Il Dubbio (e la filosofia)

Aperto da Apeiron, 08 Maggio 2017, 21:42:43 PM

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Apeiron

"Secondo la Bhagavadgita, è perduto, per questo mondo e per l'altro, colui che è «preda del dubbio», quello stesso dubbio che il buddismo da parte sua cita fra i cinque ostacoli alla salvezza. Perché il dubbio non è approfondimento, bensì ristagno, vertigine del ristagno..."

E io sono il "campione del dubbio", totalmente "impossessato" da esso. Mi servono evidenze, mi servono prove, la curiosità mi spinge continuamente a farmi domande e il dubbio mi ridesta dalle (false?) convinzioni che inevitabilmente mi faccio. Se la Verità è l'obbiettivo (irragiungibile) della ricerca filosofica (e umana in generale...), il dubbio è quello che ci permette di non ancorarci a mete temporanee. Per esempio Buddha cominciò a dubitare della propria "salvezza" quando ebbe quello che io definisco il primo risveglio: l'emozione del samvega (non spiego il significato perchè a volte penso di non esserne all'altezza, in italiano si può tradurre con "trasalimento"). Ma il dubbio è insidioso e maligno perchè distoglie da ogni percorso umano. Se si dubita di riuscire a trovare lavoro è quasi certo che non si riuscirà a trovarlo, se si dubita di sé stessi non si riuscirà a "fiorire", se si dubita di un cammino spirituale ci si blocca, se si dubita della propria capaicità artistica non si fanno più opere. Il dubbio è il nemico di ogni azione, buona o cattiva che sia. Sempre lì insidioso ad ogni pensiero, parola o azione il Dubbio è pronto a travolgerti. E più uno è attivo, più uno è vitale e più uno si impegna nel cammino, più il dubbio cerca di schiacciarlo e bloccarlo.

Come tutte le cose il Dubbio può portare buoni e cattivi frutti. Il Dubbio è l'unoco strumento per smascherare la falsità o per riorganizzare la propria prospettiva (ad esempio grazie al dubbio uno può avere un rapporto più autentico con una qualsiasi religione). MA il dubbio è anche sempre lì, meschino, pronto a ingannare. Si prende gioco di noi e ci fa continuamente pensare cose che non vogliamo. Ci vuole fare fare arrendere, bloccarci la strada.    

In sostanza la filosofia è in un certo senso "dubitare, testare, mettere in discussione". Si può davvero "mettere in discussione" in continuazione? La filosofia dunque può passare dall'essere uno slancio per il miglioramento all'essere il ristagno assoluto, la catena che non si riesce più a spezzare perchè ormai la si ama troppo, quasi fosse una sorta di "Sindrome di Stoccolma"? Ebbene sì, il dubbio diventa un problema perchè in fin dei conti lo amiamo troppo, ma tale amore nasconde un artiglio. Il ristagno.

Come vivete voi l'esperienza del Dubbio?
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Phil

Citazione di: Apeiron il 08 Maggio 2017, 21:42:43 PM"Perché il dubbio non è approfondimento, bensì ristagno, vertigine del ristagno..."

Dubitare, in fondo, è aggiungere un punto interrogativo alla fine di un'affermazione, trasformandola in un'interrogazione... ciò non dovrebbe produrre stasi, anzi, dovrebbe avviare il movimento della ricerca (di prove, verifiche, risposte, etc.) violando la quieta immobilità dell'affermazione. Le domande attivano, hanno una loro istanza di dinamismo, mutamento, indagine; chi ristagna non dubita, perché ha già risolto il domandare del dubbio con l'abbandono della domanda (salvo essere un "ristagnare attivo", cogitabondo, nella pianificazione della prossima mossa o del sentiero di ricerca... quindi un ristagnare solo apparente).

Dubitare di trovare lavoro, ad esempio, dovrebbe tradursi nella ricerca dei modi più consoni per trovarne uno, così da verificare se è davvero così difficile da conquistare... se, nel dubbio, ci si limita ad una ricerca "fiacca", sfiduciata e disimpegnata, significa che si è caduti nella "profezia autoavverante" di cui parla la psicologia, e il dubbio è solo un mansueto capro espiatorio...


