Il camminare antimetafisico di un ex prete

Aperto da Angelo Cannata, 24 Gennaio 2017, 15:23:07 PM

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Angelo Cannata

Citazione di: Duc in altum! il 29 Gennaio 2017, 23:05:24 PM
**  scritto da Angelo Cannata:
CitazioneDunque, rispetto alla metafisica, preferisco tener conto della soggettività non per raggiungere una verità più completa, ma perché ciò mi dà la sensazione di realizzare in maniera più completa e arricchente il mio essere umano.
Benissimo, continui con concetti e teorie personali che preferisci (la fede), che ti danno la sensazione (la speranza), di completare e arricchire il tuo essere umano; niente di nuovo quindi, se non una fiducia recondita (e un'etica susseguente) che davvero sia così.
No, non penso che sia davvero così e non ho affatto fiducia in questa mia sensazione. Il motivo per cui scelgo di seguirla è solo perché non vedo di meglio. Infatti sto sempre in cerca del meglio, su tutto, e quindi non mi fido di niente, di nessuno, a cominciare da me stesso, le mie sensazioni, le mie idee. Non mi fido per niente delle mie idee, per questo sono sempre in ricerca di modi di pensare diversi.

Duc in altum!

**  scritto da Angelo Cannata:
CitazioneIl motivo per cui scelgo di seguirla è solo perché non vedo di meglio.
Né più né meno di chi sceglie Fidel o Trump o Manitù o la new age o il determinismo, perché non vede di meglio. Sia ben chiaro io non ho nulla da obiettare alla tua scelta grazie al libero arbitrio, cerco solo di riflettere sul fatto che credi, eccome se credi, e l'argomentazione sei tu stesso che (questo è inevitabile per tutti) me la proponi:
CitazioneInfatti sto sempre in cerca del meglio, su tutto, e quindi non mi fido di niente, di nessuno, a cominciare da me stesso, le mie sensazioni, le mie idee. Non mi fido per niente delle mie idee, per questo sono sempre in ricerca di modi di pensare diversi.

Non ti fidi, ma scegli (e chi non lo fa).
Sei in ricerca ( e chi non lo è) però decidi.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

InVerno

Citazione di: Apeiron il 29 Gennaio 2017, 18:53:47 PM
@Inverno se fosse possibile fare quell'operazione avremo compreso il mistero della vita  ;D  a parte gli scherzi da quanto ci ho capito io Wittgenstein aveva notato delle "rassomiglianze di famiglia" tra i vari riti. E la più forte di tutte è che la parte più "profonda" di questi riti non era testabile. Esulava dall'analisi empirico-razionale. Posso provare scientificamente che se confesso i miei peccati Dio me li ha perdonati? No, altrimenti non sarebbe un rito e "avere fede" non avrebbe senso. Se io ho fede nel rito in questione il rito stesso lo percepirò in modo diverso da uno che è esterno al mio sistema religioso-rituale. Ma questa è "magia"? Forse sì, perchè in comune con la magia è che non è comprensibile. Ma non può essere magia in senso di "occultismo" (usavo in questo modo la parola "magia" nei miei post). Se credo nel karma o nella Provvidenza certi fatti li interpreterò in modo diverso da uno che non crede in nessuna delle due cose. Tuttavia si può parlare di "errori"? Certamente non dal punto di vista scientifico! E Wittgenstein non voleva affatto "creare" un modello, una teoria. A che sarebbe servita? Puoi davvero capire un rito senza viverlo? Wittgenstein si fermò a dire: ci sono dei riti e ci sono chiare somiglianze tra i riti. Ma non posso dire di più anche se ho la tentazione di connettere i punti.

Tutto ciò cosa c'entra con la metafisica? Beh se quello che penso io è vero ognuno di noi capisce la realtà in modo che dipende dal contesto in cui è e dalle sue caratteristiche individuali. Quello che capisce un giapponese della parola Dio ("Kami") e quello che capisce un indù possono essere due cose diverse. Questo perchè a causa delle nostre caratteristiche non possiamo che avere una comprensione della realtà incompleta e distorta e quindi "siamo costretti" per capire la realtà a trattarla come una "collezione di oggetti" - enti.
In modo simile posso impegnarmi finché voglio a capire la realtà senza ricorrere a pensarla come formata da "parti", "cose", "pianeti" tuttavia non ci riuscirò, secondo me, mai. Perchè? perchè è come "volare con le ali", cosa per noi impossibile. Sottolineo però "in modo simile" perchè a mio giudizio per come siamo, e come ragioniamo (non solo noi occidentali) se vogliamo "costruire" una teoria sul mondo non possiamo rinunciare a ragionare in termini di enti. Per lo meno una teoria che rinuncia a ciò non riesco nemmeno ad immaginarmela! Sarebbe ancora considerabile "teoria"?

Qualche anno fa lessi un esperimento mentale. Supponiamo che un'intelligenza viva in un luogo senza distinzioni come ad esempio un oceano estessissimo di modo che non ci sia niente da "contare e distinguere". Esisterebbe il concetto di "numero"? Se no riuscirebbe a fare una "matematica"? E tale disciplina sarebbe conforontabile con la nostra? Ma: una tale intelligenza può veramente esistere in un mondo indifferenziato, dove non c'è l'Altro (ossia un'identità separata, ossia un ente)? Ci può essere una mente senza che questa abbia come idee (innate?) "questo" e "quello", "me" e "l'altro"? Esiste una mente senza differenziazioni? Esiste una mente che è senza concetti come "verità", "etica", "esistenza", "io", "questo", "quello"? Perchè stiamo parlando di questo in questo thread. Eliminare la metafisica in toto secondo me è impossibile perchè servirebbe un'intelligenza diversa. Ma tale intelligenza sarebbe "intelligenza"? Potremo indagare tali intelligenze e teorie senza finire a dire insensatezze?
Anche io ho pensato ad un esperimento simile, non in mare ma di un uomo nato e vissuto in una stanza bianca senza riferimenti. "Purtroppo" nonostante questo tipo di esperimenti disumani fossero comuni durante la WWII non ne ho trovato traccia di realmente realizzati, se non in via ipotetica. Simpatico l'anneddoto invece di un guru indiano che disse "quando arrivano degli occidentali, specialmente molto religiosi, la prima cosa che bisogna fare con loro è "destrutturarli" "sgonfiarli", sono cosi pieni di teoria che si possono impiegare anni, ma è possibile". E' possibile? Non lo so, ma è anche vero che per quanto si può essere puristi, non sempre il "risultato esatto" è preferibile ad un "risultato dallo stesso risultato". Intendo dire, che dubito sia realmente possibile farlo, la propria sopravvivenza sarebbe in grave rischio l'attimo dopo l'esserci riusciti. Tuttavia, è probabile, che si possa immaginare un piano inesistente, immaginario, che corrisponde a quell'oceano di cui parli. Una finzione, e qui bisogna essere disposti ad accettarla, ma che ha lo stesso risultato quando uno vi si adagia, e possa essere spenta e accesa a piacimento. Altra, peraltro, abilità che alcuni guru "vantano", la capacità di accendere e spegnere il cervello quanto di aprire e chiudere la mano. Anche qui bisorrebbe essere prudenti tuttavia, come ben sappiamo, esso non si spegne nemmeno nel sonno. E' tuttavia curioso che quasi tutti lo anelino, in determinate forme. Chissa forse ha a che fare con qualche ricordo uterino? Ne ho sentito parlare.

