, politico e caratteriale che usano l'indifferenza quale mezzo razionale per ridurre violenza e aggressività. E' evidente che ogni padrone, incluso Steve Jobs, vorrebbe livellare i diversi cervelli e sensibilità al livello del suo massimo profitto. Ma ci riuscirà soltanto quando, e ci siamo vicini, sostituirà integralmente agli umani le macchine e gli uomini-macchina. Situazione rispetto alla quale esercito la massima, distaccata, autodifesa. Avendo la fortuna di potermelo permettere e non avendo partorito schiavi per questo tipo di evoluzione antropologica.
Nell'esempio della Pixar non c'è un livellamento di cervelli, ma l'assunzione di diversità  di cervelli che vengono incentivati ad interagire, quando invece normalmente mostrano indifferenza reciproca.
Direi che si tratta di concentrare nel tempo e nello spazio, e sopratutto in modo pacifico, interazioni conflittuali che di solito hanno ,come tu dici , manifestazioni violente e aggressive.
Se dopo ogni guerra si rifiorisce, l'idea è di rifiorire senza guerre.
Però si potrebbe anche essere tutti soddisfatti e culturalmente allineati in un governo globale finalmente pacificato.
Ma solo a pensarlo mi viene noia.
Noi siamo capaci di dire di no. I robot lo sanno fare?
Mi piace ad esempio dire di no alle tue previsioni sul futuro, dandone una mia versione.
La tecnologia è sempre stata con noi sapiens, noi uomini macchine sapiens.
La sua attualizzazione ci infonde un timore che condivido con te.
Ma secondo me lo sviluppo della tecnologia semplicemente ci aiuta a prendere coscienza di quel che siamo.
O se preferisci a non poter più negare la nostra natura, smettendola di auto adularci.
Ma non è una natura buona o cattiva.
È quel che è, e noi stiamo percorrendo da un nel po' la strada dell'autocoscienza.
Sarà un Nené o un male? Siamo noi.




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Ipazia

Ho sufficiente esperienza di realtà aziendali pubbliche e private per sapere che l'armonia ricercata non è finalizzata a qualche cenacolo filosofico ma al modo per aumentare i profitti e ridurre i costi. Se la piscina, il campo da tennis e il bar non ottenessero questo risultato si chiuderebbe tutto. Che il modello famiglia-azienda sia molto produttivo lo so, e non ne faccio una colpa al padrone, che in tal caso dimostra di saper valorizzare le "risorse umane" di cui dispone, ma sempre in funzione della valorizzazione del capitale. Il primo risultato di queste operazioni è la dissoluzione della vita privata del dipendente che viene totalmente sussunta alle necessità aziendali le quali diventano, protagoricamente, la misura di tutte le cose. Misura che scalza anche l'autonomia della retribuzione visto che siamo tutti una grande famiglia nella stessa barca.
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iano

#22
Quello della Pixar è un modello aziendale alternativo.
Si tratta di una scommessa che solo un genio pazzo poteva mettere in atto, ma è stata vinta.
Nella misura in cui una azienda deve essere creativa andrebbe quindi tenuto in conto, e mi chiedo quali aziende in Occidente, fatte  salve quelle statali, possano permettersi di non esserlo.
Immagino che in una azienda del genere la stragrande maggioranza dei dipendenti non produrrà nulla, ma là probabilità che si produca un idea nuova e giusta e vincente non è piccola.
Ammetto che ci vuole coraggio a mettere su un azienda del genere.
Ma a noi interessa in quanto esperimento sociale dove si dimostra che la diversità è una ricchezza, la cui produzione viene rallentata dalla naturale indifferenza.
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Gyta


Citazione di: paul11 il 17 Febbraio 2021, 20:42:58 PMAvrei da ridire sulle scuole di pensiero che negano qualcosa del mondo per la propria "contemplazione ombelicale", questa è una forma di egocentrismo contraddittoria a qualunque pensiero sociale.

Ciao, Paul (ogni tanto ci si rivede)..
Sono pienamente d'accordo.. vorrei averla scritto io molto molto tempo fa una frase tanto sintetica e innegabilmente vera!