P.s.
Non so se il "dubbio" del testo citato è "vicikiccha", che se non erro è da intendere perlopiù come indecisione, stallo dell'azione e del discernimento, quindi non è propriamente il dubitare che mette in discussione, ma il dubitare nella sua sfumatura di esitazione, spaesamento, indugio...

acquario69

Secondo me il dubbio ha valenza positiva e negativa allo stesso tempo.

Forse il "nodo" per poter essere sciolto sta nel non identificarcisi.

domanda:
ma puo' il dubbio esistere senza il suo corrispettivo di certezza e viceversa?

paul11

Io dubito, ma so anche che è parte della mia ignoranza il dubitare.
Esiste un momento in cui cerchiamo di razionalizzare un argomento concettualizzandolo, dove noi confrontiamo le diverse possibilità.
Se il dubbio è il cercare di razionalizzare va bene, ma se rimane il dubbio allora rimane l'ignoranza.

Nella pratica ,il mondo va avanti nonostante i nostri dubbi ,conoscenze e ignoranze. Avere continuamente il dubbio metaforicamente mi fa pensare ad una persona in mezzo al guado che non sa su quale sponda approdare  e alla prima inondazione sarà comunque portato via dalla corrente dal fiume.
Bisogna sempre alla fine decidere, se si sbaglia bisogna avere la capacità di ammetterlo e di ritornare a razionalizzare: questa è l'esperienza.

Angelo Cannata

Proverei a porre la questione nei seguenti termini.

Il dubbio è indispensabile al crescere, progredire, divenire. Esso non è altro che critica, cioè un mettere in questione, per poter esplorare altre possibilità: se non si dubita, l'esplorazione di altre possibilità finisce.

Ultimamente il mio pensiero si sta focalizzando su questo: il mondo è esplorazione di possibilità, a qualsiasi prezzo. In questa visione, il dubbio non è altro che una via di esplorazione.

In questo esplorare ad oltranza delle possibilità, da parte dell'universo in cui siamo e che siamo, viene esplorata anche la possibilità del dubbio totale generalizzato, cioè il dubbio paralizzante, che t'impedisce di prendere qualsiasi decisione perché ti accorgi che anch'essa può essere criticata, sottoposta a dubbio.

In questa prospettiva, anche la morte non è altro che una forma di dubbio che l'universo impone sulla vita, cioè come se l'universo si chiedesse: "Ma chissà se la vita è davvero il meglio delle possibilità? Proviamo anche con la morte". Lo stesso vale per la sofferenza: essa è quanto di più odioso ci possa essere nell'esistenza, ma per l'universo è solo una via da esplorare tra le tante. Procedendo in questa direzione, perfino l'ingiustizia, la slealtà, il tradimento, sono possibilità che l'universo fa affacciare nella nostra mente per mettere in atto la sua ricerca senza scrupoli di ogni possibilità.

In questa condizione di sperimentazione ad oltranza universale, in cui siamo cavie dell'universo, abbiamo la sensazione, non sappiamo se illusoria o meno, di poter dare un nostro contributo, dandoci da fare attivamente per favorire certe direzioni piuttosto che altre. Tutto ciò può apparire una condanna in cui siamo imprigionati, ma è possibile limitare questo essere condanna apprezzando questo cercare, sperimentare nuove possibilità, orgogliosi di potervi apportare un nostro contributo attivo. Dunque, dalla schiavitù del dubbio non è possibile uscire, ma possiamo apprezzarne gli aspetti che riteniamo positivi e provare a dare nell'universo i nostri microscopici colpi di timone soggettivi, verso ciò che ci sembra bene.

Ovviamente, di tutto ciò che ho appena scritto sto già dubitando e mi chiedo in che modo si possa fare e pensare meglio, eventualmente anche al prezzo di buttare tutto questo post nella spazzatura e ricominciare da zero, cioè similmente al morire che l'universo sperimenta sulla nostra pelle.