Detto questo, vedi, la mia legatura ha funzionato, ho invocato il tessuto invisibile del mondo e ho legato te al mio bisogno, quello di una risposta interessante, attraverso le maglie invisibili che ci tengono insieme la legatura ti ha raggiunto, e tu me l'hai data. Cosa dovrei credere? Di essere un mago? (il magoi greco sarebbe un ciarlatano in realtà) Sembra stupido ma ci sono tracce di desideri molto più puerili e improbabili che venivano invocati nello stesso modo, se un giorno venisse trovata una tavoletta con scritta la mia legatura non farebbe certo notizia, ne lo farebbe oggi se potessi ascoltare le preghiere di qualcuno. E' interessante notare tuttavia che la segretezza di questi desideri li renda magia, in questo caso parlavi bene dicendo che "nasconde le cose". Le tavolette per esempio venivano seppellite non potevano essere lette, le preghiere sono fatte nel privato riserbo, nella capanna dello sciamano si entrava da soli... Insomma , sembra troppo facile "chiedere pubblicamente" se vogliamo provare davvero a noi stessi che c'è un intreccio tra noi e  il "totalmete Altro", dobbiamo autocostringerci a scrivere un biglietto in una bottiglia e lanciarlo nell'oceano e aspettare che arrivi sulla spiaggia dell'altro. Allora e solo allora potremo dire di aver fatto un "miracolo".
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Angelo Cannata

Può essere il caso di chiarire quello che secondo me è un malinteso.

Relazionarsi con degli oggetti non significa automaticamente concepirli in modo metafisico, altrimenti sarebbe facile dire che tutti gli esseri umani, e perfino gli animali, sono sempre stati metafisici.
Se un cane insegue un gatto, non possiamo concludere che, pur se inconsapevolmente, il cane abbia la convinzione metafisica che il gatto esiste. Se un bambino sorride alla sua mamma, non possiamo dire che il bambino abbia la convinzione metafisica che la sua mamma esiste e altrimenti non le sorriderebbe. Se io sogno di guidare un'auto, non possiamo concludere che nel sogno avevo la convinzione metafisica dell'esistenza di quell'auto.

Perché no?

Perché la convinzione metafisica dell'esistenza di un essere suppone una presa di posizione ben precisa sull'indiscutibilità di tale convinzione: l'essere è. Punto. Dogma. Una presa di posizione pronta a sacrificare tutto pur di non rinunciare a se stessa, poiché la metafisica è totalizzante. Se un metafisico non uccide un antimetafisico, è solo perché le sue convinzioni sono mescolate anche ad altre sul rispetto del prossimo, sulla non violenza, convinzioni che in realtà, in senso stretto, sono incompatibili con la metafisica, perché la metafisica, per sua natura è assolutista, non ammette il dubbio, non ammette nessuna messa in discussione.

Non c'è nulla di tutto questo nel cane che insegue un gatto, nel bambino che sorride alla mamma, in me che ho sognato di guidare.

Però mi rendo conto che un metafisico non riesce a capire questo, perché non riesce a pensare in termini non metafisici, allo stesso modo in cui, a parere di un pesce, io non sono altro che un tipo strano di pesce e per un cane non sono altro che un cane che sta in piedi e con dei comportamenti un po' strani; voglio dire, vedo che tanti, ma in particolare i metafisici, non riescono proprio a far uso di categorie mentali diverse da quelle metafisiche, non ce la fanno proprio, non per limiti mentali, ma per inquadramento concettuale, una specie di indottrinamento.

Duc in altum!

#49
**  scritto da Angelo Cannata:
CitazioneRelazionarsi con degli oggetti non significa automaticamente concepirli in modo metafisico, altrimenti sarebbe facile dire che tutti gli esseri umani, e perfino gli animali, sono sempre stati metafisici.
Ma gli esseri umani, purtroppo o grazie a Dio, devono relazionarsi, inevitabilmente, anche con informazioni "oggettive" non materiali: i sentimenti, gli intuiti, le percezioni, la cognizione dell'Io, l'amare e l'Amore. Quindi sostenere che si può esistere senza concepirli, senza che essi abbiano un enorme inerenza nella nostra scelta di essere o nel nostro decidere etico, è utopia, che però può essere accettata, con una presa di posizione con e per fede, come modello di esistenza, nella speranza che invece non sia un'utopia, ma la semplice e accomodante realtà per tutti.

Mi dispiace, ma non possiedi argomenti validi, se non il "secondo me" è così - mentre continuo la ricerca che forse potrà anche dirmi che sono in equivoco - che la tua scelta comporti differenze, se non quella del soggetto/oggetto a cui dedichi, momentaneamente (e in maniera più che pertinente), la tua fiducia, da chi ha scelto, di credere nella metafisica, nel relativismo o nel determinismo.
Ribadisco, la tua scelta è una scommessa personale che forse sei nel giusto, così come chi scommette sul Cristo, sulla fisica quantistica o su quel che vede di meglio attraverso la personale esperienza dell'essere e dell'esistere. Tutto qui.

Citazionevoglio dire, vedo che tanti, ma in particolare i metafisici, non riescono proprio a far uso di categorie mentali diverse da quelle metafisiche, non ce la fanno proprio, non per limiti mentali, ma per inquadramento concettuale, una specie di indottrinamento.