Citazione di: doxa il 07 Febbraio 2021, 20:02:58 PMLo scrittore irlandese George Bernard Shaw (1856 - 1950), premio Nobel per la letteratura nel 1925, nel 1939 ricevette l'Oscar alla  migliore sceneggiatura per il film: "Pigmalione", ispirato dall'omonima commedia.Shaw in un suo aforisma scrisse: "Il peggior peccato verso i nostri simili non è l'odio ma l'indifferenza; questa è l'essenza della disumanità".Anche l'odio è un peccato grave, ma forse è più inquietante, pervasiva e malvagia l'indifferenza. Viene manifestata con il distacco emozionale, silenziosamente fa capire all'altro/a di essere persona sgradita.Essa infatti cancella l'l'altro/a dall'orizzonte della propria vita. Ferisce col silenzio, è una modalità adatta per arginare chi non si vuol più vedere, con chi non si vuole avere nulla a che fare. Tale "ricetta" va bene anche per le coppie che si separano, senza usare gesti violenti.Invece quando si ama c'è sempre una restrizione, ma per fare posto a chi si ama.



D'accordissimo.. Aggiungo, la peggiore malattia del secolo..
Quando non simulata la reputo una mancanza grave di capacità emozionale umana.. Non una difesa. E raramente motivata da reazione per difesa.


Citazione di: iano il 18 Febbraio 2021, 23:20:23 PML'indifferenza è una ammissione di incapacità, magari solo presunta, nel comprendere gli altri, in quanto il farlo costa fatica, e non si pensa di potercela fare.



magari e non magari priva di consapevolezza: incapacità di relazionarsi, mancanza di interesse aggiunta ad un fine sostanziale altrettanto non cosciente di disprezzo  :D


Citazione di: doxa il 08 Febbraio 2021, 15:33:57 PMBob, aiutami a capirmi.Ma la mia avversione per i rom, soltanto quelli che delinquono (maschi e femmine),  che non vogliono integrarsi nella nostra società e preferiscono vivere in modo parassitario, è "distacco mistico" (uso la tua frase) o indifferenza sociale ?
La mia è discriminazione, pregiudizio ?L'indifferenza sociale mi aiuta a "vederli senza guardarli", sono "ombre che camminano.  :D


Hai mai sospettato di essere tu "l'ombra che cammina".. pensaci sù.. potrebbe essere illuminante!
Visto che domandi.. una risposta te la do pure io: la "tua avversione" nei termini da te posta è xenofobia, razzismo ovvero rabbia priva di consapevolezza,
quella stessa violenza che alimenta l'ignoranza sociale. Non è distacco, non è indifferenza ma una forma esplicita di violenza.



"Prima di autodiagnosticarti la depressione o la bassa autostima,
assicurati di non essere circondato da idioti"

doxa

#24
Gyta, la regola della proprietà commutativa me l'anno insegnata nelle scuole elementari. Non pensare che metaforicamente cambiando l'ordine degli addendi o dei fattori riesci a convincere che io sono il colpevole e loro le vittime sacrificali.
La  mia avversione per i rom corrisponde alla loro avversione nei nostri confronti.
Dici che la mia "è xenofobia, razzismo ovvero rabbia priva di consapevolezza".
Io mi baso su dati statistici, su fatti di cronaca quotidiana del loro agire delinquenziale.
Tu forse vivi in un piccolo paese o all'interno di un convento, oppure appartieni ai radical chic. Io vivo in città e la mia non è "rabbia priva di consapevolezza", ma ira funesta consapevole nei loro confronti.
Tu cosa fai per redimerli ? Per abbracciarli con affetto ed anche lavarli ? Doni loro parole, solo parole e aspetti che altri agiscano ?
La mia indifferenza è violenza, invece la tua "solidarietà", soltanto con parole, nei loro confronti è amore ?


iano

#25
Ciao Doxa.
Hai perfettamente ragione.
Le belle teorie e i buoni propositi alla prova dei fatti si dimostrano carta straccia.
I fatti dicono che i rapporti conflittuali con gli altri, non cercati, succedono, man mano che i migranti aumentano., con sempre maggiore probabilità, tanto che dei loro esiti si può iniziare a fare sintesi statistica.
Ti riporto i primi esiti di questi rapporti, raccontati da miei conoscenti, che sono racconti molto simili, come se ...ci fossimo messi d'accordo.
Iniziamo col dire che noi non siamo razzisti, ma che però non si può accettare che...etc...etc...
Ammettiamo  però che c'è un marocchino nostro dirimpettaio ( situazione appunto ormai sempre più probabile) che abbiamo avuto modo di conoscere e che  è una bravissima persona. Come a dire che l'eccezione conferma la regola.
Io non so' se si tratta di una eccezione , ma si tratta dell'unico marocchino che nostro malgrado abbiamo conosciuto.
Nella mia personale esperienza , non cercata appunto come le altre, ho notato che bisogna dare tempo al tempo e lasciare che i sentimenti umani , con tutti i loro pro e contro, facciano il loro sporco lavoro.
La ricompensa è piacevole e inattesa.
Si inizia a sospettare che ci si possa sentire in pace col mondo, ma sopratutto con se' stessi.
Eienstein: ''Dio non gioca a dadi''
Bohr: '' Non sei tu Albert, a dover dire a Dio cosa deve fare''
Iano: ''Perchè mai Dio dovrebbe essere interessato ai nostri giochi?''

doxa

#26
Buongiorno Iano,

io abito a Roma ed ogni mattina dai vari campi nomadi nell'area metropolitana partono tanti di loro, maschi e femmine, per delinquere non come passatempo ma come unica cosa che sanno fare: il ladrocinio, attività verso la quale vengono addestrati fin da piccoli.