Sariputra

Faccio veramente fatica a capire come si possa giungere a dubitare di tutto. Forse perchè, nella mia vita, ho sempre 'sentito' così intensamente le esperienze che la vita mi presentava da mai dubitare della loro realtà. Mai ho dubitato di esistere e di esistere come un povero essere che provava amore e dolore, che si sforzava di capire, spesso non riuscendovi o riuscendovi solo in parte. 
Quando mi è capitato di 'provare' esperienze che , in un certo senso, andavano contro il mio 'sentire' la realtà, ne provavo spesso un così intenso disgusto ( un disgusto 'interiore' non del pensiero ma dell'intero esistere...) da comprendere infine che non sarebbero state le infinite esperienze da provare che mi avrebbero migliorato come uomo, né le infinite riflessioni speculative del pensiero mi avrebbero permesso di amare di più o di provare meno infelicità. Riflettevo così: "Se questa esperienza che ho provato mi ha lasciato del tutto insoddisfatto, lo stesso avverrà se proverò anche altre esperienze simili e non utili, pertanto sarebbe perfettamente da stolto continuare a cercarle, perché non farebbero che accrescere il mio dolore e non diminuire. Devo cercare le esperienze che fanno crescere la mia gioia e diminuire il mio dolore, questa per me è una cosa saggia da fare". E così, osservando che quando provavo benevolenza verso me stesso e gli altri, aumentava la mia gioia e diminuiva il mio dolore e , viceversa, quando provavo avversione e rabbia, cresceva la sofferenza e spariva la gioia, mi son detto: "E' più saggio ( o meno stolto...) cercare di aumentare la benevolenza e l'amore e diminuire la rabbia e l'avversione, così che possa sentirmi più in pace con me stesso e con il mondo". Pertanto il dubbio si risolve nel campo della riflessione sulla realtà, ma non nel sentire la realtà ( che è diverso dal pensare la realtà...) e ciò che di buono o di malvagio porta con sé, fatte salve le inevitabili 'cadute' che possono, anche loro, esserci 'maestre'...
Sulla strada del bosco
Una ragazza in lacrime
Trattiene rondini nei capelli.

acquario69

Altra considerazione sul dubbio...ci stavo riflettendo poco fa.

Vivendo in un sistema e in un modello di "pensiero" dove e' fortissimo il condizionamento e la repressione psicologica..tutto cio induce al riflesso condizionato della paura e dell'incertezza.
Ci viene sottilmente fatto intendere (inconsciamente) che non dobbiamo rischiare, che devi startene buono al tuo posto,e sopratutto che non bisogna pensare con la propria testa e provare cosa significa sentirsi liberi (il potere non ama che tu sei libero e percio non vuole che pensi con la tua testa..altrimenti pure subito spuntano a decine le persone che prontamente ti redarguiscono,cioe coloro conformi al potere stesso)


In un ambiente del genere e' davvero difficile non nutrire dubbi, ma solo paralizzanti e negativi che finiscono pure per diventare una "seconda natura" (cioè' l'identificazione che dicevo prima)

maral

D'accordissimo Acquario, ma saper pensare con la propria testa è un'arte assai difficile da apprendere e coltivare, non si improvvisa, perché la si impara lentamente. In genere ahimè, si crede di pensare con la propria testa, mentre non si fa altro che tenere per buone roba masticata e rimasticata da altri che ce l'hanno rifilata in testa.

acquario69

Citazione di: maral il 09 Maggio 2017, 12:51:07 PM
D'accordissimo Acquario, ma saper pensare con la propria testa è un'arte assai difficile da apprendere e coltivare, non si improvvisa, perché la si impara lentamente. In genere ahimè, si crede di pensare con la propria testa, mentre non si fa altro che tenere per buone roba masticata e rimasticata da altri che ce l'hanno rifilata in testa.

Be l'esperienza dovrebbe (dovrebbe) essere utile anche a questo.
Infatti quando si e' più giovani si e' più facili al trasporto...

Pero rimane aperto..molto aperto.. quel dovrebbe... 

PS: si avanzano ulteriori suggerimenti per chiuderla  :)

green demetr

Citazione di: Apeiron il 08 Maggio 2017, 21:42:43 PM
"Secondo la Bhagavadgita, è perduto, per questo mondo e per l'altro, colui che è «preda del dubbio», quello stesso dubbio che il buddismo da parte sua cita fra i cinque ostacoli alla salvezza. Perché il dubbio non è approfondimento, bensì ristagno, vertigine del ristagno..."