Invece io penso che sei tu che t'illudi, in una fede estrema, di essere riuscito a uscire dall'obbligo di credere per forza in qualcosa, di esserti liberato dell'inquadramento concettuale che o si crede a Dio o a mammona, ma non è così, meno per i nuovi dogma creati dalla tua mente.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Apeiron

Citazione di: InVerno il 30 Gennaio 2017, 00:57:22 AM
Citazione di: Apeiron il 29 Gennaio 2017, 18:53:47 PM@Inverno se fosse possibile fare quell'operazione avremo compreso il mistero della vita ;D a parte gli scherzi da quanto ci ho capito io Wittgenstein aveva notato delle "rassomiglianze di famiglia" tra i vari riti. E la più forte di tutte è che la parte più "profonda" di questi riti non era testabile. Esulava dall'analisi empirico-razionale. Posso provare scientificamente che se confesso i miei peccati Dio me li ha perdonati? No, altrimenti non sarebbe un rito e "avere fede" non avrebbe senso. Se io ho fede nel rito in questione il rito stesso lo percepirò in modo diverso da uno che è esterno al mio sistema religioso-rituale. Ma questa è "magia"? Forse sì, perchè in comune con la magia è che non è comprensibile. Ma non può essere magia in senso di "occultismo" (usavo in questo modo la parola "magia" nei miei post). Se credo nel karma o nella Provvidenza certi fatti li interpreterò in modo diverso da uno che non crede in nessuna delle due cose. Tuttavia si può parlare di "errori"? Certamente non dal punto di vista scientifico! E Wittgenstein non voleva affatto "creare" un modello, una teoria. A che sarebbe servita? Puoi davvero capire un rito senza viverlo? Wittgenstein si fermò a dire: ci sono dei riti e ci sono chiare somiglianze tra i riti. Ma non posso dire di più anche se ho la tentazione di connettere i punti. Tutto ciò cosa c'entra con la metafisica? Beh se quello che penso io è vero ognuno di noi capisce la realtà in modo che dipende dal contesto in cui è e dalle sue caratteristiche individuali. Quello che capisce un giapponese della parola Dio ("Kami") e quello che capisce un indù possono essere due cose diverse. Questo perchè a causa delle nostre caratteristiche non possiamo che avere una comprensione della realtà incompleta e distorta e quindi "siamo costretti" per capire la realtà a trattarla come una "collezione di oggetti" - enti. In modo simile posso impegnarmi finché voglio a capire la realtà senza ricorrere a pensarla come formata da "parti", "cose", "pianeti" tuttavia non ci riuscirò, secondo me, mai. Perchè? perchè è come "volare con le ali", cosa per noi impossibile. Sottolineo però "in modo simile" perchè a mio giudizio per come siamo, e come ragioniamo (non solo noi occidentali) se vogliamo "costruire" una teoria sul mondo non possiamo rinunciare a ragionare in termini di enti. Per lo meno una teoria che rinuncia a ciò non riesco nemmeno ad immaginarmela! Sarebbe ancora considerabile "teoria"? Qualche anno fa lessi un esperimento mentale. Supponiamo che un'intelligenza viva in un luogo senza distinzioni come ad esempio un oceano estessissimo di modo che non ci sia niente da "contare e distinguere". Esisterebbe il concetto di "numero"? Se no riuscirebbe a fare una "matematica"? E tale disciplina sarebbe conforontabile con la nostra? Ma: una tale intelligenza può veramente esistere in un mondo indifferenziato, dove non c'è l'Altro (ossia un'identità separata, ossia un ente)? Ci può essere una mente senza che questa abbia come idee (innate?) "questo" e "quello", "me" e "l'altro"? Esiste una mente senza differenziazioni? Esiste una mente che è senza concetti come "verità", "etica", "esistenza", "io", "questo", "quello"? Perchè stiamo parlando di questo in questo thread. Eliminare la metafisica in toto secondo me è impossibile perchè servirebbe un'intelligenza diversa. Ma tale intelligenza sarebbe "intelligenza"? Potremo indagare tali intelligenze e teorie senza finire a dire insensatezze?
Anche io ho pensato ad un esperimento simile, non in mare ma di un uomo nato e vissuto in una stanza bianca senza riferimenti. "Purtroppo" nonostante questo tipo di esperimenti disumani fossero comuni durante la WWII non ne ho trovato traccia di realmente realizzati, se non in via ipotetica. Simpatico l'anneddoto invece di un guru indiano che disse "quando arrivano degli occidentali, specialmente molto religiosi, la prima cosa che bisogna fare con loro è "destrutturarli" "sgonfiarli", sono cosi pieni di teoria che si possono impiegare anni, ma è possibile". E' possibile? Non lo so, ma è anche vero che per quanto si può essere puristi, non sempre il "risultato esatto" è preferibile ad un "risultato dallo stesso risultato". Intendo dire, che dubito sia realmente possibile farlo, la propria sopravvivenza sarebbe in grave rischio l'attimo dopo l'esserci riusciti. Tuttavia, è probabile, che si possa immaginare un piano inesistente, immaginario, che corrisponde a quell'oceano di cui parli. Una finzione, e qui bisogna essere disposti ad accettarla, ma che ha lo stesso risultato quando uno vi si adagia, e possa essere spenta e accesa a piacimento. Altra, peraltro, abilità che alcuni guru "vantano", la capacità di accendere e spegnere il cervello quanto di aprire e chiudere la mano. Anche qui bisorrebbe essere prudenti tuttavia, come ben sappiamo, esso non si spegne nemmeno nel sonno. E' tuttavia curioso che quasi tutti lo anelino, in determinate forme. Chissa forse ha a che fare con qualche ricordo uterino? Ne ho sentito parlare. Detto questo, vedi, la mia legatura ha funzionato, ho invocato il tessuto invisibile del mondo e ho legato te al mio bisogno, quello di una risposta interessante, attraverso le maglie invisibili che ci tengono insieme la legatura ti ha raggiunto, e tu me l'hai data. Cosa dovrei credere? Di essere un mago? (il magoi greco sarebbe un ciarlatano in realtà) Sembra stupido ma ci sono tracce di desideri molto più puerili e improbabili che venivano invocati nello stesso modo, se un giorno venisse trovata una tavoletta con scritta la mia legatura non farebbe certo notizia, ne lo farebbe oggi se potessi ascoltare le preghiere di qualcuno. E' interessante notare tuttavia che la segretezza di questi desideri li renda magia, in questo caso parlavi bene dicendo che "nasconde le cose". Le tavolette per esempio venivano seppellite non potevano essere lette, le preghiere sono fatte nel privato riserbo, nella capanna dello sciamano si entrava da soli... Insomma , sembra troppo facile "chiedere pubblicamente" se vogliamo provare davvero a noi stessi che c'è un intreccio tra noi e il "totalmete Altro", dobbiamo autocostringerci a scrivere un biglietto in una bottiglia e lanciarlo nell'oceano e aspettare che arrivi sulla spiaggia dell'altro. Allora e solo allora potremo dire di aver fatto un "miracolo".