Salgono sui treni regionali senza avere il biglietto. Lo so, perché uso spesso quei treni, idem sui bus urbani. Giungono a destinazione e si dividono per competenza: chi si dedica all'accattonaggio usando anche neonati per impietosire; numerose ragazze sono dedite al furto con destrezza sulle metro e alle fermate, ecc. ecc..

A molti di loro hanno dato le case popolari e non pagano il canone.

Il Comune e la regione spendono migliaia di euro in aiuti economici (molte famiglie rom ricevono anche il reddito di cittadinanza); altri denari per far mandare i loro bambini nelle scuole elementari e medie, ma molti di essi latitano. La maggior parte delle famiglie rom non vuole integrarsi, non vogliono imparare un mestiere artigianale. Comunque ci sono delle eccezioni.

Lo so che tra loro ci sono anche persone povere ma oneste, che trascorrono le giornate nel rovistare nei cassonetti dei rifiuti per cercare oggetti e rivenderli per pochi euro, oppure si dedicano alla raccolta di materiali ferrosi, elettrici, ecc..

A volte guardo le ragazze rom e mi fanno pena, perché penso che vorrebbero vivere come le altre ragazze non rom, andare a scuola, divertirsi, flirtare, ma non possono perché vivono in un ambiente sociale opprimente ed escludente, dal quale non possono o difficilmente riescono ad evadere.



bobmax

Ciao Doxa

Concordo con te. E percepisco pure come tu ti stia inoltrando nella giusta direzione.

Perché la questione da affrontare è sempre quella: la Verità.

Che non conosciamo. Ma in cui non possiamo certo sperare, se iniziamo col mentire a noi stessi...
Di modo che dobbiamo necessariamente fare i conti con noi stessi.

Cosa è "vero" per me adesso?

Sì, questa mia attuale verità un domani potrà non esserlo più. E magari anche adesso non è fermissima... Però è ciò che ora considero "vero".

Non so se nei tanti buonisti vi sia una effettiva sincerità. Magari vi è invece ipocrisia, è solo un atteggiamento da mostrare. Oppure è davvero bontà...
In quest'ultimo caso, beati loro.

Io invece non sono buono.
E non baratterei la mia fragile "verità" per nessuna beatitudine.
Perché questo è ciò penso "vero" ora!
Nessuna ipocrisia è accettabile, quando si imbocca la via della Verità.

Non è certo affermando che tanto rubano pure altri, o che fanno le pentole, come mi è stato replicato da dei buonisti, che mi si fa cambiare idea sui rom.
Le stesse anime candide per cui i diritti vengono prima dei doveri...
Altro motivo di disaccordo.

Quindi la mia "verità" me la tengo stretta.
Fino a quando si rivelerà... falsità.

Ma assolutamente non devo mentire a me stesso.
Difficilissimo.
Perché è grande la tentazione di prendere una scorciatoia abbandonando la via della Verità.

Chiudendomi ai dubbi, evitando di guardare là dove la mia "verità" traballa. Come quando pur noto il vuoto in quegli occhi senza speranza.

Ma la Verità lo pretende.

Anche se ad ogni nuova falsità che scopro in me mi assale la sofferenza.
Tardi ti ho amata, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amata. Tu eri con me, mentre io ero lontano da te.

Gyta


@ doxa & c.

Citazione di: doxa il 08 Aprile 2020, 18:01:04 PML'epidemia suscita il desiderio dell'ordine, della disciplina, sorveglianze e controlli, intensificazione e ramificazione del potere.
(Foucault)

Questo l'hai postato tu!
Ne cogli il senso?
"Prima di autodiagnosticarti la depressione o la bassa autostima,
assicurati di non essere circondato da idioti"

doxa

No Gyta, non ne colgo il significato. Non so a cosa alludi e cosa c'entra con la risposta che ti ho dato nel precedente post.


Per cortesia puoi manifestare meglio la tua opinione ampliandola ? Grazie  :)