E io sono il "campione del dubbio", totalmente "impossessato" da esso. Mi servono evidenze, mi servono prove, la curiosità mi spinge continuamente a farmi domande e il dubbio mi ridesta dalle (false?) convinzioni che inevitabilmente mi faccio. Se la Verità è l'obbiettivo (irragiungibile) della ricerca filosofica (e umana in generale...), il dubbio è quello che ci permette di non ancorarci a mete temporanee. Per esempio Buddha cominciò a dubitare della propria "salvezza" quando ebbe quello che io definisco il primo risveglio: l'emozione del samvega (non spiego il significato perchè a volte penso di non esserne all'altezza, in italiano si può tradurre con "trasalimento"). Ma il dubbio è insidioso e maligno perchè distoglie da ogni percorso umano. Se si dubita di riuscire a trovare lavoro è quasi certo che non si riuscirà a trovarlo, se si dubita di sé stessi non si riuscirà a "fiorire", se si dubita di un cammino spirituale ci si blocca, se si dubita della propria capaicità artistica non si fanno più opere. Il dubbio è il nemico di ogni azione, buona o cattiva che sia. Sempre lì insidioso ad ogni pensiero, parola o azione il Dubbio è pronto a travolgerti. E più uno è attivo, più uno è vitale e più uno si impegna nel cammino, più il dubbio cerca di schiacciarlo e bloccarlo.

Come tutte le cose il Dubbio può portare buoni e cattivi frutti. Il Dubbio è l'unoco strumento per smascherare la falsità o per riorganizzare la propria prospettiva (ad esempio grazie al dubbio uno può avere un rapporto più autentico con una qualsiasi religione). MA il dubbio è anche sempre lì, meschino, pronto a ingannare. Si prende gioco di noi e ci fa continuamente pensare cose che non vogliamo. Ci vuole fare fare arrendere, bloccarci la strada.  

In sostanza la filosofia è in un certo senso "dubitare, testare, mettere in discussione". Si può davvero "mettere in discussione" in continuazione? La filosofia dunque può passare dall'essere uno slancio per il miglioramento all'essere il ristagno assoluto, la catena che non si riesce più a spezzare perchè ormai la si ama troppo, quasi fosse una sorta di "Sindrome di Stoccolma"? Ebbene sì, il dubbio diventa un problema perchè in fin dei conti lo amiamo troppo, ma tale amore nasconde un artiglio. Il ristagno.

Come vivete voi l'esperienza del Dubbio?

E' da tempo per me, che il dubbio non torna più come emozione, trasalimento.

Il dubbio però è iniziato in terza liceo, ed è stato proprio un trasalimento.

La miccia di un decennio di riflessioni incompiute e mareggiate sentimentali.

E' stato un amico prezioso, un faro. Non l'ho mai sentito come qualcosa di negativo.

Dovrei rispondere del perchè ad un certo punto della mia vita (vicino ai 30 anni) si è spento.

Ovviamente non saprei dare mai una risposta esauriente, troppe componenti in gioco.

Credo che la grande lezione che arjuna ottiene da krsna sia la seguente.

Tu o principe, seppure hai mille perplessità e dubbi, devi continuare sulla tua strada.

Ossia il dubbio viene introiettato nel flusso vitale della persona, e offerto al grande gioco della vita (di Maya).

La visione indiana è estremamente giocosa e primordiale (quando la morte e la festa si univano armoniosamente, e in parte lo è ancora).

Devo dire che pur avendo perso la dimensione giocosa che quei testi descrivono (il ramayana, ma non solo) probabilmente inconsciamente ho assimilato quella idea.

Che il dharma, è questo scegliere di vivere (di lottare nel caso romanzesco), al di là dei propri dubbi che comunque fanno parte di quello che siamo.

Se invece il dubbio deve trasformarsi nel genio maligno cartesiano saremmo in una situazione che ricorderebbe il cane che si mangia la coda.
Vai avanti tu che mi vien da ridere

green demetr

Citazione di: Angelo Cannata il 09 Maggio 2017, 11:23:38 AM
Proverei a porre la questione nei seguenti termini.