La mia risposta in realtà era divisa in due parti, la parte dell'esperimento voleva essere una "critica" all'antimetafisica. Personalmente riconosco che della metafisica si tende ad abusare troppo ma a mio giudizio la metafisica è un modo di spiegare la realtà che abbiamo noi. La vera domanda è: è universale? Ora nell'esperimento mentale volevo fare in modo di far riflettere di quanto le intelligenze che possiamo immaginarci in realtà sono estremamente simili alle nostre, vuoi per il nostro DNA, vuoi perchè Dio ci ha creati così. Se quell'essere in un mondo indistinto potesse avere una logica, una metafisica o come si possa chiamare secondo me per noi sarebbe incomprensibile (e viceversa). Possiamo davvero "capire" qualcosa senza ragionare in termini di distizioni. Si potrebbe anzi dire che tale intelligenza comunque formulerebbe una metafisica minimale in cui esiste solo lei e ciò che è esterno a lei.  Questo si può però portare allo stremo: se il solipsismo fosse davvero la corretta descrizione della realtà sarebbe possibile formualrlo? Potrei io parlare di me senza che ci sia qualcosa di esterno. Per parlare di me dovrei infatti comunque distinguermi almeno da cose immaginarie, ma ciò sarebbe possibile?  Questo era il senso dell'esperimento mentale e questo è anche a mio giudizio l'argomento a favore della mia convinzione che non possiamo liberarci della metafisica in toto. Al minimo la metafisica infatti è semplicemente una "spiegazione" della realtà sensibile.

Per quanto riguarda i riti. Allora: quello che dici tu è tutto vero però non bisogna confondere religione/magia e superstizione/occultismo. Ad esempio posso delirare e dire che il tumore non si cura con la chemioterapia ma si cura con la sola preghiera. Posso continuare ad auto-ingannarmi e pensare così anche dopo aver fatto il giro di tutti gli ospedali del mondo. Tuttavia questo è una interpretazione errata della preghiera. Visto che il rito della preghiera è l'espressione di una speranza. Se si realizzasse sempre sarebbe come dire una formula magica. Il fatto che non sia così banale la faccenda fa capire che la preghiera è un tentativo di fare un legame con Dio. La "magia" intesa così non è una scienza falsa ma un atto di fiducia.

Buona giornata  :D
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

InVerno

Citazione di: Apeiron il 30 Gennaio 2017, 12:51:42 PM
Citazione di: InVerno il 30 Gennaio 2017, 00:57:22 AM
Citazione di: Apeiron il 29 Gennaio 2017, 18:53:47 PM@Inverno se fosse possibile fare quell'operazione avremo compreso il mistero della vita ;D a parte gli scherzi da quanto ci ho capito io Wittgenstein aveva notato delle "rassomiglianze di famiglia" tra i vari riti. E la più forte di tutte è che la parte più "profonda" di questi riti non era testabile. Esulava dall'analisi empirico-razionale. Posso provare scientificamente che se confesso i miei peccati Dio me li ha perdonati? No, altrimenti non sarebbe un rito e "avere fede" non avrebbe senso. Se io ho fede nel rito in questione il rito stesso lo percepirò in modo diverso da uno che è esterno al mio sistema religioso-rituale. Ma questa è "magia"? Forse sì, perchè in comune con la magia è che non è comprensibile. Ma non può essere magia in senso di "occultismo" (usavo in questo modo la parola "magia" nei miei post). Se credo nel karma o nella Provvidenza certi fatti li interpreterò in modo diverso da uno che non crede in nessuna delle due cose. Tuttavia si può parlare di "errori"? Certamente non dal punto di vista scientifico! E Wittgenstein non voleva affatto "creare" un modello, una teoria. A che sarebbe servita? Puoi davvero capire un rito senza viverlo? Wittgenstein si fermò a dire: ci sono dei riti e ci sono chiare somiglianze tra i riti. Ma non posso dire di più anche se ho la tentazione di connettere i punti. Tutto ciò cosa c'entra con la metafisica? Beh se quello che penso io è vero ognuno di noi capisce la realtà in modo che dipende dal contesto in cui è e dalle sue caratteristiche individuali. Quello che capisce un giapponese della parola Dio ("Kami") e quello che capisce un indù possono essere due cose diverse. Questo perchè a causa delle nostre caratteristiche non possiamo che avere una comprensione della realtà incompleta e distorta e quindi "siamo costretti" per capire la realtà a trattarla come una "collezione di oggetti" - enti. In modo simile posso impegnarmi finché voglio a capire la realtà senza ricorrere a pensarla come formata da "parti", "cose", "pianeti" tuttavia non ci riuscirò, secondo me, mai. Perchè? perchè è come "volare con le ali", cosa per noi impossibile. Sottolineo però "in modo simile" perchè a mio giudizio per come siamo, e come ragioniamo (non solo noi occidentali) se vogliamo "costruire" una teoria sul mondo non possiamo rinunciare a ragionare in termini di enti. Per lo meno una teoria che rinuncia a ciò non riesco nemmeno ad immaginarmela! Sarebbe ancora considerabile "teoria"? Qualche anno fa lessi un esperimento mentale. Supponiamo che un'intelligenza viva in un luogo senza distinzioni come ad esempio un oceano estessissimo di modo che non ci sia niente da "contare e distinguere". Esisterebbe il concetto di "numero"? Se no riuscirebbe a fare una "matematica"? E tale disciplina sarebbe conforontabile con la nostra? Ma: una tale intelligenza può veramente esistere in un mondo indifferenziato, dove non c'è l'Altro (ossia un'identità separata, ossia un ente)? Ci può essere una mente senza che questa abbia come idee (innate?) "questo" e "quello", "me" e "l'altro"? Esiste una mente senza differenziazioni? Esiste una mente che è senza concetti come "verità", "etica", "esistenza", "io", "questo", "quello"? Perchè stiamo parlando di questo in questo thread. Eliminare la metafisica in toto secondo me è impossibile perchè servirebbe un'intelligenza diversa. Ma tale intelligenza sarebbe "intelligenza"? Potremo indagare tali intelligenze e teorie senza finire a dire insensatezze?
Anche io ho pensato ad un esperimento simile, non in mare ma di un uomo nato e vissuto in una stanza bianca senza riferimenti. "Purtroppo" nonostante questo tipo di esperimenti disumani fossero comuni durante la WWII non ne ho trovato traccia di realmente realizzati, se non in via ipotetica. Simpatico l'anneddoto invece di un guru indiano che disse "quando arrivano degli occidentali, specialmente molto religiosi, la prima cosa che bisogna fare con loro è "destrutturarli" "sgonfiarli", sono cosi pieni di teoria che si possono impiegare anni, ma è possibile". E' possibile? Non lo so, ma è anche vero che per quanto si può essere puristi, non sempre il "risultato esatto" è preferibile ad un "risultato dallo stesso risultato". Intendo dire, che dubito sia realmente possibile farlo, la propria sopravvivenza sarebbe in grave rischio l'attimo dopo l'esserci riusciti. Tuttavia, è probabile, che si possa immaginare un piano inesistente, immaginario, che corrisponde a quell'oceano di cui parli. Una finzione, e qui bisogna essere disposti ad accettarla, ma che ha lo stesso risultato quando uno vi si adagia, e possa essere spenta e accesa a piacimento. Altra, peraltro, abilità che alcuni guru "vantano", la capacità di accendere e spegnere il cervello quanto di aprire e chiudere la mano. Anche qui bisorrebbe essere prudenti tuttavia, come ben sappiamo, esso non si spegne nemmeno nel sonno. E' tuttavia curioso che quasi tutti lo anelino, in determinate forme. Chissa forse ha a che fare con qualche ricordo uterino? Ne ho sentito parlare. Detto questo, vedi, la mia legatura ha funzionato, ho invocato il tessuto invisibile del mondo e ho legato te al mio bisogno, quello di una risposta interessante, attraverso le maglie invisibili che ci tengono insieme la legatura ti ha raggiunto, e tu me l'hai data. Cosa dovrei credere? Di essere un mago? (il magoi greco sarebbe un ciarlatano in realtà) Sembra stupido ma ci sono tracce di desideri molto più puerili e improbabili che venivano invocati nello stesso modo, se un giorno venisse trovata una tavoletta con scritta la mia legatura non farebbe certo notizia, ne lo farebbe oggi se potessi ascoltare le preghiere di qualcuno. E' interessante notare tuttavia che la segretezza di questi desideri li renda magia, in questo caso parlavi bene dicendo che "nasconde le cose". Le tavolette per esempio venivano seppellite non potevano essere lette, le preghiere sono fatte nel privato riserbo, nella capanna dello sciamano si entrava da soli... Insomma , sembra troppo facile "chiedere pubblicamente" se vogliamo provare davvero a noi stessi che c'è un intreccio tra noi e il "totalmete Altro", dobbiamo autocostringerci a scrivere un biglietto in una bottiglia e lanciarlo nell'oceano e aspettare che arrivi sulla spiaggia dell'altro. Allora e solo allora potremo dire di aver fatto un "miracolo".