Il dubbio è indispensabile al crescere, progredire, divenire. Esso non è altro che critica, cioè un mettere in questione, per poter esplorare altre possibilità: se non si dubita, l'esplorazione di altre possibilità finisce.

Ultimamente il mio pensiero si sta focalizzando su questo: il mondo è esplorazione di possibilità, a qualsiasi prezzo. In questa visione, il dubbio non è altro che una via di esplorazione.

In questo esplorare ad oltranza delle possibilità, da parte dell'universo in cui siamo e che siamo, viene esplorata anche la possibilità del dubbio totale generalizzato, cioè il dubbio paralizzante, che t'impedisce di prendere qualsiasi decisione perché ti accorgi che anch'essa può essere criticata, sottoposta a dubbio.

In questa prospettiva, anche la morte non è altro che una forma di dubbio che l'universo impone sulla vita, cioè come se l'universo si chiedesse: "Ma chissà se la vita è davvero il meglio delle possibilità? Proviamo anche con la morte". Lo stesso vale per la sofferenza: essa è quanto di più odioso ci possa essere nell'esistenza, ma per l'universo è solo una via da esplorare tra le tante. Procedendo in questa direzione, perfino l'ingiustizia, la slealtà, il tradimento, sono possibilità che l'universo fa affacciare nella nostra mente per mettere in atto la sua ricerca senza scrupoli di ogni possibilità.

In questa condizione di sperimentazione ad oltranza universale, in cui siamo cavie dell'universo, abbiamo la sensazione, non sappiamo se illusoria o meno, di poter dare un nostro contributo, dandoci da fare attivamente per favorire certe direzioni piuttosto che altre. Tutto ciò può apparire una condanna in cui siamo imprigionati, ma è possibile limitare questo essere condanna apprezzando questo cercare, sperimentare nuove possibilità, orgogliosi di potervi apportare un nostro contributo attivo. Dunque, dalla schiavitù del dubbio non è possibile uscire, ma possiamo apprezzarne gli aspetti che riteniamo positivi e provare a dare nell'universo i nostri microscopici colpi di timone soggettivi, verso ciò che ci sembra bene.

Ovviamente, di tutto ciò che ho appena scritto sto già dubitando e mi chiedo in che modo si possa fare e pensare meglio, eventualmente anche al prezzo di buttare tutto questo post nella spazzatura e ricominciare da zero, cioè similmente al morire che l'universo sperimenta sulla nostra pelle.

Dipende se è da buttare nella spazzatura.
Il punto sarebbe ma tu come lo senti il dubbio.
Come qualcosa che apre possibilità o come Blocco.
Perchè hai descrittp entrambe le possibilità.

Che in te convivano 2 così diversi modi di sentire?
Vai avanti tu che mi vien da ridere

myfriend

Si può mettere in dubbio quacosa che non sia provato scientificamente e/o empiricamente. Questo è lecito.
Mettere in dubbio anche ciò che è provato, è semplicemente ozioso.
Possaimo mettere in dubbio che la Terra ruota attorno al Sole? Chi sostiene che "non conosciamo nulla" e che "niente può essere dato per certo e conosciuto" e che LA Verità non esiste arriverà a mettere in dubbio anche che la Terra ruota attorno al Sole. Ma è ozioso.  :D
E ristagna nel suo "nulla ozioso".

Ma se gli piace così.....  ;)
Nel mezzo del cammin di nostra vita, mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.

Lou

#12
Citazione di: Apeiron il 08 Maggio 2017, 21:42:43 PM
"Secondo la Bhagavadgita, è perduto, per questo mondo e per l'altro, colui che è «preda del dubbio», quello stesso dubbio che il buddismo da parte sua cita fra i cinque ostacoli alla salvezza. Perché il dubbio non è approfondimento, bensì ristagno, vertigine del ristagno..."