La mia risposta in realtà era divisa in due parti, la parte dell'esperimento voleva essere una "critica" all'antimetafisica. Personalmente riconosco che della metafisica si tende ad abusare troppo ma a mio giudizio la metafisica è un modo di spiegare la realtà che abbiamo noi. La vera domanda è: è universale? Ora nell'esperimento mentale volevo fare in modo di far riflettere di quanto le intelligenze che possiamo immaginarci in realtà sono estremamente simili alle nostre, vuoi per il nostro DNA, vuoi perchè Dio ci ha creati così. Se quell'essere in un mondo indistinto potesse avere una logica, una metafisica o come si possa chiamare secondo me per noi sarebbe incomprensibile (e viceversa). Possiamo davvero "capire" qualcosa senza ragionare in termini di distizioni. Si potrebbe anzi dire che tale intelligenza comunque formulerebbe una metafisica minimale in cui esiste solo lei e ciò che è esterno a lei.  Questo si può però portare allo stremo: se il solipsismo fosse davvero la corretta descrizione della realtà sarebbe possibile formualrlo? Potrei io parlare di me senza che ci sia qualcosa di esterno. Per parlare di me dovrei infatti comunque distinguermi almeno da cose immaginarie, ma ciò sarebbe possibile?  Questo era il senso dell'esperimento mentale e questo è anche a mio giudizio l'argomento a favore della mia convinzione che non possiamo liberarci della metafisica in toto. Al minimo la metafisica infatti è semplicemente una "spiegazione" della realtà sensibile.

Per quanto riguarda i riti. Allora: quello che dici tu è tutto vero però non bisogna confondere religione/magia e superstizione/occultismo. Ad esempio posso delirare e dire che il tumore non si cura con la chemioterapia ma si cura con la sola preghiera. Posso continuare ad auto-ingannarmi e pensare così anche dopo aver fatto il giro di tutti gli ospedali del mondo. Tuttavia questo è una interpretazione errata della preghiera. Visto che il rito della preghiera è l'espressione di una speranza. Se si realizzasse sempre sarebbe come dire una formula magica. Il fatto che non sia così banale la faccenda fa capire che la preghiera è un tentativo di fare un legame con Dio. La "magia" intesa così non è una scienza falsa ma un atto di fiducia.

Buona giornata  :D
Sono anche io convinto che sia impossibile liberarsi completamente della metafisica, tuttavia questo non significa che non abbia senso dirsi "antimetafisici" (nel paradosso di usare la metafisica per farlo) nel senso di voler determinare uno sforzo latente che determina le proprie scelte. Da un certo punto di vista assomiglia al paradosso di Achille e la tartaruga, mentre Achille corre verso l'assenza di metafisica, la tartaruga metafisica si è già mossa. E' un paradosso collegato all'esistenza del tempo, da cui nessuno si può affrancare.

Riguardo alla differenza tra preghiera e magia penso che ti sbagli, e derivi dal "sentire comune" di quella che chiamiamo magia, che pensiamo sia un atto che preveda il compimento e non l'errore. La magia, nelle società moderne o che si sono affrancate da essa, è quasi sempre usata come strumento nei racconti fantastici, dove le leggi fisiche sono alterate in modo tale che "fuzioni". A questo punto per equivalenza noi crediamo che chi crede nella magia, creda necessariamente che essa funzioni sempre, che quanto meno avrà un risultato anche se non esattamente quello sperato. Questo però è conflittuale con l'esperienza empirica, di cui tutti abbiamo esperienza, qualsiasi sia il nostro "credo", anche se il valore di essa è inversamente proporzionale all'epoca in cui siamo vissuti. Dubito fortemente che l'innamorato dopo decine e decine di tentativi di legare a se l'amata tramite la magia, non vedendone avverato nemmeno uno, continui a pensare che la magia esuli dall'errore. E suppongo che ben presto questo "errore" abbia trasformato la "convizione" in "speranza". E' vero che spesso la colpa veniva dato al mago (non a caso quasi sempre ci sono divisioni linguistiche tra i "maghi che funzionano" e i "ciarlatani") ma più l'uomo affina la sua capacità di intendere il mondo attraverso l'esperienza empirica, più necessariamente la magia si trasforma da "infallibile" a "speranza". Ma la domanda è, che speranza dovremmo avere di vedere un determinato evento avversarsi, se non considerassimo la possibilità che esso avvenga? E cosa nutre questa "possibilità"? Il dogma, di credere in determinati eventi magici (passati, e a lunga distanza dalle telecamere), e che la loro esistenza, permetta a noi (per pensiero magico) di sfruttare quella stessa capacità di piegare il tessuto  spazio-temporale. Maometto è volato sulla luna con un cavallo alato, ma crederlo non è necessario per avere una vita migliore, ma per poter pregare.. per avere la speranza, che quella piegatura delle leggi fisiche, avvenga anche per me. Da un certo punto di vista si potrebbe dire che la preghiera è una forma di "magia empirica" nel senso che utilizza supposti precedenti che hanno funzionato, per giustificare la speranza che i propri desideri si avverino. Ed ecco il "collegamento dei puntini" di Frazer e compagnia cantante..
Buona giornata :)
Non ci si salva da un inferno, sposandone un altro. Ipazia

Apeiron

Non ci si può liberare della metafisica dunque perchè probabilmente è "il nostro modo di ragionare che non lo permette" come dicevo. In tutta questa discussione mi sono dimenticato di dire cos'è la metafisica, secondo me. La metafisica è il tentativo di comprendere la realtà tramite concettualizzazioni. Ora non appena tu cerchi di creare una spiegazione della realtà sei costretto a usare la metafisica. Si badi però che la metafisica non è l'ontologia. La metafisica non studia l'essere ma studia la realtà tramite gli enti (e non si occupa di dire "cosa" siano gli enti, ma li distingue. Quel "cosa" comincia a sconfinare nella religione...), ossia le "cose" distinte. Se non si crede nell'esistenza delle cose distinte a questo punto si fa come i buddisti e i taoisti e si rimane nel Nobile Silenzio, così come si rimane in Silenzio se non si ha una religione che ci dica "cosa" siano gli enti.

Per quanto riguarda il discorso delle preghiere, quello che volevo dire è che esprimono una disposizione mentale, un modo di vivere. Se ti dico "che Dio ti aiuti" e sei ateo e io credente, per te le mie parole sono "illusioni" che mi faccio da solo o parole prive di senso, per me invece sono importanti. Questo è il sentimento religioso secondo me. Quello di ritenere certe azioni importanti, "alte". Così come pensare che esista un "senso" della vita è una questione religiosa, ossia al di là sia della metafisica che della scienza. Credere in un senso d'altronde nasce se vuoi dal pensiero magico. Tuttavia chi crede nel "senso della vita" proabiblmente condurrà un'esistenza molto diversa da chi non crede.

Poi ci sono credenze e credenze. Posso credere alla Terra piatta visto che nella Bibbia c'è scritto che la Terra è piatta, ma posso anche avere una fede più matura.

Citazione di: Angelo Cannata il 29 Gennaio 2017, 23:01:00 PM
Citazione di: Apeiron il 29 Gennaio 2017, 16:15:15 PMdubitare sempre è come navigare nella bonaccia
Sì, un problema che solitamente vedo nascere di fronte al dubitare è il timore della paralisi. Credo che non ci sia motivo di avere questo timore, si tratta di farsi delle idee chiare su cosa vada fondata un'azione umana positiva, una volta che il dubbio è in grado di demolire ogni motivazione di principio. Queste sono le motivazioni che uso darmi io. Io agisco anzitutto perché esisto. Non nel senso metafisico, ma nel senso di affermare la mia esistenza, eventualmente anche a scapito di altri. Ciò è senza dubbio violenza e farò di tutto per limitare al massimo tale violenza, ma scelgo anche di non rinunciare al mio essere. Faccio un esempio per chiarire: se io respiro, non posso fare a meno di sottrarre ossigeno all'aria che viene respirata anche da altri. Per eliminare il danno dovrei smettere di respirare. Per eliminare al cento per cento ogni violenza causata su questo mondo dalla mia esistenza, dovrei fare in modo di non esistere, per esempio potrei suicidarmi. Invece scelgo di esistere, a costo di sottrarre ossigeno e molte altre cose al benessere altrui. Accolgo la sfida che mi viene data da questo mondo. Questa mia scelta non ha alcun motivo valido: viene solo dal mio istinto naturale ad esistere, l'istinto scritto nel mio DNA. Accolgo la sfida e cerco di fare in modo che in questo mondo si costruisca pian piano un coesistere meno violento possibile. Oggi mangio carne, forse in futuro diventerò vegetariano. Forse. Oggi no, perché preferisco occuparmi di altre questioni. Non ci si può occupare di tutto. Può essere ipocrisia. Accolgo anche questa sfida. Non è detto che la libertà esista, che esista un bene distinguibile dal male. Accolgo anche quest'altra sfida. Forse un giorno penserò che invece sarebbe stato meglio suicidarmi, per non far soffrire le formiche che devo calpestare ogni giorno per poter camminare. Oggi preferisco uccidere le formiche. Ma l'intenzione di lavorare per un mondo meno violento e meno ipocrita c'è. Ammetto apertamente che quest'intenzione non ha alcun fondamento, è criticabilissima. Appena qualcuno mi mostrerà motivazioni migliori per cui vivere, sarò pronto ad adottarle. Finora nessuno è riuscito a demolire questo mio modo di giustificare il mio vivere, né di propormi alternative migliori. Può darsi che ciò sia dovuto anche alla mia chiusura mentale. Ho intenzione di essere sempre più aperto mentalmente e autocritico. Forse è un'intenzione falsa e ipocrita, ma nessuno finora ha saputo mostrarmi strumenti migliori per superare questo dubbio. Dunque, oggi decido di vivere, agisco, ascolto i miei istinti, cerco di ascoltare anche la mia cultura, il cammino storico mio e del mondo intero; in ogni momento cerco di fare la sintesi, provo a raccogliere tutto e a farne uscire mie azioni, miei scelte, mia vita. Ecco, con questo criterio vivo quotidianamente, nonostante il mio dubitare al cento per cento su tutto e su tutti. Nessun limite al dubitare.