E io sono il "campione del dubbio", totalmente "impossessato" da esso. Mi servono evidenze, mi servono prove, la curiosità mi spinge continuamente a farmi domande e il dubbio mi ridesta dalle (false?) convinzioni che inevitabilmente mi faccio. Se la Verità è l'obbiettivo (irragiungibile) della ricerca filosofica (e umana in generale...), il dubbio è quello che ci permette di non ancorarci a mete temporanee. Per esempio Buddha cominciò a dubitare della propria "salvezza" quando ebbe quello che io definisco il primo risveglio: l'emozione del samvega (non spiego il significato perchè a volte penso di non esserne all'altezza, in italiano si può tradurre con "trasalimento"). Ma il dubbio è insidioso e maligno perchè distoglie da ogni percorso umano. Se si dubita di riuscire a trovare lavoro è quasi certo che non si riuscirà a trovarlo, se si dubita di sé stessi non si riuscirà a "fiorire", se si dubita di un cammino spirituale ci si blocca, se si dubita della propria capaicità artistica non si fanno più opere. Il dubbio è il nemico di ogni azione, buona o cattiva che sia. Sempre lì insidioso ad ogni pensiero, parola o azione il Dubbio è pronto a travolgerti. E più uno è attivo, più uno è vitale e più uno si impegna nel cammino, più il dubbio cerca di schiacciarlo e bloccarlo.

Come tutte le cose il Dubbio può portare buoni e cattivi frutti. Il Dubbio è l'unoco strumento per smascherare la falsità o per riorganizzare la propria prospettiva (ad esempio grazie al dubbio uno può avere un rapporto più autentico con una qualsiasi religione). MA il dubbio è anche sempre lì, meschino, pronto a ingannare. Si prende gioco di noi e ci fa continuamente pensare cose che non vogliamo. Ci vuole fare fare arrendere, bloccarci la strada.   

In sostanza la filosofia è in un certo senso "dubitare, testare, mettere in discussione". Si può davvero "mettere in discussione" in continuazione? La filosofia dunque può passare dall'essere uno slancio per il miglioramento all'essere il ristagno assoluto, la catena che non si riesce più a spezzare perchè ormai la si ama troppo, quasi fosse una sorta di "Sindrome di Stoccolma"? Ebbene sì, il dubbio diventa un problema perchè in fin dei conti lo amiamo troppo, ma tale amore nasconde un artiglio. Il ristagno.

Come vivete voi l'esperienza del Dubbio?
Dipende che dubbio, a mio parere, cerco di spiegarmi.
Penso che il dubbio filosofico, di cui la cifra emblematica per me è lo scetticismo in ogni sua forma è un dubbio per principio irrisolvibile. Ma è anche un dubbio di carta, puramente teoretico che appartiene alla vita e all'attività del pensiero e si gioca nella stanza isolata delle riflessioni filosofiche e che, agli occhi della vita quotidiana pregna di credenze e certezze entro cui si muove, potrebbe risultare ridicolo, folle e ozioso e del tutto ininfluente rispetto alle azioni pratiche che comumente agiamo e che si muovono entro un sapere che per vivere non mettiamo in discussione e che nella sua ovvietà non ne rendiamo certo conto. Se ti incontro per strada non è che ti dico, "so che esisti", ma semplicemente ti dico "Ciao" prendendo e assumendo per scontato e certo il sapere della tua esistenza. Come scettica invece le cose "magari" andrebbero diversamente, sempre che ci siano cose che vanno, cose e andare e che di ciò si possa saperne la verità.
Diversi sono i dubbi ordinari e quotidiani e le incertezze non scettico/filosofici con cui abbiamo a che fare, questi sono risolvibili e li risolviamo continuamente e praticamente, li decidiamo e se non riusciamo a risolverli e deciderli, effettivamente, rimaniamo immobili e ristagnanti e in preda ad una angoscia che immobilizza l'azione. A livello pratico la certezza (che come scettica non mi nego la possibilità che possa esser del tutto infondata) ha la meglio su ogni skepsi, al di là di ogni ragionevole dubbio.
"La verità è brutta. Noi abbiamo l'arte per non perire a causa della verità." F. Nietzsche