Capisco. Però ecco, vedi non capisco come un dubbio completo e senza un fine possa portare al progresso. La ragione per cui non seguo la tua scelta è di pura pragmaticità.
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Angelo Cannata

Immagino che nessuno mi farà obiezioni se dico che, da un punto di vista di osservazione scientifica, risulta che una formica non può fare a meno di pensare come una formica. Una formica, vedendo una zebra, non può ipotizzare di acquattarsi, catturarla e mangiarsela; questo è ciò che ipotizza il leone; viceversa, un leone, vedendo un seme di grano, non può pensare di portarselo nella tana per farci una bella cena. Un leone non può pensare come pensa una formica. È nella struttura dei loro neuroni. Il pensare di una formica non può non essere condizionato dal suo essere formica; così anche il pensare di un leone.

Immagino che da qui sia lecito pensare che anche un essere umano non può fare a meno di pensare come pensa un essere umano. Tutti i suoi pensieri saranno inevitabilmente condizionati dal suo essere umano. L'essere umano che pensa o parla è il soggetto autore dei pensieri o delle parole che riesce a produrre. Non può esistere alcun pensiero umano che non sia condizionato dalla caratteristica di essere umano di colui che l'ha prodotto.

Ora, la metafisica può essere considerata come nient'altro che un trascurare la condizionatezza delle affermazioni da parte del soggetto.

Cartesio disse "Penso, dunque sono". In questa affermazione egli trascurò se stesso. Non tenne conto che la sua affermazione veniva pensata da un essere umano. In quanto tale, l'affermazione "Penso, dunque sono" non può non essere condizionata dal fatto di essere stata pensata da un cervello umano; così come "Farò una bella cena con questo seme di grano" è un'affermazione inesorabilmente condizionata dal fatto di essere stata pensata dal cervello di una formica.

La metafisica decide di trascurare che le parole o i concetti di "essere" o di "ente" sono parole o concetti inesorabilmente condizionati dal fatto di provenire da cervelli umani.

In sintesi: metafisica significa trascurare il soggetto nel processo della conoscenza.

Ora consideriamo qualche affermazione:

Citazione di: Apeiron il 30 Gennaio 2017, 12:51:42 PMnon possiamo liberarci della metafisica

Citazione di: InVerno il 30 Gennaio 2017, 15:10:54 PMimpossibile liberarsi completamente della metafisica

In base a ciò che ho detto, viene a risultare che secondo Apeiron e InVerno, quando prendiamo in considerazione affermazioni, discorsi, ragionamenti, non possiamo fare a meno, per lo meno in qualche misura, di dover trascurare il soggetto, trascurare il fatto che le nostre affermazioni, i nostri discorsi e ragionamenti sono inesorabilmente condizionati dal fatto che provengono da cervelli umani, così come quelli delle formiche sono inesorabilmente condizionati dal fatto che sono formiche.

Mi chiedo il motivo di questo volerci a tutti i costi buttare la zappa sui piedi, a tutti i costi metterci dei paraocchi che ci portano a far finta che le affermazioni possano esistere da sole, senza un soggetto umano che le pensa e inesorabilmente le condiziona con il proprio essere umano.

Duc in altum!

**  scritto da Apeiron:
CitazioneIn tutta questa discussione mi sono dimenticato di dire cos'è la metafisica, secondo me. La metafisica è il tentativo di comprendere la realtà tramite concettualizzazioni.
Ma non la realtà fisica, materiale, bensì quella che si sperimenta anche senza toccarla, quella che si percepisce forse esistere al di là della fisica controllata e conosciuta dal genere umano.

CitazioneSi badi però che la metafisica non è l'ontologia.
Tratto da Google:

ontologia

on·to·lo·gì·a/
sostantivo femminile

  • La dottrina filosofica relativa ai caratteri universali dell'ente, corrispondente alla 'prima filosofia' del più maturo Aristotele, detta poi 'metafisica': è tradizionalmente considerata il fondamento di ogni sistema oggettivistico.

    • Nella filosofia analitica, teoria che stabilisce i criteri di esistenza di determinate entità a partire da un linguaggio formale.


CitazioneNon ci si può liberare della metafisica dunque perchè probabilmente è "il nostro modo di ragionare che non lo permette" come dicevo.
O perché probabilmente esiste Dio che così ha deciso, visto che non è tanto poi il dilemma di non potersi liberare della metafisica, ma che non si può evitare, anche attraverso la metafisica, di pronunciarci, obbligatoriamente, e come più ci piace o vogliamo, su questa eventualità.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Duc in altum!

**  scritto da Angelo Cannata:
CitazioneCartesio disse "Penso, dunque sono". In questa affermazione egli trascurò se stesso. Non tenne conto che la sua affermazione veniva pensata da un essere umano. In quanto tale, l'affermazione "Penso, dunque sono" non può non essere condizionata dal fatto di essere stata pensata da un cervello umano; così come "Farò una bella cena con questo seme di grano" è un'affermazione inesorabilmente condizionata dal fatto di essere stata pensata dal cervello di una formica.
Sì, certamente, sono d'accordo con ciò che sostieni: ma come si è giunti a questo? Come è possibile che ci sia un essere umano che pensa condizionato dalla sua ontologia e una formica, allo stesso modo, condizionata dalla sua? Nel provare a rispondere, cosa inevitabile per chi è sano di mente e alla ricerca della verità, siamo nel campo della metafisica.

Inoltre il dunque sono di Cartesio non è il dunque vivo. C'è una gran bella e profonda differenza tra l'essere e l'esistere ( il vivere pienamente l'essere).
Per essere sono d'accordo con Cartesio, basta che io pensi, ma per vivere, secondo me, c'è bisogno di amare, ecco perché la metafisica nasce, nella notte dei tempi, con il primo abbraccio istintivo e intuitivo tra due esseri umani.
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)

Eretiko

Citazione di: Angelo Cannata il 30 Gennaio 2017, 21:41:40 PM
In sintesi: metafisica significa trascurare il soggetto nel processo della conoscenza.

Non potrebbe essere altrimenti, perlomeno se per "conoscenza" intendiamo "scienza". Molti ritengono, erroneamente, che la "scienza" sia soltanto una visione soggettiva, e che una teoria successiva semplicemente annulli e sostituisca una teoria precedente, visione questa  molto radicata nella filosofia continentale.   