Apeiron

A giudicare dal numero di risposte ho aperto un argomento molto interessante... forse (scherzo  ;D ).
Il Dubbio di cui parlo ha molte sfaccettature e comprende molti aspetti della Vita, non solo quello filosofico. Ad esempio il "dubbio patologico" del disturbo ossessivo-compulsivo può farci controllare trenta volte di aver chiuso la porta di casa prima di andare a letto (o ossessioni e compulsioni più strane o più nascoste). Si può iniziare a dubitare ad esempio della fedeltà di una persona cara o di quanto sia geniuna un'amicizia e ciò a volte sfocia nella Paranoia. Si può dubitare dell'efficacia di un trattamento terapeutico e a volte ciò conduce alla guarigione. Come ho già detto nel messaggio iniziale ha buoni e cattivi frutti, anche se ho rimarcato quello cattivo. L'ho fatto per due motivi. Primo: il dubbio "positivo" non è un problema e va bene ed è giusto che ci sia perchè come per esempio dice @Angelo (ma non solo): "Il dubbio è indispensabile al crescere, progredire, divenire". Sono d'accordo. Tuttavia possiamo certo fare un'elogio del Dubbio e in un Forum di riflessioni è inutile. Quindi ritengo che sia giusto parlare del dubbio quando è un problema. Secondo: Il punto di Cioran è interessante, secondo me. Non puoi essere ad esempio buddista (qui mi ricollego a @Phil) e dubitare che il Buddha abbia raggiunto l'Estinzione o che il Nobile Ottuplice Sentiero sia una Via per la Liberazione - se parti con poca fiducia non vai lontano. Il ristagno è proprio dovuto al fatto che non decidi più nulla, proprio perchè dubiti di tutto. Il Dubbio perciò diventa una droga e diventa un ostacolo alla Liberazione.

@Sariputra: ebbene personalmente io dubito di tutto perchè sono "in cuor mio" un razionalista. Il razionalista cerca, a volte disperatamente, il fondamento per credere. Tuttavia a volte come ben dici tu il fondamento è puramente soggettivo e proprio qui il razionalista è costretto a "perdere le staffe". Il razionalista cerca l'oggettività e nella sua ricerca finisce per riconoscere che quasi tutto non è oggettivo. Quindi il razionalista paradossalmente riconosce che quasi tutto è prospettiva e tuttavia non è interessato alla soggettività. Vuole l'oggettività.

@Angelo Cannata. La questione che poni tu è interessante e in realtà è simile alla dottrina di alcune scuole Vedanta secondo cui i fenomeni del Mondo sono "Lila". Ossia che il nostro Mondo in perpetuo divenire non sia altro che il "gioco" dell'Essere Supremo. Credo che sia un'idea interessante e che tra l'altro si collega forse anche al Taoismo visto che nel Tao Te Ching troviamo: "il Tao si conforma alla spontaneità", quasi che la spontaneità è equivalente o anteriore al Tao. Ti consiglio di dare un'occhiata a quelle tradizioni, se non lo hai già fatto. Che il Dubbio bisogna prenderlo come un gioco?


@Phil: sulla natura del dubbio nuovamente bisogna fare delle distinzioni. Quello che in comune hanno è che ci si interroga su quello che si pensa di sapere, sulle proprie azioni ecc. Se cerco lavoro ma dubito di essere in grado di lavorare non riuscirò mai a lavorare anche se in un certo senso il dubbio è (qualche volta) legittimo (non ho esperienza del lavoro prima di farlo...).

@myfriend. Bene o male concordo con te. Il problema è che nella Vita ci sono davvero poche certezze empiriche, anzi quasi tutto avviene nell'ambito della soggettività. Qui è richiesta l'azione ma non hai né prove né dati empirici. Ti devi "buttare" (o "abbandonarti alla corrente"?). E per un razionalista/dubitatore è proprio qui il Problema :) qui la sto mettendo sul personale, ma ancora lo faccio per parlare del "razionalismo" da un punto di vista esistenziale.

@green demetr. Bella la storia che hai citato ed è simile alla riflessione di Angelo. Comunque se vuoi il Blocco e l'Apertura sono lo "yin e lo yang" del Dubbio. Chi davvero dubita conosce entrambe le cose... purtroppo.


@acquario69 e @maral. Il condizionamento psicologico di oggi è subdolo: paradossalmente so i pensa troppo ma in modo raffazzonato, confuso e superficiale oppure si prende tutto acriticamente. Purtroppo i social media e Internet da questo punto di vista sono un ottimo modo di "controllo delle masse" (fortunatamente - spero - non è ancora arrivato nessun governo che sfrutta questa situazione). @acquario: secondo me si dubita proprio perchè si assume che c'è la certezza, anzi un argomento a favore dell'esistenza di una "verità oggettiva" è paradossalmente proprio la tendenza a dubitare, nel senso che il dubbio vuole/desidera/spera di raggiungere la verità.

@paul11/@Lou. Aprite una discussione interessante. Il Dubbio dunque è un esercizio filosofico o devo renderlo una pratica di vita? Come dice @Lou se vedo una persona non mi metto a cercare di "provare la sua esistenza" (a meno che non abbia una forma di psicosi o di "derealizzazione") ma la filosofia richiederebbe anche questo. La certezza come scrisse Wittgenstein in Della Certezza (o forse come lo interpreto io) è il fondamento dell'attività! Ergo la "praxis" necessita di certezze e non di dubbi. La "theoria" al contrario necessita del dubbio. Come trovare l'equilibrio?

Spero di aver risposto a tutti in modo esauriente, anche se in realtà ne dubito :D

P.S. @Angelo Cannata. Ogni riga che scrivo potrebbe essere spazzatura proprio perchè dubito di me stesso, o meglio delle mie capacità. Per questo motivo tutto ciò che ho scritto (qui e altrove) può essere spazzatura. Ma d'altronde se non si accetta la possibilità di scrivere spazzatura non si scrive niente. Forse :D
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

paul11

#14
@paul11/@Lou. Aprite una discussione interessante. Il Dubbio dunque è un esercizio filosofico o devo renderlo una pratica di vita? Come dice @Lou se vedo una persona non mi metto a cercare di "provare la sua esistenza" (a meno che non abbia una forma di psicosi o di "derealizzazione") ma la filosofia richiederebbe anche questo. La certezza come scrisse Wittgenstein in Della Certezza (o forse come lo interpreto io) è il fondamento dell'attività! Ergo la "praxis" necessita di certezze e non di dubbi. La "theoria" al contrario necessita del dubbio. Come trovare l'equilibrio?

Il dubbio è un esercizio ,è un metodo fondato sul confronto, quindi implica un dialogo con se stessi e con i nostri simili, per dirimere  per quanto possa essere possibile, una questione, un problema. Nel senso comune diciamo " sei sicuro?". Ma in realtà di cosa siamo sicuri, di quali e quante verità.
e adatto che verità e sicurezza / certezza sono difficili (ma quì si aprirebbe un altro argomento), non rimane che la logica per razionalizzare un concetto e renderlo veritativo ,ma dove a mio parere  non esiste e non credo alle dualità artificiose del metodo culturale di metafisco/empirico, di oggettivo/soggettivo, sono ambiti permeati ,non sono scatole chiuse, sono state e sono oggi ma in modo meno rigoroso, perchè il soggetto che si pone dubbi o verità è sempre  l'uomo come agente conoscitivo. Quindi i dubbi sorgono pur sapendo che abbiamo già costruito delle nostre considerazioni che riteniamo le più veritative anche se non sono assolute veirtà, Vale a dire, noi continuiamo a porci dei dubbi di confronti nei vari argomenti, pur sapendo che tutto è legato, relazionato nella conoscenza, per cui attingiamo sempre dalle nostre esperienze, dal vissuto le considerazioni che noi confrontiamo con nuovi eventi, con nuove forme, ecc.
E' chiaro, come ho scritto, che nella pratica noi dobbiamo "muoverci", compiere infinite azioni sociali, di sopravvivenza, di convivialità, ecc,
Sbagliamo strada? Torniamo sui nostri passi e facendo tesoro degli errori ,continuiamo il viatico, quanto meno con la certezza dell'errore, quindi non passiamo più per quella strada, escludiamo una possibilità e valorizziamo quindi altre.
La nostra conoscenza ed esperienza è fatta di errori che sono le cose più evidenti, Siamo caduti prima di imparare a camminare bilanciando i nostri passi.

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