Apeiron

#57
@Angelo Cannata, la metafisica non esclude il soggetto. Almeno una metafisica intelligente non lo fa. Ogni affermazione, per non essere un non-senso, deve essere coerente col contesto in cui viene espressa. Sono d'accordo con te che noi ragioniamo da umani perchè siamo umani.
Considera l'affermazione "il Sole è giallo". Di per sé è vaga. Chiarisco meglio "io vedo il Sole è giallo". Ancora vaga. La ribadisco: "io vedo il Sole giallo, dove con "giallo" intendo il colore che è legato ad una determinata lunghezza d'onda". Di certo potrei chiarire ancora meglio, tuttavia di certo non posso fare a meno di parlare di "io" e di "Sole". Ma "io" e "Sole" sono due "cose" con una loro "identità", ossia sono "enti". E finchè ragiono per enti (magari arrivo a scriverti tutta la fisica che ci sta dietro, ma sarebbe ancora un ragionamento di fondamento "metafisico", solo più chiaro), faccio metafisica. Se vuoi ancora parlare di "qualcosa" (qual-cosa, ossia ancora enti), non puoi non partire da una metafisica. Puoi decidere di abbandonare la metafisica, ma a questo punto non rimane che il Silenzio.
La metafisica non dimentica il soggetto, semmai dice che il soggetto è descrivibile come oggetto.

@Duc, prima di tutto ho chiarito che "religione" e "metafisica" sono due cose distinte. Per questo motivo le terrei su piani separati. Angelo Cannata sta negando la metafisica in questo thread e la religione non fa una "teoria" metafisica. Potremo metterci a discutere sul significato "vero" di "creatura" senza venirne fuori, ma alla religione basta che tu accetti di essere una creatura di Dio.
Su metafisica e ontologia, il problema è che tu hai preso una definizione. Non è univoca e non è accettata da tutti. L'ontologia studia enti ed essere. In questo senso è una branca della metafisica, la quale si occupa anche della relazione tra ontologia e etica, ontologia e epistemologia ecc. "Grazie a Dio" da Aristotele ad oggi c'è stato molto progresso nella filosofia e per questo motivo non si tratta più l'essere come ente, ossia si è riconosciuto che la frase "L'essere è" e la frase "il camminare cammina" sono molto più simili di quanto comunemente si crede. Tu mi dirai "Dio è l'Essere".  E io ti rispondo: Dio è "ineffabile", incomprensibile ecc. Visto che è ineffabile e incomprensibile Dio non può essere realmente oggetto della metafisica. Altimenti si creano altre confusioni per niente.
Ma a livello di questa particolare discussione - ossia se si possa abbandonare o no la metafisica - tutto questo discorso interviene in un secondo momento.
L'ontologia che intendevo io comunque era lo studio dell'essere (e ti garantisco che alcuni hanno questa come definizione di "ontologia") - cosa che si è rivelata essere un vaniloquio (nel senso che è stata completamente inutile).

Duc poi sono d'accordo con te che "essere" e "vivere" sono due cose ben diverse...
"[C]hi non pensa di trovarsi nell'indigenza non può desiderare quello di cui non pensa di aver bisogno" (Diotima - Simposio, Platone)

Angelo Cannata

Nel momento in cui dici "Io vedo il sole che è giallo", "io" è soggetto che la metafisica è obbligata a trascurare. Se diciamo che la frase "il sole è giallo" esprime una verità metafisica, significa che il sole è giallo indipendentemente da chi lo guarda. Perciò, anche se aggiungi alla frase "io vedo", quell' "io" che hai aggiunto non ha alcuna importanza, perché non aggiunge nulla al fatto oggettivo, metafisico, assoluto, che il sole è giallo, che tu lo guardi o no, che tu lo sappia o no.

La metafisica può anche prendere in considerazione il fatto che c'è un io che vede il sole giallo, ma in quel caso quell'io non è più il soggetto che la metafisica non dovrebbe trascurare. Quello è diventato un io oggettivizzato. In quel caso, il vero io soggetto, che la metafisica non dovrebbe trascurare, è la persona che sta prendendo in considerazione il fatto che c'è un io che sta guardando il sole giallo.

Per questo ho detto che Cartesio, nel suo "Penso, dunque sono", ha trascurato il proprio io. Quando l'ho scritto avrei voluto mettere un punto esclamativo tra parentesi, poiché l'apparenza sembrerebbe indicare il contrario. In apparenza Cartesio sta considerando il proprio io due volte, una quando dice "Penso" e una quando dice "sono". In realtà non lo sta considerando neanche una volta. Perché? Perché nella sua frase l'io è trattato come un oggetto, infatti non cambierebbe nulla se lo sostituissimo con un tu o perfino con un oggetto. Si potrebbe infatti anche dire: "Se una pietra pensa, allora quella pietra esiste". Come individuare l'io che Cartesio ha trascurato? Bisogna semplicemente aver chiaro che l'io che la metafisica trascura è l'io autore della comprensione del contenuto e non l'eventuale io di cui si parla nel contenuto. I due io possono coincidere, a causa del fatto che Cartesio scelse di parlare di se stesso, ma non coincidono come ruolo metafisico, perché l'io di cui si parla nella frase "Penso, dunque sono" è oggettivabile, trattabile come un oggetto, e di fatti così avviene, mentre l'io autore della comprensione di quella frase non è oggettivabile, e difatti viene inevitabilmente, inesorabilmente ignorato.

In altre parole, l'io, il soggetto, ignorato dalla metafisica, è quello che sta a monte di tutto il processo di comprensione, è il soggetto che esercita la sua azione di comprensione nel momento in cui la comprensione ha luogo. Il soggetto ignorato dalla metafisica non è quello di cui si parla, ma quello che parla.

Una volta compreso questo, si capisce che la metafisica è obbligata ad ignorare, in ogni processo di comprensione, colui che in quel momento è vivo e la sta realizzando a monte di tutto, poiché altrimenti tutto ciò che la metafisica affermerebbe si ridurrebbe a opinione del soggetto, quindi relativismo, soggettivismo. Anche se non lo ignora, è obbligata a trattare il suo ruolo come un ruolo irrilevante ai fini della verità oggettiva di cui si sta parlando. Se il suo ruolo viene trattato come rilevante, vuol dire che la verità di cui si sta parlando è in realtà una sua opinione, e quindi non siamo più nella metafisica, ma nel relativismo.

Duc in altum!

**  scritto da Angelo Cannata:
CitazioneSe il suo ruolo viene trattato come rilevante, vuol dire che la verità di cui si sta parlando è in realtà una sua opinione, e quindi non siamo più nella metafisica, ma nel relativismo.
Ma perché il tuo ritenere che si possa anche, addirittura, essere anti-metafisici non è un pensiero metafisico relativo. Per te è così, amen e così sia, ma è pura opinione. Tutta la metafisica, come la religione e come la spiritualità non è altro che una scommessa personale e relativa soggettivamente, su ciò che probabilmente è davvero la verità assoluta. E questa è la bellezza oggettiva: che nessuno può svincolarsi!
"Solo quando hai perduto Dio, hai perduto te stesso;
allora sei ormai soltanto un prodotto casuale dell'evoluzione".
(Benedetto XVI)